venerdì 28 febbraio 2014

"Linea di fondo", Claudio Grattacaso - Lo specchio e l'istante...


"Quando la felicità non la vedi, cercala dentro"
Scampia
Fonte: Inchiestanapoli

Ho pensato a come iniziare a parlare di "Linea di fondo" un sacco di volte ma non trovavo la formula giusta poi, scartabellando nel vecchio PC ho trovato il link a questa immagine e mi è venuto in mente che, trattandosi di un autore campano, forse avrei potuto iniziare da ciò che conosco di più: Scampia. Non sono campana e nemmeno ci ho vissuto ma, per pregresse ricerche mi è capitato spesso di leggere autori campani e, Grattacaso, rientra perfettamente negli standard di narrazione di questa regione. Quando, in passato, mi è capitato di parlare di altri titoli ho sempre sottolineato una linea comune che si fonda su un realismo che spesso è scambiato per "denuncia romanzata". E' avvenuto per Gomorra, Caina, Fuoco su Napoli e tanti altri titoli commentati in questo blog. Hanno anche un'altra caratteristica che non ho evidenziato  ma che qui esce prepotentemente ovvero non hanno un impianto definito iniziale ma si compongono in un unico puzzle che solo alla fine restituisce al lettore il quadro completo della storia (fatta eccezione solo per il "caso Gomorra" in cui c'è una spiegazione tecnica a questa caratteristica ).

In questo libro si parla di calcio nella misura in cui, questo sport, è metafora della vita e dei rapporti con gli altri. L'onestà, il gioco di squadra, la lealtà verso gli obiettivi societari o di squadra, il successo, la fama e le amicizie sono tutte cose che fanno parte della nostra vita vissuta e/o desiderata. C'è un risvolto della medaglia però: potrebbe succedere che la nostra immagine pubblica, o lavorativa, non corrisponda a quello che realmente siamo per gli altri e con gli altri. E quindi Josè così "ingenuo ma leale" nel suo lavoro nella vita privata pecca solamente di ingenuità, caratteristica che non lo mette al riparo dai danni che il suo approccio affettivo superficiale può recare alla sua sfera familiare privata.

A questa contrapposizione ne fa eco un'altra. Quella dello scorrere del tempo che modifica chi siamo e i nostri desideri e le nostre scelte. Cresciamo, non è una novità. Ma il focus non è in quello che siamo nei tempi, bensì riguarda "come dovremmo osservarci" nell'immaginario specchio che riflette la nostra immagine giornalmente. Lo fa senza memoria. Ogni giorno ci propone quel che vede, non ci fa vedere un confronto fra il giorno prima e quello di un mese prima. Ferma solo l'attimo per poi lasciarlo andare. Così siamo anche noi, che vediamo scorrere la nostra vita correndo all'impazzata alla ricerca di una felicità che non troviamo. Probabilmente, se lo specchio conservasse un memoria sulla dinamica della nostra trasformazione ci direbbe quello che riporta il porticato del centro Hurtado di Scampia: "Se la felicità non la trovi, cercala dentro di te".

José non sa dove sia, o almeno, pensa di saperla sommersa nei "se" del  passato: " se non avessi preso parte alla partita che ha decretato la fine della carriera..."  "Se fossi sceso a compromessi con il racket della compravendita delle partite...", "se non avessi detto a sfilatino di andare a prendere il pallone...", "se avessi dato più retta a Barbara..." "se non fossi sparito dalla vita di Irene...". Quello che non capisce è che la felicità è un attimo, che la serenità dura una vita e che gli affetti si costruiscono con la partecipazione e la presenza. Non importa chi sia il tuo compagno di viaggio in questo passaggio terreno, ma la felicità è in te e solo tu la puoi creare.
Quindi vita pubblica e privata hanno la stessa esigenza di azioni che non siano solo una facciata di professionalità. Richiedono attenzioni paritetiche e costanti.

José voleva giocare a calcio, amava Barbara, aveva un gran rispetto per la propria famiglia e per gli amici. José pensava di conoscere il mondo in cui viveva, ma era troppo impegnato a costruire la propria carriera per accorgersi di cosa succedeva accanto a lui. José cercava la felicità nel pallone, in una famiglia che voleva a immagine e somiglianza di quelle patinate e sempre perfette superficialmente. José scopre a mano mano quello che lo circonda e evolve. Diventa maturo e un giorno si vede più vecchio. Non è vecchiaia è realtà e da qui si può iniziare nuovamente a vivere. Nulla di nuovo forse, ma è la formula che cambia. Lo specchio che non ha memoria non riflette la nostra immagine ma questa storia e attraverso la sua trama possiamo vedere e magari correggere quella della nostra vita. E sta a voi ,leggendo questo libro, scoprire se questa "partita" José la vincerà.

Un lavoro complesso, quello di Grattacaso, ma molto profondo e, come nella migliore tradizione campana, pieno di sfaccettature e simboli terreni; è estremamente rappresentativo delle potenzialità narrative della nostra epoca. 
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Linea di fondo
Claudio Grattacaso
Nutrimenti Edizioni, ed. 2014
Collana "Greenwich"
Prezzo 16,00€



Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 26 febbraio 2014

[Dal libro che sto leggendo] I sogni di Richard

Fonte: Pinterest


Ce ne sono tanti di ricordi sparsi in queste pagine a testimonianza degli usi e costumi del tempo, dell'abitudine a dare un peso scaramantico ai sogni declinandoli all'infinito. Tra i tanti ricordi lasciati ai posteri io ho scelto questo che è una dichiarazione di Wagner alla donna amata strappata alle braccia di un altro per amore, puro e semplice amore che si legge quando lei scrive che lui ha dichiarato "Se almeno conoscessi un essere al mondo che si potesse paragonare a te, lo direi, ma un essere simile è già incarnato in Cosima!".

Sono bellissimi ritratti di momenti di vita di due anime gemelle che hanno avuto l'opportunità di conoscersi e amarsi, di una famiglia che vive ritmi normali nonostante l'eccezionale levatura del capofamiglia e, infine ma non per questo non meno importante, sono la testimonianza del rapporto che Wagner ha con il suo lavoro, i suoi affetti, gli amici e il pubblico.

Assolutamente imperdibili!
Qui la recensione: "I sogni di Richard"
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Mercoledì 19 gennaio 1870

R. mi racconta di aver sognato questa notte che era il ministro della regina Anna d’Inghilterra e che litigava con un certo Lord Evans.« Ah, costui » si diceva Richard « ancora non sa chi sono, mi prende ancora per un musicista ». Il racconto ci fa ridere: R. mi esprime poi quanto sia felice al mio fianco e grazie alla mia presenza. « Se almeno conoscessi un essere al mondo che si potesse paragonare a te, lo direi, ma un essere simile è già incarnato in Cosima! Mi preoccupano soltanto i cambiamenti e la malattia. Non godo ancora del tutto della mia felicità. Non riesco a misurarla. Non voglio uscire di casa! ». Quanto rendo grazie a Dio di questa felicità!Riceviamo svariate lettere (una è di un signore di Brema che ringrazia Richard per aver fustigato i sedicenti direttori d’orchestra). Lusch va dalla contessa Bassenheim. R. la accompagna fino alla carrozza e cade sui gradini davanti casa. Grande spavento. Per fortuna la caduta non è niente di grave. Il pomeriggio le tre ragazze restano al ballo. Loldi mi dice: « Quanto parla il vento! »

Questo pezzo è tratto da:

I sogni di Richard
Cosima Wagner
Il Notes Magico Edizioni, ed. 2013
Collana "La biblioteca di Mercurio"
Prezzo 8,00€

- Posted using BlogPress from my iPad

domenica 23 febbraio 2014

L'ha detto...Ralph Waldo Emerson


Fonte: Gazette du bon ton - Pinterest


E' una regola delle buone maniere quella di evitare le esagerazioni. 
 Ralph Waldo Emerson

venerdì 21 febbraio 2014

"I sogni di Richard", Cosima Wagner - Affinità elettive...


Fonte: Germany Travel

Oggi parliamo di Wagner e della sua Cosima, seconda e amatissima moglie, dalla quale ebbe anche tre figli. Nasce a Lipsia nel 1813 e muore, improvvisamente a Venezia nel 1883. L'occasione è data dal libro "I sogni di Richard" in cui sono conservati e tradotti per noi gli appunti dei diari che vanno dalla fine degli anni '60 al giorno che precede la sua morte. Come suggerisce Taverna nell'introduzione la bellezza di questi diari risiede nella loro particolare caratteristica di non essere scritti con l'intento di confidare i segreti della persona che scrive e, allo stesso tempo, di farlo.

Cosima infatti vive questa dualità di donna che, con una preparazione superiore  a quella delle donne della sua epoca - era figlia del grande compositore e pianista Liszt -, vive un rapporto quasi paritario con il marito e, contestualmente, è la custode del suo tormento interiore. Tormento alimentato dalla paura della povertà, in cui era vissuto a lungo da giovane, o della prima moglie che si ripresenta nei sogni; sogni che sono ricorrenti e che vengono a turbare le notti di questo genio della composizione musicale. Cosima trascrive questo mondo nascosto ai più nei suoi diari, la sua intimità è Richard per il quale nutre un amore così grande da annullarsi in lui e trasformando l'intimità e il tormento di lui nel suo personale tormento. Quindi quel che si definisce come "intimità", qui, assume un significato diverso; l'intimità è coppia, famiglia e amore e non più personale.

"Succinti spaccati di vita", potremmo definirli in cui, se guardati con attenzione, potremmo vedere non solo "la vita dietro le quinte" ma potremmo scoprire anche che Wagner, l'autore di opere che hanno fatto la storia della lirica, vive in mondi distinti, contigui e affini fra loro: quello familiare, quello lavorativo e quello notturno "del sonno". 
Sono distinti, tra loro, dalla loro caratteristica predominate ma sono contigui perché il filo che li unisce è l'oscillazione del "tormento d'artista" che si esprime con continuità. Sono affini perché, come nelle "affinità elettive" di Goethe, l'anima di Cosima completa e supplisce alle mancanze di Wagner e in lui trova il completamento di sé stessa. La famiglia è per lui la normalità e per lei il modo di scandire e quasi organizzare il mondo di lui. Il lavoro, che potrebbe separarli, li unisce ancor di più: non solo nelle rappresentazioni pubbliche sono vicini, ma anche nel privato, quando lui le sussurra o le racconta dei suoi personaggi e delle storie che ci sono dietro. E poi viene la notte, il sonno che va e che viene, le apparizioni di compositori del passato e del presente, autori, della prima moglie Mina, i cani, i denti, situazioni rocambolesche o anche divertenti. Il sonno e i sogni uniscono tutto e la notte è quel momento della giornata in cui, nello stato di temporanea incoscienza, la nostra mente e, particolarmente nel caso dei Wagner, il destino, ci parlano e ci portano a decifrare quello che verrà e quello che ci nascondiamo da soli. Anche questo è un momento che si vive insieme; un ulteriore momento di confronto da cui trarre consolazione.

I viaggi, le letture, i rapporti, la casa, il teatro in costruzione, l'ansia per l'attesa dei soldi, le riflessioni sulla situazione politica trovano tutti spazio in queste pagine, in maniera disomogenea ma facilmente leggibile, proprio come avviene, solitamente, in un diario che si scrive per sé stessi. Un libricino molto, molto bello e interessante che, secondo me, piacerà un po' a tutti proprio perché spaccato di una quotidianità che ci rende una fotografia di una famiglia, come quella dei Wagner, che sembra insolitamente vicina a quelle che ci appartengono nella quotidianità.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


I sogni di Richard
Cosima Wagner
Il Notes Magico Edizioni, ed. 2013
Collana "La biblioteca di Mercurio"
Prezzo 8,00€


mercoledì 19 febbraio 2014

[Dal libro che sto leggendo] Gideon a rapporto

Fonte: Wikipedia
                                   

Questa è la prima pagina del giallo di cui vi ho parlato qualche tempo fa qui: Gideon a rapporto. L'inizio è convincente e anche molto accattivante ma il problema è il seguito. Intanto è uno di 21 libri, questo in particolare è il 5°, e quindi l'autore sembra pensare che i suoi lettori conoscano i libri precedenti e non si dilunga eccessivamente sui loro ruoli. Di Appleby sappiamo che è prossimo alla pensione dall'inizio alla fine del giallo ad esempio e null'altro.

Un'altra pecca è il voler, voluto o no non è dato sapersi, dare l'idea di un ufficio in piena attività, tutta una serie di casi sovraffollano la trama nascondendo il caso principale. E uno stile che oggi è molto congeniale alla letteratura che io definisco da "nevicata" - ovvero quei generi che si sono affermati dopo l'uscita della trilogia Laarson - sebbene in questo caso si tratti di un autore inglese, prolifico scrittore sotto pseudonimi diversi che riesce a evitare tutte le descrizioni dei luoghi che allungano tanto il brodo!
Ma è l'affollamento di casi completamente diversi fra loro che, alla fine, non ne fa apprezzare nemmeno uno proprio perché lo spazio riservato ad ognuno sembra risicato e le soluzioni appaiono quantomai casuali e non definitive.

A questo si aggiunge una nota di pregio che oggi come oggi è difficile trovare nella giallistica contemporanea e sicuramente anche ieri, visto che Agatha Christie aveva - con i suoi personaggi di spicco Miss Marple e Poirot - dettato le regole su cui costruire un giallo; a differenza dagli investigatori o nonnette impiccione, il nostro Gideon, peloso - vedi recensione - , è un ispettore capo e coordina  non si tenendo per sé tutto lo svolgersi dal caso! Per cui ci sono parti in cui si può fare, almeno in parte, il punto della situazione delle varie investigazioni.

Ripeto quanto detto nella recensione: senza infamia, ma anche senza lode, c'è sicuramente di meglio in circolazione.
Buone letture,
Simona Scravaglieri


- È stato lui senz'altro - ammise Appleby. - Ma riusciremo a sostenere l'accusa?
Gideon non rispose. La luce che entrava dalla finestra si rifletteva sui suoi capelli grigi, folti, pettinati all'indietro, e sulla faccia energica, piuttosto ruvida. Gli faceva brillare gli occhi: metà del volto era in ombra.
Charles Appleby, più anziano e più magro, coi capelli bianchi e una incipiente calvizie, era entrato per salutare, al termine del lavoro. Erano le sei passate, e Appleby, prossimo alla pensione, di rado si tratteneva oltre l'orario d'ufficio, ormai; tanti anni di Scotland Yard o avevano logorato fisicamente e moralmente. Con le spalle rivolte alla finestra, teneva una mano tesa, come un oratore impaziente di chiarire la sua idea.
- Per conto mio, sarebbe uno sbaglio iniziare un'azione legale, George. Non puoi correre il rischio di un'assoluzione. Ne abbiamo avute due , quest'anno, e da allora non la smettono di prenderci in giro. E Borgman è un pezzo grosso. Ha troppi amici influenti e troppi soldi: ha un giornale, una casa editrice, uno zampino nelle cartiere, nelle riviste, nella pubblicità televisiva, nel cinema... ed è furbo come il diavolo non dimenticarlo. E non dirmi che la legge è uguale per tutti.
Con la voce profonda, ma non aspra, Gideon rispose: - Non dico niente, mi pare.

 Questo pezzo è tratto da:

Gideon a Rapporto 
(Titolo originale Gideon's Risk) 
J.J.Marric 
Mondadori Editore, ed. 1974 rist. 1978 
Collana "I classici del giallo " 
Prezzo 900£

domenica 16 febbraio 2014

L'ha detto...Eleanor Roosevelt

Fonte: Pinterest


Molte persone entreranno e usciranno dalla tua vita, ma soltanto i veri amici lasceranno impronte nel tuo cuore. 

Eleanor Roosevelt

venerdì 14 febbraio 2014

"Io speriamo che me la chiavo", AA.VV. - Caro "porno" ti scrivo, così mi distraggo un po'....


Fonte: Il Messaggero

Oggi l'argomento potrebbe sembrare da bollino rosso e, invece, non sempre ciò che sembra è come lo pensiamo! "Io speriamo che me la chiavo" è il simpatico titolo dato all'altrettanto simpatica raccolta di lettere di presentazione di aspiranti attori porno. Ma la parola "Porno" si ferma solo al genere di lavoro e ai protagonisti, destinatari di questa corrispondenza "diversamente seria". Non c'è niente di più.
Torniamo indietro negli anni e arriviamo fino al periodo che va dai ruggenti anni '80 agli anni '90 inoltrati. Il porno era ancora un tabù, internet non era diffuso, DVD non ce n'erano e l'unico modo di arrivare ad un certo tipo di film era o andare ai cinema a "luci rosse"- mai vicino casa e bardati in maniera improbabile per evitare di essere riconosciuti - o se si aveva il videoregistratore in videoteca. Persino comprare determinati tipi di giornali richiedeva una certa dose di nonchalance.
Proprio in quegli anni, l'allora fiorente industria del porno, pensava a come garantire prodotti differenziati e soprattutto un incremento di personale: in quel periodo partì una campagna di reclutamento di aspiranti attori direttamente fra gli amanti del genere tramite annunci sulle riviste specializzate e spot alla fine dei film di genere. Sembra che sia informatissima in questo argomento - siete stupiti eh? - ma è tutto scritto nella puntualissima prefazione a firma di Paolo Baron.

Cosa c'è allora in questo libro? I curricula di aspiranti attori! Sono state selezionate delle lettere di presentazione alquanto improbabili che vanno da: "Caro Rocco,[...] non vedo l'ora di seguire le tue impronte[...]" dell'aspirante "improntofilo" a quello che, dopo aver scritto di sé come stesse facendo una denuncia di smarrimento - della serie " Io pinco pallo nato a [...] residente a [...] hobby, lavoro etc"-, chiude la sua presentazione con salutatemi la protagonista del film "xxx". con baci o abbracci. C'è anche quello che scrive alla sua porno attrice e ventila la possibilità, qualora lei non sia disponibile a lavorare con lui, di accontentarsi di lavorare con le altre che ha visto in uno dei film che lei ha girato! 

Lettere che ci portano, in tutta la loro ingenuità o presunta - perdonate la ripetizione -presunzione, a fare due considerazioni abbastanza particolari:
- che, nonostante si possa pensare - un po' per assurdo - al lavoro di porno divo come un lavoro come un altro, è difficilissimo scrivere un curriculum che ci possa rendere appetibili per quel lavoro;
- che molti aspiranti divi del genere porno dichiarano, nel loro modo di scrivere grafico e in quello di forma, la loro solitudine e soprattutto il loro bisogno di arrivare a quella che credono una vita diversa per potersi rifare su quella insoddisfacente che vivono.

Sono considerazioni che sono affrontate anche nel libro, soprattutto la seconda che viene sviscerata nella post-fazione, corredando quanto si è letto con le conclusioni di un grafologo e da considerazioni che si evidenziano anche con una veloce analisi degli scritti.
Per quanto riguarda i curricula, invece, mi sono posta la domanda di come avrei scritto io la mia presentazione per un posto del genere? Devo ammettere che mi sarebbe più facile scriverla per un posto da, come si dice in gergo, becchino che per quello di porno attrice! Cosa ci potrei inserire in fondo? Come valorizzare i dati salienti senza sembrare una maniaca? In una forma di elenco? E se poi servono pure gli hobbies? Posso sempre dire che leggo e che, in particolare, ho letto questa raccolta! Quindi, visti, i tempi documentatevi!

Scherzi a parte, l'ho letta, ho riso come una matta, l'ho fatta leggere a chiunque mi sia capitato sottomano e nessuno è riuscito a rimanere serio. Visto appunto i tempi, forse, anche in questo campo inflazionato e nell'era dei "vorrei ma non mi va di documentarmi" delle ormai noiose "50 sfumature di grigio",  è giusto prendersi un po' di tempo per farsi una bella risata di cuore, oltretutto a prezzo contenutissimo!
Ah e come diceva il Marco di questa raccolta: "non fate caso alla scritta "Rutelli non è il mio sindaco" sulla maglietta che ho nella foto, soprattutto se avete votato per lui.". Nel mio caso, non fate caso ai destinatari di queste lettere! :))
Buone letture,
Simona Scravaglieri 

Io speriamo che me la chiavo
i fans scrivono alle pornostar
AA.VV.
80144 Edizioni, ed. 2013
Prezzo 9,90€

Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 12 febbraio 2014

[Dal libro che sto leggendo] Linea di fondo


Fonte: Orvieto Sport


Giusto l'anno scorso a Gennaio vi ho parlato di Marco Marsullo e del suo "Atletico minaccia football club" e guarda caso, ma non voluto, a fine Gennaio mi è capitato fra le mani questo libro di cui vi parlo oggi. Il protagonista José è un ex calciatore di serie A che, per un infortunio, ha dovuto rinunciare a giocare come professionista. 

La cosa interessante è scoprire quante declinazioni si possano applicare ad un tema come il calcio e, se il libro di Marco ci ricordava che il successo va agguantato sudandoselo calcio per calcio, Claudio Grattacaso ci fa vedere questo mondo da un altro punto di vista: quello umano. Personaggi patinati o no, quando le luci della ribalta si spengono - e non importa che sia per un minuto o per il resto della vita -, devono rientrare fra le quattro mura facendo i conti con una realtà che, anche per loro, non è bella come quella che presentano agli spettatori. Rapporti umani, familiari e di amicizia diventano forse più difficili per il grande dislivello tra quello che è reale e quello che invece è creato come l'immagine pubblica. Riuscire a parlare di questi temi, raccontando in tre tempi contigui fra loro ma estremamente diversi- prima del successo, durante e il dopo -, affrontando questo tipo di vita e le persone che la rendono uguale e diversa tutte le altre potrebbe sembrare caotico e, invece, sorprendentemente il risultato è più che armonico.

In più, quando lo leggerete, tenete a mente questo: il titolo è il libro stesso, ma non lo è  solamente nell'unica accezione che gli si potrebbe dare, pensando che ruota attorno al mondo del calcio.

Come avvenne per Marsullo di cui decantai il fatto che, sebbene si parlasse di calcio, risultasse appetibile e leggibile anche ad una come me che di questo sport se ne intende il minimo indispensabile, anche in questo caso, devo sottolineare che il calcio, in "Linea di fondo", non è ricorrente ne ingombrante e la storia risulta scorrevole e leggibile persino per me che, in questo periodo e con le solite cure, sono diventata una lumaca! Pertanto fidatevi e provate!
Non sarà questo libro che mi farà parlare di partite di calcio alla Nick Hornby sappiatelo!

Buone letture,
Simona Scravaglieri



Un tempo Barbara la capivo. E lei mi capiva. Bastava poco, sfiorarsi la mano, fissarsi per un attimo, dirsi una parola che per noi aveva un significato speciale e suonava come un messaggio in codice. Un tempo eravamo un cosmo nel cosmo, un universo regolato da meccanismi perfetti e leggi perfette, con le loro puntuali eccezioni che rendevano più bella la vita. Vengo qui due volte l’anno, e mi pesa. Il giorno prima comincio ad avvertire una smania che monta, un senso d’inadeguatezza, il respiro s’accorcia, non so dire bene. Fremo. Mi sveglio a notte fonda, aspetto l’alba e parto, cento chilometri di macchina e arrivo a destinazione. Non ho mai voluto essere accompagnato da Barbara, ho sempre preferito non dirle dove andavo quando decidevo di venire qua. Appena varco il cancello, mi accoglie un odore di lievito, di pane ancora da infornare. Forse viene dal gruppo di case in pietra ai piedi della vallata, ci deve essere una panetteria. Mi fermo, e mi sporgo per vedere meglio oltre il muro di recinzione, individuare un segnale, un filo di fumo. Un vento caldo muove le piante, e gli odori più vicini si fondono e coprono ogni altro odore. Il polline dei fiori, la resina degli eucalipti e dei cipressi mi fanno arricciare il naso.

Ecco, forse la falla si è aperta lì, nel momento in cui ho deciso di non dire, di tenere tutto per me, di provare a cancellare, minimizzare. Ho taciuto, mi sono seduto in un angolino a poppa della nave e ho aspettato che la bufera passasse. A che sarebbe servito parlare, spiegarsi, capire, chiedere aiuto o venire in soccorso, se era chiaro che la bonaccia prima o poi sarebbe tornata e la bufera non sarebbe stata altro che un ricordo lontano? È anche vero, però, che il bel tempo è solo apparenza, uno stato precario messo a intervallo tra due tormente. Ogni tempesta ti lascia diverso da com’eri. Allora bisognerebbe prevenire, riunire la ciurma e accordarsi per una strategia comune. Ma si deve essere abituati a farlo, e io quest’abitudine non ce l’ho mai avuta, ho sempre preferito il silenzio. Una volta i morti mi facevano paura. Le fotografie sbiadite, le espressioni severe, gli occhi taglienti, mi accusavano di vivere. Passavo in fretta tra le lapidi, a testa bassa, affondavo i talloni nel pietrisco cercando di evitare i loro sguardi. Ma loro mi seguivano, me li sentivo sul collo, appiccicati addosso, e allora non ho avuto scelta. Percorrere i viottoli lentamente, prendendo ogni volta una stradina diversa, fermandomi a caso di fronte a qualche tomba. La sagoma nera di una donna si china su una fioriera e sistema meticolosamente i gambi, come se dalla loro inclinazione possa dipendere la felicità del defunto. È anziana, porta un fazzoletto nero in testa, legato sotto il mento, come ormai si vede solo in paesini piccoli come questo. Le iridi chiare sono immobili nelle orbite, rughe profonde le incavano il viso, un albero sezionato, con gli anelli testimoni dei suoi anni. Mi guardo intorno, cerco il mio viottolo. L’hanno sepolto qui, lontano dalla città, per farlo stare accanto ai nonni, per non fargli mancare l’abbraccio di persone care. O forse pensavano che avrebbe provato paura in un altro cimitero, tutto solo, nel buio freddo dello zinco. C’è silenzio e fa caldo, anche se sono appena le otto. Il cielo è malato, il sole è un disco bianco e lattiginoso. Ogni tanto mi fermo e studio una lapide.
Questo pezzo è tratto da:

Linea di fondo
Claudio Grattacaso
Nutrimenti Edizioni, ed.2014
Collana "Greenwich"
Prezzo 16,00€

- Posted using BlogPress from my iPad

domenica 9 febbraio 2014

L'ha detto... Shirley Hazzard

Fonte: Laboratorio de escritura



"La poesia è stata il più lungo piacere della mia vita." 
 Shirley Hazzard

venerdì 7 febbraio 2014

"Ritratto di signora", Henry James - Confronti e riflessioni....parte 1

Fonte: Aforismi e musica

Ogni tanto mi rendo conto di essere incoerente. In questo periodo più che mai. Per chi mi legge in rete sa che sto leggendo "Linea di fondo"di Claudio Grattacaso che parla di rapporti e di calcio e oggi mi trovo a commentare un libro letto tempo fa e del quale, credo - anzi ne sono quasi sicura - di aver rotto le scatole al tutto il mondo a me conosciuto o sconosciuto nell'ambito digitale. Quindi, se me ne si chiedesse la ragione, potrei anche affermare che, essendo sconclusionata, non ci si può aspettar altro da me ma, invece, una logica c'è ma non risiede in una stretta correlazione fra i libri. Quindi la logica spiegazione de "la logica" rimandiamola a data da destinarsi, ma non mi scorderò di presentarla più in là.

Henry James é un uomo e un grande scrittore diviso fra due mondi, la sua origine americana e la sua seconda rinascita che comincia a vivere quando decide di stabilirsi in Europa. Parigi, Roma, la Spagna e l'Inghilterra, quest'ultima sua patria adottiva e dalla quale riceve un encomio dalla Regina per il suo lavoro, sono, a tutti gli effetti, le tappe di un viaggio per il quale si è preparato si da piccolo. La Cohen in "Un incontro casuale" lo presenta come un giovane bimbo che accompagna il padre che, per fare una sorpresa a sua madre, decide di chiedere ad Brady, famoso fotografo della metà dell'ottocento, un dagherrotipo che li rappresenti. Nel narrare questa passeggiata la Cohen, fra ricostruzione reale e fantasiosa, ci da qualche indizio. Figlio di famiglia benestante, uno di tre figli, ha un padre che tiene molto alla formazione dei figli, con uno sguardo particolare al panorama culturale dell'ottocento europeo e che, per far si che questa sia più completa, con la sua famiglia gira in lungo e in largo il vecchio continente permettendo loro di respirare l'aria che prepara ai cambiamenti culturali, sociali ed economici di inizio '900. Il piccolo James conosce gli autori classici e i contemporanei di spicco europei.

"Ritratto di signora" viene scritto alla fine del 1800 e più esattamente viene dato alle stampe e pubblicato nel 1881. Lo scrisse durante la sua permanenza a Venezia ma, già nel 1976, aveva scelto come nazione di appartenenza l'Inghilterra. Ora, se facciamo un paio di calcoli, la Austen pubblica "Orgoglio e pregiudizio" nel 1813, "Jane Eyre" della Brönte viene alla luce nel 1947 e "Cime tempestose" della sorella di quest'ultima viene pubblicato nel 1947 e alla fine arriva James che, sicuramente avrà sentito parlare di queste donne -per natura non disdegna i lavori femminili in campo letterario lo ricorda anche la Cohen-, scrive un testo completamente in contrasto con le tendenze del momento. A questo si aggiunga che la Toklas, amica e compagna di Gertrude Stein che ne scriverà la biografia, lo adora e molte altre donne del periodo decantano le qualità di "Ritratto di signora". Gli elementi per essere incuriositi ce ne sono, e anche parecchi!

Di cosa parla è presto detto: la famiglia Touchett vive nella campagna inglese. Ralph, figlio della coppia ha un padre bancario e molto presente e una madre che non ama il clima inglese e quindi gira all'estero facendo la spola fra l'Inghilterra, l'Italia e l'America. In uno dei suoi ultimi viaggi  in America scopre che una delle sue sorelle è morta e decide di diventare la protettrice di una delle nipoti Isabel che porta con sé in Europa dove, la giovane, conoscerà il cugino e lo zio e successivamente avrà la possibilità di girare il vecchio continente grazie al lascito dello stesso zio, che muore poco dopo il suo arrivo in Inghilterra. Da ragazza convinta che la libertà le permetterà di vivere appieno la vita rimane coinvolta in una tresca intessuta alle sue spalle da finte amicizie profittatrici. Quando comprende di aver lasciato la sua libertà per ciò che più temeva ha due alternative: o andarsene e divorziare o rimanere, stabilirsi a Roma e vivere dignitosamente la sua prigione. Quale sceglierà?

In un saggio su questo libro ho trovato un commento che sosteneva che in "Ritratto di signora" si possa trovare la passione di James  per i lavori di Balzac di cui pare fosse un grande estimatore, Wikipedia rimanda riferimenti Shakespeare o Moliere. Una cosa solamente mi pare attinente, tra quelle che ho trovato in giro, ovvero il punto in cui in wikipedia si legge:
"La prosa di James è spesso caratterizzata da lunghe frasi e digressioni, ricche di aggettivi e frasi subordinate: dallo stile semplice e diretto delle opere giovanili, la sua evoluzione andò verso una scrittura sempre più raffinata. Le cause di questo mutamento sono state ricercate in varie direzioni, ma la tesi attualmente più accreditata ha a che fare con una presunta dislessia di James: l'autore, infatti, era solito aggirare il problema parlando lentamente, in modo ricercato; nel momento in cui iniziò a dettare le proprie opere a una segretaria, è possibile che la sua parlantina elaborata abbia sostituito la scrittura semplice, applicandovisi secondo una sorta di processo inverso. Il risultato è una prosa a tratti barocca, che l'amica Edith Wharton non cessò mai di rimproverargli.".
Già, prosa barocca, frasi lunghe e a tratti talmente arzigogolate da dover tornare indietro per riprendere il filo del discorso caratterizzano questo bel libro che però riserva una sorpresa finale. Elisabeth, la giovane protagonista, non è riconducibile a nessun tipo di eroina dell'epoca, almeno a mio ricordo.
La prosa non aiuta una trama che invece di andare in crescendo fa una parabola inversa e ha solo picco alla fine. 

Il finale rimane aperto, anche se suggerito, ma, nonostante come già detto questo lavoro non sia riconducibile alle signore che hanno pubblicato prima di lui, si può fare un tipo di riflessione diversa.
Per la Austen, il matrimonio è la tomba dell'amore. I suoi lavori si sviluppano tutti prima del momento del fatidico sì e quindi la vita si svolge fin lì; chi partecipa alla storia ed è già sposato è spesso uno spettatore o un personaggio di supporto che deve spingere la trama perché non si areni. Per le sorelle Brönte è per Jane Eyre la liberazione da un percorso di sofferenza e per Cime tempestose sofferenza prima e dopo la morte. Per James l'idea dell'amore e del matrimonio è, nonostante la protagonista sia femminile, un rigido calcolo. Nonostante Isabel non sia "innamorata" per la concezione femminile, sceglie con calcolo di sposare un uomo povero. E' un'escamotage povero anch'esso; la giovane che voleva la libertà viene convinta a sposare un uomo povero perchè le è bastato un incontro, un paio di frasi dette ad arte ( e nel film, ma non nel libro un bacio); un sotterfugio che non capisco come possa essere stato gradito a donne forti e volitive che hanno vissuto una vita moderna al limite delle convenzioni dell'epoca. Isabel non ha una spiccata intelligenza, almeno stando ai suoi discorsi, non ha opinioni precise ma più dettate da umori del momento. Le basta un uomo più leccato per recedere dalle proprie velleità di libertà e di una vita con un approccio più contemporaneo; e non lo fa per il pensiero di rimanere sola visto che, con il vitalizio lasciatole dallo zio, può permettersi di non avere legami a vita.
Dovrebbe essere la rappresentazione di una "eroina" al contrario, quella che tanto piace a determinate categorie di intellettuali che amano l'autopunizione che a volte si può scambiare per introspezione. Invece, appena si accorge dell'errore smette di combattere, si chiude e si arrende e senza alcuna motivazione e anche nel momento in cui hai mezzi, le motivazioni e la possibilità di fuggire dalla sua galera dorata non ne è convinta. E' come se smettesse di essere la protagonista del libro anche se è continuamente presente e tutti si preoccupano di lei. 

Mi si potrebbe dire che è la rappresentazione di un'epoca, potremmo anche prenderla come una possibile motivazione. Ma se poi James è un riferimento per una generazione come quella della Toklas, la Stein, Elisabeth Bishop e Ann Porter, allora le mie considerazioni dubbiose hanno un fondamento. E' per questo che fino ad oggi avevo deciso di non parlarne ed è sempre per questo che, questo, non sarà l'unico post dedicato a questo libro. Guardate a questo mio commento come un'anticipazione di quello che verrà fuori in futuro quando avrò approfondito la questione. Anche perché se poi, per un attimo vesto i panni di Alessandro Sesto,  faccio una statistica delle storie d'amore che ho letto, buona parte di queste, finiscono al matrimonio o sono una sofferenza post matrimoniale...E con questa, verrebbero fuori altre mille considerazioni in merito!

Non mi è dispiaciuto leggerlo ma sicuramente, da estimatrice della letteratura inglese dell'ottocento - fatta eccezione per quella gotica della Radcliffe e similari-, preferisco, ad Isabel, le eroine dei romanzi Austen/Brönte che, di certo, sono partecipi fino in fondo delle trame che le vedono come protagoniste. Sicuramente è un lavoro che bisognerebbe conoscere.
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Ritratto di signora
Henry James
Einaudi Editore, ed. 1952 (seconda edizione)
Collana "Narratori stranieri tradotti" n° XVIII
Prezzo dell'epoca 2.000£ (comprato effettivamente a 10,00€)


Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 5 febbraio 2014

[Dal libro che sto leggendo] Lettere di guerra ad André Breton e ad altri surrealisti



Fonte: LettureSconclusionate



Fonte: LettureSconclusionate

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Non leggete subito l'assaggio ma guardate bene le fotografie! E' un libro :Duepunti Edizioni e il libro in sé è un libro. Hanno un po' una filosofia tutta particolare, i loro libri lo sono nel contenuto ma anche nella forma. E per capire, leggere e avere l'intonazione giusta per apprezzare quanto riportato qui sotto bisogna capire come Vaché scriveva le sue lettere. Lo faceva disegnando e scrivendo attorno ai disegni o scriveva di sbieco, faceva dei rimandi a pezzi di testo con frecce e le sue lettere erano opere d'arte non solo in quanto a modi di esprimersi ma anche come veri e propri schizzi. 

Quindi, come detto nella recensione di Lettere di Guerra, spogliatevi non solo dei panni contemporanei ma anche dei modi di approcciare al testo. Ricordatevi che gettò le basi del surrealismo e qui, secondo me, c'è una buona rappresentazione del suo modo di vedere e di esprimere il distacco da quanto di pesante e opprimente venga dal secolo precedente.

Un libro che è piccino sia nella sua lunghezza che nel suo formato a testimonianza della sua discrezione, si tratta sempre di corrispondenza privata, ma curato nei minimi dettagli, come si conviene ad un autore definibile e che ha vissuto come un dandy.
Lasciarsi andare tra il serio e il faceto di queste frasi è stato uno spasso e le note, discrete ma puntuali, di chi ha curato la traduzione sono state illuminanti.
Scegliere se leggerle o no è personale, decidere di averle, leggerle e metterle nella propria libreria è probabilmente una azione rivoluzionaria di questi tempi.

Spero di avervi incuriosito,
buone letture,
Simona Scravaglieri



[....]Per altri versi.-

L'ARTE non esiste, senza dubbio - Dunque è inutile cantarne le lodi - eppure: facciamo arte - perchè è così e non altrimenti - Well - che volete farci?

Dunque non ci piace

l'arte, e neppure agli artisti (abbasso Apollinaire) E come HA RAGIONE TOGRATH DI ASSASSINARE IL POETA! Tuttavia, poiché in questo modo è necessario rigurgitare un po' d'acido o di vecchio lirismo, farlo darà un forte strattone - perché le locomotive vanno veloce.
Dunque modernità, anche - costante, e uccisa ogni notte - ignoriamo MALLARMÉ, senza odio, ma è morto - Non conosciamo più Apollinaire - PERCHÉ - sospettiamo che faccia arte con troppa coscienza, e che rabberci del romanticismo col filo telefonico senza conoscere la dinamo. Abbandonare GLI ASTRI una volta per tutte! - è irritante - e poi a volte non parlano seriamente! Un uomo che crede è qualcosa di strano. MA VISTO CHE QUALCUNO É NATO GUITTO...
Ebbene - vedo due maniere di lasciar passare la collisione fiammeggiante di parole rare - non spesso, diciamo - oppure disegnare angoli, o quadrati privi di sentimenti - quelli del momento, naturalmente - Lasceremo all'Onestà logica- l'onere di contraddirci - come a tutti quanti.
OH DIO ASSURDO! Perché tutto è contraddizione - non è vero? - e sarà umore chi non si lascerà mai conquistare alla vita nascosta  e SORNIONA di ogni cosa - Oh sveglia mia - occhi- e ipocrita - che mi detesta tanto!-...e sarà umore chi avvertirà il pietoso tromp dl'oeil dei simil-simbolisti universali - Essere simbolici è nella loro natura.[...]

Questo pezzo è tratto da:
Lettere di guerra
ad André Breton e ad altri surrealisti
Jacques Vachè
:Duepunti Edizioni, ed. 2005
Collana "Terrain Vaugue"
Prezzo 6,00€

domenica 2 febbraio 2014

L'ha detto....Thomas Alva Edison

Fonte: Notizie tiscali


Il genio è per l'un per cento ispirazione e per il novantanove percento sudore. 
 Thomas Alva Edison
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