mercoledì 30 novembre 2011

Vi racconto la mia "Libinnovando" da infiltrata speciale...;)

immagine presa da qui

Quando una giornata inizia bene si vede dal mattino…nel mio caso si vedeva dal giorno prima (ho passato un esame!). Ben sapendo che sarei stata a Milano, mi sono iscritta ad un evento che si chiama “Librinnovando”, che è alla sua 4° edizione per seguire due seminari, uno “Marketing, il libro ed il valore del contenuto” e l’altro “Editoria Digitale & eBooks: la parola ai Books Blogger”. Chiaramente con il mio cronico incastro di appuntamenti, abbracci e visite, ho potuto seguire solo il primo, ma mi fa piacere condividere con voi questa esperienza perché secondo il mio punto di vista è un peccato che sia “frequentato” prettamente da addetti ai lavori per due motivi principali: il primo è perché è utilissimo vedere in faccia chi sta dietro la filiera editoriale e in secondo luogo è importante capire dove stiamo andando per comprendere le leve che agiscono sul cambiamento e non ritrovarci in un cimitero di elefanti che non sanno più trovare i servizi che avevano una volta.

Siamo in un momento di cambiamento, ma mica da oggi, da anni. Il problema è che il cambiamento che 50 anni fa si realizzava in 20 oggi si realizza in meno di 5 e quindi è nostro dovere essere coscienti di quello che succede per non rimanerne tagliati fuori. Ora sono avvezza alle presentazioni del “siamo tutti belli alti occhi chiari e siamo anche dei gran figoni!” quelli dove ti propinano un sacco di numeri per farti vedere che i risultati ci sono a forza, ma in questo caso, le presentazioni di esperienze del 2010-11 che ho visto non erano impostate in questo modo. Si partiva da un concetto di base abbastanza veritiero: la filiera produttiva che va dall’editore, e prima ancora dall’autore, fino al lettore non è più lineare ovvero non è più editore->libro->libreria->lettore. Grazie alle milioni di opportunità buone e cattive questo rapporto cambia in continuazione in base a milioni di fattori come le mode o in base ad una trasmissione fortunata o altro. Questo comporta che, per un editore come E/O di cui ultimamente mi è capitato di leggere le “peregrinazioni editoriali” che poi vi recensirò a parte, l’organizzazione del catalogo deve tenere conto anche di questi fattori per la sopravvivenza della casa stessa. In sostanza, vedendola più in generale, una delle motivazioni dei titoli spazzatura che popolano le nostre librerie di fiducia sono un po’ il risultato degli accordi fra librai che guardando al possibile guadagno e a domanda di mercato che richiede più titoli spazzatura rispetto a quelli che invece hanno un valore intrinseco e che non necessariamente sono da allocare nei “saggi” visti sempre come pesantissime e noiosissime modalità di “velato studio”.

C’e’ una parte della filiera del libro che ha ben presente che questo rapporto a lungo andare è deletereo, sia per gli autori e sia per il mercato e che in questi anni si sta provando su progetti sperimentali veramente interessanti onde poter proporre un’alternativa valida e di qualità ai propri utenti. Tra questi ci sono operatori del settore che conoscevo e altri che, ammetto, mi erano totalmente ignoti (d’altronde come diceva mia nonna “la vecchia avea cent’anni e sempre avea da imparare!”).
Tra quelli che conosco ci sono due librerie online specializzate nel mondo degli ebook che sono BookRepublic e Simplicissimus. Adesso non ho idea di quando sia nata Simplicissimus che conosco da quest’estate, ma BookRepublic credo di seguirla da quando è sbarcata su Facebook e mi è saltata all'occhio perché ha un modo di proporre il suo catalogo in una maniera che apprezzo molto. In più, nel tempo sono comparsi i “percorsi di lettura”, che non posso che approvare visto che anche io nel mio piccolo li ho da parecchio che danno ai lettori l’opportunità di proporre aggregazioni di libri uniti insieme da un obiettivo, un significato o un argomento. Quest’estate per esempio vi avevo segnalato che in concomitanza con il Festival “Le trame” era stata scelta una mia selezione di titoli sulle mafie e mi sembra che ogni settimana ancora oggi ne propongano di percorsi su suggerimento dei proprio affezionati. Altra proposta notevolmente intrigante di BookRepublic è anche il Bookpack ovvero un pacco di un certo numero di libri che può essere acquistato, fornendo all’utente un notevole risparmio, uniti anch’essi da un minimo comun denominatore.
Discorso differente per Simplicissimus che, non solo ha un libraio sempre online pronto a dare una mano agli sperduti navigatori, ma fornisce la possibilità di comperare o in acquisto secco (selezioni i titoli, li inserisco nel carrello,pago e scarico) ma anche di acquistare delle ricariche che permettono di usufruire o regalare un certo importo da spendere in ebooks.
Queste due librerie sono la migliore risposta tutta italiana al fenomeno Amazon e lo dico con orgoglio. Non c’e’ stata una volta che, all’occorrenza, non abbia avuto un aiuto e come diceva Ciccio Rigoli, libraio di Simplicissimus rispondendo ad una domanda sul confronto sul mercato con Amazon “La situazione è semplice, nel mondo degli ebooks, se Amazon ha 50.000 titoli anche io nella mia libreria li ho e anche BookRepublic li ha!” e continuava spiegando che la battaglia con le grandi oggi si combatte sul piano della qualità e dei servizi, della presenza e della risoluzione dei problemi e non in base ai titoli. E questo è un messaggio più che incoraggiante!

Tra gli operatori del settore che non conoscevo ne cito tre in particolare che mi hanno colpito: QuintadiCopertina e Edizioni SEED nonché Springer Edizioni.. Per QuintadiCopertina, so perché non ci siamo incrociati; nascono come casa editrice digitale prettamente di Fantasy, genere con il quale ho pochissime frequentazioni, ma tra i progetti portati avanti quest’anno ce n’è uno di cui voglio assolutamente parlarvi ovvero la possibilità di “Abbonarsi ad un autore” ovvero hanno chiesto ai lettori di due autori di comprare un abbonamento valido per quattro libri che l’autore si sarebbe impegnato a scrivere in un determinato arco di tempo, ch se non erro è di un anno. La cosa interessante è che ne la casa editrice, ne l’autore e men che mai i lettori non sapevano di che cosa avrebbero parlato i libri in questione. Un atto di fiducia, verso una casa editrice e anche verso l’autore, nonché una macchina i controllo e di lavoro per il felice svolgimento del progetto, che prevedeva forum e messaggistica da e verso i lettori e da e verso l’autore mettendo spesso quest’ultimo in contatto proprio con i suoi utenti finali. Un intreccio satanico, penso solo a quanto lavoro d’incastri avranno dovuto fare, e secondo me una buona poposta anche da tenere presente per gli autori che amano intrattenere i rapporti, virtuali, con i propri fedeli e affezionati lettori.
Dall’altro lato le Edizioni SEED si occupano di un comparto di nicchia relegato nell’ambito scientifico-medico, ma portano avanti da un po’ e con successo la sinergia fra materiale cartaceo (libri e/o riviste) e documentazione aggiornata in rete. La proposta nel campo formativo e di aggiornamento è molto interessante e speriamo non rimanga relegata solo in questo campo.
Per le Edizioni Springer, casa nata tedesca adesso a partecipazione per lo più del Nord Europa ma non più prettamente germanica, quel che ricorderò credo per parecchio è la parola “sventramento” che ancora ora mi da i brividi. Questa casa editrice che ha un glorioso passato ha pazientemente raccolto tutti i libri precedentemente stampati, acquistandoli dal mercato antiquario o normale o recuperandoli da ex dipendenti in pensione o semplici collezionisti per portarli in non-mi-ricordo-quale-stato-dell’asia per “sventrarli” e scansionarli e salvarli così dall’oblio. Non vi nascondo che mentre parlava di queste cose nei miei occhi sono apparsi i milioni di titoli che ho visualizzato su Googlebooks e mi sono sentita un’assassina! E però fa riflettere il fatto che per serbare memoria si debba anche operare scelte poco popolari come questa.

A valle di queste proposte le cose che mi sono rimaste impresse piacevolmente sono la constatazione che il lettore non segue più i dictat degli “illustri critici” che calano dall’alto i loro “universali giudizi” ma che la democraticità della rete ha permesso di amplificare il passaparola e la proposizione da parte di utenti privati alla messa in onda, tramite gruppi e/o blog, di notizie molto più dettagliate sui “libri da comprare e che dettano moda”.
Questa cosa, non solo mi fa piacere (allora vuol dire che dall’altra parte della barricata un anelito di vita c’e’ ancora!) dall’altra mi ha fatto riflettere nel mio rientro più e più volte su una questione che mi sta a cuore e che fa parte anche del mio personale atteggiamento verso la redazione di questo mio piccolo spazio. Ma se loro sono pronti e attivi, noi siamo parimenti pronti? Se la centralità della proposta culturale sarà data dal rapporto libro-lettore, il lettore sarà finalmente in grado di rifiutarsi di comprare il titolo spazzatura? Pensando a questo ho pensato alle persone che negli ultimi anni mi è capitato di conoscere, non tutte, ma alcuni casi particolari li ho visti. Spesso e volentieri mi capita di sentire dire che “in Italia non si legge” eppure io vedo milioni di blog e forum in argomento e guardandomi attorno mi do una semplice risposta alla domanda “perché esiste letture sconclusionate”. Esiste perché mi ero stufata di definizioni “è carino”, “è brutto” “è un capolavoro!” e via dicendo, associate a quelle dei critici “E’ il lavoro del secolo!”, “mai la prosa aveva toccato tale intensità” e chi più ne ha più ne metta. Avevo bisogno di concretezza e di capire il perché e il per come un libro mi piaceva oppure no e di condividerlo con chi passava di qua. Ho conosciuto un sacco di gente che aveva come partito preso la lettura di “un certo numero di testi l’anno”, quasi si facesse una gara e poi alla richiesta di un approfondimento sul giudizio non era in grado nemmeno di ricordarsi le trame. In risposta a questi ho avuto la possibilità di frequentare anche persone differenti, che ogni libro lo vivono fino in fondo amandolo e odiandolo fino all’ultima riga. Il problema è che il numero di questi ultimi è veramente esiguo. E quindi, ritornando alle mie riflessioni, siamo pronti a “smettere di non leggere, leggendo?”.
Forse sì o forse no. Però è il caso che cogliamo l’opportunità anche noi lettori di cambiare il nostro rapporto con librai ed editori, che non significa chiamarli o scrivergli giornalmente, ma solo operare scelte consapevoli nella selezione dei libri che acquistiamo per noi o in regalo e soprattutto premiando anche la diversità per esempio libro/ebook e non rifiutando aprioristicamente la tecnologia e orecchiando alle voci che ci suggeriscono un nuovo modo di fare cultura. Cultura che non significa solo evolvere attraverso i nostri libri ma è anche sinonimo di passatempo e intrattenimento solo ed esclusivamente quando questo sia fatto con qualità. Se abbiamo smesso di ascoltare i critici, perché troppo legati mani e piedi al business delle grandi case editrici, se ci rifiutiamo di comprare libri vecchi o usati al prezzo di quelli nuovi, se individuiamo un titolo spazzatura anche a colpo d’occhio grazie anche ai ritorni di utenti che abbiano gusti simili ai nostri o del cui giudizio ci fidiamo, siamo anche maturi per fare un passo avanti verso il cambiamento consapevole anche noi. Tutto sta nel cominciare a leggere per piacere e voglia di andare oltre non limitandosi solo a seguire una mera sequenza di parole.

Questa è la mia “Librinnovando” vissuta da inconsapevole infiltrata, perché non facente parte della filiera del libro se non come utente finale, ma che è stata un’esperienza veramente illuminante e che spero di poter rivivere al più presto in maniera più “consapevole” la prossima volta che mi si proporrà l’occasione.
Buone letture,
Simona


Vi segnalo il pezzo scritto da una amica, Alessandra Pagani, che racconta di un altro aspetto importante di Librinnovando:



Il sito è qui
                              
Milano 25/11/2011

venerdì 25 novembre 2011

Si lo so....è giorno di pubblicazione!

Ma ho dato un esame, il primo, e non ce l'ho fatta a rivedere la recensione che stavo per pubblicare. Adesso mi prendo una settimana di ferie dallo studio e mi rimetto in paro con i post in maniera che le pubblicazioni riprendano con il consueto ordine di uscita.
A domenica,
baci e buone letture,
Simona

A chi interessa perchè mi segue da un pò...esame fatto, promossa e si passa al prossimo a Gennaio!
P.p.s. Niente immagine con con l'ipad l'app di pubblicazione è da poveri e mi chiede di ricordarmi le stringhe Html a memoria cosa che per me, che non lo faccio da tempo, significa come ricordare come si scrive in arabo "ma guarda che bella immagine che ti metto!", quindi abbiate pietà!

mercoledì 23 novembre 2011

[Dal libro che sto leggendo] La mafia uccide d'estate

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Sebbene solitamente in questa categoria inserisca parti di libri che ho totalmente già letto, questo è realmente in lettura. Il pezzo che vi riporto non è lunghissimo, ma io l'ho trovato molto bello e devo dire che ne sono rimasta particolarmente sorpresa non perchè non avessi fiducia nella possibilità di un politico di affrontare questo tema, ma per il tono personale in cui è raccontato quel che c'è scritto qui dentro. Questa è l'eccezione allo sciopero dei libri, lo so, ma da settembre è l'nico titolo recente che ho acquistato come libro (come da indicazioni del relativo evento su fb cui ho aderito) ma è stato acquistato su amazon;)

Ve lo riporto, perchè a mio avviso è uno svolgimento di un tema che un tempo, purtroppo passato apparteneva a Saviano, che però non ha voluto perseguire nell'intento. Alfano invece qui sa essere più incisivo. Lo potremmo intitolare "Le parole rubate":

È difficile capire la mafia se non si comprende fino in fondo il suo codice culturale. È questa la sua forza: prima dei mitra, prima del perimetro del mandamento, prima della Cupola, vengono le parole. Non le "loro" parole, beninteso. Ma il senso che loro, i mafiosi, danno alle "nostre" parole. È giusto dire che la mafia ha rubato, con la speranza, anche il futuro ( o quantomeno un pezzo di futuro) a un popolo. È corretto dire che a tanti giovani ha rubato il sorriso; che alle famiglie delle vittime ha rubato, per sempre,la gioia e la serenità. Che a una terra splendida, la Sicilia, ha rubato la reputazione, il buon nome.

E dunque io considero i mafiosi anche ladri.
Sì, ladri. Ladri di speranza, ladri di futuro, ladri di sorriso, ladri di gioia, ladri di serenità, ladri d reputazione, ladri del buon nome del popolo. Eppure c'è un furto, alla base di tutti questi ladrocini, senza il quale i mafiosi non avrebbero la titolarità "morale" di commettere gli altri. Non troverebbero quel consenso sociale sul quale il potere mafioso ha posto le fondamenta. Il furto che tutti gli altri sorregge è il furto delle parole; è il codice culturale che si esprime attraverso il codice linguistico, semantico. Ci hanno rubato le parole, le hanno violentate, ne hanno tradito il senso e hanno trattenuto per loro e per i loro abusi la radice nobile delle nostre parole. Eccole, le parole rubate, onore, rispetto, famiglia, dignità, amicizia.
Uomini d'onore, si definiscono. Ma di quale onore? Che onore può derivare da un omicidio, una violenza, un sopruso? Che onore ha un uomo che uccide? Son uomini del disonore, e tali vanno considerati da tutti coloro che hanno memoria di cosa sia l'onore, di come questo sia alla radice dell'identità, della reputazione, della capacità di meritare il rispetto. L'esatto contrario del disonore vile dei forti contro i deboli, essenza autentica, invece, questa, dell'uomo del disonore.
Il rispetto lo merita la tua vittima, il rispetto lo merita il dolore di chi ha pianto a causa tua, del tuo essere disonorato, del tuo disprezzo del vero senso del rispetto, della completa assenza di dignità in te.
È la dignità che manca al mafioso, anche se pretende di averla.
Quando ci saremo del tutto riappropriati del senso delle parole sarà chiaro a tutti che è proprio il "mafiare" che toglie la dignità. La misura, il decoro, l'equilibrio, la compostezza, la sobrietà, che tutte insieme coniugate, fanno la dignità di un uomo. L'esatto contrario di ciò che antropologicamente un mafioso rappresenta.
Onore, rispetto, dignità: cercando sul vcabolario ci si rende conto che un signicato richiama, addirittura contiene, l'altro. Tutte espressioni confinanti, che non lasciano interstizio libero fra loro. I mafiosi, i ladri di parole, le hanno rubate tutte. Bisogna riprendersele, usandole nuovamente nel modo corretto, non avendo pudore nel tornare ad usarle: onore, dignità, rispetto.[...]
Che poco hanno a che fare con loro la famiglia e l'amicizia. "Noi siamo una grande famiglia" amano dire. No, voi siete un'organizzazione criminale che noi vogliamo distruggere. E, a proposito di amicizia, usano dire:"Noi qui siamo tutti amici". No, voi siete soci in affar criminali.
L'antimafia passa anche dal linguaggio, dalle parole, dalla restituzione del loro significato all'uso delle persone perbene. Occorre acquisire prima la forza e poi il gusto dell'invettiva antimafiosa, perchè l'invettiva genera e alimenta il disprezzo e il disprezzo genera e alimenta la distanza della gente e di ciascun cittadino dalla mafia e dai mafiosi.


Ora, se fate attenzione alla scelta dei vocaboli utilizzati e alle numersose enumerazioni, sentirete il ritmo di un discorso in crescendo. Una buona prova di scrittura, molto chiara e sentita. Io, l'ho acquistato per il mio interesse nei percorsi di lettura sulla letteratura camorristica e mafiosa, 
Poi mi sono trovata in mano questo pezzo e volevo condividerlo con chi passa di qui, sperando che lo apprezzi quanto l'ho fatto io.
Buone letture,
Simona


La mafia uccide d'estate
Cosa significa fare il ministro di giustizia in Italia
Angelino Alfano
Mondadori Editore, ed. 2011
Collana "Collezione saggi"
Prezzo 18,50€




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domenica 20 novembre 2011

Il Giardino delle Idee: intervista a don Aniello Manganiello



Questo è uno dei video in cui Aniello Manganiello parla del suo libro, che trovate recensito qui: Gesù è più forte della camorra
E' un video interessante di questa estate, il libro è uscito il 4 Marzo, ed è a mio avviso imperdibile. Come di consueto, sotto ci sono i dettagli del libro.
Buone letture a tutti, 
Simona





Ecco i dettagli del libro:


Gesù è più forte della camorra
Don Aniello Manganiello, Andrea Manzi
Rizzoli editore, Ed. 2011
Prezzo 17,00€

venerdì 18 novembre 2011

L'insonnia della lettrice...e le vecchie traduzioni dei classici!

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Non è un titolo di un libro ma è una cosa che ho scoperto per insonnia e che ora non posso fare a meno di ascoltare! Sto attraversando un periodo un pochino stressante e quindi la mia insonnia ha cominciato a farsi sentire in maniera fastidiosa. Come dico sempre, per anni ho provato a contare pecore, pastorelle e pastori e anche le staccionate, finchè questi non si stufavano e mi salutavano per andare a dormire. Poi ho provato con la tv con il risultato che grazie al vecchio canale di storia di Discovery e History Channel, vi potrei raccontare:
- l'ultima guerra a colori e in bianco e nero;
- la storia dell'ascesa di Mussolini, Hitler e Lenin nelle stesse versioni sopra citate;
- buona parte delle storie di grandi scoperte archeologiche, con predilezione per gli egizi;
- la storia dei delitti dagli anni '20 fino almeno agli anni '80 inoltrati.
E poi, come si costruisce una casa, i lavoretti da fare, come si costruiscono gli oggetti e via dicendo.
Non c'è cosa più fastidiosa di non riuscire a prendere sonno, perchè quando lo fai sei matematicamente a ridosso dell'orario di alzarsi e o ti alzi e dormi in piedi oppure proprio non senti la sveglia e continui a dormire. Ho persino scoperto un nuovo tipo di insonnia che ti sveglia quando non hai che dormito un'ora o due e che ti costringe a stare alzato fino alle 5 del mattino con effetti non solo deleterei sulla salute ma anche sfiancanti psicologicamente.

Chiaramente non credo che una pasticchetta debba per forza aiutarmi, mia madre prima di sposarsi lavorava presso una grande ditta farmaceutica e ci ha cresciuti con la "non simpatia" verso il "rimedio facile". Così quest'estate, visto che ero nella casa al mare, senza televisione ( che a dirla tutta negli ultimi tempi che ci sia o no non fa differenza, fra poco la trasformo in acquario per pesci almeno avrà la sua utilità!) e alle tre del mattino dell'ennesima notte insonne ho acceso l'ipad e ho messo su un audiolibro "Tre uomini in barca per non parlar del cane" di Jerome. Beh non ci crederete ma ha funzionato! Nel mio caso accendo l'audiolibro ogni volta all'ultima cosa che mi ricordo di aver sentito, e non solo funziona, ma ho scoperto una virtù di queste versioni di libri parlanti, che non avevo affatto preso in considerazione prima. Il fatto è, che non tutti i libri possono essere letti, come avviene per i libri disponibili su google libri devono essere passati un certo numero anni dalla morte dell'autore e il testo deve essere libero dai diritti d'autore anche degli eredi. Ci sno altri miliardi di cavilli, che non credo siano utili allo scopo di questa mia riflessione, ma per i curiosi, è possibile consultare le regole o su googlelibri o su na qualunque biblioteca digitale online.

Il fatto che la "regola" possa essere aggirata per i testi antichi consiste nella lettura delle traduzioni di fine '800 e inizi del '900. Questo fa sì che i testi che hanno in mano i lettori, abbiano terminologie e modi di dire per noi desueti che però in quella versione acquistano veramente un fascino più autentico e strutturato rispetto alle traduzioni odierne. È anche un ottimo metodo per riscoprire modi di dire che prima erano considerati corrent e che in una traduzione di oggi, magari non troppo fedele, non trovereste. Una delle chicche che ho trovato io e che mi diverte da morire è l'intercalare del termine "punto"; oggi noi lo usiamo molto poco rispetto a ieri dove potete sentirvi dire nella traduzione di "Jane Eyre" letta da Silvia Cecchini frasi de tipo "mi rifiutai, punto, e proseguii per la mia strada".

Chiaramente testi simili li trovate su googlelibri, in biblioteche online che si fondino sulla libera cicolazione dei testi e una di queste è Liber Liber e cercando con molta, tanta e anche tantissima pazienza anche su Scribd il cui sistema di ricerca delle parole è un tantinello fallevole a volte!
In un mondo dove si legge tutto di corsa e i libri escono in maniera sempre aggiornata tante sfumature si perdono a favore dell'appetibilità del testo rispetto alla sua aderenza all'originale, eppure, nella formula orignale sono forse più vincenti rispetto alle traduzioni contemporanee. Così Jane Eyre, diventa più avvincente e ritmata, Jerome si rivela più esilarante, e persino Dante sembra più avvincente.

Però ci tengo a fare una precisazione, anzi più d una. Un audiolibro non sostituisce il piacere di leggere, ma diventa un amico in momengi in cui non potete stare a leggere ma avete voglia farlo cme quando dovete dormire ( a mò di favola della buona notte) o quando fate la spesa e via dicendo.È solo da considerarsi un trucco in più. 
Per quanto attiene gli audiolibri in circolazione, il mondo dei furbi è sempre all'erta. Calcolate che quel comprate è un file audio, e che non serve che ve lo legga George Clooney perchè sia bello. Quello che a voi deve interessare è il libro non il lettore. Però se il lettore non è capace perdete anche il gusto del libro stesso. Quindi verificate dall'estratto audio, che ci deve essere, che la voce sia nitida e che vi piaccia l'intonazione.
Io, per scelta personale acquisto audiolibri di amazon marca Audible.com ma non dal loro sito, perchè vogliono 14$ di abbonamengo mensile, che, per una banca dati prettamente in inglese, mi sembra una cifra eccessiva. Li acquisto tramite itunes e li ascolto o con l'ipad e credo che siano comunque scaricabili su cd o dvd. In questo modo la maggior parte degli audiolibri che ho acquistato è nella forbice di prezzo che va da 1,90€ a 10€.
Calcolate che se l'audiolibro lo ascoltate come me prima di addormentarvi per sentire un libro tipo Jane Eyre ci si mette un mese circa, quindi non compratevi tutta una biblioteca parlante perché potrebbe essere una soluzione che non fa per voi.(E se scegliete Audible.com non acquistate "Il circolo di Pickwick" perchè la lettrice ha una voce terribile, e mi spiace dirlo ma sono soldi buttati.)
Altri luoghi dove è utile avere un audiolibro è in macchina. Quando andate e tornate dal lavoro e avete lunghi tragitti da fare o quando siete i un luogo dove non potete leggere agevolmente. È un bun passatempo a mio avviso, specie per chi come me dopo anni, 14, di spostamenti casa ufficio con non meno di 40 km di distanza e un massimo di 70, di trasmissioni radio mattutine ne ho fin sopra i capelli.

Per gli altri, sarà mia cura recensirveli volta per volta.

Buone letture a tutti,
Simona;)

P.s. ci sono anche dei podcast che leggono volte per volta parti di libro, ma questo sarà argomento di un post ad hoc, perché non credo di avere ancora abbastanza materiale per parlarne.

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mercoledì 16 novembre 2011

A Mosca! A Mosca!, Serena Vitale - Del valore storico e della cultura...

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E poi si soffiò il naso, si alzò e uscì.

La domanda sarà di chi parla? Che ha fatto prima? E dopo?... Ecco questo libro è concepito come una piccola costellazione di accadimenti non inseriti consequenzialmente, ma per argomenti, che seguono i pensieri sparsi di una scrittrice che vaga nei suoi ricordi della Russia degli anni 60-70.
Come dicevo ad una amica, non importa se ci sei o no, le pagine continuano a scorrere, grondanti di ricordi e di momenti. Ma la sua preoccupazione non sembra raccontare a qualcuno ma ricordare a se stessa, con una certa nostalgia, ogni libro trovato al mercato nero e ogni faccia, ora sofferente e ora carbonara, che incontrato da giovane.

Ricorda lontanamente il cipiglio con il quale Gustaw Herling spiegava che il suo lavoro continuo del ricordo dei Gulag rispondeva alla necessità di mantenere una promessa fatta agli ex compagni di campo di concentramento. Quando fu liberato gli dissero: "Parla di noi, non fare in modo che ci dimentichino!". Ed è una missione che Herling assolve tutta la vita lasciandoci "Un mondo a parte", scrivendone nei suoi ricordi sparsi in "Diario di notte" e prestandosi a parlare di Salamov e della difficoltà evidente di portare gli scritti relativi al periodo dei gulag in Europa nonchè della ritrosia di alcune correnti pensiero a pubblicarli.
Ma la Russia di questo libro è successiva a quella di Herling, i gulag, non solo sono stati chiusi, ma anche smantellati, cancellati perchè nessuno abbia una possibile traccia cui possa appellarsi, per dire "Anche qui ci sono stati i campi di concentramento, non improntati a cancellare un intero popolo, ma solo per il gusto di eliminare cervelli, non importa se pensanti o no!". Questa Russia, è a tutti gli effetti il risultato del periodo dei campi di concentramento chiamati "gulag" e ne parla, in silenzio, anche in assenza di prove e di notizie.

È importante capire questo concetto, per approcciarsi alla narrativa e al pensiero russo che va dagli anni '50 fino all'ascesa di Gorbaciov e che in parte prosegue fin oggi a Putin. È nel momento in cui questa autrice entra in contatto con questo mondo che si gettano le basi per un rinnovamento che si vuole fortemente, ma che vivrà sempre nascosto nelle riunioni da carbonari nei salotti degli intellettuali, poveri in canna ma ricchi dei lasciti dei grandi autori russi, perchè le grandi idee ci sono sempre state, il problema si è sempre concentrato nell'attuazione. Questo perchè in generazioni che vivono nel terrore, questo incubo non passa da un giorno all'altro. E in questo la Russia porta una grande lezione, quella della malattia che non si debella con la quarantena, perchè se sei sempre vissuto in un mondo da cui ti sei nascosto per conservare salva la vita, anche se ti si da la possibilità di viverla alla luce del sole, sarai sempre e comunque guardingo. Così il trovare dei testi di autori messi all'indice dal precedente potere russo ha per Serena Vitale non solo un valore di scoperta per la cultura, ma un impareggiabile bisogno, per la cultura russa, di venire fuori e di dichiarare al mondo il proprio valore che non si è fermato a Puskin e a Tolstoi, ma che è riuscito a produrre capolavori anche successivamente. Lavori che attraverso il racconto dell'involuzione del concetto di cultura, che invece di essere portatrice di pensiero diviene mezzo di ideologie falsamente republicane, diventano pietre miliari di un tempo volutamente nascosto e messo sotto silenzio, prima dall'enstablisment russo e poi con il placet succube delle culture europee e americane. Un lavoro di cancellazione sistematica che ti mette di fronte ad un metodo di selezione da censura cinquecentesta, dove non serve un concetto, per mettere all'indice un libro, ma basta una parola. E questa selezione non viene fatta in base al potere di quella parola nel momento in cui viene messa al bando, ma nelle implicazioni future che questa potrebbe assumere.

E sempre attraverso i racconti di questo libro, si scopre che forse i gulag, non sono stati chiusi, ma si sono solamente spostati, nelle città e negli agglomerati. Non si è più rinchiusi in baracche, ma il senso di oppressione e di paura pervade ancora i prigionieri anche nella loro apparente libertà che, al momento in cui sono ambientati questi ricordi, come nei tempi della Siberia non hanno bisogno della scorta dei secondini perchè si autogestiscono da soli la proria pena; ed questo è una altro paradosso che a noi occidentali (ma era oggetto di riflessione anche per Herling) lascia basiti: sanno che le accuse non hanno alcun fondamento, ma solo perchè dettate da qualcun altro sono necessariamente da scontare comunque.

Questo insieme di storie, per queste motivazioni, non ha bisogno di coinvolgere il lettore perchè è concepito alla russa, come nel periodo cui risalgono queste situazioni. Non serve convincervi che sia necessario, non impone nulla, c'è. Non vi racconterà di panorami del secolo scorso che vi riporteranno agli antichi fasti di Leningrado o di Mosca, perchè non serve. Non è necessario, e sarebbe retorico. Però, al lettore che ci si avvicina senza pregiudizio, regala uno spaccato diverso dagli stereotipi creati da una cultura post-bellica di sinistra, anche italiana, che ha mitigato certi atteggiamenti dell'enstablishment al potere e della terribile polizia russa. Nell'Italia appena formata in repubblica, per esempio, il bisogno è quello di non contraddire un'entità nata come partigiana cui si deve per forza dare, come contrappeso al potere fascista sconfitto ( di destra), un valore di "sinistra" e di conseguenza tutto ciò che viene pubblicato deve essere consono a questa rinascita, o rivoluzione che dir si voglia, che si vuole fortemente individuare come oppositiva al periodo precedente, cancellando per sempre i valori che sono per secoli appartenuti a queste due fazioni ( destra fino al periodo prima del fascismo era sinonimo di conservatorismo e sinistra di progressismo) e appioppandogli nuove definizioni che oggi sono entrate pienamente in vigore nelle coscienze degli italiani dove destra è sinonimo di fascismo e sinistra di libertà. Allora, il movimento culturale si limita a non pubblicare, come avviene per Herling (per le sue prese di posizione viene relegato alla piccola editoria e alle riviste di cultura minori, come quella di Silone) e con uno scetticismo sulla letteratura russa del periodo dei Gulag che arriva in Europa negli anni '50-'60 e attira traduttori che vogliono comprendere non solo i racconti, ma anche il lato oscuro delle terminologie russe da "campo di concentramento" per meglio rendere la potenza di quel momento e il valore di questo ricordo. Da noi, racconti come quelli di Salamov arriveranno alla fine degli anni '70 e laddove possibile in forma "non commentata". Autori come Herling verranno bollati come "oscuri" in maniera tale che possa essere messo alla berlina il valore del lavoro di una vita fatto per mettere la filosofia in forma nuova e più contemporanea.

E quindi, non deve stupire se racconti come quelli che popolano questo libro sono nella nostra letteratura rari, perchè è da intendersi un valore scomodo, che ci può attirare per un attimo con sincero disgusto per certe pratiche, ma non ci può interessare più di un attimo. È un libro non appetibile ai fruitori della letteratura mordi e fuggi da ultimo libro editato, ma è un libro che rimane un senza tempo, come un piccolo documentario di quelli in bianco e nero, dove una giovane donna, partita per una collaborazione e per redigere una tesi sulla cultura russa, scopre la vera Russia, quella fatta di gente che sta al gelo e che si scambia libri prendendoli con il reale valore che dovrebbero avere, ovvero quello di veri tesori, ponendosi davanti a loro non con l'usale reprimenda che è tanto cara al nostro approccio, ma con una mente aperta che ha la voglia di capire se davvero si trova davanti ad un capolavoro o no. Salotti dove ci si confronta dove non è il gusto di primeggiare sugli altri a muovere la riflessione culturale, ma il tutto è diretto dalla voglia di creare la differenza e di porsi davanti alla storia e alla cultura con un cipiglio di analisi scevra della politica imperante ma pregna di una voglia di conoscenza e di evoluzione che non ha paragoni in molti paesi dell'europa occidentale.

Ed è questa povertà imperante farà si che pochi comprenderanno il grande valore di questi ricordi e la piccola, ma grande lezione che vi si ricava.
Come detto, non è un libro dalle caratteristiche roboanti, e quindi se cercate questo, il genere non è il vostro, ma se siete più attirati dalle semplici riflessioni, questo testo è un ottimo mezzo per trovare spunti di riflessione.
Ottimo lavoro, edito da Mondadori, in cui udite udite, non ricordo di aver visto sbiadimenti di caratteri o errori comuni, che vale la pena di avere nelle proprie letture. A voi la scelta!

Buone letture,
Simona

A Mosca! A Mosca!
Serena Vitale
Mondadori Editore, ed. 2010
Collana "Scrittori Italiani"
Prezzo 19,00€




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domenica 13 novembre 2011

L'ha detto...Eraclito


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Apprendere molte cose
non insegna l'intelligenza.

Eraclito

venerdì 11 novembre 2011

"Shakespeare scriveva per soldi", Nick Hornby - Consigli di lettura psichedelici contemporanei...

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Il titolo è già tutto un programma! E, in effetti, questo libricino di Guanda Editore, che racchiude i pezzi di Hornby per una rivista letteraria, non tradisce affatto le aspettative dei lettori che si siano un po’ informati sull'autore in questione. Non vi citerò la biografia, perché basta andare sul suo blog, peraltro pieno di ottimi spunti qui ( e se non conoscete l'inglese basta un becero traduttore e un pochino di buon senso e riuscirete a comprendere di che si tratta), ma sappiate che Hornby è il classico scrittore che ricomprende nel suo lavoro tutte le sue passioni personali che vanno dal calcio (anche gli inglesi ne sono malati), alla musica.

Così per la rivista “The Believer” (suppongo sia questa la rivista in questione e trovate l’archivio del 2004  qui) per la quale lavora comincia a redigere un diario mensile. All'inizio inserisce i libri comperati e quelli letti nel mese, che non è detto che coincidano, anzi quasi mai lo fanno. Segue un unico pezzo in cui fra un racconto di quel che è successo in quel lasso di tempo, dalla vita personale al resoconto di una partita di calcio (il primo pezzo comincia proprio con un commento relativo ad una partita dell’Arsenal) o la riflessione su un'uscita di un disco, lascia spazio, in maniera straordinariamente naturale, anche alle impressioni o riflessioni sui libri letti. 
Questo, che vi presento, è uno di due libri, che sono entrambe raccolte, di cui il presente è chiaramente il secondo che si interrompe nel 2007-8 (vado a memoria perché il libro l'ho lasciato alla casa al mare) visto che nell'ultima lista dei libri comperati ricordo che compaia anche "Gomorra" che in Italia dovrebbe essere stato editato nel 2006 e l'effettiva "modalità best seller" l'ha assunta qualche anno dopo, quindi è plausibile che alla fine del 2007 sia stato tradotto in inglese. Se mi sbaglio ditemelo, non mi offendo. Il primo libro di questa raccolta è "Vita da lettore" che, prima che vi domandiate perché recensisco prima il secondo invece del primo, ho comperato insieme a questo volumetto ma, al momento di scegliere mi attirava più il titolo del secondo, e come al mio solito li leggerò al contrario rispetto a come sono stati concepiti ( concordo, frase alquanto complicata, ma non me ne viene una versione migliore!).

C’e’ una sottile linea di curiosità che induce lettori assidui a leggere recensioni. Chi mi conosce o mi legge da tempo, dovrebbe oramai sapere che io sono profondamente allergica alle recensioni d'autore o meglio di "critico", visto che sono sempre più convinta che queste siano frutto della non lettura dei libri oggetto del pezzo ma dello sbirciare le quarte di copertina (tant'è che comincio a pensare che queste non siano nate per noi che i libri li comperiamo per leggerli, ma solo per aiutare i recensori famosi!) e quindi spesso mi ritrovo a leggere un libro, andare a ricercare le recensioni che avevo precedentemente trovato e a rendermi conto che non c’e’ nulla di ciò che è citato nel pezzo giornalistico. 
Nel caso di Hornby l’eccezione è data dal fatto, che si tratta di un autore inglese e quindi si spera fuori dai giri dei sollazzamenti tra critici e autori e case editrici italiane e che soprattutto sia uno che ha l’inguaribile modo di infilare la sua visione personale in tutto. Se non fosse scrittore, per quanto attiene i libri, lo si potrebbe paragonare a quegli italiani che sotto il mondiale diventano improvvisamente artisti della strategia calcistica. 
Invece proprio quando parla di libri è nel suo campo, ma l’approccio è quello dell’esploratore. Non ne esce, infatti, un amore per un genere che viene preferito ad un altro, ma solo una sana curiosità e uno spirito di osservazione che oggi e forse mai abbiamo trovato nei nostri “critici”.


In fondo l’azione di leggere non pretende la scelta di schierarsi. Lo scrittore in fondo fa il lavoro che può rivelarsi il più democratico del mondo, perché davanti alle sue parole ci si può schierare a favore o contro ma, al tempo stesso, si può anche non farlo affatto. Il risultato sarà differente per tutti e tre i casi, magari nell’ultimo sarà un pochino superficiale perché ci apparirà soltanto il significato della sequenza delle parole, ma anche quella è scrittura. Se poi, finito il libro, siamo pronti a mettere in discussione quello che abbiamo letto e andar oltre, lì, ci addentriamo nel campo della critica. Ma la “critica” in questione non è necessariamente detrazione ma sicuramente l’individuazione di un "modello di lettura e interpretazione", come dice Segre. E, se questo il nostro “establishment di critici” lo ha perso di vista, in altre realtà è invece ben presente. Hornby, non fornisce in questo caso modelli, ma si rivolge al suo pubblico come fossero un gruppo di amici che si vedono per un caffè e commentano gli ultimi avvenimenti e le ultime cose lette. In alcuni commenti va a fondo, come quando parla del ruolo dello scrittore “Shakespeare scriveva per soldi” è appunto preso da un suo commento in merito, in altri rimane in superficie dando comunque profondità a qualche concetto.
Il risultato, almeno nel mio caso è stato di leggere con la matita in mano appuntando questo o quel libro che mi sarebbe comunque piaciuto approfondire, proprio come avviene quando mi capita di parlare con gli amici di libri.

Pertanto v’inserisco solo una parte di quelli che hanno colpito me e che ho acquistato e letto (a volte sono anche andata oltre acquistando anche altri libri dell'autore appena scoperto)  e le cui recensioni avete visto e vedrete prossimamente in questo blog. L’utile in tutto questo è che si tratta di libri datati per il “corrente modo di intendere editoriale” e che quindi troverete in molti casi anche in versione economica o usata.

In "Shakespeare scriveva per soldi", scopriamo che Hornby è cognato di Robert Harris, celebre autore di "Gostwriter" (io ho acquistato la pessima versione “Oscar Mondadori” a 6,80€ che è per metà del libro piena di errori di sillabazione e di lettere invertite o sbiadite e quindi vi consiglio se possibile di cercare un’altra versione se c’e’!) e uscito quest'anno, a Settembre 2011, con un nuovo titolo "L'indice della paura" (edito anch'esso da Mondadori alla spropositata cifra di 19,90€, si spera che almeno in questo l'editing del testo sia almeno corretto), e nella trattazione che si suddivide in due mesi (nel precedente l’ha comperato e nel successivo lo ha recensito ma ne parla in tutti e due i pezzi) è possibile notare l'iniziale ritrosia di lettore. che sa che detto autore fino ad allora ha scritto libri storici, e la sua sorpresa nel leggerlo portatissimo nel condurre un abile intreccio in un thriller si stampo contemporaneo che ne segna il cambiamento come scrittore (da soggetti storici a contemporanei). La sopresa e la voglia di comunicarlo non trascendono nel compiacimento parentale, ma sono e si presentano come reali.

Questo è solo uno dei tanti esempi, tra cui spicca anche Tom Perrotta, autore di "L'insegnante di astinenza sessuale" (quadro rappresentativo di un'America rurale che vive il periodo del cambiamento tra '68 e metà degli anni settanta ricalibrandosi faticosamente sui nuovi assetti della società che hanno fatto da basi per quella contemporanea), e che in America ha avuto il primo successo con "Bravi bambini". Il primo è edito da E/O in versione economica a 9,00€ ( se vi state chiedendo perchè me lo ricordo a memoria, il motivo è molto semplice, la versione economica costa più delle paritetiche “edizioni economiche”di altre case editrici e si distingue da esse per un ammasso di colla nella rilegatura che fa si, che alla terza lettura, anche se siete lettori accorti, si possa trasformare in un libro a fascicoli settimanali!), mentre "Bravi bambini" lo trovate nella collana BUR a 7-8€ oppure nell'edizione Rizzoli "scrittori stranieri” a qualche centesimo in meno (edizioni curate anche dal punto di vista della rilegatura, anche se sono edizioni economiche e di prezzo inferiore al caso precedente). Per i suoi lavori, Perrotta è stato definito ora il “Cecov" americano e ora "l'Hornby" d'America. Per il primo, mi sembra un pochino azzardato, al secondo si avvicina solo per il punto d'osservazione su una realtà contemporanea in "presa diretta" puntando alle  caratteristiche sociali evidenti che spiegano  comportamenti o atteggiamenti sociali mentre per il resto ho difficilmente trovato congiunzioni.

Ci sono altri libri che ho preso dai suoi consigli e uno di questi e Ian McEwan “Chesil Beach”, un paio di libri sulla questione nazista e un libro di James Shapiro “1599”, che chiaramente era troppo bello scoprire tradotto in italiano, ed è acquistabile solo in versione inglese. Il motivo per il quale quest’ultimo ha attirato la mia attenzione è che è un esperimento di letteratura storica differente dagli approcci contemporanei. Il soggetto di questo libro è Shakespeare, ma l’autore non ha deciso di raccontarlo come biografia completa, modalità che troviamo anche percorsa dalle grandi firme della letteratura che se ne sono occupate, ma solo in un anno il 1599. Nella narrazione entra tutto il mondo che questo importante personaggio ha vissuto quell’anno e il sapore di quel momento, un anno come tanti che scorre, per coloro che lo vivono come tanti altri, ma che, riletto secoli dopo assume non solo un valore storico ma diventa una vera e propria finestra sul passato. Ecco, tenendo conto del mio inglese da autodidatta, per la recensione di questo libro dovrete aspettare parecchio, e non dite che non ve l’avevo detto! Ce ne sono sicuramente altri, ma non mi sovvengono al momento, quindi, visto che una volta che li riavrò in mano (ho la casa in balia dei muratori!) ve li inserirò in fondo a questa recensione e nei relativi commenti che inserirò libro per libro quando verranno pubblicati.

Il metodo più corretto per leggere questa raccolta di pezzi, secondo me, è quello vero e proprio dello scambio di visioni; non vi vuole convincere a leggerli, ma solo condividerli. Probabilmente vi troverete, come ho fatto io, a riflettere e a decidere di acquistare qualche titolo e magari dopo averlo letto di condividere o no le elucubrazioni di Hornby che, comunque, nel suo approccio democratico, tra un pensiero e l'altro lascia spazio ai suoi lettori per un confronto; non è raro trovare nei suoi pezzi risposte a lettere o mail che gli sono pervenute nel tempo. Potremmo definirlo un libro democratico che non impone ma che espone e lascia la libertà di scegliere un titolo, una vision oppure di rifiutarle, senza per questo perdere il suo valore intrinseco, ovvero una semplice chiacchierata fra amici su libri, letteratura contemporanea e vita di tutti i giorni.

Io ve lo consiglio volentieri, non è necessario seguire l'ordine dei due libri che racchiudono una raccolta, è anche possibile consultarlo in maniera non consecutiva, perdendo però il gusto per qualche rimando a discussioni precedenti. Ma la prossima volta che sarete davanti alla vostra libreria, indecisi su cosa leggere, saprete che almeno qui c'è la possibilità di attingere qualche consiglio proveniente da un passato recente redatto senza secondi fini.


Buone letture,
Simona


Come al solito mi accorgo dopo aver scritto, che ci sono dichiarazioni e/o interviste che potrei utilizzare nelle mie recensioni a supporto di quel che sostengo, ma visto che questa (come anche le altre) l'ho appena finita di rivedere, il suo commento ve lo inserisco qui!


"Sono un lettore abbastanza scrupoloso. Ma sono anche un fan altrettanto attento di sport e fan della TV, e ho tre figli, e ascolto un sacco di musica, quindi ... i libri veramente devono lottare per avere un posto nella mia vita. È possibile non ottenere alcun significato nelle recensioni dei critici di un libro. Mi fanno sentire del tutto inadeguato e se fanno lo stesso effetto alle persone come me allora chi è il (imprecazione) a cui stanno parlando? Sto cercando di far sentire il lettore comune come sano di mente."(dal blog di Nick Hornby)

Shakespeare scriveva per soldi
Nick Hornby
Guanda Editore, Ed. 2010
Collana "Le fenici tascabili"
Prezzo 8,00€












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mercoledì 9 novembre 2011

Del mondo delle librerie private e dintorni...

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Siamo ciò che leggiamo oppure siamo in funzione di ciò che leggiamo? È una cosa che mi sono chiesta spesso, eppure non ho mai trovato la soluzione a questo dilemma che salta fuori ogni qual volta devo separarmi dai miei adorati libri. Di traslochi ne ho fatti a bizzeffe e mi sono trovata più volte nella condizione di doverli impacchettare e sapere che non li potrò vedere per qualche tempo. È proprio in quel momento che salta fuori il pensiero..."Ma forse a questo dovevo dare un'altra possibilità!" oppure "ma possibile che di questo non mi è rimasta altro che la trama?" e infine di qualcun altro "È talmente bello che quasi quasi me lo porto a via a me lo rileggo!".

Ora, se dovessi dar seguito all'ultima affermazione, mezza libreria me la dovrei portare dietro mentre l'altra metà, è costituita di un 10% di manuali, un 15% di libri di cui volentieri farei a meno e la restante parte di libri non letti oppure che sono stati letti ma di cui non sono convinta del significante o del risultato d'insieme. Alla fine di queste maratone compilo sempre la pila dei "dimenticabili" come li chiamo io, che non è detto che siano brutti, ma solo che per me hanno la consistenza nel tempo paragonabile ai Blu Harmony, ovvero dei libri usa e getta. Nulla da dire su chi legge questo genere di libri, anche perchè in circolazione nelle librerie vi posso assicurare che si vende di molto peggio al prezzo di veri e propri capolavori, quando almeno la narrativa da romantici da cioccolatino e grandi passioni, si vende per un prezzo adeguato al tipo di contenuto che fornisce! È una narrativa onesta, che non ti imbambola con sotterfugi come copertine o pubblicità che ti promettono ciò che non c'è. Quei libri sono riconoscibili come la vecchia collana dei gialli mondadori che individui subito all'interno di una libreria piena di libri e in pratica sono una certezza, non ti domandi nemmeno di che genere si tratti, la collana parla per sé.

Per cui, ritornando a bomba all'incipit di questo post, quando faccio queste grandi manovre, mi domando spesso se, come lettrice appassionata, sono in quanto "leggo" o è la lettura che influisce sul mio modo di essere. In fondo per me è anche una palestra, dico spesso che se non leggo per lunghi periodi "mi mancano le parole", ovvero mi sembra che il mio vocabolario si impoverisca, ma è altresì vero che il confrontarmi con le idee di altri, siano essere racchiuse nel significante di un apparente innocuo romanzo o inserite come conclusioni di un saggio mi permettono di mettere alla prova le mie convinzioni e verificarne ogni volta l'attendibilità. Quindi secondo queste convinzioni sembrerebbe che io sia così, in funzione di ciò che leggo. E allora mi sovviene un'altra domanda:"Sarà per questo che fatico tanto a separarmi dai miei libri?"

Forse, non è semplice affezione ma, anche, il pensiero recondito di perdere la mia elasticità mentale? Non saprei, non mi sono riuscita a dare una risposta. Quel che sò è che rispetto al passato, esco di casa e mi porto già una libreria - che sia online (ci sono milioni di "app" che danno la possibiltà di scaricare milioni di ebook gratuiti) o che siano ebook comperati - ho sempre dietro una quarantina di testi di tutti i generi, dal classico all'antico fino al contemporaneo e via dicendo. Testi che devo per forza anche conservare su supporti a parte perché, nel caso di cataclisma sul mio ipad, si devono poter salvare, visto che chi li vende te li tiene lì per un tempo limitato e quindi se li perdi li devi per forza presenvare in doppia copia (laddove possibile quindi i Mondadori sono esclusi dall'azione di salvataggio; un giorno con più tempo vi spiego il perché). 
Tali oggetti virtuali, però, non rispondono alle mie esigenze primarie:

1- non posso girarci liberamente leggendo, se giro per strada con l'ipad in mano, rischio di farmelo sottrarre dal primo malintenzionato;

2- per ricopiare le porzioni di testo è una vera impresa, i sistemi li riportano come segnalibri e sottolineano il testo ma non lo riportano nell'intestazione del segnalibro;

3- se prendo una fregatura non li posso rivendere potrei essere tacciata di non rispetti dei termini di contratto...quindi sono a rischio di fregature;

E infine, tanto per gradire, i prezzi sono a volte paritetici dei supporti cartacei...che invece le condizioni sopracitate le rispettano tutte.
Quindi è per questo che nonostante i 40 libri di bit, io ho questa viscerale dipendenza da libro cartaceo vecchio stampo?

Non saprei, so solamente che continuerò a comprare una maggioranza di libri cartacei e una minoranza di ebook ( il rapporto attualmente è di 9 a 1 e ultimamente grazie allo sciopero cominciato a settembre per il quale non compero più titoli nuovi ma solo usati tale rapporto si è ridefinito divemtando 9,99 a 0,01)  e non perchè non voglia dare spazio al nuovo che arriva, ma solo perchè l'utilità di questa tecnologia è pari "al nulla" (non è nemmeno ecologica perchè tira un mercato che richiede innovazione continua con tutti gli scarti elettronici ben più difficili, di un libro di carta, da riciclare).
E quindi continuerò a sentire l'immensa mancanza dei miei libri, quando devo stare da loro lontana, a sedermi sui miei amati divani a rimirare la mia libreria individuando e distinguendo da dorso a dorso tutti miei amati e continuando a domandarmi come tante pagine di carta possano far di me una persona migliore e creare questa dipendenza piacevole, giorno dopo giorno, come avviene da ormai più di trent'anni a questa parte...

E voi queste domande ve le ponete mai?
Mi scuso per la mancata uscita dei post uniche defezioni da un anno e mezzo circa a questa parte...farò in modo che si ripeta...
Buone letture,
Simona

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domenica 6 novembre 2011

Nicolas Barreau: Gli ingredienti segreti dell'amore - Booktrailer

Questa domenica è booktrailer, uno dei più carini trovati negli ultimi tempi. E pubblicizzato agli inizi di settembre in mezzo a due eventi abbastanza importanti per il mondo della cultura e del libro, il "Festival della mente" di Sarzana e il "Festival della letteratura" di Mantova.




Il Libro di cui si parla è:

Gli ingredienti segreti dell'amore
Nicola Barreau
Feltrinelli Editore, ed 2011
Collana "I narratori"
Prezzo 15,00€
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