mercoledì 4 marzo 2015

[Dal libro che sto leggendo] La verità e altre bugie

Fonte: Blog Letteratura e Cultura


Ho scoperto ora, mentre cercavo i riferimenti del libro, che quello che penso di questo libro è in linea con le impressioni di D'Orrico. Ecco, nonostante io non sia mai d'accordo con lui, posso ritenere, questo, un caso veramente eccezionale. Sì è vero anche secondo me quello che è scritto nella fascetta: "Il romanzo più bello che leggerete nel 2015". In effetti sarebbe più un giallo, se non fosse che il racconto dell'intricata storia è affidato al protagonista.

Herny è uno scrittore, almeno sulla carta. Betty il suo editor, Martha sua moglie. Un triangolo che si dichiara dal primo capitolo. Betty è rimasta incinta e proprio non ci voleva. È una donna dalle molteplici virtù ma l'unica che gli manca è quello di non essere affatto portata per la famiglia e tanto meno per i figli. In più una scappatella si sta trasformando in altro mettendo a repentaglio quello che Henry ha faticosamente e letteralmente costruito in questi anni.

In sintesi si parte da qui. Il libro l'ho iniziato venerdì notte e finito domenica mattina e non solo perché sono solo 267 pagine ma, anche, perché è scritto e tradotto in maniera fluida e scorrevole con un grado di intensità in costante ascesa verso il finale difficilmente immaginabile. All'epoca de "L'amore bugiardo" ho spesso detto che giusto una donna poteva arrivare al grado di "bastardaggine letteraria" tale da sviluppare una così semplice e altresì contorta trama. Ecco, oggi posso tranquillamente dire che anche un uomo può, e nel caso di Arango si può anche fare di più.

Ne riparleremo nella recensione,
ma vi consiglio di non perderlo!
Buone letture,
Simona Scravaglieri



1. 


 Fatale. Bastò una breve occhiata all'immagine per dare forma all'oscuro presentimento dei mesi precedenti. L’embrione era ricurvo come un anfibio, un occhio rivolto verso di lui. E quello sopra la coda da drago era una gamba o un tentacolo? 
Nella vita sono pochi i momenti di grande certezza. Ma in quest’istante Henry vide nel futuro. Quell'anfibio sarebbe cresciuto, sarebbe diventato una persona. Avrebbe avuto dei diritti, delle pretese, avrebbe fatto domande e a un certo punto avrebbe saputo tutto ciò che occorre per diventare un uomo. 
Sull'immagine dell’ecografia, grande più o meno come una cartolina, si riconosceva a destra dell’embrione una scala di grigio, a sinistra delle lettere, in alto la data, il nome della madre e quello della dottoressa. Henry non dubitò neppure per un istante della sua autenticità. Betty fumava seduta accanto a lui al volante dell’auto e vide le sue lacrime. Gli posò la mano sulla guancia. Credeva che fossero lacrime di gioia. Lui invece stava pensando a sua moglie, Martha. Perché non poteva avere un figlio da lui? Perché si ritrovava seduto in macchina con quest’altra donna? 
Provava disprezzo per se stesso, si vergognava, gli spiaceva tantissimo. La vita ti dà tutto, era sempre stato il suo motto, ma mai in una volta sola. 
Era pomeriggio. Le onde si infrangevano monotone contro la scogliera, il vento piegava l’erba e premeva contro i finestrini della Subaru verde. Sarebbe bastato accendere il motore, schiacciare l’acceleratore, la macchina avrebbe superato il ciglio dello strapiombo precipitando di sotto tra i flutti. In cinque secondi sarebbe finito tutto, lo schianto avrebbe ucciso tutti e tre. Prima però avrebbe dovuto alzarsi dal sedile del passeggero per cambiarsi di posto con Betty. Troppo complicato. 
«Non dici niente?» 
Che cosa doveva dire? La situazione era già abbastanza pesante, quell'affare nell'utero di Betty sicuramente già si muoveva, e se c’era una cosa che Henry aveva imparato, era di non dare mai voce a ciò che era meglio rimanesse taciuto. 
Negli anni passati Betty lo aveva visto piangere una volta soltanto, quando gli era stata conferita la laurea ad honorem dello Smith College nel Massachusetts. Fino ad allora aveva pensato che Henry non piangesse mai. Seduto immobile in prima fila, Henry aveva pensato a sua moglie. 
Betty si sporse oltre la leva del cambio e lo abbracciò. Rimasero in silenzio ad ascoltare il reciproco respiro, poi Henry aprì la portiera del passeggero e vomitò nell'erba. Vide le lasagne che aveva preparato a Martha per pranzo. Somigliavano a un composto embrionale di grumi di pasta color carne. A questa vista la saliva gli andò di traverso e cominciò a tossire violentemente. 
Lei si tolse le scarpe, con un balzo uscì dalla macchina, strappò Henry dal suo sedile, gli cinse la cassa toracica con entrambe le braccia e premette con forza, finché le lasagne gli fuoriuscirono dal naso. Era fenomenale come Betty sapesse fare la cosa giusta senza riflettere. Rimasero entrambi in piedi nell'erba accanto alla Subaru, il vento che faceva nevicare batuffoli di schiuma di mare. 
«Su, dillo. Che cosa dobbiamo fare?» 
La risposta giusta sarebbe stata: tesoro, le cose si mettono male. Ma una risposta del genere porta delle conseguenze. Cambia le cose o le fa scomparire del tutto. E a quel punto non servono più nemmeno i rimorsi. E chi vorrebbe cambiare qualcosa che fila liscio e comodo?
«Tornerò a casa e racconterò tutto a mia moglie.» 
«Davvero?» 
Henry vide lo stupore sul viso di Betty, lui stesso era sorpreso. Perché lo aveva detto? Henry non aveva la tendenza a esagerare, raccontare tutto non sarebbe stato necessario.
«Che cosa intendi con tutto?» 
«Tutto. Le dirò tutto. Basta bugie.» 
«E se lei ti perdonasse?» 
«Come potrebbe?» 
«E il bambino?» 
«Spero che sia una femmina.» 
Betty lo abbracciò e lo baciò sulla bocca. «Henry, sai essere fantastico.» 
Già, sapeva essere fantastico. Adesso sarebbe tornato a casa e avrebbe sostituito le bugie con la verità, finalmente avrebbe raccontato ogni cosa, senza riguardi, compresi tutti i dettagli scabrosi, be’, magari non proprio tutti, ma quantomeno i fatti essenziali. Doveva essere impietoso. Ci sarebbero state lacrime, una sofferenza atroce, anche per lui. La fine della fiducia e dell’armonia tra lui e Martha, ma anche un atto liberatorio. Non sarebbe più stato un disgraziato mascalzone e niente più motivi di vergognarsi. Era giusto così. La verità avanti alla bellezza, tutto il resto sarebbe venuto da sé. Abbracciò la vita sottile di Betty. Nell’erba c’era un sasso, abbastanza grande e pesante da provocare un colpo mortale. Gli sarebbe bastato chinarsi a raccoglierlo. 
«Forza, sali.» 
Lui si mise al volante e accese il motore. Invece di partire in avanti e lanciarsi oltre la scogliera, ingranò la retromarcia e fece muovere la Subaru lentamente all’indietro. Un grave errore, come avrebbe constatato in seguito.

Questo pezzo è tratto da:

La verità e altre bugie
Sascha Arango
Marsilio Editore, ed. 2015
Collana "Farfalle"
Prezzo 17,00€

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...