mercoledì 23 marzo 2011

[Dal libro che sto leggendo] "La manomissione delle parole"



Di questo libro uscirà anche la recensione venerdì, ma questo pezzo andava citato, perché è la prima volta che trovo spiegato in maniera coerente quanto sia importante leggere e studiare. Questo pezzo che vi riporto è presente proprio nel primo capitolo. Buona lettura;)
"Gustavo Zagrebelsky ha detto: "Il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia e dell'uguaglianza delle possibilità. Poche parole e poche idee, poche possibilità e poca democrazia; piu' sono le parole che si conoscono, più ricca è la discussione politica e, con essa, la vita democratica.[...]
[...] Il rapporto fra ricchezza delle parole e ricchezza di possibilità (e dunque democrazia) è dimostrato anche dalla ricerca scientifica, medica e criminologica: i ragazzi più violenti possiedono strumenti linguistici scarsi e inefficaci, sul piano del lessico, della grammativa e della sintassi. Non sono capaci di gestire una conversazione, non riescono a modulare lo stile della comunicazione - il tono, il lessico, l'andamento - in base agli interlocutori e al contesto, non fanno uso dell'ironia e della metafora. Non sanno sentire, non sanno nominare le proprie emozioni. Spesso non sanno raccontare storie. Mancano della necessaria coerenza logica, non hanno abilità narrativa: una carenza che può produrre conseguenze tragiche nel rapporto con le autorità, quando e' indispensabile, raccontare, descrivere, dare conto delle ragioni, della successione, della dinamica di un evento.
La povertà di comunicazione, insomma, si traduce in povertà dell'intelligenza, in doloroso soffocamento delle emozioni.
Questo vale a tutti i livelli della gerarchia sociale, ma sopratutto ai gradi piu' bassi. Quando per ragioni sociali, economiche, familiari, non si dispone di adeguati strumenti linguistici; quando le parole fanno paura, e piu' di tutte proprio le parole che dicono la paura, la fragilità, la differenza, la tristezza; quando manca la capacità di nominare le cose e le emozioni, manca un meccanismo fondamentale di controllo della realtà e su se stessi. La violenza e' uno degli esiti possibili, se non probabili, di questa carenza. I ragazzi sprovvisti delle parole per dire i loro sentimenti di tristezza, di rabbia, di frustrazione hanno un solo modo per liberarli e liberarsi di sofferenze a volte insopportabili: la violenza fisica. Chi non ha nomi per la sofferenza, la agisce, la esprime volgendola in violenza con conseguenze spesso tragiche."

La manomissione delle parole
Gianrico Carofiglio
Rizzoli Editore, ed 2010
Prezzo 13,00€


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