domenica 30 marzo 2014

L'ha detto... Edward Estlin Cummings

Fonte: Pinterest


L'uguaglianza è ciò che non esiste tra eguali. 
 Edward Estlin Cummings



venerdì 28 marzo 2014

"Nemici di penna", Giulio Passerini - Insultare o non insultare? questo è il dilemma...


Fonte: Anima di carta

Diceva Liang ne "La nobile arte dell'insulto" che bisogna saper valutare quando insultare perché la situazione in cui potremmo trovarci potrebbe ritorcersi contro e decretare la nostra sconfitta agli occhi degli altri. Infatti, qualora l'insultato sia, nel momento dello scontro, dichiaratamente in una condizione di difficoltà la nostra vendetta potrebbe sembrare una prevaricazione.  Una sorta di "non uccidere chi è già mezzo morto perché potresti essere preso per aguzzino e non per vittima". Insomma ,insultare diventa "nobile" quando si hanno delle reali motivazioni - ma che siano visibili qualora la risposta arrivi davanti a terzi - perché l'insulto, fatto gratuitamente, può scadere nella volgarità.
C'è poi il caso in cui l'insulto, l'accusa o peggio la condanna, potrebbe essere gratuita, ma, essendo vestita, imbellettata e tutta compunta, e assumere forme del tutto inaspettate forse anche per Liang - ricordate che il testo de "La nobile arte dell'insulto è del 1933!-. E' il caso del libro di Giulio Passerini che riporta anche lui, nell'introduzione un pensiero al libro di Lian Shiqiu.

Esco da una pessima giornata in cui mi sono detta che dovrei portarmi più spesso dietro il saggio sul nobile insulto e, oggi, mi sarebbe anche piaciuto avere la verve e l'oratoria per mettere al muro, con una semplice frase, chi mi ha fatto arrabbiare. Perché, come dicevano in uno smielato film di anni addietro "C'è posta per te", la cosa che mi fa più arrabbiare e non avere "la cattiveria giusta da dire al momento giusto". Cosa che non avviene, bontà loro e fortuna nostra, per i protagonisti di questo libro che, negli anni, non si sono fatti remore nel dire freddure, condannare o accusare i loro colleghi vivi o anche morti. Si passa dalla gelosia per un presunto corteggiamento alla propria moglie fino all'invidia "della fortunata penna", o anche alla frase detta con leggerezza che costringe, ad esempio, il già famoso Hemingway a chiedere al suo ex superiore d'armata una dichiarazione sul coraggio dimostrato durante la seconda guerra mondiale.

Ma la questione non si ferma solo alla "frase" detta lì per lì ma va ben oltre! Come sottolinea anche l'autore di questo lavoro, c'è una particolarità nel caso in cui l'insultatore o colui che condanna sia uno scrittore: la forma dell'inulto assume tratti più coloriti, ma mai volgari, che toccano tutte le sfumature di un arcobaleno. Si va da Twain che dichiara di non leggere la Auten perchè non ha letto mai conosciuto un libro di questa scrittrice che non fosse noioso - e l'autore e il lettore si domanderanno come fa a sapere che tutti sono noiosi se non li ha letti o altrimenti come può dichiarare di non averla letta se sa che sono tutti noiosi! - fino a Gore Vidal che commenta la morte di Truman Capote definendola come "una buona mossa per la sua carriera". Possono essere affermazioni di cattivo gusto, come quelle del "belligerante"- anche se non sempre, o meglio quasi mai, a buon motivo, Vidal o gratuite come chi se la prende con Shakespeare morto già da tempo, studiato fino allo sfinimento e alla fine marchiato come noioso; ma è un dato di fatto che, quando gli scrittori devono scontrarsi a parole, lo sanno fare molto bene e riuscendo, in piccole battute lapidarie, anche a divertire molto quelli che assistono alla contesa.

Probabilmente, se non fossero stati raccolti, questi straordinari spaccati di umanità dei nostri beniamini li avremmo persi nell'oblio di una società surclassata da troppa informazione ma, per fortuna, abbiamo trovato chi le ha raccolte per noi.

E' scorrevole, ben scritto, intrigante e purtroppo troppo breve per non sentirne la mancanza subito dopo averlo finito.
Speriamo che Passerini ci stupisca nuovamente!

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Se ancora non lo avete visto...qui c'è un piccolo assaggio: Nemici di penna

Nemici di penna 
Insulti e litigi dal mondo dei libri 
Editrice Bibliografica, Ed. 2014 
Collana "I libri di WUZ" 
Prezzo 9,90€


Fonte: LettureSconclusionate



mercoledì 26 marzo 2014

[Dal libro che sto leggendo] Dio se la caverà

Fonte: Neo Edizioni


Stavolta non ho scelto di riportarvi la prima pagina di questo libro, bensì sono andata più avanti così da farvi vivere l'attimo di smarrimento "grafico" della prima pagina proprio come l'ho vissuto io. Siamo di fronte ad un esordio, uno dei tre - il precedente era quello di Passerini - di cui vi parlerò in queste settimane. In questo caso si tratta del libro di Alan Poloni uscito sotto l'egida di Neo Edizioni.

Siamo di fronte alla narrativa contemporanea, ovvero un tipo di scrittura che, sebbene sia stilata per comunicare sia una storia che delle considerazioni che vengono fuori dai fatti narrati, si rivela nelle sue motivazioni quasi alla fine del racconto. Quindi lo stimolo del lettore è dato dalla necessità di capire cosa leghi i personaggi trattati in capitoli separati fra loro. E' un lavoro simile al puzzle, dove parola per parola, situazione per situazione, viene ricostruito il quadro generale.

E' un libro a tratti geniale e sopratutto interessante nella sua stesura che si riflette nello stile scelto da Neo Edizioni sempre in prima linea nella ricerca di testi volti a stupire e a creare scompiglio nelle certezze dei lettori più restii alla sperimentazione. Se è l'incipit quello che deve far ricordare il libro al lettore, quello presente in "Dio se la caverà" sarà difficile da dimenticare sicuramente.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


Gli avevano detto che la dislessia era diversa di paese in paese. A seconda della lingua, cambiava le sue caratteristiche e la sua incidenza. La logopedista gli aveva spiegato che il problema della dislessia era un problema di deficit nella componente fonologica del linguaggio. Deficit. Che brutta parola. Componente fonologica del linguaggio. Che brutte parole. Cioè che il dislessico non riusciva a stabilire una relazione tra un grafema e un fonema, tra un segno e un suono. Cioè: se gli occhi leggevano il grafema P, il cervello non lo traduceva nel fonema P, ma in un altro suono. Nic doveva ritenersi fortunato rispetto a un inglese, perché in Inghilterra il rapporto tra grafemi e fonemi era di 40 a 1220, mentre in Italia il rapporto era di 25 a 33, nel senso che c’erano 25 simboli per 33 suoni e non 40 per 1220. Solidarietà per i dislessici inglesi! Un giorno, sfogliando una rivista scientifica, Nic aveva scoperto che il cinese associava un significato a ogni simbolo. Per ogni simbolo, non uno o più suoni – come in italiano o in inglese – ma un unico e incontrovertibile significato. In cinese quel deficit non trovava humus perché non era una lingua costruita sul rapporto tra segni e suoni: il cinese aveva una scrittura ideogrammatica, dove un segno non rimandava a un suono, ma direttamente a un significato più complesso. In cinese le parole non erano veicolate dalla decodifica sonora dei segni, ma dall’attivazione mnemonica di modelli visivi. E infatti degli studiosi avevano dimostrato che a restare inattiva nel dislessico inglese e nel dislessico cinese non era la stessa area del cervello: per i cinesi era quella della memoria, per gli inglesi quella della decodifica dei suoni. Nic aveva letto di un ragazzo inglese cresciuto in Cina, quindi bi-madrelingua, che si era rivelato fortemente dislessico quando leggeva in inglese ma che era tra i migliori della classe quando si trattava di leggere in cinese. Il suo cervello era svelto per uno dei due linguaggi, lento per l’altro. Era arrivato il momento di emigrare in Cina. Era vero, avrebbe dovuto imparare alcune migliaia di simboli ma, come dicevano tutti, lui aveva un’ottima memoria. L’importante era mettere una distanza tra sé e quell’insieme di aste e asticelle pendenti, di piccole insenature, di suoni imbizzarriti che gli si accavallavano nella mente… insomma, l’importante era non avere più nulla a che fare con le minuscole cacatine di mosca che in Italia gli avevano complicato la vita. Se lo sentiva: ancora qualche anno e la Cina sarebbe diventata la Terra Promessa dei dislessici di tutto il mondo, ancora qualche anno e da tutto il mondo sarebbero partite frotte di emigranti dislessici dirette verso quel Paese in cui il linguaggio non doveva passare attraverso un fottutissimo alfabeto fonosimbolico! Tra l’altro, la Cina era in pieno sviluppo economico e aveva tutte le carte in regola per diventare la nuova America.

Questo pezzo è tratto da:

Dio se la caverà
Alan Poloni
Neo Edizioni, ED. 2014
Collana "Dry"
Prezzo 15,00€

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domenica 23 marzo 2014

L'ha detto...Judi Dench

Fonte: Pinterest


Penso che si debba prendere il proprio lavoro molto seriamente, senza prendere seriamente se stessi. Questa è la combinazione migliore. 

 Judi Dench

mercoledì 19 marzo 2014

[Dal libro che sto leggendo] Country Girl


Fonte: The Guardian


Quella di oggi è la prima pagina dell'autobiografia di Edna O'Brien, donna che ha avuto il coraggio, di contrastare il proprio distino prescritto dalle convenzioni diventando non solo scrittrice, come desiderava, ma anche madre, donna con un'intensa vita mondana ben inserita nel jet set culturale che va dalla metà nel '900 fin quasi ai giorni d'oggi. Irlandese di nascita, nasce in un periodo un po' buio, quello dell'ortodossia cristiana portata all'ennesima potenza foraggiata e sostenuta dalla chiesa di Roma. A far da contrasto di sono i periodi bui seguiti alle inchieste sui maltrattamenti e le ipotesi di pedofilia della chiesa cristiana irlandese e i successivi attacchi avvenuti fra le due fazioni religiose: cristiani e protestanti.

Questo è quel che fa da sfondo a questo viaggio nel tempo e nei ricordi di una donna che si sente dare del "disco rotto". Una definizione infelice di una infermiera con poco tatto ma che costringe l'autrice a guardarsi indietro per vedere quello che ha costruito e il prezzo pagato per erigere quello che è il tempio di ognuno di noi ovvero la somma delle nostre esperienze personali. Parlano di noi e di quello che siamo oggi. Ogni scelta delinea un nostro modo di essere e ci rappresenta anche quelle che noi pensiamo essere sbagliate, perché evidenziano dei nostri punti di debolezza.

Sicuramente un lavoro da leggere a da conoscere perchè riguarda una scrittrice rappresentativa della cultura irlandese del '900.
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Prologo 
Ero alla National Healt Clinic, a Londra, e una ragazza affabile, con un voluminoso cespuglio di capelli castani e un accento straniero, mi aveva sottoposta ad un test per la sordità. "La sua salute è buona, nel complesso, ma per quanto riguarda l'udito lei è un pianoforte rotto". Mi fissò per vedere se quelle parole avessero sortito il previsto effetto allarmante e poi snocciolò tutti i possibili acciacchi della vecchiaia. Alla fine, annotò su un foglietto il giorno della settimana in cui sarei potuta passare a ritirare l'apparecchio acustico, cosa che diligentemente feci, anche se quell'aggeggio non riuscii mai a farmelo amico. Rotolava dentro la cavità dell'orecchio come un piccolo cuscinetto a sfera e recuperarlo era piuttosto laborioso. Sta di fatto che adesso l'apparecchio si trova dentro la busta marrone in cui mi è stato consegnato.
A casa mi aspettava il giardino: la seconda fioritura delle rose, slavate e un po' malconce, ma pur sempre belle, e le tre piante di fico, ma con le foglie aggrovigliate che erano tutto un fremito per via degli uccelli che vi sfrecciavano dentro e fuori, inseguendosi l'uno con l'altro tra il corteggiamento amoroso e la guerra.
"un pianoforte rotto" mi ronzava di continuo nelle orecchie, nelle sue varie accezioni, e malgrado ciò mi fece pensare ai tanti doni della vita: aver conosciutogli opposti di gioia e dolore, amori incrociati e amori non corrisposti, successo e fallimento, fama e biasimo; aver letto sui giornale che come scrittrice avevo fatto il mio tempo e, se questo non bastasse, che ero una "Molly Bloom in saldo", eppure ciononostante, continuare a scrivere e leggere, essere tanto fortunata da riuscire ad immergermi in quelle due intensità che fanno da contrafforte a tutta la mia vita.


Questo pezzo è tratto da:

Country Girl
Edna O'Brien
Elliot Edizioni, Ed. 2013
Collana "Antidoti"
Prezzo 18,50€

domenica 16 marzo 2014

L'ha detto...Benjamin Franklin


Fonte: Pinterest

Chi si innamora troppo di sé stesso, non avrà contendenti. 
 Benjamin Franklin

venerdì 14 marzo 2014

"Giancarlo Siani. Passione e morte di un giornalista scomodo", Bruno De Stefano - La logica della creazione del mito...

Fonte: Alessandro Di Battista

E' vero, Giancarlo vive; ma non grazie alla maggior parte della letteratura e della filmografia esistente. Giancarlo vive solo ed esclusivamente grazie al giornalismo serio fatto da persone come Bruno di Stefano. Lo fa rivivere attraverso un'indagine seria e corredata di riferimenti che fa collocare questo libro a pieno titolo nella sezione "reportage d'inchiesta". E' una definizione stra-abusata dove grazie all'ignoranza dei lettori e alla furbizia di molti editori passa un sacco di spazzatura. Ma come riconoscerli? E' una bella domanda e De Stefano ce ne da un saggio ponderato e ben costruito; vediamo qualche punto importante.

In un reportage d'inchiesta ai propri ascoltatori/lettori dovrebbero essere forniti tutti i dati, le fonti e i riferimenti. E' un'opzione poco praticata nei reportage urlati perché richiede tempo, perizia e spesso può avvenire che una fonte smonti un'altra. E qui oltre al riportare riferimenti, testi e citazioni lo stile giornalistico di De Stefano interviene per chiarire, sarebbe meglio dire "tradurre", terminologie o procedure quando non sono così chiare.
Questo tipo di inchieste, quando vogliono essere complete e non hanno paura di essere smentite, richiedono, per essere più chiare al lettore, la stesura dei dati in ordine cronologico così da permettere a noi poveri lettori di avere il quadro chiaro del periodo, della situazione, di chi c'era e chi no al momento dei fatti narrati. Come detto, richiede perizia ma soprattutto la certezza di quel che si sta scrivendo e l'intenzione di non creare un polverone ma di fare vera e propria informazione.
Terzo ma non meno importante, anzi forse è il fattore che fa di questo libro un qualcosa che fa rivivere e rende giustizia al giornalista ucciso il 23 Settembre del 1985, è: il non imporre un giudizio.

Sembra una cosa stupida ma, nel mestiere del giornalista, non è previsto la creazione di un movimento o la formulazione di una condanna. Fare informazione significa fornire ai propri lettori i mezzi per poter conoscere e comprendere quello che succede o è avvenuto o anche verrà. Quando questo viene meno l'informazione può divenire propaganda, disinformazione, diffamazione, creazione del mostro e via dicendo. In un mondo che vive ufficialmente d'informazione questa, come già anticipava Orwell, è sempre più una chimera e personaggi come De Stefano andrebbero seguiti e ascoltati punendo invece i comportamenti scorretti. 

Quello che vi si racconta in questo libro, senza fronzoli o - come già detto - forme compiaciute di condanna, è una storia vera, quella di Giancarlo Siani: ci si presenta un mondo che pensiamo di conoscere ad ogni commemorazione ma che, fatti alla mano, invece ci è più che oscuro. E da questo esce anche un particolare preoccupante ma esplicativo e rappresentativo dell'epoca che stiamo vivendo ovvero la "creazione del mito". Un mito consumistico salito alla ribalta non per quello che è la vicenda umana, che ha spezzato la vita di un giovane giornalista intento nel fare il proprio lavoro, ma per le trasposizioni cinematografiche che hanno tentato di racchiudere un'immensa e intricata vicenda giudiziaria e che, per dovere di tempistica dello showbusiness, hanno successivamente tirato le somme del caso Siani anche senza avere in mano uno straccio di prova, o peggio, di condanna. 
Il mito, costruito nel buio di una sala cinematografica, non assomiglia al corrispettivo reale, molto più solo nel suo lavoro e tradito da chi lo conosceva - per ragioni di paura o di mero opportunismo - e sfruttato anche dopo la morte da chi lo aveva fatto già quand'era in vita.

Un'inchiesta da leggere approfonditamente e con curiosità, narrata come si conviene in un linguaggio scorrevole e con l'attenzione, da parte dello scrittore, al lettore che guida nei meandri della burocrazia con una facilità insperata. Un bellissimo lavoro da conservare e da rileggere per ricordarsi ogni tanto che mestiere fanno i veri Giornalisti.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Giancarlo Siani
Passione e morte di un giornalista scomodo
Bruno De Stefano
Giulio Perrone Editore, Ed. 2012
Collana "Biotón"
Prezzo 16,00€

Fonte: LettureSconclusionate

  


mercoledì 12 marzo 2014

[Dal libo che sto leggendo] Nemici di penna


Fonte: Il sussidiario


Difficile scegliere una sbirciatina che possa essere fulminante più delle altre - quella che vi inserisco è solo una scaramuccia dentro c'è sicuramente di più-, ma, alla fine, mi sono detta che scrivere parte della prima delle sfide presenti nel libro poteva essere sicuramente interessante da leggere e forse anche potesse stuzzicare la vostra curiosità. Qui, il gusto per la letteratura si mette da parte per lasciare lo spazio agli aneddoti che riguardano i suoi protagonisti. Amici, poi nemici, poi amici di nuovo o nemici oltre la morte. Non è un problema capire come va a finire ma quanto la loro "arte di comporre la realtà in un quadro fatto di parole" sia in grado di comporle in maniera più o meno tagliente verso coloro che sono, al momento, reputati come nemici.

Ci sono molti duelli, e sono veramente divertenti da leggere. La frase più tagliente che rimarrà con me parecchio, facendomi sorridere o probabilmente sghignazzare non poco, è quella che Gore Vidal disse alla morte di Capote definendola come "una buona mossa per la sua carriera". L'avevo già sentita ma, contestualizzata, rende molto meglio l'idea!

Buone letture e attenti ai nemici di penna!
Simona Scravaglieri 

Truman Capote vr Jack Kerouac 

Quando i genitori divorziarono, Truman Capote aveva appena quattro anni. Furono alcuni lontani parenti della madre a prendersi cura di lui mentre i suoi si perdevano per le strade d'America. Il padre ricomparve solo molti anni dopo, quando Truman era già uno scrittore affermato, chiedendo denaro; la madre gli faceva visita di tanto in tanto, portando con sé l'amante del momento. La sua fu un'infanzia molto triste e solitaria.Presto tuttavia scoprì di avere un dono. Prima ancora di cominciare la scuola sapeva già leggere e scrivere: la realtà per lui era una pagina da inventare. All'età di undici anni aveva già deciso che da grande sarebbe diventato uno scrittore famoso e da quel momento in poi concentrò tutti i suoi sforzi nell'impresa. Era molto più che scrittura. Era affermazione, rivalsa, necessità, vita eterna. Ogni altro scrittore non poteva che essere un intralcio alla sua ascesa, ogni pagina altrui una possibile minaccia. Ma facciamo un salto nel tempo.Siamo nel gennaio 1959 e Capote è oramai uno scrittore affermato. Con i primi racconti e un apio di romanzi ha raggiunto una fama di tutto rispetto e Colazione da Tiffany, uscito l'anno precedente, è stato un ottimo successo. A Hollywood stanno già pensando di farne un film (uscirà nel 1961), ma intanto le vendite cominciano a calare.Ne l frattempo la nuova letteratura appare all'orizzonte. Una scrittura veloce come non se ne sono mai viste, capace di intercettare gli umori di una società in rapido mutamento e di incarnare lo spirito di un'epoca. E' il momento della Beat generation. Sulla strada, il celebre romanzo di Kerouac, pubblicato quasi due anni prima, sta guadagnando le attenzioni del pubblico e  della stampa scalzando il romanzo di Capote dalle luci della ribalta. Essere messo da parte con cappello, gessato e gemelli da un gruppo di ubriaconi in maniche di camicia che ritenevano che la sua scrittura fosse "piena di stronzate" (come scrisse Kerouac a Cassady), non gli fece piacere.Invitato da David Susskind al suo talk show televisivo, dichiarò a proposito degli scrittori della Beat generation: " Nessuno di loro ha qualcosa di interessante da dire, e nessuno di loro sa scrivere, neppure il signor Kerouac"; per concludere poi: "Quello non è scrivere, è battere a macchina"- Difficile rendere la sfumatura dispregiativa data dal gioco di parole fra wryting, scrivere, typing, battere a macchina, e typowriting, fare refusi. Ad ogni modo queste parole accompagneranno Kerouac fino alla morte.

Questo pezzo è tratto da:

Nemici di penna
Insulti e litigi dal mondo dei libri
Editrice Bibliografica, Ed. 2014
Collana "I libri di WUZ"
Prezzo 9,90€

domenica 9 marzo 2014

L'ha detto...Alda Merini


Fonte: Pinterest



Il poeta non dorme mai ma in compenso muore spesso. 

 Alda Merini

venerdì 7 marzo 2014

"Marineide. Lo Stradivari Rubato", Ioan Viborg - Il film dentro un libro....

Fonte: National Gegraphic

Tra Palermo e provincia si svolge la trama del libro di oggi e più precisamente in 3 punti principali: un teatro di provincia, una casa d'aste palermitana e lo studio di un restauratore di violini. A far da protagonista e a condurre le indagini c'è l'Ispettore Marineo e l'occasione è data dal furto di uno Stradivari la sera dell'inaugurazione del suddetto teatro. La violinista, Marjna Tukallanchova - ringrazio il cielo di non dovere pronunciare questo nome ma di doverlo solo scrivere!-, viene trovata a terra, svenuta, nei camerini quando, invece, la si attende con ansia sul palco. Tra le autorità presenti, i semplici spettatori e amanti della musica classica siede anche Marineo che è un grande ammiratore dell'artista.
La Tukallanchova è stata aggredita e le è stato rubato il prezioso Stradivari che era stato da poco acquistato. A condurre l'indagine è Marineo, come detto, coadiuvato dal suo team di improbabili poliziotti e distratto da un capo che si trova canzonato da una scritta gigantesca, fatta sull'edificio della Procura, che non si riesce a togliere e di cui non si conosce il colpevole.

Avevo accennato alla serie di questo Ispettore in passato e, nonostante ne abbia letto due titoli dell'intera saga, non mi è mai capitato, o meglio mi sono scordata, di riportarne la recensione. Inquadriamo l'uomo e capiremo il genere di giallo che ci si presenta. Marineo è un siciliano DOC e felice di esserlo. E' inserito perfettamente nel contesto ed è circondato da un nugolo di collaboratori che gli permettono anche di esternare la propria ironia e sagacia e di emergere anche se non ci sono situazioni rocambolesche che decretano picchi di tensione nelle trame, o meglio nelle indagini, che lo vedono coinvolto. E' una versione più marcata nella caratterizzazione del corrispettivo ispettore di Camilleri. Lo stile narrativo viborghiano non tende e non si rifà allo stile del thriller ma, come avviene - ma prendetelo con le pinze perché Camilleri non è uno dei miei scrittori preferiti- per Montalbano, siamo di fronte a veri e propri gialli che richiedono tempi di indagine approfonditi.

A questo aggiungiamo che Viborg non si distacca dallo stile vigente della giallistica dove è l'ispettore protagonista  ad avere tutte le chiavi di risoluzione dei vari misteri, che si trova a sbrogliare. E' nello stile dell'autore e quindi del suo protagonista dare la spiegazione  sempre dopo la risoluzione del caso. Tutto questo si arricchisce e diventa travolgente grazie alle gag, alle battute e allo stile scorrevole in cui viene svolta la trama con un'attenzione particolare a che tutto sia plausibile e verosimile. Attenzione che, peraltro, si rivela vincente. Nel caso de "Lo stradivari rubato" c'è anche un particolare ancora più simpatico. L'editore ci ha messo del suo e ha costruito il libro come fosse un film dividendolo in sezioni - primo e secondo tempo - inserendo delle pubblicità divertenti che non mancano di strappare un sorriso. Personalmente io preferisco Marineo e i suoi prodi poi ad ognuno il suo ispettore! Ma certamente difficilmente deluderà.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


Marineide
Lo Stradivari Rubato
Ioan Viborg
Navarra Editore, Ed 2012
Prezzo 12,00€

Fonte: LettureSconclusionate



mercoledì 5 marzo 2014

[Dal libro che sto leggendo] Io speriamo che me la chiavo

A Reclining Female Nude Reading di Isaac Israels
Fonte: Quaderno di un bibliotecario


E' un libro che ho già letto (recensione) ma di cui non avevo inserito l'estratto e così rimedio ora, prima di dimenticarmene. Come già detto, è un libro fuori dagli schemi come la casa editrice che lo pubblica. Dimostra che non serve fare rocambolesche costruzioni o romanzare il mondo della sessualità, basta una lettera, anzi una raccolta di lettere, vere peraltro, per creare una storia o, almeno come avviene questo caso, dedurla direttamente da quello che, chi scrive, dice di sé e da come lo scrive presentandosi come possibile attore nel mondo del porno.

Così al posto di una trilogia, pesante, lunga, romanzata, per amanti del romantico diluito e raccontato, magari, con poca conoscenza di quel che si parla, io vi propongo, nuovamente, un tuffo nella realtà, di ieri perché parliamo degli anni '80-'90,  e un modo leggero e scanzonato per affrontarlo. Non diventeremo dei fini conoscitori del tema, ma due sane risate sono comunque assicurate!

Se in periodo di crisi non trovaste lavoro e ci fosse, come unica opportunità, la possibilità entrare nel mondo del porno e per giunta come attori/attrici, come scrivereste le vostre referenze?
Se volete uno spunto, in questo libro c'è!
Per ora accontentatevi di una sola lettera...."all'impronta"!

Buone letture,
Simona Scravaglieri


Riccardo 
Spett.le Rabbit* e caro Rocco, 
Sarei lieto di poterla incontrare e di poter collaborare in qualche Sua Produzione, nel modo che riterrà opportuno. Vorrei poter trarre esperienza dai suoi suggerimenti ed insegnamenti per avere dei vantaggi da mostrare nel Mondo "Hard" in modo da seguire le sue impronte, nel cammino delle sue Produzioni Future. 
Vi ringrazio anticipatamente con stima
Riccardo 
Invio 2 foto da poter esaminare 

* La Rabbit era la casa di produzione che aveva diffuso le inserzioni per la ricerca di nuovi attori da inserire nei cast delle proprie produzioni.

Questa lettera è tratta da:

Io speriamo che me la chiavo
i fans scrivono alle pornostar
AA.VV.
80144 Edizioni, Ed. 2013
Prezzo 9,90€

domenica 2 marzo 2014

L'ha detto... Gabriel Garcia Marquez


Fonte: Pinterest


Non smettere mai di sorridere, nemmeno quando sei triste, perché non sai mai chi potrebbe innamorarsi del tuo sorriso. 

 Gabriel Garcia Marquez
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