venerdì 30 dicembre 2011

"L'insegnante di astinenza sessuale", Tom Perrotta - Storie di battaglie senza vincitori...

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Nella parte di scritto che ho riportato nella sezione [Dal libro che sto leggendo] (che esce oramai l'anno prossimo) ho specificato che, per me, questo libro o lo si ama o lo si odia non ci sono mezze misure. Le motivazioni sono tante e prima fra tutte il fatto che racconti di un periodo di cambio sociale che noi, in Europa, abbiamo vissuto in modalità differenti. La libertà sessuale, sia parlata, insegnata e anche vissuta alla luce del sole non è stata così eclatante da noi. In parte perché esistono dei movimenti religiosi fissi e nessuna sotto-categoria viene ammessa/seguita e poi perché nel '900 si è invertito il trend, non è l'Europa a trainare ma l'America. Quindi da noi è arrivata, come un chiaro eco di altri mondi che si opponevano ad un imperante silenzio e alla ricerca di nuove identità forse più libere o forse no.

Si ama o si odia Perrotta, perché in questo lavoro si è dilungato parecchio ma le sue storie non sono poetiche, e nemmeno liriche. Difficilmente se siete maniaci della "sottolineatura da frase ad effetto" troverete una frase epica da mandare a memoria. La grandezza di questo autore sta nel realismo; in questo testo è colui che conosce bene (perché ha vissuto quell'epoca) le molteplici fila in cui si è giocato il cambio socio-culturale e che costruisce una storia per raccontarcelo mettendo tutti i temi insieme: l'insegnante atea divorziata con due figlie a carico che si interessano alla religione, l'ex marito sempre benvoluto da tutti, l'amico gay con il suo compagno che anelano il matrimonio, l'ex cantante rock salvato da una congregazione ortodossa filo-cristiana, il voler portare a tutti i costi un messaggio cristiano deviato e modellato ad hoc sulle esigenze degli oscurantisti o censori che dir si voglia.

E in più c'è poco sesso, in questo libro, anzi per nulla. È la storia di un adattamento, lento e inesorabile di due tendenze censori e contro-censori, in cui nessuno e tutti vincono, mantenendo tutti le proprie inclinazioni. Ma lo spaccato della provincia americana ci restituisce con maniera vivida quali forze si contrapponevano e di quale difficoltà ci fosse a mantenere le proprie posizioni senza apparire oltranzisti senza motivo: perché se combatti contro una forza repressiva devi cercare di sembrare liberale, altrimenti, il tuo credo perde di identità di cambiamento. E guardando alla situazione Italiana odierna potrei dire che in fondo non è cambiato poi molto, a parte i temi.

Veniamo alla storia, Ruth insegnante di "educazione sessuale" in un a scuola della provincia americana e fatta oggetto di denunce di ragazzini per una una risposta giudicata leggera ad una sua allieva in merito al sesso orale. L'allieva sostiene che fare del sesso orale è come leccare la tavoletta del water e l'insegnante si limita a rispondere "a qualcuno piace". Di qui le denunce e il provare a riconvertire un'insegnante giudicata "troppo libertina" sia nel pensiero che nel vestire e il tentavo di riconversione intellettuale attraverso di un corso di Igiene sessuale dove si sostiene che c'è dell'immensa gioia ad aspettare di essere grandi per fare del sesso e piuttosto maldestramente si sostiene che è ancora più bello sapere che i tuoi amici che non hanno dato ascolto in questa regola o moriranno di Aids o avranno la vita rovinata da possibili incidenti di percorso come la gravidanza.

Dall'altro lato però non c'è alcuna voglia di venirsi incontro per il bene dei propri alunni, anzi la questione dell'insegnamento non viene affatto presa in considerazione, ma c'è non solo il rifiuto di dire ai ragazzi, senza parodie sdrucite di possibili salvezze, che si può "anche aspettare" ma ci si pone come i demoni perfetti cui mandar contro la flotta dei nuovi crociati del XX secolo. Ecco il perché nom v'è alcun vincitore, perchè su fronti opposti barricati senza volersi nemmeno confrontare il "nuovo" pretende di essere per forza accettato senza porsi il problema di gestire il cambiamento per gradi e il "vecchio" rifiuta le nuove posizioni demonizzando il "nuovo" in virtù di possibili catastrofi. In mezzo non c'è nessuno, nemmeno i giovani allievi, perché nella provincia americana tutto scorre lentamente, si è in pochi e ci si conosce tutti. E se si prendono posizioni poco corrette si verrà giudicati e quindi è meglio non porsi in mezzo e aspettare di vedere quel che verrà pronti a mettersi la toga nel caso del vincitore cristiano o la minigonna con i tacchi a spillo nel caso della vincita dello sfidante liberale.

E in questo, a mio avviso, sta la grandezza di questo scrittore, meno arenato su posizioni da giudice e spettatore come noi lettori della storia che esce dalla sua penna prolifica. Tom Perrotta non interviene in prima persona nei suoi scritti ma lascia che siano loro a parlare per lui. Uno "spettatore silente e informato" lo potremmo definire. E siccome è la sua storia a parlare per lui, si dilunga, non tanto a sproposito, ma proprio per dare i quadro e le motivazioni di ogni fazione sia in guerra o in paziente attesa del vincitore. Tutti hanno spazio e presenza nel testo senza derogare alla trama principale ma arricchendola di nuove sfumature. Questo, è il lavoro che lo ha consacrato come "scrittore contemporaneo di grido" ma quello per il quale è più conosciuto è "Bravi bambini" che però non ha lo stesso taglio (ma di questo parleremo un'altra volta).

Amare o odiare questo libro è molto facile, infine, perché la storia non ha picchi, ma ha uno scorrere costante fino alla fine. La mancanza di tensione sembra quasi non far apparire l'obiettivo stesso della storia. L'impianto è costruito come quei film molto impegnati inglesi, e forse da questo ne deriva l'associazione a Nick Hornby, in cui la storia non vuole rimanere per la trama ma per il concetto di fondo e in questo caso guardarsi dietro e scorrere lo sguardo sulle battaglie umane che non sempre possono avere un vincitore netto, ma che inesorabilmente portano a dei cambiamenti, che anch'essi non sono mai netti ma  necessitano non solo di "tempi" ma dei "modi corretti" per cavalcare l'innovazione.

Inutile dire che io questo libro l'ho amato...;)
Buone letture a tutti,
Simona


L’insegnante di astinenza sessuale
Tom Perrotta
E/O edizioni, ed. 2009
Collana Tascabili E/O
Prezzo 9,00€






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mercoledì 28 dicembre 2011

“Factotum”, Charles Bukowski - Ho letto un gran bel libro, ma non era questo!

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Faccio appello alla quarta di copertina perché davvero non saprei come descrivere quel che ho letto, al punto tale che questo libro attende una recensione da quest’estate.
“Avventuroso e osceno, divertito e disperato, sboccato e insieme lirico. Factotum, il romanzo che ha rivelato Bukowsky al pubblico italiano è innanzitutto e sopratutto un ed Henry Chinaski, l’alter ego dell’autore, ne è il protagonista assoluto”.
Fin qui, trascurando il “lirismo” (fandonia bella e buona!), non mente. Perché è vero, l’autore scrive di se stesso, anche nelle sue autobiografie c’è scritto che beveva e si drogava e cercava il modo migliore per non far nulla. ma mi domando e rivolgo la domanda a voi, cosa c’è di “artistico” in ciò? Quando le peregrinazioni da un luogo ad un altro in cerca di un lavoro che ci occupi poco e che ci renda tanto trascritte divengono arte? E allora mi sono chiesta, forse non è questo il "capolavoro" per il quale Bukowski è famoso, forse come Ellis devo leggere qualcosa di altro, perché non è affatto possibile che un'ammasso di fotogrammi che scorrono senza soluzione di continuità e senza un obiettivo possano esser reputati capolavori. Come anche non è possibile che proprio lo scegliere una vita scapestrata, badiamo bene, non perché non possiamo farne a meno ma proprio perché "non vogliamo fare la differenza", ma pretendiamo che essa venga incontro a noi, sia reputabile come lirico.
Questo libro costituisce il "pardosso" della cultura vigente. E' uno di quelli osannati da un lato e detestati dall'altro, ma se scendiamo ad analizzarlo non è nulla di diverso che si possa trovare in un qualsiasi diario. sono resoconti di giornate, nemmeno poi tanto romanzate. Però Bukowski, diviene un quasi idolo. Nell'ultimo anno l'ho visto letto e citato come ne fosse nata una nuova moda. E visto che sono una curiosa ho cercato uno dei titoli rappresentativi. Ed era questo. Fa riflettere no?

E la domanda successiva è: questa è arte? E' talento? E’ un pò come mettere un punto al centro di una tela e dire “ecco a voi, questa è arte!”. Ma non funziona così, non è così che si fa arte. L'arte pretende una ricerca che la muova e che la materializzi, pretende delle motivazioni che muovano l'artista, così come il talento dovrebbe essere quella forza e quel desiderio che ti spinge a tirar fuori dalla tua penna una storia. E' ansia di comunicazione. Qui l'unica ansia che si distingue è come avere soldi senza far nulla. 

La trama, chiamiamola così, di questo testo è costruita appunto nei passaggi del protagonista da una città all’altra in cerca di un’occupazione che gli garantisca una stanza, sesso, e alcol nulla di più e nulla di meno. Tutto quello che c’è a contorno è uno sbiadito quadro della classe povera degli anni '30 e '40 americani. Ma la differenza è sostanziale e da tener presente, c’e’ chi è proprio indigente e questo non compare mai e chi si accontenta di sbarcare il lunario per una birra o di campare alle spalle di chi lo può mantenere. Pertanto proprio perchè anche la scrittura rispecchia questo accontentarsi, lo scritto è solo una lenta inesorabile lotta per riempire delle pagine senza altro obiettivo se non quello di farsi comprare. E in questo vi è perfettamente riuscito, visto che anche io l’ho acquistato.
L’unica cosa soddisfacente è che l’ho acquistato in libro e non in ebook, così potrò facilmente rimetterlo in circolo rivendendolo o scambiandolo per avere un qualcosa di leggibile.
Mi spiace di non aver molto altro da dire, ma veramente “Ho letto un gran bel libro, ma non era questo!”.
Buone letture a tutti,
Simona

Factotum

Chales Bukowsky
TEA Edizioni, ed. 2011
Collana “TEA Due”
Prezzo 8,00€


domenica 25 dicembre 2011

L'ha detto... Larry Wilde


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"Non preoccuparti della dimensione del tuo albero di Natale. 
Agli occhi di un bambino sono tutti alti 10 metri." 
(Larry Wilde)

sabato 24 dicembre 2011

Caro Babbo Natale....

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...e siamo di nuovo qui!
Carissimo Babbo, non ti scrivo per un regalo da portarmi questa sera, capisco che tu sia impegnato e quindi mi accontento di un regalo a lungo termine, spalmiamolo su un anno o anche di più.
Per l'anno venturo ti chiedo di portare un pochino di sale in zucca ai miei connazionali, per spiegare che la lettura non è da "topi di biblioteca" e che un libro elettronico o no, non mangia proprio nessuno. Mi piacerebbe che capissero che ci sono più avventure e informazioni che si possano trovare in tv o sui giochi e che non si muore a leggere un libro, dopotutto c'e' gente che sopravvive a ciò e io ne sono uno dei milioni di esempi. 
Fa che ogni volta che entro in libreria, non venga scambiata per la "signorina del negozio" solo perché mi sono tolta la giacca e l'ho infilata in una delle mie mega-borse e se proprio-proprio questa cosa nn si può fare, almeno selezioniamo i beoti. Magari al posto della signora che oggi ( 23 dicembre) mi ha fermato e chiesto "Ma questo secondo lei è cruento?" recando in mano "Gomorra", decida di chiederlo all'omino del negozio oppure che colpisca un fulmine la tipa che mi guarda mentre sbircio un libro e dice all'amica, senza nemmeno stare a controllare se io la possa sentire, "Prendiamo quello, perché quella signora (ovvero io e per questo non uno ma due fulmini incrociati!) lo legge da un pò!!" (avevo in mano un saggio sulla comunicazione!) e mi domanda "Scusi lo prende?" e alla risposta "No" domanda "Ma perché è brutto? finisce male? sa perché lo volevo regalare a mia madre..." "..."(nei tre puntini di sospensione metteteci voi quel che più vi aggrada).
Realizza questo miracolo che non si vada in libreria solo perché "non si ha idee" e elimina tutti quelli che  passano delle ore a distruggere i libri o che pensano bene di venire in libreria per leggere a "scrocco", va bene due pagine, ma non tutto il libro! Mi piacerebbe non vedere in coda alle casse solo gente che reca in mano l'autobiografia di Zucchero o di Vasco, non chiedo che si portino a casa "I Racconti della Kolyma" ma ci sarà una via di mezzo. Sarebbe bello che scoprissero che anche i titoli non segnalati da adeguata frecciona non stanno lì per decorazione ma che si possono leggere e addirittura comprare!
Dammi la forza di non sparare alle giovini pulzelle che oggi ho sentito affermare che "Kinsella è meglio della Austen" perché, capisco che il giorno prima di Natale non è il massimo per cercare regali e si rischia di incappare in questi mostri di cultura, ma tale eresia non può passare impunita! E' come dire che Joyce è meno divertente di Signorini, o che se Baudleaire avesse letto le canzoni di Jovanotti sarebbe stato meno triste!!
Fa che almeno per l'anno prossimo, la lettura e le librerie non siano solo un ripiego del "non so cosa regalargli" perché in deroga a questa Mancanza di creatività natalizia il genere umano tocca i più bassi livelli di dignità stupendosi altresì perché ti stizzisci o perché alzi gli occhi al cielo!
Frattanto dammi la forza di finire tutte le recensioni appese e di affrontare i titoli nuovi che verranno, quando lo sciopero sarà finito e ti prego, liberaci da tutte le autobiografie dei cantanti che proprio non ci mancavano!
Augurandoti o meglio augurandoci buone letture e buon natale,
Simona


P.S. Ah!Se poi sei in vena magari anche un ritocchino al ribasso per i prezzi dei titoli nuovi non ci starebbe male!;)

Il mio augurio personale va a tutti, sia a coloro che seguono con pazienza le mie peregrinazioni letterarie e sia ai nuovi venuti, perché questa ricorrenza sia un momento speciale per tutti indipendentemente dal credo religioso. Buone Feste e buon riposo a tutti, grazie per quest'anno pieno di soddisfazioni.
E nuovamente buone letture a tutti!
Simona

mercoledì 21 dicembre 2011

"La casa dei sette cadaveri", Jefferson Farjeon- Per Natale, un omicidio vintage...


Se c'è una cosa che preferisco fare nel periodo natalizio è quella di affogarmi letteralmente non solo nei libri ma devono essere per forza "gialli" e old style il più possibile! Molti mi dicono che un omicidio non è proprio un argomento natalizio, ma se Jerome dice che l'inglese medio adora le storie di fantasmi a natale, io sono una delle poche italiane che adora gli omicidi vecchio stile e il più possibile in bianco e nero proprio più "buono" dell'anno! Di solito sono Conan Doyle, Aghata Christie e via dicendo i miei compagni del natale invece quest'anno grazie a "Più libri più liberi" ho risolto in modo differente. Quel che vedete nella foto è il nostro gatto (sono ancora da mia madre per chi segue la mia epopea) e il libro che vedete accanto possiamo die che ce lo siamo letti insieme vicini vicini fra le coperte!!!

Si tratta di un libro della collana "I Bassotti" di Polillo Editore e si chiama appunto "La casa dei sette cadaveri" me lo potevo lasciar sfuggire? sono stata tre volte alla fiera e sono passata davanti a questo stand almeno 15, adocchiandolo tutte le volte e alla fine non ce l'ho fatta e l'ho preso. In un'epoca in cui tutto deve essere nuovo di pacca e dove pare non ci sia più nulla da inventare Polillo Editore fa una mossa a sorpresa e molto intelligente, ovvero quella di pubblicare in una collana economica (ma solo per la copertina morbida perché sono curatissimi nella stampa, rilegatura e cura dei particolari come il numero del capitolo) di gialli (anche se in questo caso sono rossi) che non inventano nulla, ma guardano al passato. Sono infatti testi americano del periodo che va dagli anni '20 agli anni '40 e sono più di 100. Ci sono anche altre collane e stupite i libri non solo li trovate cercando fra una libreria indipendente e l'altra ma sopratutto li potete trovare negli store online come Amazon, Ibs etc.

Jefferson Farjeon, ovvero l'autore di questo libro non è il primo che passa per strada oltre ad aver scritto nell'arco di trent'anni più di ottanta fra libri e racconti è anche stato sceneggiatore del "Numero diciassette" il film diretto da Halfred Hitchcock del 1932 e, questo, stando a Il Giallista è quasi un inedito perché è stato pubblicato per la prima e unica volta negli anni '50, ma questa prova della sua abilità lo fa essere perfino plausibile ai giorni nostri e persino zia Aghata, ammesso che non lo abbia letto, ne sarebbe rimata piacevolmente stupita. 
Siamo nel Sussex ovvero nel sud dell'Inghilterra in uno di quei paesini dove sembra non accada mai nulla e dove invece solitamente gli scrittori trovano terreno fertile per scrivere di efferati delitti. Un ladro affamato entra una casa dabbene da una finestrella e trova qualcosa che non è propriamente rubabile. Sette cadaveri, chiusi a chiave in una stanza con le persiane chiuse e inchiodate e la cappa del camino tappata con dei giornali. Unico indizio? Una palla da cricket. Non ci sono orme, le persone morte non sono mai state viste nel circondario e sono state trovate nella casa di una discreta coppia di persone uno zio, a quanto pare scrittore, e una nipote un po' più svenevole di quanto io non apprezzi (ma questo non è un qualcosa di particolarmente presente per fortuna). Per l'investigazione viene coinvolto oltre a commissario capo Kennteh anche un giornalista freelance Hazeldean che ha partecipato alla cattura del primo ladruncolo.

Gli indizi ci sono e non ci sono, spuntano un po' qui e un po' la, ma come prevedono i grandi classici, devono esserci, per stimolare la curiosità, ma si devono semi-nascondere per non rivelare il passo successivo. La trama, dal punto iniziale che vi ho riassunto, ad un certo momento diventa talmente complicata che si arriva a pensare che l'autore non ce la faccia a svolgere a matassa cosa che invece, mirabilmente, avviene in tutta naturalezza. E' talmente scorrevole da leggersi in un pomeriggio, talmente accattivane da tenerti con il fiato sospeso fino all'ultima pagina, talmente ben congegnato da sembrare verosimile. E' stata veramente una sorpresa come dicevo all'inizio della recensione. Se ancora dovete fare qualche regalo e fra questi volete regalare un giallo, questo è un libro originale, difficilmente si trovano in giro testi così, e sarete sicuri di fare una bella figura visto che l'edizione di tutti "I bassotti" (che è la collana dove mi sono soffermata io) è veramente curata nel particolare ma stupite stupite ha anche un prezzo veramente basso. E sono sicura che vi piacerà come è stato per me che ne ho presi altri due!!:)

Buone letture,
Simona

La casa dei sette cadaveri
Jefferson Farjeon
Polillo Editore, ed 2011
Collana "I Bassotti"
Prezzo 13,90€ 





domenica 18 dicembre 2011

Giancarlo De Cataldo «La forma della paura»

Quali sono le forme della paura? La paura raccontata con i fatti degli ultimi anni, quali sono le leve sulle quali si è puntato per forzare questa forma di isterismo collettivo per armare guerre o combattere nemici reali o immaginari, nonchè per costruire le carriere di pochi. Giancarlo De Cataldo da la sua rilettura degli avvenimenti degli ultimi anni. Un libro sicuramente da leggere...Vi inserisco sotto al video i riferimenti del libro come di consueto,
Buone letture,
Simona



I riferimenti del libro sono:

La forma della paura
Giancarlo De Cataldo, Mimmo Rafele
Einaudi Editore, Ed. 2010
Collana "Super ET"
Prezzo 12,50€



venerdì 16 dicembre 2011

[Dal libro che sto leggendo] Shakespeare scriveva per soldi

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Ho scelto in questo caso di inserirvi questo pezzo in particolare non solo perchè è quello da cui hanno preso il titolo del libro, ma anche perchè apre a delle riflessioni. Essendo un libro di commenti ad altri libri, sotto, oltre ai riferimenti classici, avete anche quelli dei due testi ai quali Hornby fa riferimento che, ahimè, non sono mai stati tradotti in lingua italiana.
Buone letture a tutti,
Simona

[...]Vi dicevo di insospettirvi se vi avessi consigliato un libro che vi sembra palloso. Be', fidatevi, 1599 di James Shapiro non rientra nella categoria. È un libro bellissimo, affascinante, illuminante e originale (insomma, non ho mai letto niente di simile nonostante gli anni passati a divorare biografie su Shakespeare), pieno di cose con cui stupire, edificare ed erudire gli amici. Il 19599 è l'anno in cui Shakespeare concluse l' "Enrico V", scrisse "Come vi piace" e concepì l' "Amleto".( Il libro di Shapiro mi attirava i parte perchè il mio 2006 era stato altrettanto produttivo- anche se, a differenza di Shakespeare, io penso di più alla qualità che alla quantità, probabilmente perché io ho un occhio di riguardo per i posteri.) Shapiro colloca queste tre opere nel loro contesto e allo stesso tempo cerca di ricostruire, da ogni fonte a disposizione, gli spostamenti, le ansie e gli interessi di Shakespeare. Sia il "Giulio Cesare" sia l' "Enrico V" appaiono più legati al conflitto Inghilterra e Irlanda di quanto potessimo sperare di capire senza i lumi esperti di Shapiro; la sezione sull'Amleto contiene un'estesa descrizione, lucida e sobria, di come i "Saggi" di Montaigne abbiano influito sui monologhi del protagonista. 1599 dovrebbe diventare la prima tappa di chiunque insegni o studi una qualsiasi di queste 4 opere, ma va bene anche per tutti gli altri. Per amare questo libro basta nutrire interesse per una cosa sola: come e perché si scrive.
Il perché è relativamente semplice: Shakespeare scriveva per soldi. Doveva mantenere una moglie, un teatro nuovo e una compagnia numerosa, oltre ad affrontare la spaventosa competizione delle altre compagnie. Il come è più sfuggente, anche se Shapiro è tanto bravo da accumulare fonti e ispirazioni da far quasi trascurare l'assenza di Shakespeare uomo che rimane u pò un mistero.
Claire Tomalin e James Shapiro prendono due strade diverse per arrivare al loro scrittore: ovviamente nel libro della Tomalin c'è erudizione, ma a lei interessa più la psicologia di Hardy, oltre all'esercizio del proprio acume e della propria sensibilità critica, che non la storia. Entrambi i libri, però, esemplificano la capacità di approfondire la conoscenza e l'apprezzamento dell'opera, il gusto di riuscire a illustrare le righe sulla pagina. Siamo fortunati ad avere qui e ora questi scrittori al loro meglio.[...]


Il libro da cui è preso l'estratto:

Shakespeare scriveva per soldi
Nick Hornby
Guanda Editore, ed 2009
Collana "Le fenici tascabili"
Prezzo 8,00€

Per i libri citati nel pezzo trascritto:

1599: A year in the life of William Shakespeare
James Shapiro
Libro non disponibile in lingua italiana
Faber&Faber Editore, ed.2006
Prezzo 12,03€


Thomas Hardy: The Time-Torn Man
Claire Tomalin
Anche questo non disponibile in italiano
Penguin Group Edizioni, ed 2006
Prezzo 10,88€


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mercoledì 14 dicembre 2011

Mettete libri nei vostri cannoni...Più libri più liberi 2011...

"Le rughe sulla frontiera", uno dei libri presentati

Ci sono guerre che non andrebbero nemmeno iniziate e quelle che si definiscono tali, ma in effetti non lo sono, ma valgono la pena di essere perseguite. In una nazione che si impoverisce culturalmente e dove è divenuto "degno di nota" solo il futile, a Roma per il 10° anno, è andata in onda la "guerra contro la cultura commerciale e spesso priva di qualità" fatta di grandi nomi e di freccione colorate nelle librerie di mezza Italia. In campo, in questa lotta alla futilità strapagata, sono scesi come al solito piccoli e medi Editori, decisi a farsi conoscere e a presentare spesso di persona il proprio lavoro...della serie "ci mettiamo la faccia"!

Edizioni Ad Est dell'Equatore & Assaggi Letterari in visita


La fiera dell'editoria "Più libri più liberi" dimostra di anno in anno quanto sia variegato questo ambiente e quante proposte differenti siano possibili. Tra una presentazione di una nuova uscita con la spiegazione dettagliata del "progetto libro", si passa a veri e propri laboratori di pensiero, alcuni riusciti altri un pò meno, che avvicinano i lettori ai temi caldi del momento come ad esempio l'ebook. I 4 giorni di programmazione proseguono sempre a ritmo serrato, incalzati non solo dal susseguirsi delle presentazioni e degli arrivi dei "famosi" (per fortuna della manifestazione pochi e selezionati), scanditi dalla musica del caffè letterario e dalla trasmissione Fahrenheit ma anche e sopratutto dai piccoli "momenti" che avvengono in ogni stand dove fra un incontro e l'altro fra operatori del settore che si salutano o si si conoscono capita anche di vedere un editore che "galleggia con tanto di boccaglio in un mare di palloncini blu" o anche di notare uno stand come quello che ha tutte le pagine di libro appese a mo' di ghirlanda o un frigo anni '50 insieme al bellissimo "libro mensola".

Tic Edizioni e il "libro mensola" Vediamo se lo scovate:)
Per molti è l'occasione per conoscere o farsi conoscere, per me una grande occasione dopo tre mesi di sciopero di acquistare i titoli segnati in questo periodo come "da comprare" (in fiera non violo gli accordi degli scioperanti!!). Potrei raccontarvi stand per stand quel che ho visto, ma sarebbe una cosa alquanto perniciosa sia per voi che per me, e quindi la soluzione che ho scelto è quella di postarvi qualche immagine e di citarvi gli editori visitati (dove ho acquistato) dedicando però loro uno spazio nelle recensioni dei libri che vi farò man mano che li leggo mentre, qui, preferisco postarvi solo un paio di riflessioni su uno eventi cui sono riuscita a partecipare. Non c'è ordine di importanza nella lista ma è un elenco sconclusionato come la mia memoria: Ad Est dell'Equatore, Navarra edizioni, Add Editore, Minimum Fax, E/O Edizioni, Pollillo Editore, :Editore, 66thand2st, Isbn Editore, Ancora del Mediterraneo, Historica Edizioni, Marcos y Marcos.

:Edizioni e il suo bellissimo stand pieno di palloncini!
Tra questi ci sono Editori e cataloghi che già conoscevo e qualcuno invece è nuovo, almeno per me, ma che ho cercato perché il catalogo e la mission erano interessanti.
Per quanto attiene invece "incontri&presentazioni" sono pochi quelli che ho visto. In alcuni casi  andavano "in onda" contemporaneamente ad altri di mio interesse e in altri casi la schedulazione era durante il mio orario d'ufficio e non me la sarei cavata con un paio d'ore. Pertanto fra quelli che ho visto e di cui vi parlerò diffusamente in commento ai relativi libri ci sono:
- Le rughe sulla frontiera: restiamo umani di Navarra Editore;
- Un discorso di sguardi. Dal barocco al contemporaneo di :Edizioni;
- Leggere i lettori:diritti e capricci del popolo dei libri. Con eFFe (Finzioni), Sergio Garufi (:Edizioni) e Cassini ( Nazione indiana) - se ho invertito qualcuno ditemelo potrei aver confuso i nomi/appartenenze!

"Leggere i Lettori" da sinistra eFFE, Vasta, Garufi, Cassini
Per quest'ultimo intervento due paroline le vorrei spendere, questo perché l'attesa per questo incontro dopo Librinnovando, devo ammettere, che era parecchia. Speravo che fosse, con il coordinamento di Giorgio Vasta, un'occasione di riflessione senza colpevoli o prigionieri per affrontare con rinnovata forza il tema del cambiamento che è in atto fra lettori ed editori. Invece il cambiamento, almeno per quanto concerne questi temi, è rimasto allo IED di Milano e da lì non si è mosso se non per :Edizioni e per Finzioni.
Quella "orizzontalità della lettura e della selezione" per Vasta e per Nazione Indiana non s'ha da fare, perchè come dice Cassini anche nel mondo letterario esistono delle "gerarchie" e quindi il popolo dei lettori deve riferirsi alla critica pluri-medagliata che, aggiungo io, spesso non sa nemmeno che cosa sta recensendo. Pertanto "l'orizzontalità" della scelta operata dal popolo della lettura viene marcato come "suggerimento dei librai", che fanno accordi commerciali favorevoli, o come "succube di una campagna stampa", marcando tutti i lettori come dei "beoti che non sanno scegliere" ciò che è meglio per loro! 

Plauso per Finzioni e :Edizioni, che invece hanno affrontato il discorso in maniera più pratica e meno da gerarchi. I lettori che sono sempre stati considerati come delle "entità sconosciute", perché prima di mettere in stampa un libro non sai se i destinatari, cui quel testo sembra calzare a pennello, sapranno apprezzare la tua scelta. In più, come si diceva anche a Librinnovando, la scelta della massa può, anzi oggi è, in base a molteplici fattori esterni, ma c'è un nocciolo duro di lettori che ancora oggi si barcamena tra i cataloghi in cerca di qualità. Ad eFFe è toccata l'apertura con domande sull'esperimento, oramai consolidato, de "Il libretto rosa" e la presentazione di Finzioni, luogo per definizione dedicato ai lettori stufi di un modo di intendere la "letteratura" come "elitario e distante" da chi, in fondo (e detta materialmente), la foraggia e le permette di continuare ad operare. E' questo intervento cui  Nazione Indiana si contrappone, come dicevo, come "il mondo elitario che sceglie per noi ignoranti lettori". La testi della appetibilità e della necessità della gerarchizzazione e esce un pò ridicolizzata dalla conclusione geniale di eFFe che prima di congedarsi dalla sala chiede agli astanti, silenti e anche un pochino infastiditi, quanti sanno di cosa si parla quando si fa riferimento alla "gnomica" o "gnomotica" (non rammento il termine corretto e ho ammesso la mia ignoranza non alzando la mano, e devo ammettere che l'ultimo pezzo dell'intervento di Cassini non l'ho proprio capito!). Risultato: 15 su 40 circa presenti in sala. Vince Finzioni, set e incontro, guardando sornionamente Cassini e concludendo con il paragonare l'intervento ad un modo di proporre un libro: se fosse stato un libro selezionato con i principi di Cassini e presentato così sarebbe arrivato ad un pubblico coltissimo, ma ristrettissimo. L'invito pertanto è qualità sì ma con un occhio attento al destinatario dal quale non si può mai prescindere.

Per ora i punti di riflessione di Librinnovando, riguardo il rapporto libro-lettore-editore-librerie, a Roma non sono arrivati o se lo sono, pochi li hanno presi in considerazione. È vero anche che l'intervento schedulato fra due sessioni di richiamo è andato praticamente deserto. È stata un'occasione mancata pertanto anche per i lettori, o forse i lettori hanno smesso di credere e questo sarebbe più preoccupante.
Vedremo nei prossimi mesi.
Buone letture a tutti,
Simona

Al prossimo anno!


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domenica 11 dicembre 2011

L'ha detto... Steve Jobs





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L'unico modo di fare un ottimo lavoro è amare quello che fai. Se non hai ancora trovato ciò che fa per te, continua a cercare, non fermarti, come capita per le faccende di cuore, saprai di averlo trovato non appena ce l'avrai davanti. E, come le grandi storie d'amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continua a cercare finché non lo troverai. Non accontentarti. Sii affamato. Sii folle.

Steve Jobs

venerdì 9 dicembre 2011

"Poesie", Nazim Hikmet...lontanze vicine...

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Alt, chiariamo una cosa! Mi sono sempre definita "donna da prosa" e non "da poesia" e difendo con forza questa mia posizione nell'assoluta convinzione di non esser abbastanza "romantica" da apprezzarla a tutto tondo. Questo non significa che io non la legga o che mi ritorni in mente ogni tanto, ma agli amici che mi segnalano libri da leggere e che poi vorrebbero sapere cosa ne penso continuerò a dire che la poesia non è il mio campo. 

In questo caso la recensione è vecchiotta, è nelle prime pagine delle recensioni fatte su Anobii e mi è venuta in mente perché oggi, nel tardo pomeriggio ho avuto l'insana idea (perchè non avrò pace finchè non lo avrò finito, cosa da non fare quando sai di non avere molto tempo libero nei giorni seguenti!!) di aprire uno dei libri acquistati alla fiera "Più libri più liberi" di Roma. Il romanzo in questione è di Christa Wolf, recentemente scomparsa, e si chiama "La città degli angeli" edito da E/O. Leggendo queste pagine mi è saltata in mente l'atmosfera di queste poesie, e nel caso specifico l'atmosfera del secondo poema cui faccio riferimento in questa recensione...

Così ho deciso di postarvela. 
Buone letture a tutti, 
Simona


[..]A casa non mi aspettano brutte notizie
ne una tavola apparecchiata
a casa mi aspetta
il distacco.[..]


"Non so se era l'alba
o la sera
forse mezzanotte
non so.
tutte le finestre della mia vita
sono rientrate nella mia stanza[...]"
(da "Le finestre")

Probabilmente non ci sono parole adeguate per descriverlo, in effetti, e' difficile riassumere in una recensione lavori così differenti.
Il libro e' composto di tre parti di cui la prima e composta di poesie sparse scritte in vari periodi (da cui ho tratto l'inizio di questa recensione) la seconda e la terza sono composte da due poemi "il treno delle 15.40" e "sinfonia di Mosca". Il suo stile di scrittura tra il futurista e il post futurista in fondo è dato dall'esigenza di comunicare, anche visivamente sensazioni, colori e odori. E cosi' parole che normalmente troveremmo amabilmente disposte fra quartine e terzine... vengono invece disposte intenzionalmente sparse per la pagina a sottolineare questa o quella immagine.
Nulla di paragonabile al futurismo marinettiano , meno pomposo e ricercato, ma risultato dall'esigenza di guidare il lettore evidenziando i punti per lui focali dei suoi scritti.

Probabilmente, a parte le poesie, sono particolarmente rimasta rapita proprio dai poemi che non conoscevo.
Il primo narra stazione per stazione un viaggio, a volte in modo confuso (stando su un treno che attraversa la Turchia pieno di gente che sale e scende e viaggia, non potrebbe essere altrimenti per il viaggiatore che osserva, sente e odora i propri compagni di vagone o di scompartimento!), parla di persone e dello scorrere del paesaggio; narra di uomini e donne che ora parlando a voce piena ora raccontando con gli occhi o con i gesti delle vicissitudini della propria vita.

Il secondo poema e' ancor più opera magistrale, partendo da una prigione.. dove una radio manda in onda una sinfonia.... il poeta interpreta tutti i suoni e gli strumenti coinvolti dallo spartito e ad ognuno di essi affida il racconto delle storie o dei dolori delle terre lontane di Mosca e di coloro che l'hanno composta per chi invece ora, lontano da quei li ascolta e li interpreta per chi non sa leggere fra le note.

E così lasciata la musica e iniziate le visite ai prigionieri in una sala affollata vi capitera' di sentire "[..]
Calmati, Osman, conosco la tua pena:
il tuo corpo è dietro le sbarre,
ma i tuoi pensieri vagano fuori.
Così sono fatti gli uomini: sono sempre scontenti.
Certuni vagano liberi, e i loro pensieri sono in carcere,
altri stanno dietro le sbarre, e i loro pensieri sono in libertà!"
[...]"


Testamento, monito e ricordo di chi come lui non e' potuto morire nella sua patria natia.

Ripeto e' un libro che e' difficile da raccontare in poche parole, ma e' da leggere....


Poesie
Nazim Hikmet
Newton Compton Editore, ed 1996
Collana "Grandi Tascabili Economici"
Prezzo circa 5,00€ (non l'ho sottomano sono ancora accampata da mia madre!)





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mercoledì 7 dicembre 2011

[Dal libro che sto leggendo] Sabato, addio





Non è facile trascrivervi un brano di questo libro, perchè le immagini di Milano, i colori, i suoni e le innumerevoli sfumature della solitudine sono talmente tante che è facile selezionare un pezzo a scapito di tanti altri bellissimi.

Trovo che sia bello segnalare uno scrittore che io non conoscevo e che mi ha fatto rimanere con in fiato sospeso fino all'ultima riga. È un romanzo, che restituisce una atmosfera un pò noir ai quartieri meno abbienti di una Milano dimenticata a favore delle vie dello shopping e al contempo una storia al contrario. Vi incuriosisce? Ebbene questo è un un lavoro imperdibile davvero...

"Il metronotte sta raccontando una barzelletta stravecchia.

Papà gli parl sopra e mi dice che forse riprende la ragazza che veniva al mattino, i soldi non sa dove andarli a cercare ma in qualche modo farà. È che lei è albanese, nessuno le da da lavorare e deve mantenere anche un bambino.
Mi permetto di dirgli che non deve andare nella merda lui per colpa di questa tipa e che i bambini degli altri non sono affari che lo riguardano.
Dice:"Lo so, ma la devi vedere, è una così brava persona, e quanto ha pianto quando le ho detto che dovevo lasciarla a casa. Dice che non dorme più".
Io non lo reggo, discorsi assurdi- i suoi soliti-, così saluto, esco e risalgo corso Mameli.
Ancora non ci credo.
Cerco di ripetermi ma ho dentro la lava, un furore, e la luce notturna è triste, grassa e oleosa. Il corso è un tunnel fosco. Un imbuto d'ombra e torbidume.
Non c'è rumore che sia uno che sembra che il mondo intero sia altrove.
Dove cazzo se ne vanno tutti?
Facile: a sposarsi.
E se non vanno a sposarsi?
Facilissimo: a scopare.
Perché scopare sembra niente, finchè scopi. Ma prova a non scopare. Prova a non riuscire a scopare.
Scusami, non dovrei farti questi discorsi. Il peggio è che non avrei dovuto farli neanche a me. Lì come un fallito... Un'educanda che agogna allo sposalizio...
È che sono rimasto solo io, pensavo, con queste stupide strade questi negri e questo niente di fatto.
Quella notte sono andato a casa a piedi, avevo bisogno d'aria.
Ci ho messo un'ora e mezzo.
Camminavo nella domenica appena cominciata -era l'una e un quarto- e incontravo solo qualche auto, o quelli della pulizia stradale.
Sentivo anche freddo.
Che giro mi faceva il cervello.
In cielo una luna di rame, e io lì a sfinirmi di parole. Parole, parole, parole... Tante parole per dirti, adesso, questa cosa sola: io ho la sensazione che la vita mi abbia respinto.
Proprio così.
O dovrei dire: mi respingerà?
Be', lo dico.
Perché sai, oa che il mio tempo è agli sgoccioli, mi rendo conto che ci somo cose che non mi riguarderanno mai. Non c'è un motivo specifico, è andata così. Tra i tanti sono stato indicato proprio io. Che ci devo fare? Sarà per un'altra volta.
È un pò come nelle vetrine: mi specchio e sovrapposta a un manichino in doppio petto affiora in primo piano la mia sagoma. Così galleggio sullo sfondo di un altro, un altro che vorrei essere e non sarò mai.
Al di qua del vetro, la verità. La vedi? Tiro avanti così -spalle spente, pelle verde limone, mani come passeri. Tiro avanti che fino a ieri mi credevo giovane, poi la gioventù finisce e nessuno te lo dice.
Ma tu?
Non mi hai ancora detto che ci fai, qui, a quest'ora.
Mi spiace che mi. E di ridotto così, ma sai, ho combinato un gran casino...
Ho trentanove anni finiti in un buco e non avrò nessuna donna.
Trentanove volte niente per un totale di 1872 sabati."




Il brano è tratto da:


Sabato, addio
Marco Archetti
Feltrinelli editore, ed. 2011
Collana "I narratori"
Prezzo 13,00€






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domenica 4 dicembre 2011

Elena Cizova, "Il tempo delle donne"

Questa presentazione mi ha convinto a inserire questo libro nella mia lista dei desideri, per la fine dello sciopero da libri nuovi. Parla di donne, ed è sempre un argomento sfidante per uno scrittore o una scrittrice. Secondo me è da ascoltare, il video, e da leggere il libro!
Buona visione e buone letture,
Simona


Vi lascio i dettagli del libro:

Il Tempo delle donne
Elena Cizova
Mondadori Editore, ed. 2011
Collana "Scrittori italiani e stranieri"
Prezzo 19,50€


venerdì 2 dicembre 2011

"I ferri dell'editore", Sandro Ferri - 2984 Odissea nel mondo dell'editoria...

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Sono le 23.29 di notte ed è la terza volta che provo a recensire questo libro. La difficoltà non sta nella bellezza o bruttezza del contenuto, ma nel fatto che le mie opinioni personali, potrebbero farne uscire con prepotenza un quadro che non voglio dipingere. In sostanza penso che sia un libro da leggere e che sia anche un testo pubblicato con un tempismo perfetto; in un mondo in cui una parte del "pianeta cultura" si "trincera" dietro fantomaci professionisti scavando un fosso fra lettori, che quando si lamentano della scarsa qualità in circolazione sono giustamente fastidiosi per qualcuno, e coloro che invece agiscono nella filiera editoriale, arriva un Ferri a mettere a fattor comune le difficoltà dell'editore. Il problema è che Sandro Ferri, nonostante parli spesso del suo approccio come editore, finisce per comprendere spesso tutto il mondo editoriale, che in fondo è quel marasma che agli occhi dei lettori ha tradito e tradisce ancora la sua professione.

Così se da un lato questa "2984 Odissea nell'editoria" restituisce alcune leve che muovono l'interesse dell'editore ed EO o E/O- vai a capire come si scrive correttamente!- rimane comunque uno dei pochi editori con un progetto certo strutturato e voluto. Pochi e lo ribadisco, perchè come già detto nel post di agosto u.s. dedicato alla legge Levi, di editori ne spuntano ogni giorno come anche di librai. Quindi nel prendere in mano questo ebook, bisogna ben distinguere quale fetta di mercato occupa questo editore e quali sono i suoi paragoni e non fare di tutta un'erba un fascio. Per un EO che fa ricerche tra gli scrittori d'avanguardia da portare sul mercato americano e italiano o arabo e via dicendo o un Adelphi che ha un progetto di "catalogo libro" (e se volete sapere di cosa sto parlando dovete leggere l'ebook!), ce ne sono moltissmi altri che hanno come unico progetto il sogno di far soldi su autori o lettori ignari, e anche ignoranti aggiungerei, che credono al primo slogan. E medesimo cambiamento di rotta, ovvero quello peggiorativo, appartiene anche ad editori grandi, che hanno perso la loro "mission", a favore di quella individuata dal nuovo management, dopotutto viviamo nel villaggio globale e gli azionisti, a quanto pare, sono sempre gli stessi!

Centra perfettamente il punto, affermando che il successo di un libro oggi è in gran parte dato dal "passaparola", ma va fuori con l'accuso dando al critico il potere di "giudicare" un'opera perchè in possesso dei mezzi e libero dai vincoli. Un libro lo giudichi se ci hai investito su, con il lavoro o con l'acquisto, sopratutto se lo hai letto odiandolo o amandolo fino all'ultima riga, e non ricevendolo in dono per avere un'opinione e guardando la quarta di copertina o le prime due righe dell'incipit. In più, i mezzi e gli studi del critico lo mettono in grado di qualificare quello che ha fra le mani, analizzarne la semantica e lo stile, l'aderenza fra significato e significante e infine gli permettono di restituire al pubblico uno o più modelli di lettura ( Segre). Se non lo fa, o si inoltra in giudizi personali, men che mai interpretativi e di analisi, e, peggio ancora, prescinde dalla lettura o si fa guidare dall'antipatia per uno scrittore o un editore, egli tradisce il suo lavoro e se stesso per primo. E non vorrei sembrare catastrofica, ma in Italia questo lavoro viene tradito giornalmente e ultimamente in base proprio a logiche di destra e sinistra ideologica.

Così il Saviano che Ferri mette a sinistra (in effetti non lo è mai stato, basta ascoltare qualche intervista dei primi anni e leggere fra le righe di Gomorra per capire dove sta di casa la sua fede politica) viene tra il 2009 e il 2010 (prima delle esternazioni di Berlusconi che lo hanno consacrato al ruolo di santo protettore dell'antimafia) a diventare il "soggetto/oggetto" cui fare una sorta di guerra commerciale, in nome della quale si cerca "l'alter ego" di "sinistra" che ne possa essere il successore o la debita alternativa. Cadono in queste maglie anche Ruggero Cappuccio ("Fuoco su Napoli", Feltrinelli Editore) e il più contestato professore, di "Storia della cultura", Alessandro Dal Lago autore di "Eroi di carta" che trasforma in un "saggio" una ricerca universitaria che si barcamena fra le esternazioni di Saviano stesso e l'analisi effettiva del romanzo Gomorra prendendolo come rispecchiante, in maniera fedele, la "storia" e sottolineandone i difetti ( io ancora mi aspetto che medesima operazione la faccia anche su qualche storia di Topolino, visto che l'astutissimo professore applica nel suo pamphlet il cipiglio di colui che commenta un saggio o una ricerca e non quello di un commentatore di un "romanzo" che è cosa ben diversa!). Non sono scrittori antimafia o anticamorra, come non lo è nemmeno Saviano, ma vengono tutti buttati nello stesso calderone, perchè in fondo all'epoca la logica del pro-antimafia e della denuncia civile vendeva, salvo poi accorgersi che i lettori inebetiti da cotanti manifesti, non leggevano più i contenuti comprendendoli, ma ne leggevano supinamente quel che gli si propinava come modello di lettura ( "lo smettere di leggere, leggendo"). È lì che i lettori hanno smesso di leggere, e sono diventati ebeti da successo letterario, ed è dal quel momento che case come la Feltrinelli hanno tradito gente come l'autore del "Dottor Zivago" mettendo in vendita una trascrizione di contenuti di una trasmissione televisiva, riempiendo le proprie librerie di adoranti adepti (e non è un termine mio, ma un modo di definirsi di alcuni di questi facinorosi campioni di civiltà) adoranti e che aspettano solo un autografo per riporre senza leggere ciò che hanno acquistato per fare bella figura con l'autore.

Il critico, per tornare all'argomento principale, non è libero da vincoli se una "cotoletta alla milanese" può mettere in ginocchio anche il Sole24ore. E vi dirò, alla fine dei conti, nemmeno penso che tali personaggi abbiano davvero a cuore la professione, e per un critico gastronomico cui importa "facilitare" l'amico ristoratore, ce ne sono milioni di paritetici nel campo della letteratura che non si pongono affatto il problema di quale libro hanno in mano, basta che il pezzo settimanale esca. Cosa ben diversa sarebbe se dovessero alzarsi e uscire e tirare fuori i soldi per acquistare il loro lavoro, perchè non nascondiamoci dietro un dito, quando ci investi soldi diventi più attento alla virgola! E ti arrabbi da morire quando un possibile "parbleu!" in una situazione bucolica francese viene tradotto con un "Ostia!" da un traduttore incompetente ( Sezione suicidi, Varenne, Einaudi Stile libero big) o se nella medesima collana incappi in uno scrittore decantato come "del secolo", ancora oggi devo capire quale, e ti trovi davanti ad un libro che non ha ne capo e ne coda ed è un "composit", nemmeno ben fatto, di organizzazione della trama e di soggetti di libri ben più famosi (sempre Einaudi stile libero big, Haig, "La famiglia Radley"). È vero, servono anche questi errori a far comprendere cosa è meglio evitare leggere, ma se i critici non fanno anche questo, leggere, cosa li si paga a fare? E in più E/O come si sentirebbe rappresentata nella sua categoria da questi campioni di selezione? E le "maestrine" di Ferri, che ne direbbero di cotanto ciarpame?

È in questo mondo truffaldino, in cui, grazie a slogan poco accorti, giovane non è più sinonimo di crescita e cambiamento, ma solo di novità e alternativa, che prescinde dalla saggezza che viene dall'esperienza, dove si diventa tutti bravi e intelligenti o grandi scrittori basta solamente che tu abbia l'età giusta e il pensiero politico corretto, per poter emergere anche, e mi spiace molto dirlo, se  sei Saviano (ed è questo status demoniaco che gli editori che ancora credono nel proprio lavoro dovrebbero combattere e denunciare!).
Così Saviano usa i mezzi dei media, non per dichiarare l'adesione alla sinistra ma solo per dire quanto gli stia antipatico Berlusconi (comprensibile, ma altrettanto condannabile quando un tuo pensiero personale trasforma "la lettura della realtà di fatti anche storici" in funzione delle tue simpatie passandole per oro colato e nasconde una sintomatica mancanza di creatività che invece Piccolo su "Lalettura" dichiara come impegno civile iniziata da "Gomorra" e, da qui, ti accorgi di quale impegno ci sia a dare ad un romanzo il valore che non ha!), tanto, chi sta dall'altro lato, metterà la giusta invettiva per trasformarlo in dichiarato appoggio alla sinistra e frattanto frotte di amanti "dell'uomo famoso" da idolatrare andranno a leggere le sue deduzioni sulla situazione mondiale molto spesso discutibili. Così, con lo stesso modus operandi, si redige anche una legge capestro come quella Levi che accomuna editori che "fanno la differenza" con quelli che sarebbe meglio che chiudessero, con il fare sessantottino del tutto per tutti e non della punibilità da parte dello stato di chi vende carta straccia passandola per diamanti. E così, in fondo, che è nata l'epoca del tutto è possibile, perché dopotutto "we can" e se "we can" tutti possono essere scrittori editori, librai e critici perchè tutti possiamo, e che ci vorrà mai ad pubblicare un libro?

Per un editore come questo, che ci tiene a dichiarare ai suoi lettori quanta e quale passione mette nel suo lavoro, ce ne sono migliaia che non sanno nemmeno che prima di metter su una collana dovrebbero decidere a chi è rivolta e quale è il suo obiettivo. E da illustre signora nessuno mi domando, ma vale la pena? E poi mi rispondo di sì, posso continuare il mio sciopero di lettrice da libri nuovi, posso ancora con fatica e senza il sorriso tirato dei primi tempi, entrare in libreria e uscirne senza la borsetta della spesa come facevo prima perchè voglio scegliere cose diverse, che le librerie non mi offrono se io, in prima persona, non conosco a menadito i cataloghi e se poi faccio una scelta avventata poi me ne pentirò e attapirerò i miei pochi ma buoni estimatori, nonchè gli amici cui faccio lunghissime riflessioni su quel che assolutamente non si devono perdere e che devono leggere.

Posso ancora permettermi di essere piacevolmente stupita di una casa editrice come EO ( che conoscevo poco), come è avvenuto quest'estate quando ho scoperto che è la casa editrice italiana che pubblica anche Tom Perrotta (quando pubblicherò le recensioni capirete!), che da noi non sarebbe mai arrivato perchè poco consono allo standard asservito alla modalità "pappa pronta e comprensibile"; e lo posso essere ancora di più scoprendo che qualche titolo che ho letto in un passato remoto, sia proprio loro. Una casa editrice, "specializzata in traduzioni" (definizione loro!), che non sta lì a fare la selezione fra leggero o saggio, narrativo o altro, ma che incentra la sua ricerca sulla qualità dei testi, con il cipiglio russo della ricerca di nuovi capolavori nascosti di cui vi parlavo anche la settimana scorsa con il libro della Vitale (A Mosca! A Mosca!, Mondadori Editore).

Ed è proprio qui, che questo ebook convince, nella dichiarazione di intenti. Quello che mi lascia un pochino interdetta è un remoto e velato senso della giustificazione che probabilmente non era necessario ma nemmeno voluto dall'editore/autore. In fondo lui sa benissimo che ci sono lettori appetibili per una casa editrice o per un'altra e lettori come me, che vagano tra un'offerta editoriale o l'altra senza soluzione di continuità. Ma non è detto che quelli che hanno all'apparenza un approccio confusionario nelle scelte, come il mio, non abbiano un obiettivo e che non inseguano un argomento e la lettura, in quel "momento magico", cessa il suo essere carattere scritto in digitale o in formato cartaceo e diventa parte di un discorso più ampio. Non meno convincente è la visione dal 1984 rivistata (ecco perchè 2984) fatta da Ferri sul futuro dei libri e della lettura tanto apocalittica quanto realistica visto che, già oggi, abbiamo inebetiti lettori da testo fisso e preconfezionato.

In sostanza, è un ebook da leggere, non tanto per capire che editore si deve scegliere, ma quale tipo di lettore si vuole essere. Se si vuole essere uno di quelli che affollano le librerie alla ricerca del libro in classifica o quello che magari, controcorrente sfiderà mari sconosciuti e pensieri non consentiti dal benevolo sguardo del "grande fratello" orwelliano. E voi che tipi di lettori volete essere?

E, in onore a Ferri, inaguriamo una nuova postilla (come avviene per i libri che erroneamente passano per libri di antimafia):
"Questo non è un libro per lettori inebetiti, istiga alla riflessione, nuoce gravemente alla salute di chi non utilizza solitamente il cervello"

I ferri dell'editore
Sandro Ferri
E/O Edizioni, ed. 2011
Prezzo 0,79€ ( no, non mi sono sbagliata eh!)
Formato ebook

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