venerdì 29 aprile 2016

"La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo", Laurence Sterne - La scoperta del potere del testo...

Fonte:Viva la scuola Studenti it

Se mi avessero chiesto a marzo dello scorso anno quali libri credevo di non riuscire a finire mai nella mia vita, avrei riposto: "Infinite Jest" e "La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo". Ecco, a distanza di un anno, grazie a due fortuite circostanze entrambi sono stati letti e di entrambi sentirò la mancanza, almeno finché non li rileggerò. Il tomo fa sempre quest'effetto: finché ci sei dentro lo odi e lo ami, non vedi l'ora di finirlo e pensi già a quali altri libri potrai leggere quando quest'avventura si chiuderà. Poi arriva l'ultima frase e... maledizione, ti manca! Probabilmente è perché ci passi tanto tempo insieme e non ti rendi conto che quei personaggi cominciano ad essere partecipi della tua routine giornaliera; quindi, come quando un ospite, che è stato tanto tempo a casa tua, se ne va quando chiudi la porta senti quella sorta di vuoto pneumatico del silenzio che ti cala intorno. Ecco, con i tomi, a me succede spesso. La vita di Shandy in fondo non è così lunga, sono 645 pagine nell'edizione dei classici Mondadori, ma il testo compatto richiede proprio tutta l'attenzione possibile e non perché sia lento, ma solo perché lo stile di scrittura, così particolare, rende impossibile tagliare a metà un discorso o un capitolo se non tornando poi indietro per rivedere quello che hai letto e ritrovare il filo. Detto questo è un'esperienza da fare, almeno una volta nella vita: entrare nel rutilante mondo sterniano di Shandy e chiedersi se sia mai possibile che un uomo riesca a scrivere, nel 1700, un romanzo con uno stile intramontabile e dall'aspetto così contemporaneo ancora al giorno d'oggi per uno stile così "avveniristico" è tutt'ora per me un grandissimo mistero.

Chi parla in prima persona è direttamente il protagonista Tristram che si pregia di raccontar a lor signori, a volte signore quando vuole un po' più di comprensione, la storia della sua vita. Non è che il suo interlocutore glielo abbia chiesto ma lui trova che farlo, possa essere un modo per passare il tempo e per regalare alla storia il ritratto di famiglia. Nasce in un villaggio perché la madre con il figlio precedente aveva fatto un gran numero di viaggi avventati verso Londra, che poi si erano rivelati completamente inutili. Quindi il padre, deciso a non buttar più soldi dalla finestra decide che il secondo figlio nascerà in casa, con la madre assistita da un medico, no dalla levatrice, no da un medico, la levatrice. Un intero capitolo è dedicato alla discussione che si conclude con la madre che verrà assistita dalla levatrice e il medico Snop che attenderà di sotto con il padre e nel caso interverrà. Nel corso del suo racconto vi verranno presentati anche il servitore del padre, quello dello zio, lo zio Toby, la vicina dello zio Toby, il parroco del paese e tutti color che incidentalmente si siano trovati da quelle parti. Con un titolo così non vi posso nascondere poi molto!

Detto questo, quando venne pubblicato per la prima volta a puntate venne definito come un "antiromanzo" perché rompeva tutta la struttura classica del romanzo fino allora frequentato - e che lo sarà anche in seguito. Il testo compatto intervallato da "--" e "⎯" sembra a prima vista tutto racconto senza dialoghi che invece qui sono fittissimi e pieni di particolari che oggi sono tipici delle riprese filmiche. Ma andiamo per gradi, il protagonista, in questo romanzo è sempre presente ma effettivamente lo è solo come voce narrante. Non rimane in disparte, ma non interviene attivamente se non quando diventa adulto, quindi le anomalie, se così le vogliamo chiamare, iniziano proprio da qui: Tristram racconta della notte piovosa della sua nascita commentando tutto, atteggiamenti, personaggi, storie e situazioni. È anche molto ospitale, perché sa perfettamente di farsi guidare dalla storia del momento e così, tra un resoconto e una lettura di un sermone o una chiacchiera di guerra e di cavallucci di legno, ogni tanto si ferma per ricordarci la situazione originale da dove è partita la sua ennesima digressione. E come sia riuscito a tenere le fila della trama principale con tutte queste distrazioni è per me fonte di grande curiosità.

Una delle cose più complicate dei romanzi è quella di rendere al lettore l'effetto visivo di scene particolarmente affollate. Pensate alle descrizioni delle stanze piene di gente, o di una scazzottata, o di una azione di guerra. E' una cosa complicatissima descrivere la concitazione del momento, persone che si parlano una sopra l'altra, quelle che intervengono e al contempo descrivere le facce di chi ascolta e anche di chi sta prendendo aria per interrompere chi parla. L'effetto visivo di un testo così sono tutte piccole frasi che vanno a capo: nelle situazioni più fortunate l'autore vi metterà in qualche modo chi sta parlando magari per sottolineare lo stato emozionale di quel personaggio ma di solito le frasi sono dette in sequenza e se non stai attento devi tornare indietro per capire "chi dice cosa". Ecco, strano a dirsi, nonostante il fatto che Sterne vada raramente a capo, con il Tristram Shandy non succede praticamente mai. Anzi si verifica il caso opposto: la continua presenza della voce narrante permette di avvertire tutto quello che succede nella stanza in cui si sta parlando chi è fuori e anche in che posizioni sono dislocati tutti i partecipanti alla scena. Così è visibile il dottor Snop che si appisola mentre Trim, il servitore dello zio Toby, legge il sermone sulla "coscienza" e contemporaneamente sentire il padre di Tristram che borbotta che sembra essere scritto da un cristiano e non da un protestante e sentire le perplessità di zio Toby. È tutto narrato in maniera che sembra così naturale da sembrare impossibile. E' un po' come stare in un film, i primi piani inquadrano chi parla e dalla visione del fondale dietro ti fai un'idea di quello che succede dietro, ma per avere una visione totale devi indietreggiare. Tutto questo a Sterne non serve, lui ci riesce con una sopraffina gestione del testo letterario.

Non vi dirò che leggerlo è stata una passeggiata di salute;  il sermone sulla coscienza me lo ricorderò per tutta la vita, mai mi è successo di addormentarmi di sasso dopo poche frasi! Vi dirò però che non ho mai riso tanto di gusto per  e situazioni narrate, mai apprezzate tante annotazioni sulla natura umana che ci accomunano con quelle del passato senza soluzione di continuità. Leggevo da qualche parte che la "Ricerca del tempo perduto" di Proust, mi sa che me lo ha detto Paolacheancoranonhaapertounblog, è importante perché L'autore descrive situazioni e inclinazioni che verranno teorizzate e studiate molto dopo. Ecco caso identico succede anche con Sterne. Siamo nel 1760 quando iniziano queste pubblicazioni e Sterne con il suo fare un po' bislacco ci descrive le passioni di un parroco di paese ma soprattutto "il cavalluccio di legno" dello zio Toby. Il cavalluccio è quella attività, passione o hobby che dir si voglia che ci permette di estraniarci talmente tanto dal mondo che ci circonda da divenire anche un placebo per le malattie. Così mentre zio Toby si appassiona al mondo delle fortificazioni, noi oggi ci distraiamo leggendo, ricamando, facendo le costruzioni e via dicendo. Ci sono riflessioni sul mondo femminile, Sterne - anzi Shandy - è un po' misogino, ma le tecniche di seduzione sa declinarle e descriverle in maniera eccezionale. E se lo sguardo oggi ci sembra una "trovatona" per rimorchiare, sappiate che anche allora si usava. Sterne spende quasi un capitolo sulla capitolazione maschile da pupilla femminile (e non stiamo intendendo la pulzella ma proprio la pupilla dell'occhio!). Geniali le riflessioni sull'amore e alcune volte anche decisamente triviali: non danno fastidio, ma  arrivano quando meno te le aspetti lasciandoti a bocca aperta fino ad un finale inaspettato. 

Ecco, affrontare questo viaggio nel mondo del gentiluomo Shandy è necessario proprio per tutte le ragioni sopra elencate. Potete scegliere di non leggerlo o ritenerlo anche leggero, fino ad un certo punto visto che ci sono molti riferimenti a Locke e alla filosofia greca e latina, ma perderete un pezzo importante della cultura internazionale che non ha eguali e non ha pari nei tempi. Nella serata del bookclub a lui dedicata la discussione si è decisamente infervorata e sarebbe andata avanti per molto non ci avesse steso la cena, composta dalle scaloppine ribattezzate "Le scaloppine alla Shandy al limone" di Maria Di Cuonzo, la Cottage Pie il classico pasticcio di carne inglese e la Trifle - che abbiamo portato con Irene -, dolce in uso dal 1500 in Inghilterra che è una cosa meravigliosamente buona e calorica, e non avessimo da scegliere i libri delle prossime letture. 
Libro veramente divertente e imperdibile.

Dimenticavo, nell'edizione che ho io, manca qualche nota, ma non è basilare, certo, se Mondadori lasciasse decidere a chi compra cos'è importante e cosa no sarebbe molto meglio. Quindi vi capiterà di andare alla sezione note e trovarne in misura maggiore di quelle che avete visto segnalare nel testo e a volte invece il testo segnala una nota che nella sezione note non c'è. Ma vi confermo che, per fortuna, non manca ciò che invece è importante per spiegare i riferimenti storici, o le sottigliezze.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo
Laurence Sterne
Mondadori Editore, ed. 2011
traduzione di Lidia Conetti
Collana "Oscar Mondadori"
Prezzo 11,00€




L'ultima volta che ci siamo visti con Shandy :)
Fonte: LettureSconclusionate




mercoledì 27 aprile 2016

[Dal libro che sto leggendo] Fuga da Villa del Lieto Tramonto




E siamo alla seconda puntata de "La trilogia di Helsinki" di Minna Lindgren! Uscito da poco, questo romanzo di presenta già come un capolavoro di comicità. Ci sono quasi tutti i vecchietti della prima puntata, qualche altro ci ha lasciato - come accade nella vita -, e altri si sono aggiunti. Però una cosa è certa: a Villa del Lieto Tramonto non c'è pace! 

Dopo aver sventato una serie di possibili omicidi, oggi, i "non-più-giovani" ospiti della casa di riposo si trovano a dover convivere con rumori e polvere a causa di una ristrutturazione. A dare più preoccupazione non è solo la solita, anche se nuova, direttrice incapace ma una sospetta ditta che si è aggiudicata i lavori e che sembra avere degli operai che non sembrano sapere quello che fanno che sono capitanati di un Project Manager in grado solo di dire paroloni ma incapace di rispondere alle domande più semplici; per non parlare poi dei furti, è cominciato a sparire qualche oggetto di poca importanza finché un giorno sparisce anche un portagioie...

Sono così i libri della Lindgren, allegri scorrevoli e anche decisamente divertenti, dove la città di Helsinki viene raccontata attraverso i percorsi del tram e le vite di tranquilli personaggi si condiscono di mistero. Misteri all'apparenza semplici, quasi banali, ma che messi in mano ai personaggi giusti diventano veri e propri gialli d'autore ricchi di colpi di scena anche se i protagonisti hanno un'età che varia fra i settant'anni e i novanta. Come ci riesce? A dirla tutta, questo, per me è un mistero, ma vi posso dire che ci riesce egregiamente. L'ho appena iniziato e già sono curiosa di sapere come va a finire... Ne riparleremo presto in recensione!
Buone letture,
Simona Scravaglieri


1


Un fracasso tremendo svegliò Siiri Kettunen, che credette di riaprire gli occhi niente meno che all’inferno. Le rimbombò in testa un boato proveniente dai piani superiori, sentì degli schianti oltre la parete e un rombo in lontananza, e poi finalmente ricordò. Da mesi gli inquilini della residenza per anziani Villa del Lieto Tramonto vivevano nella costante minaccia di imponenti lavori di ristrutturazione. A maggio l’istituto era stato circondato da ponteggi e impacchettato in una fitta rete di plastica, mancava solo che ci scavassero un fossato intorno per farne un’inespugnabile fortezza. Per ordine della direzione, le finestre e le porte dei balconcini dovevano essere tenute serrate. In quelle belle giornate di primavera, piene di sole ed eccezionalmente calde, non penetrava un filo d’aria o di luce e gli appartamenti, bui come cripte e dalla temperatura tropicale, si erano trasformati in saune elettriche.
Siiri guardò la radiosveglia sul comodino. Erano appena le sei e sette minuti di quel lunedì mattina e la devastazione totale era già in corso. Quando i residenti avevano scoperto che a vincere l’appalto era stata un’impresa straniera che impiegava perlopiù polacchi, russi ed estoni, in molti avevano dubitato della sua efficienza. Eppure, a quanto pareva gli operai si stavano dando un gran da fare.
Il fracasso si faceva sempre più insopportabile. Dall’altra parte del muro, i colpi erano talmente violenti che Siiri temette il crollo dell’intero edificio. Pensavano che lì dentro fossero tutti sordi come campane? Ritenevano di poter martellare e trapanare da mattina a sera ignorando gli ospiti? Si mise lentamente a sedere sul letto, appoggiò i suoi vecchi piedi sul linoleum grigio del pavimento e aspettò un istante che il ronzio nella testa si affievolisse. Da giovane, le sue caviglie sottili attiravano i complimenti degli uomini, ma con l’avanzare degli anni i piedi erano diventati pesanti macigni. Rimase a osservare quelle gambe che a stento riconosceva, nell’attesa che il brusio nel suo cervello scomparisse del tutto. Strano, pensò, che nemmeno il rumore di pareti abbattute e piastrelle frantumate riesca ad avere la meglio sui sibili delle mie vene calcificate. Ne era certa, quella mattina la sua testa non avrebbe trovato un attimo di pace.
Prese la vestaglia ai piedi del letto e prima di alzarsi s’infilò le pantofole. Le odiava, ma Irma l’aveva obbligata a usarle. Se scorrazzava in giro in calzini, prima o poi avrebbe fatto un capitombolo e si sarebbe spaccata l’osso del collo, e lei non aveva alcuna intenzione di fare da badante a una paraplegica. Siiri sorrise pensando alla sua cara amica. Quanto avrebbe voluto che fossero già le dieci per sgattaiolare da lei e sorseggiare una tazza di caffè leggendo insieme il giornale. Ma a quell’ora Irma sicuramente dormiva ancora, operai o no. Il suo cocktail serale prevedeva i sonniferi più potenti dell’universo.
«Sono innocui» minimizzava ogni volta agitando la mano in quel suo gesto che faceva tintinnare i braccialetti d’oro. «Aiutano a fare la nanna, tutto qui, non ti rincitrulliscono il cervello. Alla nostra età dormire è importante. Prima di andare a letto ne prendo uno e lo annaffio con il mio whisky della buonanotte, perché anche quello mi distende che è una meraviglia.»
Siiri stiracchiò i suoi arti doloranti, andò in cucina e mandò giù controvoglia due bicchieri d’acqua. Il secondo era proprio di troppo. Fece tre sorsi, una pausa, poi un respiro profondo, e infine l’ultima sorsata. Anche bere tanto era importante. La disidratazione aumenta con la vecchiaia e già a settant’anni, quando tutto sommato si è ancora giovani, non si regge più l’alcol come prima. E quando l’idratazione non è sufficiente si hanno crampi di tutti i tipi, le gengive s’infiammano, la pelle prude e l’attività intestinale rallenta. Solo che per questi sintomi i medici prescrivono una sfilza di farmaci, non raccomandano certo di bere di più.Quella mattina i due bicchieri d’acqua le erano sembrati un’incombenza insormontabile. Alla fine ce l’aveva fatta, ma dopo aver vuotato il secondo restò ferma a riprendere fiato quasi fosse reduce da un’estenuante impresa sportiva. I colpi e il ronzio dei trapani s’intensificavano. C’era rumore dappertutto, dentro e fuori la sua testa, ma soprattutto dietro la porta del suo appartamento. Siiri la fissò perplessa, quasi il suo sguardo severo potesse costringerla a rivelarle quello che succedeva dall’altra parte. Lì dietro qualcuno armato di martello stava cercando di buttarla giù. Cercò la sua borsa. Sul tavolino del telefono non c’era e nemmeno in soggiorno. Non la trovò sul letto e neppure sul comodino. Ma eccola lì, sulla sedia in vimini nell’ingresso, inaspettatamente al suo posto. L’afferrò e se la mise al braccio, quasi fosse una potente arma di difesa contro qualsiasi tipo di attacco. Poi, socchiuse la porta con prudenza.
«Chicchirichì!» risuonò in corridoio tanto forte da coprire per un istante trapani e martelli.
Anche Irma era sveglia.
«Non è tremendo? Sembra di essere all’inferno! Di questo passo, non c’è dubbio che finiremo lì. Ora come ora, visto che non tiriamo le cuoia, una piccola eutanasia di gruppo non ci starebbe male, tanto noi non facciamo mai niente come le persone normali. Tic tac, tic tac, tic tac.»
«Irma! Che ci fai già sveglia? È prestissimo!»
«Non sarai diventata sorda! Hanno preso a martellate il mio appartamento. Un tizio barbuto è sbucato alle prime luci dell’alba, si è infilato dritto in bagno e ha cominciato a menare colpi a destra e a manca. In preda al panico, mi sono messa addosso le prime cose che ho trovato e sono venuta a rifugiarmi qui. Non è che hai qualcosa per colazione?»
Si fece largo scansando Siiri ed entrò. Indossava un elegante abito estivo blu, sulle spalle uno scialle chiaro lavorato all’uncinetto e ai piedi stravaganti ciabatte di plastica rosa, simili a quelle per fare la doccia.
«Sono Crocs, le usano tutti» disse mentre apriva il frigo, forse c’era della toorta per colazione. «Li hai sentiti parlare tra di loro, gli operai? Non erano neanche le sei e si sono messi a chiacchierare a voce altissima dietro la mia porta in tutte le lingue del mondo. Ce n’è uno che conosce a menadito le parolacce finlandesi. Cazzo di là, cazzo di qua... è per questo che mi sono svegliata.»
Siiri non l’aveva mai sentita pronunciare quella parola. La guardò sconcertata mentre lei, impassibile, continuava a perlustrare il frigorifero canticchiando a labbra strette uno dei tormentoni della sua gioventù.
«Eccoci, ci siamo, dai che ce la facciamo, per brioche e caffè altri cinque marchi abbiamo...»
Siiri le indicò un pezzo di torta avvolto nell’alluminio su uno dei ripiani in basso. Era di due giorni prima; o meglio, l’aveva comprata confezionata al supermarket Altalepa due giorni prima, ma probabilmente risaliva a un mesetto addietro e proveniva da qualche angolo sperduto di un paesino di campagna sul Baltico. Non importava, aveva ancora un buon sapore. Aprì il rubinetto per fare il caffè, ma non uscì un goccio d’acqua. Chiusa senza alcun preavviso. Per fortuna ne era rimasta un po’ in una pentola, la mise a bollire e tirò fuori dalla dispensa il barattolo del caffè solubile.
«Si dice toorta» ribadì Irma immancabilmente. «La toorta va inzuppata nel caffè, solo così diventa strabuona, anzi, come dico sempre io... fa-vo-lo-sa! Oh mamma mia! Meno male che questo baccano non altera il senso del gusto.»
Si misero a tavola ad assaporare la torta e il caffè, sfogliando il giornale. Il frastuono al piano superiore aumentava incessantemente. Sembrava che qualcuno stesse sfondando il pavimento, e cioè il loro soffitto, con un martello. Nell’appartamento di Irma, al di là della parete, colpi violenti e isolati si imponevano nel caos generale: qualcuno se la stava prendendo con un muro, o con il pavimento, chissà. Sul giornale c’era davvero poco che valesse la pena di leggere, come spesso accadeva nei lunedì d’estate. Anche gli annunci funebri erano deludenti. Solo due, ugualmente banali. Diedero una rapida occhiata alle qualifiche professionali degli estinti.
Nostro caro ingegnere, nonno e fratello...
Nostro amatissimo direttore regionale dell’Ufficio Igiene...
«Non ti sembra incredibile che i familiari di questo Olavi Edvar lo chiamino “caro ingegnere”?» disse Irma scoppiando in una risata che le fece andare di traverso la torta. Tossì, tossicchiò ancora e poi continuò a ridere agitando le mani e asciugandosi le lacrime con un fazzolettino di carta.
«Oh santo cielo! Che ne dici se sul tuo annuncio funebre scrivo “cara dattilografa”?» Bevve un gran sorso di caffè e scoppiò di nuovo a ridere, poi tirò un respiro profondo, scrutò la plastica grigia che copriva le finestre ed estrasse dalla sua borsa una tavoletta verde. «Ti presento Aipad. Si scrive iPad, e Anna-Liisa lo pronuncia alla svedese, “aippadd”.»
«L’hai preso, alla fine?!» gridò Siiri sbalordita. Irma le aveva detto più volte che intendeva comprare un tablet, ma lei non aveva mai creduto che quel giorno sarebbe arrivato. E invece, ecco un iPad sul suo tavolo da pranzo, tra le briciole della torta. «Ma non è carissimo?»
«No, nient’affatto» rispose Irma accarezzandolo quasi fosse un animaletto domestico. Dall’aggeggio uscì un motivetto e un attimo dopo sullo schermo apparve una sequenza d’immagini. Ma allora era vero che si risvegliava con un semplice tocco. «Non so quanto mi è costato di preciso, l’ho pagato con la carta fedeltà Stockmann. E in quel caso, lo sai, niente costa nulla. E poi, immagina quanti punti ho accumulato! Il commesso mi ha assicurato che è un ottimo acquisto. Resistente e di buona qualità. Ed è anche carino, non credi?»
Coccolava la sua bestiolina che in cambio le obbediva mansueta. Sullo schermo comparvero delle carte da gioco, e Irma mostrò quanto fosse facile fare un solitario senza quelle vere. A Siiri sembrò una stupidaggine. Non aveva voglia di starla a guardare mentre s’intratteneva con una macchina al suo tavolo. Dovevano finire di leggere il giornale e chiacchierare, il solo modo per non rimanere tagliate fuori dal mondo reale.
«Ma sul mio tablet posso leggere anche il giornale!» strillò Irma sovrastando con la sua voce da soprano la cacofonia degli operai al lavoro. Tamburellò qualche colpetto leggero sullo schermo ma il giocattolino si innervosì e smise di fare quello che voleva.
«Bestiaccia! L’ho visto ieri, ne sono ultra sicura» disse picchiettando ostinata. «Dai, mascalzone, obbedisci!»
Le carezze si trasformarono in ditate sempre più furiose e Siiri temette che il prezioso dispositivo si potesse rompere. Ripiegò il giornale e lo ripose in una busta di carta accanto alla porta d’ingresso. Adesso si sentivano martellate anche in corridoio, non solo nell’appartamento di Irma, e grugniti in una qualche lingua slava nell’intervallo tra una botta e l’altra.
«Ora non lo trovo, ma ti assicuro che è dentro qui da qualche parte. Me l’ha mostrato il commesso di Stockmann, ha toccato qualcosa e sono apparse esattamente le stesse cose che hai tu sul tuo giornale, quello che hai appena buttato. Non sono del tutto certa che ci fossero gli annunci funebri, ma ci saranno senz’altro, ora i necrologi li mettono perfino su internet.»
«Ma allora internet sarebbe quello lì?» domandò Siiri vagamente scettica mentre l’amica, con il tablet appoggiato sulle gambe, univa i polpastrelli di pollice e indice sullo schermo come per togliere una pulce a un gatto.
«Ma no, stupidina!» strepitò continuando a gesticolare. «Questo non è internet, serve per andarci.»
«E quindi, dov’è?» «Cosa, internet? Internet è... insomma, è dappertutto e... da nessuna parte. Mi pare che per dire questa cosa esista addirittura una parola. Anna-Liisa se la ricorderebbe di sicuro...»
«Cosmo?» suggerì Siiri. «Che sciocchezza! L’astronomia non c’entra nulla. Al giorno d’oggi tutti sanno usare il computer, perfino i bambini. E adesso so farlo pure io, anche se devo ammettere che questa macchina non vuole proprio starmi a sentire. Volevo mostrarti una cosina che ti sarebbe piaciuta un sacco. Al corso ci hanno insegnato che con questi aggeggi si possono vedere i tram. Mi pare che ci sia una appe da qualche parte ma adesso non riesco a trovarla. Queste cose si chiamano “appe”. Lo sai, vero? Forse è questa qui? No, accidenti! Adesso vuole giocare a sudoku! Ma perché non sei venuta al corso d’informatica con me?»
Questo pezzo è tratto da:

Fuga da Villa del Lieto Tramonto
Minna Lindgren 
Sonzongno editore, ed. 2016
Traduzione di I. Sorrentino 
Collana "Romanzi"
Prezzo 17,50€

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martedì 26 aprile 2016

Le letture della Centuriona: "Amore proibito", Coia Valls

Eh lo so che vi ho abbandonato per qualche giorno, ma torno tranquilli! intanto mi gusterò con voi il suggerimento mensile de "La Centuriona"! Ripartiamo di qui! Buone letture, Simona



Leggo contemporaneamente una quantità di libri che molti considererebbero folle.
Sono arrivata a leggere contemporaneamente anche 10 libri. Mi spiego meglio: non è che io mi metta lì con 10 libri e ne legga una riga da ognuno! Mi capita, semplicemente, di iniziare un libro perché di un autore che mi interessa o solo perché la trama/la copertina mi ha attirato, poi, dopo 20 o 30 pagine mi accorgo che l'argomento non è di quelli che preferisco, oppure non mi sento nel momento giusto, e allora cerco nella mia libreria (quella di casa o quella lavorativa) un libro che sia più  consono all'umore del momento. Lo inizio, vado anche avanti di parecchio, magari arrivo alla metà, ed ecco che arriva quel libro di quell'autore che stavo aspettando (magari il continuo di una saga o semplicemente un autore che 'seguo', di cui leggo ogni nuova uscita). Lo leggo tutto di un fiato e lo metto via. Poi riprendo il primo o il secondo ed ecco che leggo la recensione entusiasta di un quarto libro, scritta da uno dei blogger che seguo: come potrei non cercarlo? Ma non è detto che sia così tanto nelle mie corde da finirlo subito così passo a un quinto che forse finisco subito e forse no. E così via, attraverso uscite che aspettavo da tempo, libri inaspettati, consigli di amici/conoscenti/clienti, libri di argomenti per me importantissimi, fino al decimo libro che (per motivi spesso inspiegabili) mi ricorda che avevo iniziato quel particolare libro, settimane prima, e mi obbliga a cercarlo nei meandri della casa e a finirlo!
Sembra una cosa da pazzi? Lo è! Ma non posso farne a meno. Purtroppo, o per fortuna, ho tantissimi interessi e poche passioni totalizzanti, e una curiosità innata che mi spinge a cercare 'mondi' inesplorati (che siano fisici o emozionali) in ogni libro che mi passa davanti agli occhi.

IL LIBRO DEL APRILE

Titolo: Amore proibito (titolo orig: Amor prohibit)
Autore: Coia Valls
Casa editrice: Sperling & Kupfer, aprile 2016
Traduttore: Amaranta Sbardella

Ho conosciuto la scrittrice al suo esordio con 'Il mercante di stoffe' (Sperling & Kupfer, 2013), libro che avevo scelto di leggere per nessun'altro motivo se non il fatto di essere ambientato a Barcellona (ho avuto un periodo in cui leggevo quasi esclusivamente libri ambientati lì, dopo il travolgente amore per 'L'ombra del vento'). Mi era piaciuto il modo in cui riusciva a raccontare il medioevo con molta  naturalezza, senza esagerare nei dettagli accademici, ma con tale conoscenza che si riuscivano a intuire gli studi che c'erano dietro.

Ho ritrovato quel piacere in questo libro: stessa ambientazione storica e anche quasi stessa ambientazione geografica. Siamo infatti sempre in Catalogna, ma decisamente più entroterra. Le vicende si snodano tra Camprodon e Seu d'Urgell (che si trovano vicino all'attuale confine con la Francia, vicino ad Andorra) con brevi 'scampagnate' a Vic e Manresa (nell'entroterra di Barcellona).

La trama è in poche parole la più vecchia del mondo: lui e lei si amano, ma non possono. Il perché, in questo caso è anche abbastanza palese: lui è un uomo di chiesa, lei una nobildonna, o forse solo una smemorata che, dopo un brutto trauma, non ricorda più neanche chi è.
Riusciranno ad amarsi? Quali difficoltà dovranno affrontare? Cosa sono disposti a fare, a quali patti sono disposti a scendere pur di amarsi?
La storia è vista quasi esclusivamente dal punto di vista della protagonista. Seguiamo le sue vicissitudini e tifiamo per lei, nonostante il fatto che il suo comportamento non sia sempre integerrimo. Ma cosa succede, nel frattempo, nel cuore  e nella vita di lui? Per molta parte del libro non c'è dato saperlo. 

Aspettiamo, con la protagonista, che qualcuno ci dia informazioni e, soprattutto, che lui stesso ci dica se la ama ancora e se farà qualcosa per confermarlo.
Nel frattempo lei troverà la sua strada, quella che sta cercando da sempre? 
Nel tentativo, comunque, conoscerà persone importanti, che le cambieranno la vita, che la aiuteranno a vedere le cose dalla giusta prospettiva. 
Vi sembra poco? Non è forse quello che vorremmo tutti? 

Il tema della passione della protagonista per la medicina (che è poi il motivo che la ''obbliga'' ad avventurarsi nel mondo pericoloso al di fuori di ciò che conosce) non è abusato, e per me, questo è assolutamente un punto a favore. Nessuna descrizione approfondita di operazioni truculente: Coia Valls preferisce raccontarci ciò che si muove dentro la protagonista, ciò che la 'smuove'. E di questo io la ringrazio, perché rende il romanzo una storia comunque nuova, nonostante la trama 'banale'.

Il finale (vi ho già detto quanto è importante per me, vero?) è commovente ma felice. Quel 'non detto' che incuriosisce ma, nel cuore di chi ha sempre speranza, è un lieto fine certo.

Non ho una citazione preferita, in questo caso, anche se alcune righe hanno fatto risuonare in me emozioni e pensieri particolarmente presenti in questo periodo.

I libri di questo genere (con ambientazioni storica) mi incuriosiscono sempre e avere a disposizione internet, in questi casi, mi risarcisce di tutte quelle volte che odio forsennatamente il web: alcuni episodi raccontati nella storia sono storicamente accertati. mi è bastata una rapida ricerca su wiki spagnolo per scoprire che il terremoto del giorno della Candelora del 1428 a Comprodon è veramente accaduto e la stessa autrice, nella nota alla fine del libro, ci spiega che i personaggi (ma non le vicende) sono quasi tutti realmente esistiti. So che può essere sciocco, ma per me è sempre motivo di orgoglio, leggere questo. E' un po' come aver assistito a tante lezioni di storia.


A presto!

Natascia Mameli
Marassi Libri
via Casata Centuriona 31 r
010815182
Genova




mercoledì 20 aprile 2016

[Dal libro che sto leggendo] Gli ultimi eretici dell'impero

Fonte: LettureSconclusionate


Sono veramente contenta e orgogliosa di ospitare finalmente questo libro nel mi spazio. Non che non lo sia in generale per gli altri, ma questa è una vera chicca! Perché siamo di fronte ad un saggio in forma epistolare: due uomini, uno più anziano e uno decisamente più giovane, hanno avuto negli anni un fitto scambio epistolare. La particolarità è che entrambi hanno studiato e si sono laureati in tempi diversi in filosofia. Ne viene fuori un carteggio decisamente inusuale in cui i grandi temi ,che riguardano la Russia, il suo rapporto con l'Occidente e l'effetto "globalizzazione", hanno una resa del tutto differente da quella che siamo abituati a considerare. 

È veramente un lavoro interessante e insperatamente scorrevole e, come per tutti i libri Hacca spicca ed è decisamente riconoscibile dalla copertina particolare quanto il suo contenuto. Come detto sul post relativo a "Più libri più liberi 2015", sono anni che corro dietro a questo libro e oggi, che l'ho in mano, mi dico che ho fatto bene a non demordere. Trovo queste riflessioni stimolanti e mi piace provarmi su questo campo perché i concetti sono espressi in maniera diretta. Oggi mi faccio e vi faccio un grande regalo: sbirciare in questo libro. Questo perché, inspiegabilmente, di brani tratti da questo libro non ne ho trovati e, sono sicura che ne rimarrete affascinati quanto me.

Buone letture,
Simona Scravaglieri




II 

In cui il nostro eroe si mette in viaggio e in cui apprendiamo cose sorprendenti sul nostro secondo eroe, A.I., soprannominato Il Grande Istigatore, colui che ebbe salva la vita grazie alle catastrofi, il terrorista che tentò di assassinare Stalin. 

Sarà stato inverno, o forse estate? Ma non credo che questo vi interessi. So che nello scompartimento faceva caldo, ma non so se a causa del sole cocente dell'estate, del sistema di riscaldamento utilizzato in inverno, del tè o di chissà quali liquori, di cui si fa abbondante uso sulle tratte interminabili di un paese in cui le distanze si misurano con il tempo. Ricordo bene, però, che non si apriva nessun finestrino e che, sia all'andata che al ritorno, sarei sceso due giorni dopo.Il treno con le "tendine" si mosse. La gente cominciò a fare avanti e indietro sul tappetino persiano rosso e, pochi minuti dopo, il tintinnare del cucchiaino che mescola lo zucchero nella tazza di tè, così tipico del mondo russo, prese a diffondersi in tutti gli scompartimenti. Poiché i russi sono grandi bevitori di tè,è questo un suono che si sente in tutte le cucine e i caffè del paese.Ricordo che il più grande choc che ebbi a tale riguardo, fu il mio primo incontro con un gruppo di inglesi, anche loro grandi bevitori di tè. Loro, però, riuscivano a non tirare fuori il benché minimo suono, pur utilizzando le medesime tecniche.Stavo andando a incontrare l'uomo da me soprannominato il Grande Istigatore, che era molto ammalato e mi aveva pregato di andarlo a trovare perché doveva darmi qualcosa di personale.Chi è costui? È nato a Mosca in una famiglia di contadini, trasferitisi nella capitale del giovane stato sovietico negli anni Venti del secolo scorso. È sin da giovane un socialista convinto, frequenta la facoltà di filosofia e alla fine degli anni Trenta crea una piccola organizzazione terrorista il cui scopo è eliminare Stalin. Viene scoperto e condannato a morte. Fortunatamente, in quel periodo inizia la Seconda Guerra per la Difesa della Patria e viene inviato in prima linea. In seguito, quando il suo nome era già diventato un punto di riferimento in tutto il mondo, amava dire "Sono state le grandi catastrofi della mia vita ad avermi salvato!". Negli anni sessanta è uno dei più noti intellettuali del mondo sovietico, viene espulso dal paese per le sue opinioni scomode, e, una volta giunto in Occidente, dove è atteso come un grande dissidente, diviene un personaggio controverso per via delle sue posizioni critiche anche nei confronti del nuovo mondo in cui era approdato. Per questo l'ho chiamato Istigatore. Tutti i suoi libri e le sue opinioni sono sorprendenti, imprevedibili, scomodi, incitano alla riflessione. Ci tenevo molto a conoscerlo e ci riuscii quando ero adolescente, mentre preparavo l'esame di ammissione alla facoltà di filosofia di Mosca. Fu più o meno in quel periodo che tornò in patria dal suo esilio occidentale. Non ebbe una vita facile in quei folli anni di transizione, di grande inflazione economica, politica e soprattuto culturale, ma rimase sempre sé stesso. Il grande Istigatore.



Questo pezzo è tratto da:

Gli ultimi eretici dell'impero
Vasile Ernu
Hacca edizioni, Ed. 2012
Traduzione di Anita Natascia Bernacchia
Prezzo 16,00€

lunedì 18 aprile 2016

Diario di un mese di libri... Marzo 2016



Fonte: LettureSconclusionate


Libri comprati:
"Possessione", Antonia S. Byatt - Einaudi Editore (usato)
"Lo zoo di vetro", Tennessee William -  Einaudi Editore (usato)
"La quasi luna", Alice Sebold - E/O Edizioni  (usato)
"Il lottatore di sumo che non diventava grosso", Eric-Emmanuel Schmitt - E/O Edizioni  (Usato)
"Storia della letteratura americana", Salvatore Rosati - ERI Edizioni (usato)
"Nicola Nickelby", Charles Dickens - Edizioni Casini (usato)
"Felicità Possibile", Oleg Zajončkovskij - Atmophere Edizioni (usato)
"Il libro napoletano dei morti", Francesco Palmieri - Mondadori Editore  (usato)
"Ivanhoe", Walter Scott - Mondadori Editore  (usato)
"Diario di un'adultera", Curt Levian Guanda Editore  (usato)
"Alta Fedeltà", Nick HornbyGuanda Editore (usato)
"L'assassinio Come Arte poetica", Ángela Valley Guanda Editore  (usato)
"La Cripta dei Cappuccini", Joseph Roth La biblioteca di Repubblica (usato)
"L'età dell'oro", Gore VidalLa biblioteca di Repubblica (usato)
"Guida galattica per autostoppisti", Douglas AdamsMondadori Editore (usato)

Libri regalati

Nessuno


Libri letti
"I Cavalieri del Nord", Matteo Strukul- Multiplayer Edizioni 
"Il Circolo Pickwick", Charles Dickens - Adelphi edizioni
"La passeggera", Daniela Frascati - Scrittura & Scritture
"Ventuno", Simone Delos - Edizioni La gru
"Caterina fu gettata", Carlo Sperduti - Intermezzi Editore
"Il fondamentalista riluttante", Hamid Mohsin - Einaudi edizioni
"La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo", Laurence Sterne - Mondadori Editore (in lettura)
"Alla ricerca del tempo perduto Vol.1: Dalla Parte di Swann", Marcel Proust - Mondadori Editore (in lettura)



E siamo arrivati agli acquisti e alle letture di Marzo! Come avevo anticipato lo scorso mese ho acquistato tanti libri e vederli tutti impilati, insieme alle pile che già c'erano, mi sta facendo venire un po' di ansia. Ma mi sono ripromessa di fare la brava questo mese - "le ultime parole famose!", "Ma no, giuro che ci sto provando!" - ma non assicuro nulla - va meglio? -. Detto ciò questo mese niente BookClub Klamm perché il giorno dell'incontro cadeva proprio a Pasqua e quindi era poco probabile che tutti riuscissimo ad esserci. 
Quindi il libro per il prossimo incontro de BCK, che è il 24 - stesso luogo, ovvero il Klamm ore 19,00 - è ancora "La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo" di Laurence Sterne che è un inno alla divagazione. Ora, quando riuscirò a finire questo libro, che per ovvi motivi sarà anche il #classicodelmese, leggere Dickens sarà sicuramente una passeggiata. Il problema che mi ha fatto sempre desistere dal finire questo libro è che, il nostro protagonista, Tristram Shandy, nel raccontare la storia della sua vita non si sofferma solo sulle persone che ne hanno fatto parte o quelle che ha incontrato, ma anche su concetti, quisquilie varie, alcune interessanti altre decisamente meno. Anche questa volta ho avuto un momento di debolezza con il sermone sulla "Coscienza" che dire "soporifero" è dire poco. Ma alla fine ho superato lo scoglio e ora, a distanza di una settimana, sono al quarto volume di nove. Ce la farò? E chi lo sa! Ci si prova! Per ora è nato, ci ha messo circa tre volumi, ha parlato della madre, il padre, il servitore del padre e lo zio, nonché il servitore dello zio, il prete, la moglie del prete, la levatrice e chi più ne ha più ne metta. Ma mi sto impegnando anche se ogni tanto mi fa veramente spazientire!

E' partito anche il gruppo di lettura de "Alla ricerca del tempo perduto Vol.1: Dalla Parte di Swann" di Marcel Proust. Se un'utilità ce l'ha Sterne  in questo momento, come già detto anche per Dickens, è che, nonostante quel che si dica, a me Proust, probabilmente grazie a lui, sembra un normale romanzo. Non faccio caso alle ripetizioni perché non sono divagazioni. Ecco, diciamo che non partivo prevenuta - anche se per scrivere un romanzo ci ha messo sette volumi -, ma sinceramente fin'ora mi sembra un bel lavoro - il GDL è andato parecchio avanti mentre io sono intorno alle 100 pagine - ma nulla che mi faccia dire: "Leggetelo!". Per ora attendo, poi vi saprò dire. Ma una cosa è certa, se avete difficoltà a leggere Proust, leggetevi 200 pagine del Tristram Shandy e  ritornate a Proust. Lo leggerete in un attimo! [Nel mio caso la lettura è rallentata dal fatto che ne ho quattro aperti in contemporanea, perché a me piacciono le cose facili!] Per ora siamo alle memorie del protagonista bambino, abbiamo visto la sua mania di avere accanto la mamma il più possibile, cosa disdicevole per il periodo, e assistito alle conversazioni nella famosa casa delle vacanze. Siamo anche tornati a Parigi e abbiamo riguardato a quel lontano mondo con "gli occhi da adulto" che tutto trasformano. Spero di finire presto Sterne così da potermi dedicare in tutta tranquillità a Proust e ultimarlo, magari con un paio di giorni come faccio ogni tanto.

Veniamo ai libri comprati. Ricordate che vi avevo detto di essere stata in questo meraviglioso mercatino a Roma? E' stato bellissimo ho comprato 15 libri e speso 30€ e il cassiere ci ha tenuto a precisarmi che su due libri, che erano lì da più di un tot di tempo - Irene me lo ha spiegato 20 volte, persino Maria lo ha capito, ma io non lo memorizzo mai! - e che quindi "le regole" prevedevano che avessi uno sconto maggiore. Ecco io lo guardavo così: "O.O" con l'ansia del "chissà quanto ho speso!" e quando ha detto il prezzo, quasi non ci credevo! Per chi non mi conoscesse io dopo mezz'ora avevo già tutto in mano quel che volevo prendere! E sono stata anche brava, avrei potuto fare danni maggiori! L'unica cosa che, mi pento e mi dolgo di non aver preso è "Il miglio verde" di Stephen King che, a detta di Angela Cannucciari - e io mi fido di lei - nel suo Wrap-ups'ha da leggere. Lo descrive (dal minuto 23:18") in una maniera così appassionata che lo prenderò, tanto King in pratica te lo tirano dietro.

Ma cosa ho comprato?  "Possessione" di Antonia S. Byatt (Einaudi Editore) ha vinto il Booker Prize nel 1990, cito dalla quarta di copertina, "mettendo in luce quella passione o possessione, che s'impadronisce  del lettore impedendogli di separarsi dal libro finché non sarà arrivato a scoprire, prima di Maud e Roland, la traccia di verità, svelata nel rocambolesco finale". Ma chi sono Maud e Roland? Roland è un giovane studioso di Londra che incappa in un libro appartenuto ad un poeta vittoriano, trovandoci dentro due minute di due lettere indirizzate ad una donna. Con il suo amico Maud comincia la ricerca e ripercorre i passi e i luoghi fisici che hanno visto nascere ed evolvere per rivivere questa perduta storia d'amore. Ora, è vero che tra me e uno stoccafisso sotto sale il più romantico è lui, ma ero davvero curiosa di questo libro e non ci ho pensato più di due secondi a prenderlo!

"Lo zoo di vetro", Tennessee William  (Einaudi Editore), testo teatrale molto conosciuto di autore altrettanto conosciuto che io, nella mia somma ignoranza, non ho mai letto e manco mai visto. E' il dramma con cui è divenuto famoso prima di "Un tram chiamato desiderio". Siamo nel 1930 e si svolge tutto in un luogo, da quel che ho capito, a cena attorno ad un tavolo ci sono Tom,  Amanda e sua figlia Laura. Amanda ha appena scoperto che la figlia ha lasciato il corso da segretaria a causa della sua timidezza, e sua madre è preoccupata per il futuro della figlia che è anche affetta anche da un handicap. Ha seguito Tom nella città in cui vivono e dove lui lavora in una fabbrica di scarpe e non ha altri che la sua famiglia. E' un libro davvero piccino, credo che di questo ne riparleremo presto!

Sezione E/O: "La quasi luna" di Alice Sebold  e "Il lottatore di sumo che non diventava grosso" di Eric-Emmanuel Schmitt . Di Schmitt lo sanno anche i sassi che, in questa casa, si prende comunque tutto quello che scrive solo perché è lui. Ora che Emmanuel mi fulmini ma, per un secondo netto, ho pensato che fosse simile a "Monsieur Ibraim e i fiori del Corano". Beh, tanto mi fulmina lo stesso, ma il genere è identico, lì Parigi dove un ragazzino, con solo il padre malato, qui un quindicenne giapponese che non parla con la famiglia. Lì un commerciante arabo che prende sotto la sua ala protettrice il pargolo, qui il giovine viene preso come un giovane lottatore di Sumo da crescere. In sostanza la base sembra simile, tocca leggerli per vedere la differenza. Nonostante tutto Schmitt rimane da comprare! Mentre la Sebold, è l'acclamata autrice di "Amabili resti" che, chiaramente io non ho letto, ma quando mai, vi chiedo, io ho mai letto i libri in sequenza di pubblicazione o di consigli dalla massa? Ecco, appunto! C'era "Amabili resti", ma a me ispirava più questo. Anche qui c'è un'omicidio, quello di una figlia che uccide la madre affetta da demenza senile - tutta allegria insomma - e scappa. La storia praticamente di quello che succede dopo a Helen, la protagonista, che ha un tracollo, divisa fra la ragione del suo gesto e il pentimento, tra la ricerca dei suoi cari, come l'ex- marito e le sue figlie, e la necessità di stare da sola per comprendere a fondo il suo gesto. Insomma con "La quasi luna"  la Sebold mi trova preparata, c'è un romanzo che tratta in maniera altrettanto cruda queste questioni dal lato maschile e io lo adoro: "Tempo di uccidere" di Ennio Flaiano. Lì il colpevole era un sergente di stanza in Africa al tempo della colonizzazione, non poteva parlare con i parenti in Italia, ma sull'altopiano di analisi ne ho fatta tanta con lui!

"Storia della letteratura americana" di Salvatore Rosati  (ERI Edizioni). I periodi trattati vanno dal periodo colonialista ai primi del novecento. Ci sono anche i grandi come Cooper, Poe, Emerson, Thoureau, Hawthorne, Melville, Whitman, Lowell, la Dickinson e, come poteva mancare, Henry James. Mi piacciono i saggi vecchi, li trovo interessanti e trovo che spesso siano anche meno pesanti di quelli tra gli anni '70 e il 2000. Che vi devo dire, uno sguardo non può far male. Peccato non ci fossero gli altri volumi. Questo è il quinto, ma magari ritrovo anche gli altri chissà... le cacce al tesoro mi sono sempre piaciute! 

Mentre per "Nicola Nickelby" di Charles Dickens (Edizioni Casini), confesso di conoscerlo praticamente a memoria. Eddai! Non sbarrate gli occhi così! Lo conosco quasi a memoria perché è stato mio compagno di sogni, in audiolibro, per ben due volte per un totale di tre mesi ogni volta. Il titolo originale, senza la traduzione del nome tipica degli anni ante '50 - mi sembra - è "Nicholas Nickelby" libro peraltro molto bello anche se il protagonista è un collettore di disgrazie insieme alla sua famiglia. La famiglia Nickelby viveva felicemente nel Dorset finchè il padre di Nicholas e Kate non muore. Con la loro madre i due giovani vanno dallo zio a Londra il quale, riconosciutissimo avaro e duro di cuore, cerca di toglierseli di torno. Nicholas, che insiste con lo zio perché la famiglia andrebbe tutelata, viene spedito a fare da "assistente maestro" in un collegio di uno sperduto villaggio, il cui tenutario è una vera bestia con i ragazzini a lui affidati, mentre la sorella viene spedita a fare la sartina in attesa che lo zio la mariti con chi gli conviene di più. Intanto la madre dei ragazzi non riesce a vedere tutto i male che si cela nell'animo del cognato, e gioisce del suo morboso interesse per le sorti della figlia mentre soffre l'allontanamento di Nicholas. Che poi a dirla tutta, i cattivi Dickens un po' si assomigliano tutti.

"Felicità Possibile" di Oleg Zajončkovskij (Atmophere Edizioni), premetto che oltre a non conoscere lo scritto e l'autore, in questo caso, non conosco nemmeno l'editore. Pure questo ha vinto un Bookprize ed è il Russian Bookprize 2010. La storia ha come protagonista uno scrittore squattrinato e divorziato, perché la moglie lo ha lasciato per un uomo più ricco, cui viene commissionato un romanzo che lui non riesce a scrivere. Quindi per distrarsi esce e la trama della storia si costruisce con tutti gli incontri che gli capita di fare restituendo, dice il libro, "un quadro della Russia contemporanea". Ora ditemi se lo avreste lasciato lì? Oltretutto chi lo ha venduto manco lo ha mai aperto!

"Il libro napoletano dei morti", Francesco Palmieri (Mondadori Editore). Voi conoscete Palmieri? Io no, ma mezzo mondo invece sì (l'ho scoperta di recente) e, visto che Miryam mi ha fatto una capa tanta con Francesco Palmieri, me lo sono preso prima di subito e dovrò anche trovare il tempo di leggerlo, altrimenti mi menerà - non Francesco ma Miryam! -. Uh ma che bello! l'ho preso senza leggere nemmeno di che trattava! 
Siamo nella Napoli che va dall'unità d'Italia fino alla prima guerra mondiale. Periodo in cui Napoli vive il suo, ennesimo direi perché Napoli è Napoli, periodo d'oro. Ma io te amo Francè! C'è l'omicidio Cuocolo, Ferdinando Russo... però Francè che fine fece Ernesto Serao collega di Ferdinando sotto quell'arpia della Serao? Questo tocca leggerlo! 
Ora, per chi mi piglia per matta, sappiate non lo sono, almeno non totalmente! Questo blog, quando io ero più puntuale con le mie letture perché sul GRA o si camminava o si stava inesorabilmente fermi inchiodati per ore ho letto i miei migliori libri sulla camorra e, fra questi, c'è anche "La Camorra. Origini, usi, costumi e riti dell'annorata suggietà" scritto da Ernesto Serao dato alle stampe per la prima volta nel 1907 e ripubblicato qualche anno fa da Imagaenaria editore (2009). Mi aveva aperto un mondo questo libercolo e mi sono divertita un sacco a seguire le scarse tracce di Ernesto, che oggi non ha più eredi tant'è che l'editore si dichiara disposto a pagare i diritti agli eventuali si presenteranno - con dovuta certificazione - dopo la pubblicazione. Ora, Ernesto (che non era parente di Matilde) e Ferdinando erano colleghi alla redazione de "Il mattino". Mentre Cuocolo era un basista della camorra e aveva la grande sfiga di essere sposato ad una donna chiacchierona. Decide di commettere un furto e di tenersi con un collega la refurtiva. La camorra lo viene a sapere e li giustizia separatamente e, in particolare, il corpo di Cuocolo viene trovato su una spiaggia ferito a morte da tante coltellate. I carabinieri vedono, in questo omicidio, un modo per mettere fine alla camorra che è capitanata "ufficialmente" da un figurante ma che, in realtà,  è in mano ai rivenditori di foraggi per i cavalli delle carrozze e in particolare a Enrico Alfano detto "Erricone".
Ora si da il caso che, poco prima che questo avvenisse, Matilde fosse messa sotto inchiesta per "presunti favoritismi" e successivamente scagionata per mancanza di prove e che il marito della citata fosse il padrone de "Il Mattino" e che facesse uscire un editoriale, in cui si scagliava contro il prefetto, morto poco dopo per un tumore, in termini decisamente condannabili - in pratica veniva detto che le malattie così colpiscono quelli che non sono puri o onesti, mi sembra di ricordare-. Per cui questo omicidio è un'ottima cosa per riabilitarsi agli occhi dei napoletani. Il mattino e l'altro giornale napoletano dell'epoca, di cui non ricordo il nome, seguono il caso passo per passo dividendosi nei punti di vista e dividendo il pubblico napoletano. "Il Mattino" è per la condanna e la colpevolezza dei personaggi che si dice siano coinvolti e mettono sul campo i due giornalisti di cronaca nera di punta per portare il pubblico dalla loro parte che sono appunto: Ernesto Serao e Ferdinando Russo. Quest'ultimo non faceva solo il giornalista, ma anche poeta, romanziere, creava divertenti modi di dire e credo che scrivesse anche qualche stornello. E' sempre stato molto famoso a Napoli e, il suo nome, ricicciò nei salotti buoni di Napoli nel 2006 quando uscì il caso Saviano e Gomorra. Qualcuno bisbigliava che Saviano avesse letto e preso spunto da un famoso libro di Ferdinando ovvero "Memorie di un ladro", libro abbastanza introvabile che, indovinate? Ce l'ho! Non l'ho letto solo perché devo trovare il modo di separare le pagine senza distruggere il libro (l'edizione è praticamente antichissima e ha le pagine in alto ancora unite!). Prima o poi ve ne parlerò!
A proposito, nota di folklore, se volete fare una porca figura, quando troverete qualcuno che vi dice che lui sa tutto del maxiprocesso alla camorra che è stato uno dei più importanti a livello mediatico, forse il primo, fate la faccia di circostanza e potete dire che in effetti non è proprio così. Il primo processo di impatto anche nazionale, proprio per l'ingerenza dei media, fu proprio quello dell'omicidio Cuocolo che, visto che si temevano forti sommosse e dissapori, non fu celebrato a Napoli ma a Viterbo nel 1911, proprio per la bagarre fra i due giornali napoletani che aveva generato di rimando anche l'interesse di quelli nazionali! Godetevi la sua faccia dopo, è bellissimo, ve lo assicuro!
Ecco il perché di tutto il mio entusiasmo! Grazie Miryam!!!


La fortuna della Biblioteca cominciò a cristallizzare quando un certo numero di lettori scoprì, libro dopo libro, che quella costellazione si stava disegnando, senza preclusioni di generi e all'interno della stessa collana. Il fenomeno si può seguire dalle reazioni a Joseph Roth. Nel 1974 pubblicammo La Cripta dei Cappuccini in una tiratura limitata di tremila copie. Roth era un nome che in quel momento non diceva nulla. Il libro fu subito ristampato, rimanendo nell'ordine di poche migliaia di copie. Ma presto si varcò quella soglia. Già due anni dopo La Cripta dei Cappuccini, Fuga senza fine venne accolto subito con entusiasmo da un pubblico vasto. (Da "L'impronta dell'editore", Roberto Calasso - Adelphi edizioni 2013)
Ora, io non ricordavo il successivo libro di Roth, ma "La Cripta dei Cappuccini" sì, anche se mi sono dovuta riguardare dove Calasso ne aveva parlato. Mentre per Gore Vidal, l'autore di "L'età dell'oro", parla il suo immenso astio per Capote. Ne avevo letto in un libro di Giulio Passerini, spassosissimo, che si chiama "Nemici di penna" in cui ad un certo punto dice che quando Capote muore, Vidal dice che per lui è "una buona mossa per la carriera". Io ancora ci rido e visto che Capote è un classico che vorrei affrontare quest'anno, perché non accompagnarlo con il suo acerrimo nemico?
E visto che parliamo di classici ho preso anche "Ivanhoe" di Walter Scott (Mondadori Editore) romanzo epico ambientato nell'Inghilterra del dodicesimo secolo dove il giovane Ivanhoe, figlio di Cedric, ama lady Rowena che, però, il padre di lui ha destinato ad un altro per questioni politiche. Ivanhoe viene allontanato da corte ma ritornerà dopo gare e battaglie per liberare la sua amata. Visto che con i fantasy ambientati nello stesso periodo, vedi Strukul, non mi ha detto bene, chissà se con un classico va meglio. Per ora l'ho preso, se lo vedete volare dalla finestra sapete il perché!

Mondo Guanda. Mettiamola così: mi sono stupita di trovare tanti Guanda all'usato, di solito i libri di questo editore mi piacciono e io, personalmente, non li lascerei andare, ma c'è chi, per mia fortuna, lo fa e quindi la mia collezione "hornbiana" si è arricchita con un nuovo volume "Alta Fedeltà". Sono stata più volte sul punto di comprarlo e altrettante volte l'ho rimesso giù. Il problema è che questo autore ha una smodata passione per il calcio e per la musica. Quindi , visto che le sue passioni sono così presenti nella sua vita ho sempre il terrore di trovarmi citati pezzi che non conosco e magari di lasciarmi sfuggire la sfumatura che dovrei invece carpire. Ecco, era là e mi sono detta che non mi importa poi molto. In fondo è il romanzo che lo ha reso famoso e che in pratica parla di una generazione di trentenni che si affacciano alla vita e al mondo, la sfumatura canora, qualora ci fosse, magari me la perdo o magri anche no!
Poi, visto che di tomi da leggere ne ho pochi ho comprato anche "Diario di un'adultera" di Curt Levian, che riguarda un triangolo amoroso in cui lei è all'insaputa del fatto che il suo psicologo è amico di un suo amico (o amante non si capisce bene).  In quarta di copertina riporta una frase in cui compaiono contemporaneamente "una commedia degli equivoci" e "un romanzo erotico". Finché non lo leggo, però non ve lo potrò dire, ma se lo avete voi sono curiosa di sapere che ne pensate!
E infine "L'assassinio Come Arte poetica" di Ángela Valley che è un giallo che si svolge in una villa fuori Toledo in cui ogni anno si svolge una rassegna dedicata ad esponenti di spicco della cultura in memoria del marito poeta di una ricca vedova. Un omicidio, un poeta che arriva in ritardo, l'indagine per scoprire l'assassino e il giallo è servito e il titolo è spettacolare!

"Guida galattica per autostoppisti" di Douglas Adams- termina questa rassegna di acquisti che, non sono tutti - non sbarrate gli occhi!Ho trovato un sacco di offerte!- ma che impediscono a questo post di divenire una Treccani. Quindi se fate i bravi, magari lunedì 2 Maggio vi metto il secondo round di acquisti! L'unico problema di questo libro è che quello che lo aveva prima di me ha appiccicato gli adesivi in prima pagina e quando sono tornata a casa e l'ho scoperto sono veramente rimasta senza parole!

Veniamo alle letture del mese che grazie al cielo non sono poche. Di Matteo Strukul e del suo "I Cavalieri del Nord" (Multiplayer Edizioni) ve ne avevo già parlato il mese scorso. È stata una lettura "ni" bella ricerca e anche ambientazione, ma alcune situazioni non reggono, troppi vocaboli ripetuti, libro già regalato. Diciamo che ci sono rimasta male e ho depennato qualche entusiasta youtuber dalla lista delle mie iscrizioni. Erano già in via di eliminazione per altri libri di cui avevano parlato e che io conoscevo già, diciamo che quest'esperienza mi ha dato solo il la giusto per farlo in via definitiva.


Mentre invece "Il Circolo Pickwick"di Charles Dickens (Adelphi edizioni) l'ho proprio adorato! Divertente, spassoso e curioso. Ci sono un sacco di spunti che fanno pensare al suo autore. Rileggendo infatti i cenni biografici vieni a scoprire che Dickens senior finì in carcere per debiti e che all'epoca poteva seguirlo tutta la famiglia. Nel Circolo da una descrizione talmente dettagliata che è impossibile che non abbia pescato dalla propria esperienza professionale. C'è una storia di un padre che finisce in galera per debiti e di quello che è l'impatto sulla sua famiglia e questo fa pensare sempre a lui, che si ritrovò a scrivere sui giornali che i meriti della sua arte erano tutti suoi e non del padre che cercava di lucrare sul successo del figlio, che non aveva mai ripreso con se dopo la storia della galera e via dicendo. Libro veramente consigliato!

"La passeggera" di Daniela Frascati (Scrittura& Scritture). L'ho iniziato un po' in sordina perchè non avevo ben capito a cosa mi trovavo davanti e, invece, mi ha veramente preso subito. Bella storia, bello stile, crocevia delle storie personali di tutti i personaggi bloccati su una nave da crociera diretta in America. Tante cose non sette che mano a mano costruiscono coralmente la storia della nave che li ospita. M'è proprio piaciuto!
Di "Ventuno" di Simone Delos  (Edizioni La gru) invece ancora vi devo fare la recensione, un libro interessante, è un esordio in racconti di cui ne ho promossi più della metà. Per me la soffa c'è magari va esercitata un po' di più, ma da qualche parte bisogna iniziare e Simone ha fatto bene a farlo con 21 racconti. De primo vi ho messo la prima parte nell'anteprima se volete sbirciare.

"Caterina fu gettata" di Carlo Sperduti (Intermezzi Editore) quando devo scrivere di Sperduti mi sale un'ansia perché è polemico, ma non perché tu gli stronchi i libri, lui è polemico perché ti piacciono! Come dico io, lui non è mai uguale a se stesso quindi ti tocca scoprire quando lo hai davanti, quale versione di lui ti sta parlando! Ma tutte le versioni hanno sempre da ridire. Ho un altro libro suo, due racclte dove presumibilmente è presente e dovrei prendere anche il suo ultimo libro, ma se ne riparla fra un po', quando mi sarò ripresa! Mentre poi un giorno, giusto perchè mi è cauto l'occhio ho preso e mi son portata in giro, per leggerlo, "Il fondamentalista riluttante" di Hamid Mohsin  (Einaudi edizioni) che è veramente un bel libro e di cui, anche qui vi devo ancora fare la recensione. Delicato, sottile riflessivo, in questo mercato orienatle passare questa giornata con il fondamentalista riluttante è stata una bella avventura e, sì - lo so - c'è anche il film, che io non ho ancora visto ma che, giuro, vedrò al più presto!

Siete ancora vivi? Non vi siete addormentati vero? Tranquilli! Avete ancora tempo per leggerlo tutto, finché non arriva la recensione della Centuriona, l'ultimo lunedì del mese. Io non vedo l'ora!
Buone letture mie prodi e buon inizio settimana!
Simona Scravaglieri




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