mercoledì 7 ottobre 2015

[Dal libro che sto leggendo] Florence Gordon

Fonte: LettureSconclusionate



Quando un libro è bello, lo è punto e basta. In questo caso, come forse vi sarete accorti dalla recensione di venerdì, è estremamente complicato parlare di un libro con cui si ha feeling e qualcosa da cui ci si stacca con difficoltà ma di cui ci si rende conto solo dopo averlo finito.
Probabilmente il tutto è generato dal personaggio principale che è tanto scostante da non farti rendere conto che, in fondo ti stai veramente affezionando.

E' stata una bella lettura e non nascondo di aver pensato "Oh, sta zitta Florence!" facendo le parti della giovane nipote Emily. Che si trova a dover trovare un punto di incontro con questa nonna fuori dagli schemi che per la prima volta riesce a frequentare con una certa frequenza. Da un lato la ricerca di attenzione sul suo lavoro e dall'altro la ricerca di un comportamento e di un modo di comunicare che le possa permettere di permeare il mondo di Florence.

Un libro veramente imperdibile! E qui i primi due mini capitoli per dar sfogo alla vostra curiosità!
Buone letture,
Simona Scravaglieri

1 
Florence Gordon stava cercando di scrivere un memoir ma due fattori giocavano contro di lei: era vecchia ed era un’intellettuale. E chi mai al mondo, si domandava a volte, avrebbe voluto leggere un libro che parlava di una vecchia intellettuale?
Forse c’era persino un terzo fattore, perché non era solo un’intellettuale, era anche femminista. E questo significava che, se mai fosse riuscita a finire quel libro, i critici lo avrebbero inevitabilmente bollato come polemico e petulante.
Se sei una vecchia femminista, qualsiasi cosa tu dica è polemico e petulante per definizione.
Florence chiuse il portatile.
Non ne vale la pena, pensò.
Ma poi lo riaprì.

2

Florence non si sentiva polemica o petulante. Non si sentiva nemmeno vecchia.
E comunque la vecchiaia non è più quella di una volta –o quantomeno era questo che continuava a ripetersi.
Per come la vedeva lei, le cose stavano così. Aveva settantacinque anni. In un’altra epoca, sarebbe stata davvero una vecchia signora a quell’età. Ma oggigiorno era diverso. Era stata giovane negli anni Sessanta, e se lo eri stata –«la beatitudine di essere vivi in quell’alba» –in qualche modo avevi la sensazione che non saresti mai invecchiata. Eri lì quando i Beatles erano sbarcati in America; eri lì quando era stato scoperto il sesso; eri lì quando era nata l’idea della liberazione; e se anche ti fossi ridotta a diventare una vecchia signora scorbutica che, pur orgogliosa del suo passato, voleva solo essere lasciata in pace a leggere, scrivere e pensare –se anche ti fossi ridotta così, qualcosa nel tuo animo sarebbe sempre rimasto verde.
Florence non era –è importante sottolinearlo –il tipo di donna che cercava di apparire più giovane. Non si tingeva i capelli; non aveva alcun interesse per il Botox; non si faceva sbiancare i denti. I suoi vecchi denti irregolari, ruvidi, onesti e mai ritoccati, le andavano più che bene così com’erano.
Florence non era il tipo di donna che desiderava riafferrare la giovinezza. In parte questo era dovuto al fatto che la vita che viveva ora le sembrava molto interessante.
Era una donna forte, fiera e indipendente, che accettava la vecchiaia ma si sentiva comunque fondamentalmente giovane.
Ed era anche, a sentire molte delle persone che la conoscevano e persino molte delle persone che l’amavano, un’autentica rompipalle.



Questo pezzo è tratto da:

Florence Gordon
Brian Morton
Sonzogno Editore, ed. 2015
Traduzione di Maura Parolini e Matteo Cutroni
Prezzo 17,50€

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