venerdì 30 settembre 2011

Il gioco di settembre!

Il cruciverba è creazione di LettureSconclusionate


Pensavate che m'ero dimenticata eh?...e invece no! Il problema principale è far collimare un mese di incastri cercati con molta pazienza con la trascrizione delle definizioni e controllare le i dati dello scrittore o del Titolo del libro si possano tirare fuori pescando lettere dal cruciverba. Ma alla fine anche questo mese ce l'ho fatta.

Ribadisco come ogni mese le regole che si devono tener presente per partecipare al gioco:

- Per vincere il libro basta risolvere il cruciverba e trovare il  cognome dell'autore scrivendolo sotto a questo post. Se siete utenti di blogspot e avete un profilo raggiungibile (dove posso trovare un indirizzo email), non ci sono problemi basta la semplice risposta, se così non fosse dovreste lasciarmi un riferimento ove io vi possa trovare, altrimenti sono impossibilitata a richiedervi l'indirizzo. Chiaramente vince chi per primo pubblica la risposta!
- Il gioco rimane aperto fino a lunedì compreso.
- Il libro, nonostante sia uno di quelli che ho letto, è nuovo e intonso ovvero ho provveduto a comprarne una seconda copia per questo gioco.
- Chi vince, non potrà giocare i prossimi due mesi.
- Le spese di spedizione sono a mio carico, quindi non c'e' alcuna richiesta di denaro.
Mi sembra di aver detto tutto. Come al solito per vostra comodità l'immagine inserita, se cliccata si ingrandisce e si può stampare tranquillamente.
Sotto vi inserisco le definizioni. Buona Fortuna!
Simona;)



Orizzontali


1 Primo vincitore del premio strega
7 Non lo "è" più..
10 Non amava i “trucchi” nella scrittura…(Cognome scrittore)
15 Sta al Petrarca come Fiammetta sta a Boccaccio
16 Uno degli ultimi lavori "illuminanti" di Ian McEwan (2010, Einaudi)
18 Sinonimo per difetto...
19 Era una moneta d'oro di Roma antica
20 La sua "Passione" è famosa...
22 ...mezzo del cammin di nostra vita...
23 Udine (sigla)
24 E' "calmo" per per Sandro veronesi in un suo celebre libro..
25 Istant Messaging
26 Dissoda
27 Il luogo per eccellenza per fare colazione!
29 Il "cuore" per il Dolce stil Novo e per la Scuola Siciliana
30 Lo tende "Amore" per scoccare la freccia...
32 Senza Numero
33 Scorrono inesorabilmente scandendo il passare del tempo
36 ...e te" di Ammanniti del 2010
37 Corpo Diplomatico
38 Si chiama "Lear" quello di William Shakespeare
39 "Mare" senza le vocali
40 E' un aggettivo della maglietta nella famosa canzone di Baglioni
43 Per Carr "E' una successione di fatti..[…] che lo studioso (metaforicamente) raccoglie, li
porta a casa, li cucina e li serve nel modo che preferisce" in “Sei lezioni” (Einaudi)
44 Ripetizione di una o più parole a inizio frase/verso, per sottolineare un'immagine o un concetto
47 "Ti ... Bastardo" di Luciana Littizzetto del 2004
49 Astronomical unit
50 Terni (Sigla)
52 “Nel segno dell'...”,titolo di un famoso saggio del compianto critico  Edward Said
56 Viene prima di VV. in "Autori vari"
57 Nova Scotia
58 Quella di Gabriel Chevallier  nel titolo del suo libro recentemente pubblicato da Adelphi
59 Album dei New Trolls del 1972
60 “... e nobiltà” celebre film con Totò del 1954
61 “... e magiato!” della Parodi...
62 Teatro Amatoriale Italiano


Verticali

1 Scrisse Madame Bovary
2  Forma di canzone sacra dialettale nel tardo medioevo
3 Agenzia Umbria Ricerche
4  Istituto Risparmio Energetico
5 Australian Astronomical Observatory
6 Il Wilde de “Autobiografia di un dandy”
7 E' la Springer che nel ‘97 pubblicava "Il silenzio dei vivi."
8 Regione Autonoma Sardegna
9 Luogo di ghiacci perenni sito al Polo Nord
11 E' la Karenina di Lev Tolstoj
12 Colpevoli
13 Il nome del Signore delle Tenebre ne “Il maestro e Margherita” di Bulgakov
14 Genere della prosa, caratterizzato da un testo solitamente più esteso del racconto
17 Il mattino lo ha in bocca…
21 Officina Meccanica Orafa
24 Cooperazione Odontoiatrica Internazionale
28 E’ il Dio-Sole di Eliopoli nell'antico Egitto.
29 Cuneo (Sigla)
31 In poesia è l'identità dei suoni tra due o più parole
32 E' di Tiziano ... il fortunato "Stabat mater" edito nel 2010 (Einaudi)
34 Ne è celebre il "Canto" di Dickens
35 l'insieme delle vicende attorno a cui si sviluppa un'opera narrativa
39 Non tua e ne sua...
40 E' famoso quello di Goethe!
41 Impact Factor
42 Negazione secca
45 Il saluto di "Mork"!
46 "Come ... tu, marrano? In guardia!"
48 Open Access
50 Nel mezzo
51 Radio Audizioni Italiane
52 Emma, senza ma!
53 Immune system
54 International Rectifier
55 Rovi senza le consonanti
58 Poco... in breve




mercoledì 28 settembre 2011

[Dal libro che sto leggendo] Il centenario che saltò dalla finestra e poi scomparve

Immagine presa da qui
Avrei potuto inserivi di più ma, la storia, si regge sulla sequenza di situazioni e  anticiparvene anche una toglierebbe la fruibilità di questo simil- giallo che giallo non è. La recensione di questo libro è già stata pubblicata e la trovate qui: 



Capitolo 1


Lunedì 2 maggio 2005


Di certo Allan Karlsson avrebbe potuto pensarci prima e, magari, comunicare agli interessati la sua decisione. In effetti non aveva mai riflettuto troppo sulle cose. Ecco perché quell'idea non ebbe nemmeno il tempo di fissarsi nella sua testa che già aveva aperto la finestra della stanza al pianterreno della casa di riposo di Malmkoping, nel Sormland, per poi sgusciare  fuori e atterrare nell'aiuola sottostante.

La manovra richiedeva un certo fegato, dal momento  che Allan compiva cent'anni proprio quel giorno. Solo un'ora dopo nella sala comune della casa di riposo avrebbero avuto inizio e festeggiamenti. Sarebbe stato presente persino il segretario comunale. E l'inviata del giornale locale. E tutti gli ospiti dell'ospizio. E tutto il personale, capitanato dalla ringhiosa e arcigna infermiera Alice.
Soltanto il festeggiato non aveva la benché minima intenzione di partecipare.
La recensione di questo libro è già stata pubblicata qui: Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

Il libro di cui si parla è questo:

Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
Jonas Jonasson
Bompiani Editore, ed 2011
Collana "I narratori stranieri"
Prezzo 18,50

domenica 25 settembre 2011

Filosofia e vita quotidiana. Nicla Vassallo: "Per sentito dire"

Questo è un libro che prima o poi comprerò e leggerò. In fondo non tutti, ma molti a volte s soffermano sulle piccole e grandi questioni che interessano la nostra vita contemporanea. La filosofia di oggi analizza  eventi come internet e comunicazione veloce, attraverso uno sguardo diverso da quello che comunemente potremmo avere noi. Bisognerebbe ogni tanto fermarsi a leggere saggi di filosofia per imparare a vederci fuori dalla visione che abbiamo di noi stessi. Questo testo mi sembra un lavoro interessante su cui investire per iniziare anche questo piccolo percorso.




Il libro di cui si parla è:


Per sentito dire
Nicla Vassallo
Feltrinelli Editore, Ed. 2011
Collana "Campi del sapere"
Prezzo 17,00€





venerdì 23 settembre 2011

"New York 1916", Beatrice Colin - L'amore al ritmo di jazz...

Immagine presa da qui

Vi è ma capitato di essere così attratti da un contenuto, un libro o un film, da non riuscire a staccarvi dalla sedia se non lo avete finito? Con questo libro mi è successo. Non è il capolavoro del secolo, ma sa fare quel che promette, ovvero, introdurre ad un periodo storico che pochi conoscono, quello della prima guerra mondiale, periodo in cui il proibizionismo regnava e nasceva il Jazz e il razzismo era di casa. Era quel momento storico in cui essere uomo di colore significava che, se anche ti arruolavi, eri ancora considerato cittadino di serie B e il massimo del compito che ti veniva assegnato era quello di pelare le patate. Era lo stesso periodo in cui le donne, una volta che l'America aderì al conflitto, presero il posto degli uomini in fabbrica ma al contempo non era permesso loro il voto e, nonostante supplissero ai lavori dei mariti, per convenzione venivano pagate di meno.

In questo periodo l'America scoprì un nuovo nemico: i "Bolscevichi". Questo perché, dall'altra parte dell'oceano in Russia lo Zar Nicola veniva ucciso e contestualmente alla rivoluzione nascevano governi provvisori capitanati dai vecchi detrattori del potere zarista, troppo intenti a dire quel che non andava da non accorgersi di non avere abbastanza esperienza per governare. È l'epoca del rientro in Russia degli intellettuali che erano espatriati per sfuggire agli agenti segreti dello Zar ed è anche il periodo della nascita del culto della sottomarca - sempre in russia- della vodka ( ma questo, l'autrice non lo dice anche perchè del panorama russo se ne accenna dalle informazioni ora dettagliate e ora contrastanti che arrivano ad una delle protagoniste, ma viene citato in "1984" di Orwell). Quel che si evince, e che poi è in realtà successo, è che al fervore culturale che aveva preparato la rivoluzione e che aveva guidato gli intellettuali, arsi dal sacro fuoco della necessità di uguaglianza sociale, all'atto di organizzare la nuova società trascendono dagli alti ideali trasformandosi in "potere gestito da pochi", sempre troppo avvezzi alla cultura della paura in cui hanno vissuto per anni, tanto impegnati a scovare i cospiratori da trasformarsi da aguzzini a sentenziatori di morte, a ricercati e infine in morti. Questo è il mondo da cui è fuggita e di cui fa parte Anna, che aveva passato anche due anni al confino, visto che in una retata le viene scoperta in casa una rivoltella e lei si rifiuta di dire il nome del suo proprietario, ovvero il suo amante georgiano.
Quando finalmente riesce ad evadere dal confino siberiano, fugge in America, portando i suoi appunti di una vita e lasciando in patria l'ex marito che si occuperà del figlio e finanzierá la sua fuga.

Contestualmente dall'altra parte del mondo Inez vive a New York, dove è arrivata per stare lontana da casa sua, benestante e di buona famiglia era considerata dal circolo degli agiati come una testa calda, troppo impegnata a vivere le proprie emozioni amorose senza rispettare i dettami del periodo che la vorrebbero impegnata a trovarsi un bravo marito e a sfornare marmocchi uno dietro l'altro. Inez vuole essere ballerina. New York non le regala un ingaggio, ma un amore, si mantiene facendo l'indossatrice di abiti per un grande magazzino borghese e frattanto si innamora di un venditore di canzoni ebreo.

Due donne, due amori che non sfociano in un solido matrimonio ma che vengono costantemente rimbalzate lontano dai rispettivi uomini della vita. Nel cammino ne incontrano molti altri, fugaci o lunghe relazioni, che sanno benissimo di essere nate per convenienza e non per vero amore. Ricattate da uomini biechi e senza alcuna morale, erose dal tempo che passa, dalla povertà o dal perbenismo vivono un'epoca di grandi cambiamenti e affrontano la loro vita con un obiettivo chiaro, una vita e un amore, non importa se gradito o no agli altri perchè basta sia giusto per loro.

Quelle rappresentate, non sono le donne che ci aspetteremmo di vedere e che sempre ci propinano negli scorci dell'epoca. Queste donne appartengono sempre a quel periodo, ma sono le "altre", quelle poche che hanno osato sfidare le convenzioni, che hanno vissuto la vita in maniera sfacciata ma che hanno lasciato il segno. Nonostante la storia sia inventata si ispira a personaggi vissuti realmente.
Un romanzo, che come dicevo, non è nato per essere un capolavoro, ma diviene un lavoro imperdibile proprio perché testimonia la grande ricerca fatta da questa autrice sul periodo e i suoi protagonisti e ne restituisce una storia che si rivela un intreccio con un ottimo ritmo, mai noioso e nemmeno melenso ma che è in grado di catturare il lettore portandolo indietro nel tempo fra le strade, gli odori, la musica e le facce di un tempo che non c'è più, in maniera talmente accattivante da leggere le circa 400 pagine di questo libro in un soffio.

Ottima storia, impaginata bene, traduzione ed editing fatto come non ne vedevo da tempo, l'edizione NeriPozza vale il prezzo di vendita. Romanzo davvero imperdibile!


New York 1916
Beatrice Colin
NeriPozza Editore, ed 2010
Collana "I narratori delle tavole"
Prezzo 18,00€






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mercoledì 21 settembre 2011

[Dal libro che sto leggendo] Miss. S.

Immagine presa da qui

Trattandosi di giallo, devo per forza di cose limitarmi a citarvi parte del primo capitolo! Buona lettura :)

Forse se n'è dimenticato
Su un'isola remota del lago Maine, appena all'interno del confine fra Stati Uniti e Canada, si erge una grande, bizzarra casa. La facciata è interamente di granito grigio perla e l'ingresso, fiancheggiato da alte colonne, si trova in cima al genere di ampia scalinata che di solito si associa agli edifici pubblici ottocenteschi. Anche se, al posto di aquile o leoni di granito, ci sono due statue di enormi, compiaciuti e maestosi gatti, il palazzo potrebbe essere un ufficio postale, una biblioteca, un tribunale o addirittura una carcere. Treekape, com'è chiamata la villa, risale al diciannovesimo secolo, ma non è mai stat un edificio pubblico. Originariamente era abitazione della famiglia Treekape, e negli ultimi dieci anni è stata la sede della Treekape Artists Colony.
Agli inizi, Treekape non era una residenza per artisti particolarmente ambita. Se è vero che o mangi questa minestra o salti dalla finestra, è anche vero che Treekape era considerata una residenza di second'ordine. Era stata creata da poco, si trovava a molti chilometri di distanza da tutto ed era difficilissima da raggiungere qualunque fosse il punto di partenza, richiedendo disagevoli cambi di aeroplani sempre più piccoli e cosa, ancora peggiore, una traversata di quarantacinque minuti a bordo di un traghetto malconcio e puzzolente di gasolio. Alcuni dei residenti preferivano affrontare le quattordici ore di viaggio in macchina da New York, o le dieci da Boston, altri noleggiavano un'auto nell'aeroporto più vicino, a quattro ore di distanza. Quelli che portavano l'auto imbarcandola presto scoprivano che c'erano ben poche strade da percorrere e che non portavano da nessuna parte. L'isola era più acqua che terra, strisce di terreno roccioso che si attorcigliavano a centinaia di stagni, cale e calette.

La sua recensione è qui: Miss S.

Il libro da cui è tratto è:
Miss S.
Cathleen Schine
Mondadori Editore, ed. 2011
Collana "Scrittori italiani e stranieri"
Prezzo 17,00€ 



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domenica 18 settembre 2011

L'ha detto...Polibio



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Non esistono testimoni tanto terribili o accusatori tanto implacabili quanto la coscienza
che abita nell'animo di ciascuno.

Polibio

venerdì 16 settembre 2011

[Dal libro che sto leggendo] Gesù è più forte della camorra



“[...]
A volte mi sembra che i morti di camorra e le faide servano a qualcuno o a qualcosa, forse anche all’industria dell’anticamorra, con i suoi luoghi comuni, i suoi fregi, le sue promesse di libertà di questa società che offre sempre più risorse, ricchezze e protezioni a chi è già ricco e privilegiato, e quindi non è soggetto a rischio per la collettività.

Sottocultura e a pregiudizi

Nei confronti della criminalità, altri luoghi comuni sono la spia di una sottocultura intollerabile della gente ritenuta “Perbene”. Il sistema malavitoso, cioè, penetra nella coscienza civile al punto da condizionarla senza che nessuno se ne renda conto. Provoca assuefazioni, silenzi, mancate denunce. L’omertà, spesso, è la conseguenza di questa sottocultura, non della paura. La frase che riassume questa “Filosofia” è tipica di una spiccia filosofia napoletana: “chi va pè chisti mare, chisti pisci piglia” (cioè “chi va per questi mari, questi pesci piglia”, vale a dire: ch fa certe scelte, non può pensare di vivere beato e tranquillo), una frase che mi provoca dolore, rabbia e sconcerto.[...] “


Gesù è più forte della camorra
Don Aniello Manganiello, Andrea Manzi
Rizzoli editore, Ed. 2011
Prezzo 17,00€

mercoledì 14 settembre 2011

"Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve", Jonas Jonasson - Dimenticabile...

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"Dimenticabile" è il termine che mi viene in mente pensando a questo titolo. Non significa necessariamente che il libro sia brutto ma solo che non ha una storia che ti porteresti dietro per lungo tempo, è un divertissement o un passatempo e come tale rimarrà con il lettore il tempo della lettura. Non è nemmeno uno di quei libri che leggeresti più di una volta, perchè la storia, in quello che pare essere lo stile contemporaneo di scrittura svedese, è molto allungata e una volta finito è un lavoro che già conosci e non può riservarti ulteriori sorprese. Un amico anobiiano, di cui spesso seguo le recensioni che trovo molto interessanti e puntuali, sosteneva che ricorda "Il Barone di Muashen" e io invece, come ho anche scritto a lui, non lo paragonerei ad un classico della letteratura ma bensì a "Forrest Gump".

La storia narra delle avventure, nel periodo contemporaneo, di Allan che il giorno del suo centesimo compleanno decide di fuggire, in cerca di libertà, dalla casa di riposo dove sta vivendo gli ultimi anni della sua vita. Scappando incontra alla fermata degli autobus uno scagnozzo di una banda che reputandolo, appunto, solo un vecchietto gli affida per qualche minuto una valigia che invece Allan decide di portare via con sé. Così, se da una parte un capitolo si e uno no della storia è dedicato a questo inseguimento di scagnozzi armati fino ai denti e incontri fortuiti che facilitano la fuga di Allan, i restanti capitoli narrano invece del suo passato senza nemmeno pretendere di essere troppo collegati agli eventi che li precedono o li seguono capitolo per capitolo. Da giovane Allan, e lo è anche da anziano, è una personalità che conserva i disincanto fanciullesco e vive secondo le grandi massime che ha imparato un pò come un fariseo ovvero applicando la regola senza comprenderla ma anche senza impegnarsi a capirla e un pò secondo le sue regole fatte di esperienza. Nel tempo incontra personalità differenti dal Generale Franco a Trumann fino ai servizi segreti russi e Lenin.

Insomma c'è di tutto. E c'è anche da dire che le due storie sono surreali e divertenti quanto basta ad un libro che però non dimostra di avere altre pretese di quelle di rimanere con voi lo spazio di una lettura. Il problema qui è invece che la storia della vita di Allan, che dovrebbe in un romanzo normale fare da sfondo alla principale,e che invece diventa molto più presente di quanto invece dovrebbe. Così, per sapere come va a finire la storia della fuga del centenario, vi dovete leggere lunghi capitoli dedicati alla storia del protagonista che però non sono affatto di aiuto e non danno supporto alla principale. La storia secondaria, infatti, dovrebbe, nella struttura di un romanzo, servire a dare informazioni o situazioni che caratterizzino o risolvano o supportino le tesi della storia principale, cosa che qui avviene di rado.

Infatti in questo caso non ci troviamo di fronte ad un romanzo, ma a due di cui uno nato per essere spalla dell'altro ha subito un incremento così pesante da diventarne co-protagonista senza dover per forza avere altri collegamenti con la storia se non il soggetto principale della storia.
Per questo alla fine il lettore si stanca, visto che la seconda storia per supplire a questi grandi incontri fatti nei momenti topici della storia internazionale (come ad esempio la bomba atomica o i gulag) portati al limite del ridicolo senza preoccuparsi di aver scelto i riferimenti giusti. Una su tutte il periodo di confino al Gulag dove il protagonista fugge con l'improbabile fratello nascosto di Eistein, e con il quale passa il confine con la Corea, e passa la frontiera con i vestiti "rubati" ad un generale russo. Tutto viene sempre miracolosamente perdonato ad Allan o dimenticato nel tempo oppure tralasciato con leggerezza, tanto che il protagonista sembra un pò ritardato e il mondo appare quantomai paziente nell'attendere il suo passaggio per poi poter proseguire nel ridisegno della vera storia.

Come detto una storia carina, leggera, simpatica, non grazie a questa pesantezza secondaria, ma che facilmente dimenticheremo perchè non è nell'interesse dell'autore arrivare da qualche parte e tirare le somme ma solo di proporre una serie di fotogrammi che raffigurano quel che avrebbe incontrato il suo protagonista durante la vita.
Io, fossi in voi, aspetterei l'edizione economica o lo scambio. Nel mio caso, lo cederò volentieri...

Buone letture, Simona

Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
Jonas Jonasson
Bompiani Editore, ed 2011
Collana "I narratori stranieri"
Prezzo 18,50





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domenica 11 settembre 2011

Lettura - "La separazione del maschio" di Francesco Piccolo

Chi legge è Fabio Volo e secondo me è un libro da leggere anche se Francesco Piccolo è diventato più conosciuto per un libro uscito nel 2010 che si chiama "Momenti di straordinaria felicità". Piccolo non è solo scrittore ma anche autore televisivo. Buon ascolto e buone letture a tutti!
Simona


Il libro di cui parla:

La separazione del maschio
Francesco Piccolo
Einaudi Editore, ed. 2010
Collana "Super ET" (Prima collana "I coralli")
Prezzo 11,00€

venerdì 9 settembre 2011

"La morte non è cosa per ragazzine" , Alan Bradley - Il giallo stile retrò non delude mai...

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Devo ammettere che questo libro l'ho comperato quasi esclusivamente per il titolo e per la copertina che trovo veramente deliziosa. Me lo sono regalato per il mio compleanno ed è stato acquistato in una libreria di Anzio che, come molte, mette in vendita a prezzo pieno anche libri che sono in esposizione (quindi paragonabili ai libri usati) e in questo caso più di altri perchè guardandolo sul dorso superiore era evidente che il libro era stato completamente letto. Oggi, con la legge sul prezzo dei libri, probabilmente lo poserei e lo comprerei su Amazon in offerta e intonso. Quindi, non fate come me e, da oggi, pretendete di avere libri adeguati in vendita, altrimenti cambiate librerie ce ne sono milioni in giro o altrimenti comprateli realmente usati al prezzo che gli spetta, cosa che anche io farò d'ora in poi.

Questo libro, lo troverete catalogato per adolescenti ma, secondo il mio personale punto di vista, va benissimo per tutti. È un giallo scritto rivolgendosi ai lettori come adulti e il fatto che sia stato categorizzato così è solo dovuto al fatto che l'improvvisata investigatrice, che è anche la protagonista del libro stesso e si chiama Flavia, ha 11 anni. Il motivo che rende, una storia di una undicenne, adatta anche per gli adulti è dovuto al fatto che essa parli in prima persona e alterni ragionamenti da adulti, che ricordano molto un piccolo Poirot, con momenti di pura fanciullezza.

La trama, generica, perchè non vi svelerò tutto come al mio solito, riguarda appunto Flavia che vive in un paesino dell'Inghilterra nell'immediato dopoguerra. Ultima di tre figlie e orfana di madre non ha buoni rapporti con le sorelle maggiori, e ha un padre molto più interessato ai francobolli che al resto. Della sua quotidianità fanno parte anche la Signora Mullet, la cameriera e cuoca, e il Signor Dogger, giardiniere tuttofare reduce di guerra della quale ancora porta ferite psicologiche. Il paese non è grandissimo e circondato dai campi coltivati, da un fiumiciattolo e da un piccolo bosco. In questo idillio, arriva un furgoncino che decide di rompersi proprio davanti alla sala che, il vicario del paese, da in concessione per le riunioni e le feste e, fatalità vuole, che gli occupanti del mezzo rotto sia burattinai. Di qui parte una storia intricata di relazioni e conoscenze non svelate che non iniziano, come il classico impianto vorrebbe, da una morte ma, quest'ultima, ne è il traguardo finale che permette la soluzione.

È forse la seconda volta che mi capita, in un giallo, che la morte non sia il "la" che da inizio alla storia, ma che ne sia il "Deus ex machina" che ne permette chiusura. Flavia, bambina schiva a causa delle anngherie delle sorelle, si dedica alla sua insana passione per la morte e per i veleni e passa il suo tempo nel laboratorio costruito in casa dal suo prozio giocando con le provette, i becker e gli alambicchi quasi fosse la piccola antenata di C.S.I.
Però, nonostante dicendolo così la cosa stoni un pò e sembri grottesca, tutti questi particolari fanno sì che, inseriti nel contesto creato dall'autore, essi siano perfettamente pertinenti. I riferimenti sono quelli classici, essendo inglese, c'è l'approccio compiaciuto alla Poirot che si contrappone all'investigatore ottuso che tanto ricorda il sergente Japp che dipende dall'aiuto poirottiano (anche se sempre inizialmente tenta di fare a modo suo). Ci sono tutte queste signore che animano il villaggio che ricordano tanto quelle vicine di Miss Marple e c'è lo svolgimento dell'impianto classico di un libro giallo, costruito su temi moderni come la ricerca delle impronte e l'analisi in laboratorio della terra e delle piante coltivate, che si contrappone ad una vita che si rifà, in maniera nemmeno nascosta, ai tempi vittoriani.

Omettendo la questione posta in apertura di questa recensione, sul libro venduto come nuovo, questo libro, a mio personale avviso vale l'acquisto. È deliziosamente trattato in maniera scorrevole e, fino alla fine, mantiene tutto il suo ritmo. Fatto bene, tradotto ed editato altrettanto bene, non vi sono errori di battitura e ortografia (stupite!), e l'intreccio è veramente ben fatto tenendo in piedi tre storie, due omicidi ( si lo so del secondo non vi avevo accennato, ma mica vi posso dire tutto io!!) e la storia personale della protagonista e di chi le vive vicino.

L'autore ci tiene tanto al suo lavoro con Flavia che per tutto il tempo qui e li piazza nei ricordi della sua piccola protagonista anche il giallo precedentemente scritto e credo proprio che , non appena avrò la possibilità , acquisterò perché trovo che questo autore abbia dalla sua non solo talento, ma anche e sopratutto, l'eleganza retrò per restituirci storie contemporanee che abbiano il sapore lontano di zia Aghata.

Buone letture, Simona

La morte non è cosa da ragazzine.
Alan Bradley
Mondadori Editore, ed 2011
Collana "Le strade Blu"
Prezzo 17,50€




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mercoledì 7 settembre 2011

[Dal libro che sto leggendo] La morte non è una cosa per ragazzine

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Trattandosi di un giallo non posso che mettervi l'inzio del libro, che comunque a me è piaciuto molto. Qualora vi interessasse e io mi fossi dimenticata di inserire il link alla recensione, vi invito a consultare l'elenco dei libri recensiti per individuarla;)

" Giacevo morta al cimitero. Era passata un'ora da quando i miei cari mi avevano dato l'ultimo affranto addio.

A mezzogiorno in punto, nel preciso istante in cui normalmente ci saremmo messi a tavola, eravamo partiti da Buckshaw: la mia bara in legno rosa ben lucidato era stata portata fuori dal soggiorno e condotta con grande cautela lungo i grandi di pietra del vialetto, per poi scivolare con struggente facilità nel carro funebre che attendeva a porte spalancate, schiacciando il mazzolino di fiori di campo affettuosamente deposto da una fanciulla del paese.
Avevamo poi percorso il lungo viale dei castagni fino al cancello dei Muldford, i cui grifoni rampanti distolsero lo sguardo dal nostro passaggio, chissà se mossi dalla sofferenza o dall'apatia.
Dogger, il devoto tuttofare di mio padre, camminava a passi lenti accanto al carro funebre, a capo chino, una mano a sfiorarne il tetto, come per proteggere i miei resti da qualcosa che soltanto lui vedeva. Al cancello, uno dei sordomuti dell'impresa di pompe funebri lo aveva finalmente convinto, con il linguaggio dei segni, a salire sull'autovettura presa a nolo.
E così mi avevano portata al villaggio di Bishop's Lacey, passando con tanta pena lungo gli stessi sentieri erbosi e le stesse siepi polverose che avevo percorso in bicicletta tutti i giorni, da viva.
Arrivati all'affollatissimo cimitero della chiesa, mi avevano tirata giù piano dal carro funebre e trasportata a passo di lumaca lungo il sentiero fiancheggiato dai tigli. Mi avevano poi deposta per un attimo sull'erba appena falciata.
Era seguita la benedizione al bordo della fossa spalancata, e nella voce del vicario che pronunciava la formula tradizionale c'era una nota di autentica afflizione.
Era la prima volta che ascoltavo la liturgia della sepoltura da una posizione tanto vantaggiosa. L'anno prima avevamo partecipato, insieme a mio padre, al funerale del signor Dean, il vecchio droghiere del villaggio. La sua tomba era a pochi metri dal punto dove mi trovavo io. Si era già assestata, e nel erba non restava che un leggero avvallamento che spesso si riempiva di pioggia stagnante.
Ophelia, la mia sorella maggiore, diceva che la bara era sprofondata perché il signor Dean era risorto e non era più lì fisicamente, mentre Daphne, l'altra mia sorella, diceva che ra precipitata in una tomba sottostante, il cui inquilino precedente si era oramai disintegrato.
Pensai alla zuppa di ossa che c'era li sotto: una zuppa in cui stavo per diventare un altr ingrediente.
"Flavia Sabina de Luce, 1939-1950" avrebbero fatt scrivere sulla mia lapide, un oggetto semplice e di gusto, in marmo grigio, senza sfoggio di inutili sentimentalismi.
Peccato. Se fossi vissuta più a lungo, avrei lasciato istruzioni scritte, con la richiesta di un tocco di Wordsworth.


Una fanciulla di cui nessuno cantava le lodi
e che ben pochi amavano.

E se si fossero rifiutati di mettere quella, avrei indicato una seconda scelta:



Un cuore sincero cui si fa torto
più facilmente cede allo sconforto.


Soltanto Feely, che le aveva suonate e cantate al pianoforte, avrebbe riconosciuto questi versi dal "Terzo libro delle arie" di Thomas Campione, e sarebbe stata troppo rosa dal senso di colpa e dalla pena per dirlo agli altri.
La voce del vicario interruppe i miei pensieri.
"?..terra alla terra, cenere alla cenere, polvere alla polvere, con la fondata e certa speranza della Resurrezione alla vita eterna, grazie al nostro Signire Gesù Cristo, che muterà il nostro vile corpo..."
E poi, all'improvviso, se n'erano andati tutti, lasciandomi li sola, in compagnia dei vermi.
Era la fine del viaggio della povera Flavia.
oramai la famiglia sarebbe già stata di ritorno a Buckshaw, si sarebbe riunita attorno al lungo tavolo da pranzo: mio padre seduto nel suo solito silenzio di pietra, Daffy e Feely strette l'una all'altra con i volti rigati di lacrime, mentre la signora Mullet, la cuoca, portava un vassoio di fagioli al forno.
Ricordai una cosa che mi aveva detto Daffy mentre stava divorando l'Odissea: nellantica Grecia i fagioli al forno erano il classico cibo da funerale, e io avevo risposto che, per quanto riguardava la cucina della signora Mullet, le cose non erano cambiate molto in duemila cinquecento anni.
Ma adesso ero morta pensai che forse avrei dovuto allenarmi a essere un pò più caritatevole.[...]"

Il libro da cui è tratto è:
La morte non è cosa da ragazzine
Alan Bradley
Mondadori editore, ed 2011
Collana "Le strade blu"
Prezzo 17,50€


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domenica 4 settembre 2011

L'ha detto...Benjamin Franklin

Immagine presa da qui

I saggi non hanno bisogno di suggerimenti, gli sciocchi
non ne tengono conto.

Benjamin Franklin

venerdì 2 settembre 2011

[Dal libro che sto leggendo] L'ultima lezione. la vita spiegata da un uomo che muore.

Immagine presa da qui




È difficile scegliere un pezzo di questo libro da riportarvi, pertanto ho scelto veramente a caso, perchè altrimenti non avrei saputo a cosa dare la precedenza rispetto agli altri.

Alzare bandiera bianca

Mia madre mi chiama sempre "Randolph".

Era cresciuta in una piccola fattoria casearia in Virginia durante la Depressione, chiedendosi ogni giorno se avrebbe avuto abbastanza da mangiare per cena. Scelse "Randolph" perché era un nome aristocratico della Virginia. Ed è per questo motivo per cui lo rifiutavo e lo aborrivo! Chi vorrebbe mai un nome del genere?

E tuttavia mia madre non mollava. Da adolescente, affrontai il problema. "Davvero credi che il tuo diritto di darmi un nome sia superiore al mio diritto di avere un'identità?"

"Si, Randolph, lo credo" rispose.

Bene , almeno avevamo chiarito le nostre posizioni!
Quando ero al college, decisi che ne avevo abbastanza. Le lettere che mi spediva erano indirizzate a "Randolph Pausch". Rispondevo scarabocchiando sulla busta:" A questo indirizzo non risulta alcun Randolph", e rispedivo al mittente senza averle aperte.
Con grande acume e capacità di compromesso, mia madre cominciò ad indirizzare le lettere a "R. Pausch". Quelle le aprivo. Ma poi, quando mi chiamava al telefono, ritornava punto e daccapo. "Randolph, hai ricevuto la nostra lettera?"
Ora dopo tutti questi anni, ho. Edito. Apprezzo mia madre per così tanti motivi che se vuole appesantire il mio nome con un inutile "olph" ogniqualvolta la vedo, sono più che contento di sopportarlo. La vita è troppo breve.
Certe volte, con il passare del tempo, e le scadenze che la vita impone, arrendersi è la cosa giusta da fare.

L'ultima lezione.
La vita spiegata da un uomo che muore
Randy Pausch
Rizzoli Editore, ed. 2009
Collana "BUR, Biblioteca universale Rizzoli"
Prezzo 9,90€


Nota bene: Per il mese di Agosto non ci sarà il gioco che però ritorna alla fine di settembre. Ho scelto di non mettervi una cosa raffazzonata, tanto per fare, ma di essere onesta e dirvi che non ho avuto tempo e soprattutto modo di farlo. Pertanto portate pazienza altri 20 giorni!
Simona


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