lunedì 30 aprile 2012

L'ha detto... Franco Del Moro

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Un libro che fa perdere l'equilibrio, anzi, che fa venir voglia di lasciarsi cadere nell'abisso. Questo è il libro che sogno di pubblicare.

Franco Del Moro in "Il libro è nudo"



venerdì 27 aprile 2012

Fermo Post

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Avrei potuto anche pubblicare una recensione ma secondo il mio gusto non è completa, quindi scelgo oggi di non pubblicare alcunché. Non ritengo corretto pubblicare cose a metà, preferisco continuare ad essere apprezzata per quello che faccio nel momento in cui ci credo veramente.
Pertanto per oggi, mi avvalgo del "Fermo Post" per riprendere regolarmente le pubblicazioni da domenica. 

Vi avverto anche che potrà avvenire in futuro che i post che solitamente erano pubblicati regolarmente alla mattina alle 8.00 non siano, per un periodo limitato (speriamo!) così puntuali come una volta. Blogger ha aggiornato la piattaforma con nuove funzionalità, la cui necessità a me resta un vero mistero, e però ha completamente rovinato quello che prima funzionava perfettamente, pertanto i post anche programmati devono essere pubblicati manualmente. Quindi cercherò di essere puntuale ma non garantisco il tutto.

Scusandomi dell'inconveniente,
Vi auguro buone feste, buon riposo e buone letture,
Simona

mercoledì 25 aprile 2012

[Dal libro che sto leggendo] Il nome giusto

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In questo caso ho avuto un sacco di problemi a trovare il "pezzo" da segnalarvi, questo perchè ogni pezzo che avevo scelto anticipa qualcosa, sin dall'inizio. Quindi ho dovuto scegliere fra anticipare qualcosa oppure inserirvi solo l'inizio. Questo, è un libro tutto particolare e, già dal primo capitolo, si capisce che la maggior parte della trama di sviluppa su una serie di contraddizioni che qualificano rapporti materiali e immateriali, mischiandosi per restituire il quadro di "ciò che fu una vita". Garufi sdogana, già da questo punto, un tabù non è "una fine" e nemmeno "un inizio" è uno "stato di fatto" e , contemporaneamente, per i vivi  è "il nulla".
Al di là di questo, il raccontarsi è sempre un processo di revisione, revisione che si esplicita in questo caso sia attraverso gli affetti di una vita e sia attraverso i libri e l'arte. Un libro da leggere non soltanto per questo ma anche per la forte carica emotiva e di partecipazione che emana.
Buone letture,
Simoma


Capitolo primo

Finì così, con un referto autoptico di 73 parole e 567 battute. In quello stile neutro e gelido si compendiava la storia di un morto, la mia storia. Niente sentimenti, niente da interpretare, nessuna preoccupazione formale per eventuali cacofonia, ripetizioni, onomatopee. Un paziente come un altro, uno dei tanti che capitavano ogni giorno in ospedale. L'individuazione aveva a che fare solo col funzionamento degli organi, per cui risultavo essere politraumatizzato giunto all'osservazione in asistolia, al quale erano stati somministrati in ambulanza dei farmaci ef era stato praticato invano un massaggio cardiaco.

Seguiva l'esame obiettivo, che rilevava lo sfondamento della parte anteriore del torace, la midriasi fissa, l'assenza dei parametri vitali e del riflesso corneale. Quindi si effettuava un elettrocardiogramma, che confermava l'asistolia completa, e si decretava come causa di morte la rottura dell'aorta ascendente con spandimento emorragico cardiaco.

Tutto qui. Il resto, ciò che veniva taciuto della mia vita, riguardava sopratutto il riflesso corneale prima che si spegnesse: volti, paesaggi e situazioni immagazzinati negli anni.
L'ultima immagine da vivo impressa sulla mia retina fu quella di una corona di facce raccapricciate, il capannello dei curiosi che mi si accalcò intorno quando giacevo sull'asfalto della circonvallazione Trionfale. Ricordo di aver pensato che la prospettiva di quella scena era la stessa della Camera degli sposi del Mantegna; e infatti, sotto uno spicchio di cielo azzurro, tra quelle persone che mi circondavano sbucò un bambino con le lentiggini e i capelli rossi, che somigliava tanto a me alla sua età. Aveva un sorriso impaurito e indossava una maglietta bianca col disegno stilizzato di un tirannosauro. Fu allontanato subito da un tizio calvo cone le mani ossute e grinzose, lo stesso che poco prima mi aveva girato per accertarsi che fossi ancora vivo, mentre gli altri gli sconsigliavano di spostarmi.
Poi più niente, un silenzio oscuro, compatto, come nelle ultime parole attribuite a Federico II: post mortem nihil.
[...]

Il libro da cui è tratto questo prezzo è:

Il nome giusto
Sergio Garufi
Ponte delle Grazie Editore, ed. 2011
Collana "Romanzi"
Prezzo 16,00€

domenica 22 aprile 2012

Chiarelettere: "L'innocenza di Giulio" di Giulio Cavalli


Ecco qui devo fare pubblica ammenda. Questo perché io a Cavalli non avevo dato troppe possibilità (retaggio legato a molti *antimafiosi* di moda e non di sostanza), invece ascoltandolo parlare a "L'ultima parola" ho scoperto che ha da dire cose interessanti. Questo video è pubblicato nel canale della casa editrice Chiarelettere e chissà che non decida di acquistarlo. Intanto vi invito a sentire la presentazione e vi auguro buona domenica!
Buone letture,
Simona



Qui potete sfogliare un estratto del libro:  Chiarelettere


Il libro di cui si parla in questo video è:

L'innocenza di Giulio
Andreotti e la mafia
Giulio Cavalli
Chiarelettere Editore, ed.2012
Collana "Reverse"
Prezzo 11,00€

venerdì 20 aprile 2012

Presentazione et al. Edizioni - Carla Lonzi "Scritti sull'arte" 17 aprile, Maxxi, Roma

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Carla Lonzi (1931-1982), scrittrice, critica d'arte e femminista. Questo è quel che troverete scritti nella maggior parte dei pezzi che ne raccontano la vita. Ma mentre l'ultima questione, secondo me, non è necessaria perché oggi, in fondo, siamo tutte un po' femministe a volte con motivazioni forti e a volte per questioni futili, quel che mi interessa sottolineare è che Carla Lonzi era, in un periodo dove le donne lottavano per definire il loro spazio nella società, anche una critica d'arte. Come tutti anche lei ha avuto la sua evoluzione che nel campo della critica artistica che parte da un approccio classico e piano piano con questo entra in rottura, frattura causata dalla presa di coscienza che l'arte è un'esperienza fra artista e pubblico e non deve essere veicolata dal critico; semmai il ruolo del critico è aiutare l'artista ad arrivare al suo pubblico, non vivendo questo tramite come castrante della propria creatività.


Il libro era presentato dalle  curatrici che hanno pazientemente raccolto e organizzato i suoi pezzi costruendo un percorso di lettura attraverso il suo rapporto con l'arte. Ora, anche se il libro ancora non l'ho letto, non credo sia necessario esser studiosi d'arte per riuscire a comprenderla, ma piuttosto amanti o curiosi dei meccanismi che la generano o attraverso i quali si presentano all'occhio del fruitore finale. Questo perchè il ruolo dell'intellettuale ieri era, non solo quello di interpretare, ma anche di educare i lettori alla riflessione proponendone spunti attraverso una comunicazione chiare e diretta.


Il libro l'ho comperato, e non appena mi sarà possibile leggervelo, ve lo recensirò ma, visto che ero lì e magari qualcuno di voi (una la conosco!) avrebbero voluto presenti, anche per mera curiosità, ho deciso di registrarvi un piccolo pezzo della presentazione, ovvero uno degli interventi delle tre curatrici presenti. Si sente un po' piano, ma ero in fondo alla sala e con il telefonino, abbiate pietà!
Buone letture,
Simona


Presentazione del 17/04/2012 Maxxi, Roma


Il libro di cui si parla é:

Scritti sull'arte
Carla Lonzi
Conte, Iamurri, Martini
Et al. Edizioni, ed. 2012
Prezzo 37,00€

giovedì 19 aprile 2012

Il commissario Marineo è tra noi...



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... è inutile che vi guardate intorno o sotto il tavolo dove è appoggiato il pc! Non lo troverete! Sarebbe corretto dire che sta arrivando, ma in effetti sulla sua storia sono già stati pubblicati tre libri che trovate qui: catalogo Navarra. Questo è uno dei pochi post in cui parlo di qualcosa che non ho ancora letto ma che mi appresto a fare. Qualche giorno fa, sono stata contattata dalla Navarra Editore per partecipare ad un progetto molto carino, e anche potenzialmente esplosivo per l'autore. Vi riporto qualche descrizione: 
"l'ispettore Marineo dal bronzeo viso, il più simpatico e irriverente poliziotto che abbia mai svolto indagini all'ombra della rocca di Castropietro, ha bisogno dell'aiuto di tutti voi. Alla famosa Marjna Takullanchova è stato sottratto il violino[...]. Siete pronti a confrontarvi con le sue piccole manie e a ridere alle sue battute?[...]. Lo stradivari rubato, quarto volume di Marineide, saga di gialli umoristici scritta da Ioan Viborg e dedicata alle vicende dell'ispettore Marineo, sarà presto nelle librerie [...]". Potevo rinunciare? Giammai! 


E' un po' come una sfida, Ioan Viborg, autore di altri tre libri sul Commissario Marineo sottopone ad alcuni lettori in anticipo i capitoli del suo 4° libro e terrà conto delle osservazioni che gli verranno sottoposte per eventualmente apporre modifiche al suo testo prima della stampa. Perchè esplosivo? Per un semplice motivo, si tratta di una giallo  e avete presente cosa possa significare mettere insieme persone differenti e trovare un punto comune su un omicidio? Del tipo chi lo vuole "sparato"(come si dice a Napoli) chi impiccato o magari avvelenato e via dicendo.
Ora io non so quali bloggers siano stati contattati, ma avevo voglia di comunicarvelo, visto che anche questa è un'esperienza da lettrice "alternativa".

Cercherò, rispettando le indicazioni della casa editrice, di aggiornarvi volta per volta sulle successive evoluzioni :)

Buona giornata e buone letture,
Simona


mercoledì 18 aprile 2012

[Dal libro che sto leggendo] Sorvegliare e punire

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Questo è un vero e proprio assaggio ma, secondo me, anche uno dei punti cruciali di questo libro "inscrivendo solennemente le infrazioni nel campo degli oggetti suscettibili di conoscenza scientifica [...] non più da ciò che hanno fatto ma da ciò che sono, possono essere, saranno". Fa riflettere no? E' una questione squisitamente filosofica ovvero stabilire quale aspetto va giudicato, ma in fondo dovrebbe essere il punto d'inizio di un processo di giudizio. Come detto ultimamente in "Dentro la giustizia" per me il processo è un punto di interruzione sulla vita della società civile, vita che rappresenta la continuità di una linea retta. Questo libro parte da lontano, dal medioevo, per arrivare quasi all'epoca contemporanea (è un saggio degli anni '70), ma parte dall'analisi sociologica del sistema di condanna prendendo in esame le varie le fasi di evoluzione o involuzione.  Quindi chi si appresta a leggerlo deve partire dall'assunto di base: è più grave il "delitto" o la "ragione" che l'ha generato o anche il "soggetto" che potrebbe essere deviato nella sua psiche o volutamente cattivo? A voi l'ardua scoperta.... e vi avverto, di posizioni da considerare, successivamente, ce ne sono molte!:)
E' un saggio scorrevole da leggere nel tempo e non tutto insieme se si vuole mettere a confronto a fondo le questioni e le ragioni che le sopportano che man mano Focault pone.
Buone letture,
Simona 

L'anima del criminale [...]; se la si invoca, con tanta enfasi, con tanta preoccupazione di comprendere e una così vasta applicazione "scientifica", è proprio per giudicarla, essa, insieme al crimine, e per prenderla in carico nella punizione. In tutto il rituale penale [...], è stato introdotto un insieme di nuovi oggetti che vengono a raddoppiare, ma anche a dissociare quelli giuridicamente già definite codificati. La perizia psichiatrica, ma in linea più generale l'antropologia criminale e il discorso, sempre ripetuto, della criminologia, esprimono qui una delle loro funzioni specifiche: inscrivendo solennemente le infrazioni nel campo degli oggetti suscettibili di conoscenza scientifica, dare ai meccanismi della punizione legale una presa giustificabile non più semplicemente dalle infrazioni, ma dagli individui; non più da ciò che hanno fatto ma da ciò che sono, possono essere, saranno. Il supplemento d'anima che la giustizia si è assicurato, in apparenza esplicativo e limitativo, è, in effetti, annessionista. Da quando, centocinquanta o duecento anni fa, l'Europa ha dato via a nuovi sistemi penali, i giudici, poco a poco, ma con un processo che risale a molto lontano, si sono messi a giudicare qualcosa di diverso dai reati: l'"anima" dei criminali"

E si sono messi, contemporaneamente, a fare qualcosa di diverso dal giudicare. O, per essere più precisi, all'interno dello stesso delle modalità procedurale del giudizio, sono venuti ad introdursi altri tipi di valutazione, modificandone in modo essenziale le regole di elaborazione. 

Il libro da cui è tratto è:

Sorvegliare e punire
Nascita della prigione
Michel Focault
Einaudi Editore, ed 1993
Collana "ET Saggi"
Prezzo 12,50€


domenica 15 aprile 2012

L'ha detto... OneiroDancer

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Potremmo definirla una questione di carte di credito...si parlava del fatto che alla posta, la Mastercard non ti evita la fila e nemmeno in altri luoghi.


Per la fila alla posta c'è BancoPosta
Per la fila in tribunale non c'è niente da fare!!!

OneiroDancer



venerdì 13 aprile 2012

Del Volo e del valore della scrittura...

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Questo, era un post che non volevo scrivere. Sono quel tipo di riflessioni che possono essere un'arma a doppio taglio perché, essere voce fuori dal coro può significare essere classificati come appartenenti ad una corrente o ad un gruppo quando, invece, si vuole solo preservare il proprio *pensiero indipendente*. Per cui non scriverlo avrebbe significato probabilmente non essere completamente onesta con questo blog che è un po' come un diario delle mie letture e di quelli che sono i miei interessi ma, al contempo, probabilmente sarà difficile far capire il mio punto di vista. Comunque proverò ad essere lo stesso il più chiara possibile.

Torniamo un po' indietro nel tempo, alla fiera della piccola e media editoria di Roma. Ero a pranzo con degli amici e commentavo un post che avevo messo, nello specifico si tratta di un [Dal libro che sto leggendo] che riportava un pezzo tratto da "La mafia uccide d'estate". Non avevo messo in vista il nome del suo autore (come peraltro avviene in tutti i post appartenenti a questo raggruppamento), ma avevo trovato quel pezzo scritto in maniera così forte e limpida che ero certa che avrebbe avuto presa anche su altri. Quando leggo un libro, poco mi importa di sapere i dettagli della vita di qualcuno, mi piace scoprirlo dai libri chi sono, perchè è il loro lavoro che deve parlare, non quello che fanno al di fuori del mondo letterario. Ora si da il caso che l'autore di questo libro, per chi non lo sapesse (ed è anche perfettamente lecito che sia così), sia Angelino Alfano. Mentre discorrevamo con questi amici a pranzo sul prendere un libro da leggere al netto della propria simpatia o antipatia nei confronti dell'autore una signora dietro di noi si è inserita nel discorso sentenziando che per tutti si può far un'eccezione tranne che *per certi personaggi*.

Tornando all'anno in corso mi è capitato milioni di volte di veder scorrere nella timeline di Twitter un nome Fabio Volo. Fabio Volo, che conosco non benissimo, ha fatto l'attore, la iena, il presentatore, lavora attualmente in radio (ma non saprei dirvi dove) e scrive anche libri e da quel che ho capito non solo si occupa della storia (intesa come trama), ma anche delle copertine.
Volo, in certi ambienti, è sinonimo di letteratura di quart'ordine e di basso livello (alcuni, anzi molti, sostengono che non sia nemmeno lui a scrivere i suoi romanzi) e i suoi lettori sono definiti come "non lettori", "assatanati da ultimo best seller", "incapaci di scegliere" (quindi se avete un amico che legge, ma non Fabio Volo, sappiate che la massima offesa è dargli del "lettore da successi di Fabio Volo" probabilmente lo vedrete impallidire, stramazzare al suolo ed esalare l'ultimo respiro chiedendo con voce affannata una copia della "Divina Commedia").
E la domanda sorge spontanea ma che farà questo tipo, ovvero Fabio Volo, per farsi tanto odiare/amare? Quindi sono andata a cercare qualche sua presentazione di un suo libro e ho trovato questa:








Riassumendo, Fabio Volo esce dallo stereotipato "modus da scrittore" compiaciuto e compunto che pure per ordinare il take-away al Mc Donald deve usare l'italianismo a tutti  costi infarcito con terminologie desuete. E' un uomo di spettacolo, che utilizza metafore sessuali (anche un pochino scadenti per la sua età), ma ha una caratteristica tutta particolare:  parla spesso dei libri degli altri. Bene? Male? Può non piacerci, ma in Italia, a parte l'attivissimo e agguerritissimo mondo dei blog che ora fanno dal specchietto per le allodole oppure  hanno dietro persone che veramente ci tengono a fare la differenza, di libri si parla molto poco. E non si tratta di nominarli (a far quello sono capaci tutti!) ma di contestualizzarli e sopratutto di dire il "perché" un libro viene giudicato in un modo o in un altro. E invece in questo video lo fa, parla di un libro simbolo di una generazione e al contempo lo fa per un pubblico che magari non sarebbe mai arrivato a farsi interessare da un titolo del genere. Fabio Volo piace non solo per questa sua aura da eterno ragazzo, anche se con la *fronte molto alta*, ma a quanto pare piace perché non si prende troppo sul serio e non ha l'ansia di essere preso per forza come colui che porta il verbo. Questo comporta che, chi si pone davanti ad un suo libro, non si debba sentire sotto esame, non ha bisogno di avere particolari infarinature di *cultura ufficiale*. E' più facile e accessibile, è popolare e propone una letteratura in cui è possibile identificarsi. E' una letteratura rifugio e al contempo è un portale di accesso ad un mondo che non è propriamente accogliente come quello della cultura.


In più, spesso, mi sembra che quelli che sono i suoi detrattori, lo siano al netto della lettura dei suoi lavori. Ora, anche io non ho mai letto Volo, un suo libro ce l'ho da qualche parte in casa, non l'ho ancora letto ma quando l'ho comperato mi sono detta che avrei voluto capire perchè tutta questa gente ce l'ha con questo autore.
Pertanto per questo motivo mi avvalgo di quello che chiamano in rete, perchè è lui che si appella come tale, "Il professore" che si distingue sempre per le recensioni fuori dalle righe ma sempre pertinenti e al netto delle mode. Ha un modo di sviscerare il lessico e le trame che ne fa un vero critico. E questo è il giudizio sul libro che è oggetto della presentazione sopra:









Ecco, questa, è una recensione valida. Perché non si ferma in superficie, ma approfondisce e giustifica ogni presa di posizione sullo scritto, peraltro *modalità* tipica e irriverente del professore.
Quello che mi spinge a scrivere di questo argomento è la domanda che ho scritto anche su Twitter, chi può dire cosa è buono e cosa è cattivo da leggere? E sopratutto, chi ha il peso o  il giusto distacco (per non essere giudicato di parte) per scagliare la prima pietra sui lettori di Volo? Perché se andiamo a vedere nel panorama della letteratura italiana ci sono un sacco di casi di scrittori osannati che si sono eclissati come comete o che sono letti da nicchie di lettori, perché non sono riusciti ad incontrare il gusto del lettori. Ce ne sono anche molti che parlano di libri, ma non sono mai pertinenti e a volte da ricerche un pochino più approfondite viene fuori anche che  non conoscono ciò di cui stanno parlando. E a poco serve dire che in Italia si legge poco, perché è vero solo in parte.

Tanto per fare un esempio le statistiche andrebbero fatte anche con altri criteri di confronto.
In un libro del '92 "Dieci domande sui libri" Lottman (Sellerio Editore, se siete curiosi e qui c'è un assaggio) scriveva che bisognerebbe calcolare che negli anni il numero di uscite è talmente aumentato da aver soverchiato i lettori stessi. Ovvero che a parità di disponibilità di offerta, i lettori non sono diminuiti, probabilmente sono aumentati, ma non abbastanza da leggere l'enorme massa di scrittori in circolazione. Ma l'etichettatura dei lettori a seconda di quel che leggono non può che inibire questi ultimi all'esplorazione di generi differenti, oltre che far apparire gli scrittori che puntano il dito come dei farisei dei nostri tempi.


Tenendo conto poi, che la qualità della cura di determinati scritti è discutibile e che a volte è più facile giudicare il vicino che il lavoro di cura fatto sul proprio giardino, il quadro è completo. Non è che da oggi, io diverrò fan di Volo, anzi proprio non sono portata per fare la fan, preferisco rimanere nel mio orticello indipendente e leggere quel che mi va indipendentemente dalle mode del momento. Non so nemmeno se mai lo leggerò quel libro che ho in casa, ma pretendo il rispetto dovuto a tutti i lettori, probabilmente perchè non tutto ciò che si marchia come letteratura d'alto bordo lo sia sempre, anzi lo è raramente, e quindi non mi sembra il caso di puntare il dito. E per chi legge un consiglio lo vorrei proprio dare. Imparare a leggere al netto dell'immagine pubblica dell'autore è importante, perché da la possibilità al lettore di fare la conoscenza dell'autore solo per quello che è stato il suo lavoro all'atto della stesura e come accade per molti spesso il loro scritto fa da biglietto di presentazione a scrittori che normalmente non avremmo degnato nemmeno di uno sguardo. Non leggere perché un autore non piace pubblicamente o anche perchè completamente sconosciuto è censura da "Indice dei libri" della Controriforma perché non vi da la possibilità di esercitare un vostro diritto fondamentale ovvero quello di conoscere e confrontare nonché prendere in considerazione punti di vista diversi dai nostri. In fondo, anche questa è la magia della lettura, e nessuno ce la dovrebbe toccare. E poi volete mettere la soddisfazione di sapere perché un libro o un genere o un tipo di scrittura non vi piace? ;) 


Come detto era un post che non avrei voluto scrivere ma il mio lato oscuro di lettrice aveva voglia di parlare, perché oggi è Volo o Faletti o Brown o altri, ma domani potrebbe essere uno dei miei preferiti e non sarei così diplomatica nell'esporre le mie convinzioni.
Buone letture, 
Simona


Il libro che viene nominato nei due video è:


Le prime luci del mattino
Fabio Volo
Mondadori Editore, ed. 2011
Collana "Arcobaleno"
Prezzo 19,00€

mercoledì 11 aprile 2012

[Dal libro che sto leggendo] Dieci domande sui libri

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Non vi dirò, se non in fondo, di che anno è questo libro, e non ve lo dirò perché spero che voi lo leggiate con lo stesso stupore e con l'idea che queste cose voi, se frequentate un pochino la rete e i social network con gli addetti del settore, le avete sentite dire spesso e volentieri anche negli ultimi tempi.
Questo è un piccolo pamphlet che parla dell'*oggetto libro*, al netto del suo contenuto e partendo dall'assunto che sul mercato vi siano libri buoni. E se dovessi fare il confronto con quel che penso oggi della questione, credo di poter dire che mi trova concorde con gli assunti di partenza. Così il ruolo dell'editore piccolo e medio, assume un valore e una fattezza diversa, forse più consistente che va al di la della produzione *artigianale* che si assegna limitatamente ai loro libri. Quindi l'editore, non è solo l'oggetto curato che propone ai suoi lettori, ma diviene arma di rivoluzione e anarchia rispetto ad un mercato piatto e predestinato, o preconfezionato, che è deciso a tavolino in termini azionariali. 
E' la prima volta che mi capita di leggere un libercolo in argomento che sia così equidistante da posizioni di convenienza di editori, scrittori e lettori e credo che, per chi si interessa di questo genere di letteratura sia imperdibile.
Il libro racchiude una lezione tenuta da Lottman in un seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri.
Buone letture,
Simona

Il commercio libraio è in crisi?
E' una crisi universale? 
Una delle cose che piace ai bambini, a detta degli psicologi, è spaventarsi o essere spaventati dagli altri. C'è anche una specie di adulto che fa la stessa cosa: è colui che si occupa di libri.
Spesso, in Francia o in Spagna o in Italia, guardando i risultati di un'indagine sulla lettura, si scopre che il 50 o il 60% della popolazione non legge (o non compra) mai un libro, che il 60 o il 70% legge solo un libro all'anno, ecc. - e questo dovrebbe scioccarci. Ma ciò presupporrebbe che noi sapessimo in che percentuale la popolazione leggeva o comprava libri 15 o 50 o 100 anni fa. Se lo sapessimo veramente, ci sentiremmo meglio, perchè scopriremmo che le statistiche di oggi sono le più favorevoli che si possano avere. I libri non sono mai stati distribuiti così diffusamente e non sono mai costati meno; sicuramente ci sono più lettore e consumatori di libri che in passato.
Certo, in un periodo di recessione, si compra meno di tutto - e di questo ci accorgiamo. Certo, ci sono problemi strutturali nel commercio librario - molti dei quali creati da investitori che hanno frainteso la natura di questo mercato e si sono aspettati dall'industria editoriale più di quanto potessero mai guadagnare; tornerò su questo punto.
"Non siete stufi di sentire che la letteratura è in crisi" ha chiesto l'editore francese Hurbert Nyssen di recente, " che gli editori sono matti, che i librai non sanno fare il loro mestiere, che i francesi non leggono?". Nyssen, che in pochi anni ha trasformato la sua piccola Actes Sud in una delle migliori case editrici letterarie del suo Paese. aggiunge che è ben stufo di sentire queste lamentele. "A volte penso" dice, "che se tutta quella energia venisse impiegata per migliorare le cose che vanno male, tutto migliorerebbe. Possiamo negare che vengono pubblicati libri buoni, che i librai se ne occupano, che i critici ne scrivono e che i lettori li leggono?"
Di solito è l'editore più vecchio, l'editore industriale, che avverte la crisi. Quando parlo con persone più giovani - o con persone anziane con idee giovanili -, scopro che non sanno nemmeno di essere in recessione; fanno progetti. Forse sanno che oggi si vendono più libri e si fanno più soldi che mai. E' qui, naturalmente, che nasce il problema: la prosperità che attira gli investimenti, portando alla creazione di gruppi troppo grandi per il loro mercato e che cercano di aumentare le loro quote attraverso la sovrapproduzione, pagando prezzi altissimi per i bestseller sicuri, dimenticando che il ruolo dell'editore è anche quello di investire in nuovi talenti per risultati a lungo termine. In questo senso, loro hanno creato la crisi in quello che sarebbe altrimenti semplicemente un mercato maturo che riflette il clima generale.
Nella maggior parte dei Paesi, fortunatamente, editori piccoli e medi che non hanno voluto o potuto seguire i grandi gruppi in ciò che io ritengo l'inflazione del libro, stanno sopravvivendo, a volte anche in buona salute. Loro ci saranno ancora quando l'editore industriale scomparirà, come credo che accadrà.


 La lezione cui facevo riferimento è del 31 Gennaio 1992.
Il libro da cui è tratto è:


Dieci domande sui libri
Herbert R. Lottman
Sellerio Editore, Ed. 1993
Collana "I divano"
Prezzo 8.000£ (io l'ho comperato in una libreria di Milano a 2,99€)



domenica 8 aprile 2012

Auguri di buone feste...


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A chi ci crede e a chi non gliene importa nulla.
Perché in questo momento di stasi, e di tartassamento pubblico,
possiamo trovare in una o più giornate di riposo la serenità necessaria 
per arrivare alle ferie meno "cotti" del solito.
Buone letture,

Simona

venerdì 6 aprile 2012

"Dentro la giustizia", Raffello Magi - Leggo per autodifesa...

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Se si sa cercare, è possibile reperire titoli, sul mercato, che possano portare un po' di luce nel mondo della "gestione del fenomeno camorristico" soprattutto per chi non è un tecnico ma vuole cercare di capire. La definisco "gestione del fenomeno camorristico" intendendo solo una parte del problema. Con il tempo, infatti, ho imparato, grazie a tanti amici che si interessano di questo mondo, che la questione si può dividere in tre grossi tronconi: quello della "prevenzione"  terreno di lavoro delle associazioni e di tutti coloro che si battono per dare un'alternativa di vita; "l'indagine" che deve approfondire i fatti illegali da portare alla luce e da proporre al giudizio della società in modo da impedire ristagni di illegalità; infine c'e' il "giudizio". 

Ecco fino ad ora del "giudizio" mi era difficile parlarne perché solitamente si fa spesso riferimento prima alle indagini e poi alle condanne, ma la trasformazione "emozionale" che oggi viene data a quel che è il "significante" di questo termine, a mio avviso, è formalmente errata. "Arrivare in giudizio" o "leggere le motivazioni di un processo" o "sapere le condanne", in fondo, non sono "vittorie", bensì sconfitte della società civile che denunciano la nostra incapacità ad impedire che si creino le condizioni perché l'evento criminale trovi terreno fertile. Questo non significa che non se ne deve rimanere rincuorati, ma solo che, l'umano sentire che ci fa pensare che tre gradi di giudizio abbiano messo "la parola fine" ad un sistema radicato nel territorio da tempo è un pensiero quantomai errato e, sopratutto, che se un tale "evento di revisione" si ripete più volte in e per periodi differenti la società stessa non sta evolvendo. A condanna avvenuta bisognerebbe rileggere le motivazioni che l'hanno mossa, non per curiosità perversa ma con lo stesso spirito di chi ha  indagato e analizzato i fatti, i documenti e le immagini formulando un quadro definitivo. L'analisi deve riguardare il "perché" questo sia potuto avvenire, come prevenire in futuro e dovrebbe essere un momento di crescita civile per tutti. 

Questo libro, di cui oggi vi parlo, parla proprio del "giudizio" e della metodologia adottata per arrivare a formularlo. Un libro unico nel suo genere, e non solo perché a scriverlo è un giudice (del collegio giudicante) che dimostra anche un mirabile approccio alla scrittura semplificata (ovvero non tecnica) che rende il suo testo accessibile a tutti ma, sopratutto, perché non ha necessità di puntare alla *spettacolarizzazione* (e quindi non rincorre l'emozione popolare e popolana) di quel che è stato e nemmeno vuole creare una regola da subire e seguire supinamente. Propone un "modello di gestione" da prendere in considerazione, uno dei tanti, ma che, nel suo caso, si è rivelato vincente nell'affrontare un processo, come quello di Spartacus, che non è importante solo per i capi e affiliati della camorra coinvolti e per il numero degli eventi illegali presi in esame, ma sopratutto per l'analisi dettagliata che restituisce di un periodo nero per la provincia casertana che parte dall'uccisione di Bardellino fino agli anni 2000 (più precisamente dovrebbe essere dall'87 al '96).

E sempre da questo libro ne viene fuori in maniera prepotente l'immagine di un magistrato che ha uno spirito quasi *ingegneristico* nell'affrontare la programmazione di un numero elevato di udienze (circa 700 in 10 anni) e nella gestione delle richieste degli oltre 130 imputati e uno *indagatore* che ricorda l'approccio di uno storico che deve scavare nella storia per far venire alla luce i fatti , stabilendone i rilevanti, per la comprensione di ciò di cui si sta prendendo in considerazione.

Quindi, ricapitolando, fino adesso il "giudizio" è "indagine" - ovvero ricostruzione e ricollocazione dei fatti nella sequenza corretta.

Nella metodologia applicata da Magi, trova spazio sia la "presunzione d'innocenza" (anche se non è semplice portarla avanti in un clima come quello dove viene inaugurato il processo) ma, al contempo, è obiettivo del collegio giudicante la "comprensione del periodo storico ove si sono svolti i fatti" che prenda in esame quei pregressi "codici culturali", che sebbene non troppo lontani nel tempo, sono stati comunque oggetto di cambiamenti, a volte, anche radicali. Il "processo", pertanto, non appare, nell'immaginario di chi legge, come un momento di repressione dell'illegalità ma va assumendo le forme di un "processo di revisione" che, tenuto conto dei molteplici fattori - sociale, storico, culturale...-, che restituisce alla società civile uno spazio di riflessione. 


Quindi il valore del giudizio non è legato tanto a *chi* viene giudicato e poi punito, ma è il momento nel quale la società civile definisce e riconosce le *azioni sbagliate* e deve mettere in campo le dovute *azioni di prevenzione*. 


Ed è qui che alla  fine il cerchio che invece oggi, a causa di molteplici fattori quali "molta informazione e poca preparazione per interpretarla", si chiude: la società *propone* dei modelli comportamentali che regolano la sua vita e la sua sussistenza, previene i *casi* di possibile contrapposizione alla legge condivisa e seguita dalla pluralità dei cittadini e, laddove questo non riesca, *controlla*, *cattura*, *giudica*(= valuta azioni e moneti in cui si sono svolti) *restituendo* allo stato una base su cui *prevenire* illeciti futuri. E adesso per me il quadro è completo.

E' con questo spirito che ci si dovrebbe avvicinare a questo libro pensando, non di ricavare la storia completa di questo periodo storico che non è oggetto precipuo del libro, ma di poter avere la possibilità di aggiungere un altro tassello importante a questo momento buio, e lungo peraltro, della storia italiana troppo raccontato, ma non sempre con serietà. Non esiste un manuale completo di come si fa il camorrista e nemmeno quello di come si fa il giudice o il magistrato inquirente e non c'e' nemmeno una sola forma di organizzazione criminale che possa essere di base per riconoscere le organizzazioni camorristiche. Esiste la possibilità di farsi un'idea di quel che è stato mettendo assieme il lavoro di molti (giornalisti, giudici, magistrati, studiosi, etc.) per farsi almeno un quadro più preciso e in questo panorama così sovraffollato non sono poi così tanti titoli da leggere per raggiungere almeno buona parte del risultato. E questa è una di quelle testimonianze che fanno la differenza, avvertendoci che prima di guardare alle cose con il cuore, dobbiamo essere distaccati. Non è semplice, non tutti ne hanno i mezzi, ma l'allenamento e la ricerca della comprensione attraverso tutti gli aspetti del problema è sempre una strada auspicabile da percorrere. Leggere con questo intento il lavoro di Magi, Capacchione, Nazzaro, Di Fiore, Barbagallo, Di Gennaro e via dicendo, facendo una selezione accurata a monte non significa solo aumentare la nostra conoscenza dei fenomeni e acuire la sensibilità alla visione critica  della realtà che ci circonda, ma è anche una valorizzazione del grande lavoro che, nel loro campo, svolgono giornalmente e che ci riportano, come in questo caso, con lucida semplicità. Rimaneggiando una frase di Allen che ho visto spesso in giro in questo periodo per la rete si può dire che "Leggere e approcciare argomenti con questo spirito è un gesto di autodifesa", e mai, come in questo caso, è facile da mettere in pratica, visto che l'autore ci accompagna passo per passo, inserendo anche pezzi di vita personale, in quel che è stato lo svolgimento di Spartacus che ha segnato come uno spartiacque non solo la vita della provincia di Caserta ma anche il modo di concepire un fenomeno, come quello camorristico, che ha basi più solide e ramificazioni più ampie di quanto si pensava fino ad allora.


Questo libro, l'ho cercato, voluto  sin da appena uscito e acquistato a Roma alla Fiera dell'editoria piccole e media "Più libri più liberi", non solo per il tema che è fra i miei interessi tanto da averne coniato anche un percorso di lettura, ma sopratutto perché è edito da una casa editrice di cui cecamente mi fido. Non ho la fascetta, perché l'ho lasciata allo stand, convinta che come al solito non rispecchiasse il suo contenuto e, temo, di aver avuto ragione. Pertanto, laddove l'idea di questo libro vi stuzzichi, vi prego, soprassedete sull'empia fascetta gialla a caratteri neri con il nome del commentatore scritto a caratteri più grandi dell'effettiva frase e dedicatevi al testo, non ne rimarrete affatto delusi. 


Buone letture, 
Simona




Dentro la giustizia
Raffaello Magi
Ancora del Mediterraneo Editore, ed. 2011
Collana "Le gomene"
Prezzo 15,00€







mercoledì 4 aprile 2012

[Dal libro che sto leggendo] I milanesi ammazzano al sabato

Immagine presa da qui


Sembra che io abbia tagliato il pezzo, ma non è così. Questo è il primo capitolo del libro di Scerbanenco che denuncia non solo tutte e caratteristiche dello scrittore che ci racconterà la storia (scrittra essenziale e senza troppi fronzoli), ma anche le intenzioni della storia stessa. In più qui si nota un piccolo particolare che a molti sfugge... Mai letto Faletti? O Dan Brown? Su, su non fate i risentiti. Ogni lettore ha il suo attimo di perdizione. Faletti e Dan Brown all'epoca fecero gran scalpore e successo non tanto per i contenuti, ma quando per aver utilizzato la medesima tecnica, ovvero quella di anticipare e non dire abbastanza proprio nel prologo o nel primo capitolo. Sembra una stupidaggine ma questo elimina l'annoso problema dell'incipit, che per uno scritto è un po' il tallone d'Achille, dopotutto un brutto incipit se lo ricorderanno tutti o grazie ad un brutto incipit il lettore potrebbe non andare avanti nella lettura. Invece così, chi apre il libro si trova in mezzo ad un discorso già aperto ed è naturalmente portato, dalla natura impicciona che ci contraddistingue, a continuare a leggere per capire che cosa intendeva dire l'autore in queste poche righe. Non a caso questo genere di introduzioni al tema sono utilizzate spessissimo in gialli e thriller, in questo caso si tratta di un giallo a tinte noir.
C'e' anche una versione recensione di questo libro, che però non è la mia recensione più riuscita.
Buone letture, 
Simona

Capitolo 1 
Con la civiltà di massa oggi viene fuori anche la criminalità di massa. Oggi la polizia non può più ricercare un singolo delinquente, indagare su un singolo caso, oggi si fanno i rastrellamenti con le reti a strascico dei vari nuclei di polizia, nucleo antidroga, nucleo antitratta delle bianche, negre, gialle, nucleo antirapina, antifalsari, antigiocodazzardo, si pesca in questo lutulento mare del crimine e della sozzeria e vengono fuori repellenti pesci piccoli e grossi, e si fa così pulizzia. Ma non c'era tempo di cercare una ragazza alta quasi due metri, del peso di un quintale, minorata di mente, scomparsa da casa, vanificata, in una sterminata Milano dove ogni giorno qualcuno scompare e non si ha possibilità di ritrovarlo.

Il libro da cui è tratto è:
I milanesi ammazzano al sabato
Giorgio Scerbanenco
Garzanti Editore, Ed. 2009
Collana "Elefanti"
Prezzo 9,50€

domenica 1 aprile 2012

L'ha detto...Oscar Wilde


Immagine presa da qui


Lo spreco della vita si trova nell'amore che non si è saputo dare, nel potere che non si è saputo utilizzare, nell'egoistica prudenza che ci ha impedito di rischiare e che, evitandoci un dispiacere, ci ha fatto mancare la felicità.

Oscar Wilde


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