domenica 29 giugno 2014

L'ha detto...Claude Lévi-Strauss


Fonte: Bestbooking

Potrei dimostrare, non come gli uomini pensano nei miti, ma come i miti operano nelle menti degli uomini senza che loro siano informati di questo fatto. 

 Claude Lévi-Strauss

venerdì 27 giugno 2014

"L'estate dei segreti perduti", E. Lockhart - Educazione sentimentale alla difficoltà...


Fonte: DEAbyDAY


Come avevo anticipato la settimana scorsa questo libro, per me, è stata un po' una rivelazione. Possiamo sicuramente annoverarlo nella lista dei titoli che non pensano ai giovani come a "dei bambini un po' cresciuti" e che hanno sicuramente compreso che si può raccontare di argomenti importanti senza per questo dover risultare smielati e scontati. È un libro che si pone nel confine fra un romanzo e un mistero e un po' come l'isola in cui si svolge che non è attaccata alla terra ferma ma non è "galleggiante" come un barcone.

In questo mondo posseduto da una famiglia come quella Sinclair, che ricorda molto la saga al femminile della famiglia Kennedy, ci sono due genitori che hanno avuto tre figlie tutte sposate e divorziate con prole. Era chiaro che la loro ricchezza le avrebbe penalizzate ma nessuna delle tre si è lasciata andare. Si sono dedicate all'educazione dei figli e, almeno per una di loro, nella ricerca della ricostruzione di una vita amorosa. Si incontrano tutte le estati insieme ai genitori sull'isola da loro posseduta, hanno ognuna una casa che possa ospitarle. Ma quando la loro madre muore, l'elemento che fa da collante per affetti, tra padre e figlie e fra loro, e per l'unione della famiglia comincia a sfaldarsi. Poi una sera avviene "l'incidente" di cui nessuno parla e che Candence non ricorda affatto. I cugini coetanei di Candence, Mirren e Jhonny sono spariti, non rispondono e anche Gat, il nipote del compagno della zia e suo fidanzatino pare sia introvabile.
In questo mondo che avvolge la giovane ragazzina, il o i segreti, non sono poi così tenuti nascosti bensì non le sono evidenti perché , Candence, da quando è successo "l'incidente" sa di aver perso la memoria e quindi a fatica riesce a richiamare i ricordi che le permettano di ricostruire ciò che le è oscuro. Poi il ritorno sull'isola dopo un'unica estate in cui era stata costretta ad andare in europa con il padre. I cambiamenti, il nonno, i cugini, le zie, gli strani comportamenti. Tutti indizi.

La questione interessante non risiede solo nella trama ma anche nel modo in cui vengono affrontati temi quali amore, famiglia, amicizia e i sentimenti che questi possono generare. Non c'è assolutamente alcuna vena paternalistica o d'insegnamento diretto. Le conclusioni si traggono praticamente indirettamente. Candence potrebbe essere, nonostante la si presenti come nipote di una grande e ricca famiglia proprietaria di un'isola per le vacanze, una ragazzina come chiunque altra. Vive una vita normale e una realtà che molti giovani di oggi conoscono, ovvero quella dei figli divorziati, di famiglie allargate come quella della zia, dei rapporti fra familiari tesi e a volta difficili da gestire. Nulla di nuovo direte voi, ma è qui che appare interessante sottolineare che non vengono presentati solo come dati di fatto, bensì l'autrice ci tiene a farli appartenere ad una rinnovata normalità fatta di cambiamenti, come il ricominciare una vita nuova cambiando i mobili o nel cedere averi. Sono comportamenti agli antipodi che però vengono spiegati lungo il corso della vicenda e che, indirettamente fanno riflettere, perché sono le facce della stessa medaglia vissute da due persone che affrontano le difficoltà in maniera diversa ma in fondo molto simile.

Ecco, questo romanzo è fatto proprio di confronti fra personalità e per il mio personale punto di vista, aiutato da una trama avvincente, riesce ad essere un lavoro valido sia come passatempo che come libro educativo, per potersi capire in un'età come quella della pubertà dove si cresce e non ci si riconosce facilmente nei panni in cui ci si ritrova ogni giorno. E' un lavoro che sicuramente è adatto e scritto per l'età dei giovani cui è destinato senza tralasciare quel gusto di romanzo da adulti che da ragazzini, magari lettori, ambiamo a leggere.

Buone letture,
Simona Scravaglieri



L'estate dei segreti perduti
E. Lockhart
De Agostini libri Editore, ed. 2014
Prezzo 12,90€



Fonte: LettureSconclusionate


mercoledì 25 giugno 2014

[Dal libro che sto leggendo...] Mai stati meglio

Fonte: Utet Libri



Ma davvero la storia può curarci? A quanto pare . Facendo perno su una delle debolezze dell'italica e umana razza: la consapevolezza che c'è qualcuno che è stato o sta peggio di noi. E' umano pensarlo come è tecnicamente, anzi psicologicamente dimostrato - vedi nel pezzo -, che la nostra mente ricorda meglio fatti e avvenimenti legati a catastrofi.

E se questo non bastasse, i due storici interpellati per commentare alcune patologie diffuse sono dotati anche di una buona dose di umorismo e quindi tutta questa storioterapia si rivelerà anche una grande terapia del sorriso passando dalle corna di Zeus alla moglie ai mesi in cui si indicono più guerre!

La Storia con la "S" maiuscola non  mai stata così scorrevole e divertente e probabilmente grazie a questo stratagemma la ricorderemo sicuramente meglio di quando ci riuscisse a scuola.
Un libro da leggere, e la premessa che vi riporto non smentirà la mia affermazione, non solo per sorridere ma anche con una buona dose di curiosità che mai guasta e aiuta a gustarsi al meglio queste pagine piene di avvenimenti riportati e associati fra loro in maniera decisamente non convenzionale.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Introduzione
Curarsi con la storia
Provate a guardare in faccia le persone che incontrate in una mattina qualunque, per strada, al bar o alla fermata dell’autobus. Osserverete per lo più visi preoccupati, lineamenti tesi, sopracciglia aggrottate. Aguzzando l’udito, dalle bocche accostate ai cellulari sentirete uscire frasi come «è un momentaccio», «va sempre peggio», «non si sa più dove sbattere la testa». Poi, a sorpresa, nel fiume di volti cupi e chiusi, noterete l’eccezione: uno sguardo sereno, magari accompagnato da qualcosa di simile a un sorriso. Vi chiederete a chi appartenga quel volto rilassato. Bene, le possibilità sono solo due: o è un saggio buddhista o uno studioso di storia. Non che gli storici non abbiano i loro grattacapi, per carità. Se non altro perché di solito lavorano nella scuola o nell’università, che, soprattutto in Italia, sono vere e proprie fabbriche di seccature, frustrazioni e delusioni. Ma la continua e approfondita frequentazione delle vicende dei secoli passati e lo studio delle condizioni di vita dell’umanità in epoche lontane ha inoculato in loro, insieme a un certo scetticismo verso la capacità degli esseri umani di imparare dai propri errori, un vaccino contro il conformismo catastrofista, il più pericoloso virus diffuso dai mass-media. 
Giornali, tivù e Rete, a colpi di titoli allarmistici, inchieste-shock e sondaggi sconsolanti, congiurano per farci pensare di vivere nel momento più insicuro, precario e disagiato nella Storia umana. Più che una congiura consapevole, è un effetto combinato della struttura del nostro cervello e della comunicazione attraverso l’immagine: come osserva lo psicologo Steven Pinker, «la mente umana tende a valutare la probabilità di un evento dalla facilità con cui può ricordarne degli esempi, ed è più facile che si imprimano a fuoco nella nostra mente scene di massacri piuttosto che di persone che muoiono di vecchiaia. Non importa quanto la percentuale di morti violente [e di grandi sfighe in generale, N.d.A.] possa essere bassa: in termini assoluti ce ne saranno sempre abbastanza da riempire i telegiornali, con il risultato che le impressioni della gente sulla violenza non hanno alcun rapporto con le sue proporzioni reali». Nello specchio deformato e deformante dell’informazione-spettacolo, il cui flusso ci avvolge da quando ci alziamo a quando crolliamo addormentati sul divano davanti all’ultimo tiggì, il presente diventa un girone infernale in cui il destino ci ha precipitati senza possibilità di salvezza, e con l’unica colpa di essere nati nel momento sbagliato. Mai l’uomo è stato così cattivo, egoista e crudele, mai la donna così oppressa e maltrattata, mai i giovani così conculcati e sacrificati in nome degli interessi dei vecchi, mai i bambini così esposti alle turpitudini di un esercito di babau. Ah, come si viveva meglio nei sereni anni cinquanta, poveri ma belli, per non parlare dei mitici sessanta in cui essere realisti era volere l’impossibile! E anche i settanta e gli ottanta non erano poi male, via: un po’ di terrorismo e stragi di mafia, d’accordo, ma i nostri figli erano più al sicuro perché non c’era Internet e quindi nemmeno i pedofili, categoria nata per generazione spontanea dal web. E una volta cresciuti, anziché ringraziarci di averli salvati dai pedofili, i figli ci rimproverano di aver loro rubato la speranza, che purtroppo, almeno per ora, non è un’app da scaricare sul tablet o sullo smartphone. Nel frattempo aumentano esponenzialmente le vendite di ansiolitici e antidepressivi per fronteggiare uno scoraggiamento che sconfina nell’abulia, i naturopati preparano a getto continuo tisane e miscele di fiori di Bach per pazienti inquieti e disorientati, i corsi serali di yoga si affollano di anime in pena convinte di poter ritrovare la serenità attraverso la meditazione – e in effetti spesso è così, perché alla terza inspirazione-espirazione stanno già russando della grossa. 
Gli storici non hanno bisogno di tutto questo. Il loro mestiere – indagare il passato, interpretarlo, scavarlo alla ricerca delle radici del presente – è già un’efficace autoterapia non farmacologica contro le angosce della contemporaneità. Ai loro occhi l’attualità non è un film dell’orrore di cui non si conosce il finale, come per gli altri, ma l’ultimo capitolo di un’epopea fatta di tragedie e di momenti esaltanti. E quello che stiamo vivendo, a dispetto delle apparenze, è, complessivamente, uno dei momenti più entusiasmanti. Chi conosce la storia può essere ottimista o pessimista rispetto agli eventi umani, ma non soffre di ansia o panico perché sa che ogni crisi, anche la peggiore, è superabile, tant’è vero che, dopo millenni di guerre, catastrofi e tumulti, l’uomo è tuttora presente sulla faccia della Terra, in oltre sette miliardi di esemplari e con una speranza di vita media mai così lunga. Gli scaffali di “self-help” delle librerie fioriscono di manuali che insegnano a curare corpo e mente con l’arte, con la musica e con la letteratura. E se la musa più in grado di aiutarci ad affrontare serenamente l’attualità fosse Clio? Si può fare della “storioterapia”, il segreto del benessere meglio custodito dalle facoltà di Lettere, uno strumento di salute accessibile a tutti?

Questo pezzo è tratto da:

Mai stati meglio
Guarire da ogni malanno con la storia
Lia Celi, Andrea Santangelo
Utet Libri,Ed. 2014
Prezzo 12,00€



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domenica 22 giugno 2014

Teleacras - Paolo Sortino, "Elisabeth" - "ContemporaneA", Rassegna di Le...

Siamo nel 2011 e siamo ad Agrigento, l'appuntamento è con "ContemporaneA" organizzato dalla rivista El Aleph. E' uno di quegli eventi cui avrei voluto partecipare perché, nonostante ancora non l'abbia letto ancora ma abbia in animo di farlo (la maledizione del lettore troppi libri e poco tempi da dedicargli!), mi incuriosisce sapere come Sciortino possa essersi calato in questo fatto di cronaca che ha sconvolto il mondo.

Se tirate avanti al 18° minuto, comincia la parte interessante dove l'autore parla di come ha concepito questo libro. Quello di Elisabeth è un caso che ha cambiato la visione del mondo di Paolo Sciortino, ma non nel subire la descrizione del caso giornalistico ma proprio nel calarsi proprio nella storia. A partire da quelle che sono le informazioni su questo delitto durato 24 anni, che non sono sicuramente chiarificatori a livello umano per capire la follia di questo gesto, Sciortino scava nelle informazioni per ricostruire le fasi e la psicologia che si nasconde dietro la storia. L'Elisabeth che ne esce fuori è sostanzialmente un'altra, ma probabilmente molto vicina a quella storia reale che abbiamo tutti sotto gli occhi. Documentazione e distanza dalla stessa sono i fattori vincenti di questo lavoro e dell'approccio sciortiniano. Non ve lo state chiedendo anche voi perché non l'avete letto?

Ve lo posto perché difficilmente un autore ha tanta libertà di parlare come avviene in questo caso ed è un modo per entrare nel suo mondo di scrittore e nelle dinamiche che spingono e sostengono il processo di creazione di un libro così particolare, come questo, che è stato e lo è ancora, visto che viene anche tradotto per l'estero, un caso italiano di cui ancora oggi si parla. In Sicilia, queste cose, ovvero le presentazioni dei libri,  - almeno stando a vedere questi video - le sanno fare!

Buona domenica e buone letture,
Simona Scravaglieri




Il libro di cui si parla è:

Elisabeth
Paolo Sortino
Einaudi Editore, Ed. 2011
Collana "Supercoralli"
Prezzo 19,50€

venerdì 20 giugno 2014

"Sento la neve cadere", Domenico Infante - Toccando l'anima in punta di penna...



Fonte: Allalbadidomani



Ci sono storie che nascono per insegnare, per far arrabbiare e per pensare. Ce ne sono altre che invece si presentano all'orecchio dello scrittore in punta di piedi, con umiltà e vogliono solo essere raccontate per accarezzare i cuori in punta di penna.
E' il caso di questa, semplice ma intensa, scritta con eleganza e tatto da Domenico Infante.
Non c'è mestizia nel ripercorrere i giorni della guerra in Sicilia, c'è solo un grande amore che riunisce i personaggi di questo piccolo mondo ed è l'amore per le radici e per la famiglia. Tutto il resto è solo la grande Storia del periodo più buio della memoria italiana.

Si parla di due grandi famiglie e di una che si disgrega praticamente quasi subito per ricrearsi sotto una forma diversa. Tre bambini, di cui due coetanei e una bimba più piccola, che, per frequentazioni e per la limitatezza del luogo campagnolo, crescono insieme. C'è la povertà dei contadini siciliani, che non riesce a toglier loro il sorriso, perché si può trovare la gioia anche nelle cose più semplici, e che fa si che ognuno dia il massimo per conservare la propria dignità anche nell'analfabetismo e nell'isolamento da quell'Italia che sta entrando in guerra. Esilio, Gaspare e Peppina crescono felicemente, aiutando i genitori nei campi e sono un trio inseparabile. E come natura comanda e dispone, quando si cresce, si perdono anche gli affetti sulla strada della vita, si può arrivare a perdere di vista l'amicizia perché, come avviene in questo caso, subentrano fattori esterni. Ma la realtà che muta in un attimo, non tarda a ridimensionarsi ristabilendo equilibri insperati.

I temi non potrebbero essere dei più semplici ma, come già detto, l'istinto non è insegnare in prima battuta ma toccare l'anima con un soffio di buoni sentimenti. Questi passano per frasi senza tempo, che sembrano quelle che il contadino sa raccontare, a chi dovrebbe aver studiato, e che vengono dall'esperienza e dalla tradizione. Sono quelle verità nascoste nel DNA che puoi rifiutare ma che alla fine rimangono lì a ricordarti, nei momenti bui, che ci sono e che ti consoleranno non lasciandoti come tu hai tentato di fare con loro. L'insegnamento viene dopo, quando si è chiuso il libro e si ritorna con la mente a Zu Lullu, all'amicizia fra il padre di Esilio e quello di Gaspare, alle lacrime di una Peppina grande ma sempre bimba per chi l'ha vista crescere. Ci indicano che i valori sono la nostra tradizione ma anche la nostra casa. Possiamo essere globalizzati, possiamo anche essere lontani dal nostro mondo per chilometri ma, la nostra casa, è dove siamo cresciuti e dove abbiamo imparato a camminare.
Non serve urlarlo perché, come sembra suggerire l'autore, il nostro mondo di provenienza risiede nei ricordi e quindi basta coltivarli segretamente perché possano rimanere vivi.

Un lavoro che ha un tono corale quasi bucolico e che, nonostante questo, riesce a farsi leggere in un soffio. E' una storia che apri e non l'abbandoni più per la bellezza del suo tocco magico. L'ho trovata adorabile e la consiglio anche a voi, giusto per ricordarci che non servono tanti artifici per entrare nei cuori dei lettori. E' edito da una piccola casa editrice romana che non conoscevo ma di cui spero di parlarvi ancora nei prossimi lavori che sicuramente non mi lascerò sfuggire.

Frattanto lasciatevi toccare l'anima da Domenico Infante come ho fatto io.
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Sento la neve cadere
Domenico Infante
Scrittura & Scritture Edizione, Ed. 2014
Collana "Voci"
Prezzo 11,50€


Fonte: LettureSconclusionate


mercoledì 18 giugno 2014

[Dal libro che sto leggendo] L'estate dei segreti perduti




Fonte: Pinterest


Nonostante mi piaccia cambiare genere spesso e volentieri, in questo blog ho solo due titoli che possono essere definibili come Young Adult. Uno sui vampiri, che è meglio dimenticare e l'altro è uno della saga di Flavia De Luce. Quindi, quando mi è capitata l'opportunità di leggere in anteprima "L'estate dei segreti perduti" ero un tantinello scettica. Invece ho cominciato a leggerlo appena ricevuto e l'ho terminato il giorno dopo, evitando di uscire perché dovevo assolutamente capire come andava a finire.

Ora, è vero che sono un pochino allergica alle storie smielate, ma questa - udite, udite! - non lo è, che mal sopporto gli stereotipi - ma in questo caso, a parte la saga della famiglia patriarcale americana Sinclair che ricorda lontanamente i Kennedy non c'è altro!-, ma la cosa che mi preme segnalare di più è la costruzione della storia. Candence, come leggerete, parla di un incidente, dopo il quale ha perso la memoria. Nessuno dice, nessuno spiega. È la stessa ragazzina che dovrà scoprire pezzo per pezzo quello che è successo e le conseguenze che hanno modificato i rapporti all'interno della sua famiglia. 

I capitoli scorrono in velocità e con un ritmo costante fino alla fine e la storia è più che verosimile. E devo dire che non ci sarei mai arrivata alla soluzione finale! 
Un bel lavoro che vi consiglio caldamente,
Buone letture
Simona Scravaglieri




Capitolo 1 
Benvenuti nella splendida famiglia Sinclair. Qui non ci sono criminali. Non ci sono drogati. Non ci sono falliti. I Sinclair sono atletici, alti e belli. Siamo una facoltosa famiglia di stirpe democratica. Abbiamo sorrisi smaglianti, menti squadrati e un temibile servizio a tennis. Non importa se i divorzi straziano i muscoli dei nostri cuori. Non importa se il fondo fiduciario si sta esaurendo e le fatture inevase si accumulano sul ripiano della cucina. Non importa se i flaconi di pillole affollano il comodino. Non importa se uno di noi è perdutamente, disperatamente innamorato. Un amore così estremo da richiedere un rimedio altrettanto estremo. Siamo Sinclair. Nessuno è spiantato. Nessuno commette mai errori. Passiamo l’estate su un’isola privata al largo delle coste del Massachusetts. E forse non vi serve sapere altro. 


Capitolo 2 
Il mio nome per esteso è Cadence Sinclair Eastman. Vivo a Burlington, nel Vermont, con mia madre e tre cani. Ho quasi diciotto anni. I miei averi si limitano a una tessera della biblioteca piuttosto usurata e poco altro, anche se è vero che abito in una grande casa piena di oggetti inutili e costosi. Una volta ero bionda, ma adesso i miei capelli sono neri. Una volta scoppiavo di salute, adesso invece non sto bene. Una volta ero carina, adesso invece ho un’aria malata. È vero che soffro di emicranie dall’incidente. È vero che non posso soffrire gli idioti. Mi piacciono le sfumature di significato. Chiaro? Soffrire di emicranie. Non soffrire gli idioti. La stessa parola ha quasi il medesimo significato nelle due frasi, eppure non completamente. Soffrire. In un certo senso esprime un’idea di resistenza, anche se in modo improprio. La mia storia ha inizio prima dell’incidente.

Questo pezzo è tratto da:

L'estate dei segreti perduti
E. Lockhart
De Agostini libri Editore, ed. 2014
Prezzo 12,90€


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domenica 15 giugno 2014

L'ha detto... Ugo Foscolo

Fonte:WindoWeb Dizionario di mitologia



La fama degli eroi spetta un quarto alla loro audacia; due quarti alla sorte, e l'altro quarto, ai loro delitti. 

 Ugo Foscolo


venerdì 13 giugno 2014

"La giostra del piacere", Eric-Emmanuel Schmitt - Il condominio in piazza...



Eric-Emmanuel Schmitt
Fonte: Alexandroslife


Potremmo inserire tranquillamente questo lavoro in una ideale trilogia che vede in sequenza tre testi che commentano, in tempi diversi, l'evoluzione della società contemporanea; trilogia che vedrebbe prima "La fattoria degli animali" di Orwell, "Il condominio "di J.G. Ballard e infine "La giostra del piacere" di Schmitt. La qualità di Schmitt sta nel riportare il tema de "Il condominio" in modalità orizzontale e sito in un palcoscenico in cui le quinte sono rappresentate dai limiti di una piazza, place d'Arezzo,e su cui tutti gli edifici affacciano. A far da contrasto e da commento all'umano svolgersi della vita c'è il rumore dei pappagalli e delle cocorite variopinte che vivono, da quando furono liberati, fra le fronde degli alberi del parco nella piazza.

Se volessimo vedere come le cose sono cambiate dal 1975, quando uscì High Rise (Il condominio) potremmo sostanzialmente dedurre quanto segue:

- siamo più soli;
- la coscienza di noi stessi in rapporto alla società e al posto che ricopriamo si riferisce ad un fattore in più ovvero il sesso;
- la nostra definizione vive e si nutre della parte più nascosta del nostro io che di solito non ci piace mostrare.

Le costanti invece che rimangono sono:

- l'ambizione al cambio di classe;
- la confusione nell'individuazione del ruolo che potremmo ricoprire;
- la differenza di classe che esiste ma basandosi su dati economici e non umani, ma che continua ad essere rappresentata come fondata su ruoli leggendari;
-l'etica dello scandalo.

La maschera che ci mettiamo giornalmente ha radice, quindi, nell'appartenenza alla società e ci rende legati e prigionieri di un mondo cui scegliamo di volere appartenere - dalle rappresentazioni di ogni autore l'uomo appare sempre incapace a vivere distaccato dal gruppo -. Sostanzialmente scegliamo di appartenere o no ad un gruppo in base alle nostre ambizioni e come sottolineava Orwell lo facciamo scientemente delegando il nostro pensiero in deroga alle regole del gruppo. A questo segue l'insoddisfazione che trova sfogo nelle nostre fobie che rifiutiamo ulteriormente creandone delle altre. La piazza che aggrega è come la città, il bar, il condominio. Dovrebbero essere luoghi in cui incontrarsi e invece sono diventati palcoscenici da cui spiare la vita altrui, sia mai sia migliore della nostra e laddove questo sia per noi un valore di fatto siamo pronti alla mera imitazione e non alla lotta per il raggiungimento dello scopo. Da questo ritratto ne esce fuori un'umanità malata e sola che involve invece di evolvere campando più sulla diceria che sul fatto pratico. Il banchiere tanto affezionato alla sua immagine che va per boschi a cercare l'avventura omosessuale o il politico che per sanare le sue ansie da prestazione pubblica cerca donne per fare sesso sono solo le punte dell'iceberg e sono quelle più visibili ai nostri occhi che giudicano scandalo per scandalo questo o quell'uomo.

Ma Schmitt non si limita a mettere in piazza quello che potremmo trovare in un qualsiasi giornale scandalistico, va oltre. Annulla la separazione delle classi Ballardiane riportando la scala sociale in maniera orizzontale, permettendo il confronto diretto con le classi meno abbienti e favorendo, con il susseguirsi di storie personali raccontate per capitoli, anche le percezioni suddivise per età. E' una completa innovazione rispetto ai precedenti autori perché il confronto si fa più serrato e più vicino alla vita reale che viviamo. Se da un lato il confronto povero e ricco è un qualcosa che conosciamo, arricchendolo con classe sociale/età anagrafica si amplia con un input in più. L'involuzione e la retrocessione civile non è una cosa statica e che appartiene ad un solo momento storico ma forma la successiva categoria di persone che domani prenderanno il nostro ruolo. Bambini, ragazzi e giovani cui non sappiamo spiegare la logica del rapporto persona/sesso/ruolo e cui lasciamo dedurre quali possano essere le conseguenze, attraverso le nostre azioni che non possono che subire passivamente.

A questo si aggiunge anche il sesso, il rapporto con la libertà sessuale ottenuta, è ancora in evoluzione. Non sappiamo, non siamo, sperimentiamo prendiamo le misure. Giudichiamo in base a criteri antichi e siamo contemporaneamente attirati da ciò guardiamo pur non sapendo di cosa si tratti. Una dualità interessante che fornisce un'ulteriore difficoltà per l'eterno contendere fra "essere e apparire".

Siamo o saremo sconfitti da tutto questo? Secondo quello che si intravede nel testo di Schmitt una speranza c'è ed è rappresentata dal baratro in cui rischiamo di cadere continuando a camminare sul filo sottile che rappresenta l'essere e apparire. E' l'abiezione e il desiderio di essere e appartenere ad un dato gruppo che offusca la nostra percezione e solo cadendo nel baratro riusciremo a ritrovarci e a ritrovare la nostra verità. Il particolare interessante è dato dal coro dei pennuti esotici cui tutti i personaggi si confrontano. Come nei cori delle tragedie greche, i coloriti volatili rappresentano la voce del passato, delle origini, sempre esposto e suggerito a chi li guarda ma mai preso in considerazione. Il baratro della salvezza, o quello che per noi è il baratro mentre nel loro caso è lo stato naturale, è il loro modo di approcciare ai rapporti; che siano Inseparabili o lascivi il filtro che decide la percezione che gli altri hanno di loro non viene da un qualcosa di nascosto bensì dal loro effettivo rapporto/interazione con il gruppo. Ma noi siamo pronti per tutto questo?

Un libro composto come un'opera teatrale in atti, 5 per la precisione, e scandita con capitoli che rappresentano gli incroci casuali o voluti fra i particolari condomini di questa piazza. Poi c'è una lettera su carta gialla "Questo biglietto solo per dirti che ti amo. Firmato: tu sai chi", ma questo mistero ve lo dovete sbrogliare da soli!

E' un tomo, 654 pagine, che scorrono che è un piacere e, mai come questa volta, posso dire che sono tutte necessarie, non ne avrei tolta nemmeno una. Felicissima di averlo scelto e comprato mi congratulo con E/O per la bella scelta di pubblicazione.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


La giostra del piacere
Eric-Emmanuel Schmitt
Edizioni E/O, Ed. 2013
Collana "Dal mondo (Francia)"
Prezzo 19,50€


Fonte LettureSconclusionate

mercoledì 11 giugno 2014

[Dal libro che sto leggendo] Sento la neve cadere

Fonte: Pinterest


Libro bello e intenso, come dirò anche nella recensione della prossima settimana- stupite, già l'ho scritta!-, è un libro che accarezza l'anima. Ci sono libri scritti per far riflettere attraverso il cervello e quelli che invece passano dai sentimenti e, questo, è pienamente nel secondo caso. Immagini di tempi andati e di una civiltà rurale oggi perduta che vive gli echi del fascismo da lontano fin quasi all'ultimo quando gli americani arrivano per la liberazione.

L'eleganza sta nella scrittura come nella rappresentazione e il pezzo che ne viene estrapolato è in tutto e per tutto rappresentativo dell'opera. "Sento la neve cadere" è l'affermazione dell'anziano Zu' Lillo, l'ultima frase, quella con la quale si congeda al mondo. L'immagine di un uomo che negli ultimi istanti di vita è sospeso in quello stato di limbo tale da permettergli di avvertire il peso dell'impalpabile. Non servono, come si può ben dedurre, tante parole per descrivere questo lavoro ma è un libro da leggere per ricordarsi che si può scrivere e regalare emozioni e pensieri anche così, semplicemente.

Un libro veramente consigliatissimo,
buone letture,
Simona Scravaglieri
Esilio
Salvatore Salvati stava infilandosi la camicia, quando a sua moglie Agata cominciarono le doglie. Erano sposati da meno di un anno e lei a Petralia non aveva nessun parente.Salvatore prese il cappello e corse a chiamare Maria Macrì, la mammana.La vecchia levatrice aveva visto e fatto nascere almeno tre generazioni di petralesi.In quei minuti che precedono l'alba, quelli in cui i contadini principiano la loro giornata, lei ancora dormiva. Sentì la voce dell'uomo solo dopo una decina di minuti e si affacciò dal balconcino della sua casa. Quando si sporse, Salvatore notò la lunga, pesante e grinzosa camicia da notte che la mammana aveva addosso.La vecchia lo fissò e poi chiese: "Don Turi, che successe?""Me' mugghieri" rispose Salvatore. "Penso che voglia sgravare.""Da quanto?"."N'orata, credo.""Ogni quanto sente i duluri"."Chi ne sacciu, donna Maria, Primo figghio è, nemmeno saccio chi cosa haju a spiarle.""Aspettatimi ca vengu" rispose sconsolata la vecchia alla quale evidentemente le ore di sonno non erano bastate.Il bambino nacque alle due dopo mezzogiorno, il ventotto ottobre del 1922, una giornata  speciale, il giorno della marcia su Roma, quello in cui un gruppo eterogeneo di uomini provenienti da ogni parte d'Italia marciò sulla capitale, laggiù nel continente.Ma a Petralia Sottana, un paese di pietre incollate alla pietra, quel nuovo giorno iniziava come tutti gli altri, gli uomini si lavavano utilizzando i loro bacilli, alcuni nuovi, altri sbrecciati, alcuni di ottone, altri di pesante ghisa smalta e le donne preparavano per loro il pasto da portare al lavoro nei campi.A casa di Salvatore, un uomo bassino e tarchiato, con i capelli folti e neri e le mani dure come zappe, era nato nel 1895 e aveva fatto in tempo a vedere la Grande guerra dal fondo di una buca in mezzo alle montagne del nord.

Questo pezzo è tratto da:

Sento la neve cadere
Domenico Infante
Scrittura & Scritture Edizioni, Ed. 2014
Collana "Voci"
Prezzo 11,50€

domenica 8 giugno 2014

Roberto Calasso - Che tempo che fa del 02/11/2013

Mi piace sentire parlare Calasso. Trovo rilassante e interessante avere davanti a me una persona che è in grado di scorrere la storia della letteratura avanti e indietro nel tempo senza dover essere didascalico o retorico. Di persone così oggi giorno ce ne sono veramente poche. Oggi vige l'inno della "citazione" - mai ricordata una frase a memoria! -, la necessità di spiegarla come si fosse a scuola per far vedere che si sa. Invece lettura e cultura dovrebbero avere un significato diverso.

La condivisione di concetti, dovrebbe stimolare il dialogo, la riflessione il prendere in considerazione concetti, situazioni, persone e caratteristiche delle stesse per poterci permettere di farle nostre e di confrontarle con quello che siamo e in cui crediamo. In questo senso il catalogo dell'Adelphi è un grande progetto e l'immagine di una visione rara e coraggiosa di una casa editrice che nello scorrere del tempo ha aggiornato tutto meno questo. Potrebbe non essere una strategia vincente quella di non dare al pubblico quello che si aspetta e proporre invece temi nuovi e sconosciuti ma nel caso di questa casa editrice ne decreta non solo il successo ma anche l'ammirazione. Sono lavori unici che colpiscono e rimangono con i lettori per sempre.

Vi lascio questo video, messo da parte parecchio tempo fa e che poi mi sono sempre dimenticata di proporvi. E stato fatto lo scorso anno Adelphi compiva 50 anni ed è uscita con un testo che ne racconta la storia attraverso le pubblicazioni e le copertine.

Buona domenica e buona visione e letture,
Simona Scravaglieri



venerdì 6 giugno 2014

"L'ufficiale e la spia", Robert Harris - Amato ma non adorato...



Fonte: Antiwarsongs


Dall'8 maggio è arrivato in libreria Robert Harris. Un nome di punta della letteratura di successo inglese, che si concentra sul genere dei grandi romanzi storici. Harris salì alla ribalta dei media nel 2007 con "Il gostwriter" in cui, si dice, che il suo protagonista Adam Langdon sia una velato ritratto di Tony Blair. In questo lavoro torna indietro nel tempo fino al 1894, il giorno in cui un maggiore in forze - perdonate la ripetizione - allo "Stato Maggiore" francese, viene condannato all'esilio sull'isola del diavolo per alto tradimento e spionaggio a favore della Prussia.

La differenza la fa il caso che si sceglie di raccontare, e Harris lo sa perfettamente, scegliendo di raccontare un caso da manuale che ancora oggi è dibattuto per le sue implicazioni sull'etica della "ragion di stato" e quale sia il limite oltre quale, lo "stato sovrano", non si debba mai spingere. Così un lavoro di ricostruzione minuzioso, per certi versi e in alcuni tratti forse anche un pochino pedante, diventa un vero capolavoro. Fa gioco la maestria di Harris di inquadrare il periodo storico su fronti distinti; da un lato viene rappresentata la Francia che riconosciamo, quella della "storia ufficiale, di cui abbiamo ricordi scolastici, e dall'altro viene invece alla luce quella vita comune di cui si parla solo in testi specialistici e che invece non è poi così lontana dalle nostre abitudini. Questa formula premia sempre scritti del genere che viaggiano, per il loro cocciuto ma necessario attaccamento alla "Storia", sul filo sottile tra il "polpettone noioso" e il grande romanzo storico.

La storia, come detto, è quella di Alfred Dreyfus e di colui che, dalle conseguenze della sua cattura, guadagnò il grado di colonnello e la carica di responsabile della "sezione statistica" del controspionaggio francese, Georges Piquart. Due personaggi agli antipodi: il condannato è un ebreo, ricco, che vive la propria carriera militare in maniera diversa dai suoi commilitoni, ha una famiglia e si equipaggia in autonomia con i migliori mezzi. Dall'altro lato il giovane Piquart, che ha fatto dell'esercito la sua famiglia. Scapolo impenitente, diviso fra le donne che nella sua vita sono importanti ma che non vuole sposare, amico sincero, amante della buona musica e gran lettore. Credeva fermamente nel tradimento di Dreyfus e si amareggiava del fatto che fosse stato suo allievo alla scuola ufficiali. Tutti e due hanno in comune l'origine alsaziana, all'epoca passata di mano dalla Francia alla Prussia, che però nel caso di Dreyfus è terra d'origine mentre per Piquart è terra occupata ingiustamente.

Quindi oltre a tema dominante che Harris ricostruisce, ma non giudica, della "ragion di stato" e delle conseguenze dei danni che ne derivano dalla cattiva gestione degli uomini che dovrebbero applicarla, si aggiunge anche in maniera preponderante l'antisemitismo che dilagava nell'opinione pubblica francese e i malumori per la questione alsaziana che rendono il quadro di una società che aveva un disperato bisogno o di stabilità o di un nemico da odiare per mantenere l'ordine. Ma quando la "ragion di stato" ragione e quando è follia? La follia è umana, la ragione dovrebbe essere solo illuminazione. Nel caso Dreyfus, come avviene per molti casi più recenti anche italiani, la ragion di stato è portata avanti da uomini, spesso senza scrupoli, che decidono per tutti ciò che è lecito far conoscere e ciò che non lo è in deroga alle loro aspettative di carriera e non a favore dello stato sovrano. Così, chi incappa in un errore giudiziario, rischia di avere la vita rovinata perché il solo ammettere l'errore è considerato un gesto debolezza.

Per quanto riguarda lo stile narrativo, come già accennato, è scorrevole ma in alcune parti un po' ripetitivo. In parte è dovuto al fatto che questa indagine, nata per caso, si sviluppa a forza di scoperte casuali e difficili da collegare, all'epoca, in maniera organica. La base è il Bordereau un gruppo di fogli di corrispondenza la cui calligrafia è similare a quella di Dreyfus e da quello che nasce il caso e con quello poi, nel 1906, lo stesso condannato verrà riabilitato. Nel frattempo Piquart muovendosi nelle maglie di una struttura che gli viene affidata ma che ha delle logiche che finirà per capire ma non condividere, si trova a dover operare in maniera metodica accantonando indizio per indizio e smontando prova per prova, le prove di condanna in cui, invece, credeva ciecamente. Questo sovrapporre le prove, il continuo confronto con le stesse e i dibattimenti precedenti vengono continuamente riproposti e si fanno spazio, a volte un po' a sproposito, nella trama. Ma alla fin fine l'impatto di questa commistione di fattori con la storia romanzata è decisamente positivo. 

Una piccola nota di colore è data dalla descrizione degli intellettuali che, all'epoca si schierarono per riaprire il caso Dreyfus; la figura che spicca è quella di Èmile Zola. L'impavido scrittore fece pubblicare l'articolo che vedete in calce alla recensione procurandosi quindi una condanna per vilipendio alle forze armate e fu costretto a lasciare la Francia e a riparare in Inghilterra.

Un libro che probabilmente sarà un successo per i due motivi evidenziati, ovvero la natura del caso scelto e la scelta dell'aderenza della storia a quella reale, che in questo periodo possono essere considerati temi caldi. Un lavoro che si legge agevolmente, non presenta refusi evidenti, scorrevole anche se un po' lungo, ma che conferma che Harris ancora ci sa fare nonostante il suo precedente scritto sulle carte hitleriane sia ancora oggetto di critiche. Ma mi è d'obbligo specificare che la frasetta messa in calce al libro è scorretta, almeno in parte. Non si tratta di un thriller e sebbene abbia un sapore molto da epopea, si muove su un raggio di quasi dieci anni e quindi "L'impatto cinematografico del thriller" che Polansky sottolinea non è poi così evidente. Probabilmente la trasposizione cinematografica per questioni di show-business si nutrirebbe delle due figure contrapposte di Dreyfus e Piquart che non vengono rese ai lettori da Harris con descrizioni dirette bensì attraverso le azioni, le convinzioni e le scelte che fanno. Ma questa è una mia convinzione personale. Il libro mi è piaciuto ma non l'ho adorato e forse il segreto si nasconde proprio nella formula scelta di essere "storico fino in fondo" senza però mai entrare a piè pari negli aspetti forse più filosofici della questione. Però è un libro che rileggerò volentieri perché ad Harris non so dire di no.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


L'ufficiale e la spia
Robert Harris
Mondadori Editore, ed. 2014
Collana "Narrativa moderna e contemporanea"
Prezzo 19,00€



Fonte: LettureSconclusionate

giovedì 5 giugno 2014

Nel bene e nel male...auguri!

Fone: Pinterest
Cominciamo con il dire che, codesta bella ragazza, non sono io! Mi sembrava un'immagine meno smielata di tante altre a commento del mio gaudio odierno. 

Questo spazio compie, nel bene e nel male, 4 anni, 642 post, 284 commenti, molti iscritti e tanti lettori occasionali. C'è posto per tutti e io non ho mai voluto limitazioni proprio perché questo spazio lo immaginavo così, libero.

Ma come sempre mi è d'obbligo ringraziare chiunque è passato di qui, lasciando un commento o inviando un pensiero in privato e i blogger che ho conosciuto grazie a questo luogo.

E' un bel traguardo, per me, che sono poco affine alle attività di routine e continuerò - poveri voi! - a portarlo avanti così. Continuerò a mappare le mie sconclusionate letture, saltando di palo in frasca con gli argomenti che trovo in giro nelle mie strabordanti librerie, sempre cercando di essere imparziale e sincera nel bene e nel male.

Buone letture e tanti auguri a tutti noi!
Simona Scravaglieri

mercoledì 4 giugno 2014

[Dal libro che sto leggendo] La giostra del piacere

Place d'Arezzo
Fonte: Panoramio


E' una storia che si svolge nel nostro contemporaneo ed è interessate da leggere perché Schimitt in questo lavoro riunisce quello che tanti autori hanno fatto separatamente secondo le loro inclinazioni e la loro professionalità: la rappresentazione della vita contemporanea.

In questo è anche aiutato dal fatto che già ha scritto anche per il teatro ed, infatti, nel pezzo di oggi le quinte si aprono al primo atto e nella descrizione di Place d'Arezzo sembra di stare proprio a teatro, comodamente seduti in poltrona con una voce fuoricampo che ci introduce alla scena.

Place d'Arezzo è il mondo e tutto il mondo satellita lì. Ricchi e poveri, buoni e cattivi, amanti e traditori, lavoratori o mantenuti. C'è proprio tutta la declinazione di una umanità varia che cerca la propria definizione nella vita e nella società. Poco importa che questo percorso passi per il sesso o no. L'orgasmo qui non è il "piacere" è il raggiungimento dello status o posto in cui vorremmo essere. Ma come è naturale nella natura umana e nel sesso il raggiungimento dell'orgasmo ne chiede subito un altro.

Così nella vita di tutti i giorni anche noi, attraverso il riconoscimento delle categorie assegnateci dalla società, ci definiamo e ci presentiamo, salvo, però, essere umani e per questo tutti "uguali e diversi" nel modo di scegliere quanto palesare di noi stessi agli altri.

Un vero capolavoro, preso proprio leggendo questa prima pagina.
Buone letture,
Simona Scravaglieri


PARTE PRIMA 
L'annunciazione 
Preludio 
Chiunque arrivasse a place d'Arezzo provava una sensazione strana. Sebbene il giardinetto rotondo in cui si sviluppava una vegetazione nordica fatta di prato, rododendri e platani fosse contornato da opulente case di pietra e mattoni stile Versailles, i sensi venivano solleticati da un che di tropicale. Eppure non c'era niente di esotico in quelle facciate equilibrate, in quelle alte finestre a piccoli riquadri, in quei balconi torturati dal ferro battuto o nelle mansarde che venivano affittate a peso d'oro. E nemmeno c'era qualcosa di esotico in quel cielo spesso grigio e triste in cui le nuvole sfioravano i tetti d'ardesia.
Non bastava girare la testa per cogliere quel che succedeva. Bisognava prima sapere cosa guardare.
I primi a indovinare erano quelli che portavano a spasso il cane. Andando dietro ai segugi che, con il naso incollato al suolo, percorrevano freneticamente il terreno, notavano che il prato era cosparso di rifiuti organici, corte deiezioni scure con un'aureola di marciume bianco; allora risalivano con lo sguardo lungo i tronchi e vedevano le insolite costruzioni naturali che oscuravano i rami; poi un'ala colorata si agitava, un chicchiolio perforava il fogliame, alcuni stridii accompagnavano il volo multicolore dei volatili e i passanti capivano che place d'Arezzo nascondeva una folla di pappagalli e cocorite.
Come facevano animali del genere, provenienti da orizzonti lontani, di origine indiana, amazzonica o africana, a vivere a Bruxelles liberi e in buona salute malgrado il clima tetro? E perché nel cuore del quartiere più chic?

Questo pezzo è tratto da:

La giostra del piacere
Eric-Emmanuel Schmitt
Edizioni E/O, Ed. 2013
Collana "Dal mondo (Francia)"
Prezzo 19,50€

lunedì 2 giugno 2014

Aspettando #nonsonosole del 21 Giugno per #lettidinotte....

Fonte: Dilettieriletti e LettureSconclusionate


Pensavate che fosse finita lì? E invece no! Anzi la giornata della sòla si moltiplica e si trasferisce anche con due appuntamenti per giugno. Il primo è ad Arezzo il 14 Giugno e di cui vi darò in seguito anche riferimenti e dettagli e, il secondo, di nuovo a Roma e nuovamente alla Libreria Pallotta (P.zzale Ponte Milvio, 21), nella serata di #lettidinotte il 21 Giugno.

Per questa nottata che comincerà all'incirca dalle 20 di sera e proseguirà fino alle 2 del mattino sono previste oltre alla consueta presentazione delle sole, al #librosospeso, agli autori ed editori che vi daranno i motivi per cui (non) leggerli anche la replica, su nuovi libri, del dibattito che è venuto fuori sul libro di Stoner. Nel caso vogliate arrivare preparati i libri scelti sono due:

- Gli eroi imperfetti, Stefano Sgambati - Minimum Fax Editore, ed. 2014, Collana "Nichel", Prezzo 15,00€
- L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, Haruki Murakami - Einaudi Editore, ed. 2014, collana "I supercoralli, Prezzo 20,00€

Nel caso vi chiedeste come funziona il dibattito è molto semplice. Si parla del libro in totale libertà, non interessa se piaccia o no, ma come ho sempre sostenuto in questo spazio, il confronto ci fa crescere e ci rende quello che lo ha istigato prezioso, nel bene e nel male, proprio perchè, per controbattere, ne svisceriamo trama, personaggi e modo di scrivere. Potete anche solo leggerli per farvi un'idea di quello che poi si dirà in piazza, in fondo una delle caratteristiche di #nonsonosole è proprio quella di dare ampia libertà ai lettori di dire o no la propria e di bocciare quello che, secondo i loro parametri, non corrisponde a quello che sono disposti ad accettare come una buona esperienza di lettura.
A voi la scelta. Non è obbligatorio conoscerli.

Chiaramente tutta questa attività vi metterà sete e quindi è previsto un aperitivo di benvenuto e successivamente ci saranno partite di calcetto e calciobalilla per gli irriducibili dello sport da campo e da poltrona...


Fonte: Dilettieriletti LettureSconclusionate

Altra iniziativa riguarda chi scrive. Ed è un miniconcorso che vede gli scrittori impegnati a produrre un racconto che si ispiri a questa frase estrapolata dall'ultimo libro di Murakami:
Tutta quella gente veniva trasportata in maniera sistematica, come se nulla fosse, da tutti quei vagoni! Tutte quelle persone avevano un posto dove andare o dove fare ritorno.
Ci sono delle regole ovviamente e le riporto "incollandole" dal sito dell'altra organizzatrice di #nonsonosole, ovvero Diletti e Riletti , perchè sono immensamente pigra, lo ammetto!

Regolamento minimo (perché ci vuole un minimo di regolamento…)

  • I partecipanti dovranno attenersi al tema proposto, pur potendolo declinare nei modi più disparati.
  • Sono ammessi solo racconti in lingua italiana o in altra lingua purché accompagnati da traduzione in lingua italiana ciascun autore può partecipare con un massimo di tre racconti, ciascuno dei quali non dovrà eccedere una cartella di 2000 caratteri in Arial pt.12 (astenersi grafomani!)
  • Con la semplice partecipazione al concorso gli autori si assumono ogni responsabilità in merito alla paternità degli scritti inviati ed autorizzano gli organizzatori alla pubblica lettura degli stessi e ad una eventuale successiva pubblicazione sia cartacea sia digitale
  • Per partecipare al concorso, l’autore dovrà inviare entro e non oltre il 15 giugno p.v. la propria opera in formato Word ad entrambi i seguenti indirizzi di posta elettronica: cali.carmelo@gmail.com e dilettieriletti@yahoo.it
  • In un altro file Word dovranno essere indicati tutti i dati personali (nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico, indirizzo e-mail), il titolo dell’elaborato, e la seguente dichiarazione: “Acconsento al trattamento dei dati personali qui riportati in conformità a quanto indicato dalla normativa sulla riservatezza dei dati personali (D. Lgs. 196/03) e solo relativamente allo scopo del concorso in oggetto. Dichiaro inoltre che l’opera è frutto del mio ingegno e ne detengo i diritti a ogni titolo“

Tra i racconti pervenuti entro tale data, ne saranno selezionati dieci, dei quali sarà data lettura durante la manifestazione Letti di notte, il 21 giugno, presso la Libri & Bar Pallotta, Piazzale Ponte Milvio 21, Roma

  • TRE RACCONTI tra i selezionati saranno premiati in base al gradimento di una giuria composta dagli organizzatori i premi : 1° classificato: un buono di 25 euro per acquisti nella libreria più una maglietta della manifestazione. 2° classificato: sconto del 20% su un acquisto singolo più una maglietta. 3° classificato: sconto del 15% su un acquisto singolo più una maglietta
  • I dieci autori selezionati saranno avvisati entro il 17 giugno affinché possano partecipare alla serata e alla premiazione
  • Gli autori, per il fatto stesso di inviare le proprie opere, dichiarano di accettare l’informativa sulla Privacy ai sensi del D.Lgs. n. 196 del 30 giugno 2003.
  • Gli autori, per il fatto stesso di partecipare al presente concorso, accettano integralmente il contenuto del presente bando. Per qualsiasi informazione in merito al presente bando di concorso, si prega di avvalersi dei seguenti contatti: cali.carmelo@gmail.com – dilettieriletti@yahoo.it
Qualora voleste partecipare, io lo farei solo per ottenere la mitica maglietta di #nonosonosole perché fa molto "IN" dire ad uno che ambisce al premio Campiello "Ah, no in quelle manifestazioni non ci vado, sai io ho vinto "NonSonoSole"!", questi sono i riferimenti. Se avete domande in merito non avete che da chiedere!

Poi non dite che non vi avevo avvertito per tempo eh! Quindi non perdete tempo e cercate nelle vostre librerie le sòle da farci conoscere!
Buone letture e buone sòle,
Simona Scravaglieri



domenica 1 giugno 2014

L'ha detto... Giovanni Sartori

Fonte: Piazza RmB


Il termine demagogia indica un agire e un mobilitare dall'alto che non ha nulla da spartire con la democrazia come potere attivato dal basso. 
 Giovanni Sartori
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