mercoledì 24 ottobre 2012

[Dal libro che sto leggendo] Lo splendore dei discorsi

Immagine presa da qui

Per un libro che si intitola "Lo splendore dei discorsi", non potevo non mettervi un discorso che ho trovato sublime. Attenzione però, il punto non è quanto la vita scorra veloce ma piuttosto quanto noi siamo in grado di godere di tutti gli attimi e, come detto già nella recensione precedentemente pubblicata qui, il punto non è la morte o l'uccisione ma la sopravvivenza ad esse e alla modifica di una società che, a chi vive la morte di un congiunto, appare con occhi nuovi. Imparare a valutare la vita e i rapporti umani, non in funzione dell'abitudine ma dell'importanza che questi ricoprono nei nostri sentimenti, è una cosa che s'apprende solo quando qualcuno, che è nella nostra cerchia affettiva, viene a mancare. Colpiti nel nostro intimo impariamo a guardare al mondo e alle azioni altrui, riflettendo anche sulle nostre, con spirito diverso. Questa scoperta corrisponde ad una solitudine che non si rassegna alla perdita a che si pone infinite domande che purtroppo non avranno risposta ma che per l'ingegnere protagonista di questa intensa e sentita storia, trovano una valvola di sfogo, ma a voi scoprire il come e il perché. Libro veramente imperdibile.
Buone letture,
Simona 


23.


La nostra vita è come il fumo che lentamente svanisce. Evapora, sale nell'aria, si perde in mezzo ai colori delle nuvole. Fa qualche ghirigoro, si attorciglia, sembra che scenda in picchiata e invece riprende a salire. Lo vedi che avanza, nelle sue forme sinuose, che fa la sua bella danza del ventre, come ballando in pose semiserie. Ne riesci a cogliere  ancora la coda che sembra avanzare con difficoltà. Poi d'un tratto non c'e' più niente . L'aria sembra di nuovo quella di prima. Il fumo semplicemente non esiste più.
E' così che si consumano i giorni e gli anni fino alla fine. Se qualcuno ci chiedesse cosa ricordiamo del 13 settembre di tre anni fa, rimarremmo senza parole. Non lo so dovrei ammettere. Non lo sappiamo, Non sappiamo che fine hanno fatto i giorni, i pensieri, i desideri, quella smania che a volte sembra l'unico motivo per andare avanti. Il raffreddore, gli starnuti, le battute, i gargarismi. Niente. Evaporato come il fumo. Via con gli angeli in paradiso. Le passeggiate con il cane, una corsa che hai fatto lungo la spiaggia penando: oggi sono in forma, non mi raggiungono. I bicchieri d'acqua che hai bevuto, le volte che ti sei affacciato alla finestra per guardare la piazza. La piazza. La ritrosia, la donna che hai baciato in teatri, quando hai detto: perché non metti la gonna? Gli insulti. La retromarcia. Le gambe sotto il sole. Il 13 settembre. E anche il 14 e il 15. E il 23. Niente. Una cosa informe. senza risultato. Solo come un fantasma. Una macchia nella memoria.
Così passavo le mie giornate durante l'affare Nardolini. A immaginare il necrologio di tutti i miei giorni passati. Evaporati come il fumo del sigaro di un bellimbusto.
Però avrei voluto chiedere a Nardolini, così a bruciapelo. Appena dopo le presentazioni di rito, con ancora la mia mano stretta nella sua: cosa hai fatto il 13 Settembre di tre anni fa? Cosa facevi, dov'eri? E al suo sconcerto avrei replicato: vedi che anche la tua vita è incontrollabile. Evapora sotto gli occhi e nenche te ne accorgi. Ti sta lasciando. E per buona parte è già andata via. Poi l'averi salutato come si fa quando parte il treno, con la manina che si agita. A destra e a sinistra. Senza fazzoletto. Troppo retorico. Un gesto semplice. E me ne sarei andato.
Questo pezzo è tratto da:

Lo splendore dei discorsi
Giuseppe Aloe
Giulio Perrone Editore, Ed 2010
Collana "Hinc"
Prezzo 15,00€

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