domenica 28 novembre 2010

L'ha detto...Margaret Halsey




Certe persone parlano soltanto perché pensano che il rumore sia più sopportabile del silenzio.

Margaret Halsey

venerdì 26 novembre 2010

"Persuasione." Jane Austen - L'ho adorato...




E’ uno scritto differente dai soliti dell’autrice. Non tanto nei contenuti, ma nella modalita' di espressione dei vari personaggi. Molti critici, hanno notato questa differenza e l'hanno associata ad una "maturita' letteraria" della scrittrice. E’ un libro riflessivo ma non meno vivace dei soliti della cara Jane, e si ribaltano le sorti dei vari protagonisti, quelli piu’ stolti e insulsi hanno piu’ parole che nei precedenti casi, e quelli piu’ assennati rimangono spesso in silenzio assorti dalle loro riflessioni e lungi dal fornire un qualsiasi giudizio.

Rimane cmq nelle caratteristiche della autrice il suo rifiuto per le convenzioni e per la sottolineatura della poca tolleranza all’interscambio di classe a favore di chiusure affettate dei cerchi delle varie estrazioni sociali. mentre quelle piu’ alte rimangono quanto mai vacue e senza contenuti, quelle piu’ basse, anche se mancando di una certa cultura, risultano piu’ genuine e preferibili alle qualunquiste affezioni cortesi dettate da un galateo rispettato un po’ troppo, a discapito degli affetti, anche familiari.
Era un libro che non conoscevo ma l'ho veramente amato.

In questa edizione sono presenti due voci esterne, una critica d introduzione...a volte un pochino noiosa e che si prende troppo sul serio (pare un paradosso, la genialita' di una donnina che scrive per il piacere di scrivere e in tal modo riesce ad essere leggera persino nelle piu' grandi condanne delle consuetudini del suo tempo che viene in vari tempi commentata da pomposi e quanto mai pesanti critici che devono per forza soppesare ogni parola scritta rimandando a questo o quell'aspetto della vita o dell'austenpensiero) e alla fine, un commento di Virginia Wolf che in questo stralcio e' un po' piu' leggera di tante altre volte in cui l'ho letta commentare le gesta di Jane..


Persuasione
Jane Austen
Barbera Editore,Ed. 2009
Collana "I nuovi classici"
Prezzo 10,00€



mercoledì 24 novembre 2010

"Imperial bedrooms", Bret Easton Ellis - Inspiegabile...




Questo libro e' stato comprato proprio la settimana successiva all'ospitata di Bret Easton Ellis fatta da Fazio a "Che tempo che fa". Autore di "Meno di zero" romanzo famosissimo edito nel 1985 di cui, ammetto, di non aver mai letto nemmeno una riga. E forse una ragione c'era.Questa storia dovrebbe essere il proseguio appunto di questo romanzo scritto a 21 anni, l'autore nell'intervista sosteneva di essersi domandato che fine avevano fatto i suoi personaggi dopo 25 anni ed e' stato questo lo spunto per scrivere questo libro e consigliava di leggere prima questo libro e poi il precedente romanzo.
Il problema e' che questa storia non ha un capo e nemmeno una coda, non c'e' nulla. Comincia effettivamente come si stesse riprendendo un sospeso, ma non c'e' trama c'e' solo l'amplificazione di vite rovinate da anni di eccessi di uomini e donne che vivono nell'ambiente dello spettacolo, luogo delle vanità e dei fuochi fatui.

Inizia parlando di uno dei protagonisti che da New York decide di ritrasferisi a Los Angeles e' uno scrittore che trova la sua fortuna sceneggiando uno dei suoi testi per Hollywood. Rientrando incontra vecchie conoscenze con le quali per vari motivi aveva rotto, l'amico drogato che non aveva piu' sentito, l'ex amante sposata con un altro amico che respinta lo ha evitato per mesi ed anni piu' una lunga serie di personaggi e personaggini che ruotano attorno a quelli principali per cercare un po' di visibilità non solo nel mondo del cinema ma anche nella storia di Imperial Bedrooms. Inutile dire che questa visibilità non la trovano se non come rappresentanti di quel mondo dello spettacolo piu' attraente fatto da gente dannata dal proprio talento che invece che coltivarlo passa il tempo ad autodistruggersi come nella migliore tradizione dei film anni '70-'80. Atmosfere cupe, buie dove balenano i riflessi di luci stroboscopiche delle feste che si rifrangono sui vetri dei bicchieri sempre ricolmi di qualche alcolico, sigarette e un vociare di frasi non concluse e di presenze non spiegate. Ricorda quei giallo old stile che si vedevano da piccoli in tv, di cui non rimpiango affatto la mancanza perche' mi sono domandata sempre perche' in quei film l'alba non arrivasse mai!

A mio avviso, in questo libro, c'e' tutto meno che un buon motivo per scriverlo, perchè e' un romanzo di mezzo che termina con una porta socchiusa come a suggerire che fra 25 anni verrà ripreso in mano e magari continuato. Non e' nemmeno una lettura scorrevole perche' l'incastro dei personaggi e' molte volte un po' forzato e lo svolgersi della storia, pur di mantenere la sua aria cupa, non ha ritmo non ci sono crescendo. Persino quella che dovrebbe essere la "rocambolesca fine" si perde in un mare di ricordi confusi di un alcolizzato e deve essere supportanta da una scena aggiunta che peraltro è di poca utilità.

Inutile dire che non mi sia affatto piaciuto e che non lo regalerei e nemmeno lo consiglierei.



Imperial Bedrooms
Bret Easton Ellis
Einaudi Editore, Ed 2010
Collana "I supercoralli"
Prezzo 18,00€



domenica 21 novembre 2010

Maurizio Maggiani: "Meccanica Celeste"

Questo e' un autore che mi piace particolarmente perche', a mio avviso sa essere molto accattivante nelle spiegazioni; quindi alla fine ti sembra di poter padroneggiare i concetti che lui ti ha brevemente esposto.


Se siete curiosi sul sito di Maggiani è possibile leggere alcuni dei suoi racconti he ha deciso di donare al web. E' un bel modo per conoscere di piu' di questo autore.
Il sito e' questo:
http://www.mauriziomaggiani.it/

E questi sono i dettagli del libro cui fa riferimento:

Meccanica Celeste
Maurizio Maggiani
Feltrinelli Editore, Ed. 2010
Prezzo 18,00€

venerdì 19 novembre 2010

"Un gioco da bambini", J.C. Ballard - Nomadismi psicologici attraverso l'evoluzione moderna dell'io






"Attraversare il presente, riconoscere la molteplicità delle possibilità che esso contiene, e' esercizio del nomadismo, inclinazione tesa ad interrogare il divenire" Da Millepiani n°6 Come alcuni dei libri che leggo, non e' un libro "scelto" da me, ma e' "stato scelto per me" da un carissimo amico che come sempre riesce a stupirmi. Piu' che un libro, potremmo definirlo un racconto, anche breve a dirla tutta, sono soltanto 92 pagine. Ma e' decisamente intenso e quella che e' riportata sopra e' la definizione piu' vicina all'immagine che ti viene restituita mentre lo leggi.

La storia si racconta in poco. Un omicidio di massa in un quartiere dabbene di Londra. Tutti gli abitanti adulti, che siano proprietari, domestici, guardie o docenti privati, sono stati uccisi in vari modi. I figli dei proprietari tutti fra gli 8 e i 18 anni sono scomparsi, nessuno apparentemente chiede riscatti, non si ha traccia di vendita di medicine particolari e nemmeno se ne sono ritrovati i corpi. Alle indagini di Scotland Yard che non portano nessun risultato di rilievo ad un caso cosi’ grave da essere rimbalzato sulle cronache mondiali, viene chiesto l’aiuto di vari esperti di psicologia. Un assassino? Piu’ di uno? Come ha fatto ad introdursi in un complesso cosi’ superprotetto? Dove sono finiti i ragazzi? Perche’ non ci sono rivendicazioni?
Tante domande,analizzate con un ritmo incalzante fino alla fine. Non dico altro, ma solo che e’ un libro veramente accattivante e decisamente noir.

Un gioco da bambini
J.C. Ballard
Feltrinelli Editore, ed. 2007
prezzo 7,00€

mercoledì 17 novembre 2010

[Dal libro che sto leggendo] "La fattoria degli animali"






Quando si dice che che c'e' sempre una ragione per cui accadono le cose. Questo libro e' in rilettura, la prima volta che l'ho letto, l'avevo trovato noioso...oggi invece mi sembra che sia stato scritto ieri su polemiche che giornalmente troviamo sui giornali e telegiornali.
Buona lettura,
Simona

Tratto dal saggio* "Libertà di stampa" di George Orwell a fine libro.

[..] E' abbastanza curioso che questa cospirazione su scala nazionale** per compiacere un nostro alleato si verifichi in un ambito di autentica tolleranza intellettuale. Non ci viene infatti permesso di criticare il governo sovietico, mentre siamo ragionevolmente liberi di criticare il nostro. Quasi nessuno pubblicherebbe un attacco contro Stalin, ma non si rischia niente attaccando Churchill almeno su libri e periodici. In questa guerra durata cinque anni, due o tre dei quali li abbiamo trascorsi combattendo per la sopravvivenza nazionale, sono stati pubblicati senza alcuna interferenza moltissimi libri, opuscoli, articoli in cui si auspicava una pace di compromesso. [..]

Il servilismo con cui, a partire dal 1941, la maggioranza degli intellettuali inglesi ha ingollato e riproposto la propaganda russa sarebbe del tutto stupefacente, se una cosa simile non fosse già accaduta in molte altre occasioni.[..]
[..] Un solo esempio: la BBC ha celebrato il venticinquesimo anniversario dell'Armata Rossa senza fare il minimo accenno a Trockij. Sarebbe stato altrettanto preciso commemorare la battaglia di Trafalgar senza nominare Nelson; ma questo non ha suscitò alcuna protesta da parte dell'intelligecija inglese. Nelle lotte interne dei vari paesi occupati, la stampa britannica si e' schierata quasi senza eccezione dalla parte delle fazioni sostenute dai russi, calunniando quelle rivali e sopprimendo spesso a tal fine delle prove rilevanti.[..]

[..] Per esempio, Trockij aveva scritto una biografia si Stalin poco prima di morire. Si puo' immaginare che il libro non fosse immune da pregiudizi, ma ovviamente era vendibile. Un editore americano aveva preso accordi per la pubblicazione e il volume era già in corso di stampa (credo che fossero state inviate le copie-saggio per le recensioni); ma poi la Russia è entrata in guerra e il libro e' stato immediatamente ritirato. Su quest'episodio non e' m ai apparsa una parola sulla stampa britannica, anche se l'esistenza di un libro del genere e la sua soppressione erano chiaramente notizie degne di un libro del genere.
E' importante distinguere fra la censura che l'intelligencija inglese s'impone volontariamente e quella che a volte può essere imposta da gruppi di pressione.[..]

Ma torniamo al mio libro. La reazione della maggior parte degli intellettuali inglesi nei suoi confronti sarà molto semplice: "Non andava pubblicato". Naturalmente, i recensori che conoscono l'arte della denigrazione non lo attaccheranno su basi politiche bensì su basi letterarie. Diranno che si tratta di un libro monotono e stupido, di uno scadaloso spreco di carta.Possono anche aver ragione , ma chiaramente questo e' solo un aspetto del problema.[..]
Il problema in discussione è molto semplice: "qualsiasi opinione, quantunque (e perche' no?) stupida, ha diritto di udienza oppure no?". Se presentate la questione in questi termini, quasi tutti gli intellettuali inglesi sentiranno di dover rispondere affermativamente. Ma se date alla domanda una forma concreta , chiedendo: "E anche un attacco a Stalin ha diritto d'udienza?", la maggior parte delle risposte saranno negative. In questo caso, infatti, si registra una sfida all'ortodossia corrente, e quindi il principio della libertà di parola cessa di esistere. Ora, quando si pretende libertà di parola e di stampa non si sta chiedendo una libertà assoluta. Un qualche grado di censura deve sempre esistere, o almeno continuerà ad esistere fintanto che ci saranno società organizzate. Ma la libertà, come ha detto Rosa Luxemburg, è "libertà per gli altri". E' lo stesso principio contento nelle celebri parole di Voltaire: "Detesto ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo". Ammesso che la libertà intellettuale, che è senza dubbio uno dei segni distintivi della civiltà occidentale abbia un significato, tale significato è che chiunque deve avere diritto di dire o stampare ciò che ritiene vero, purchè così facendo non danneggi inequivocabilmente il resto della comunità.[..]

Se dovessi citare un testo a giustificazione della mia scelta, indicherei il verso di Milton:
"secondo le note leggi dell'antica libertà"
La parola antica accentua il fatto che la libertà intellettuale è una tradizione profondamente radicata, senza la quale è improbabile che esisterebbe la nostra cultura specificatamente occidentale. E' una tradizione alla quale molti dei nostri intellettuali stanno visibilmente voltando le spalle.[..]
Se la libertà significa qualcosa, significa diritto di dire alla gente cio' che non vuole sentirsi dire. L'uomo di strada accetta ancora vagamente tale dottrina e si comporta di conseguenza. Nel nostro Paese -[..]-sono i liberali ad aver paura della libertà e sono gli intellettuali a voler infangare l'intelletto. E' per attirare l'attenzione su questo problema che ho scritto questa prefazione.

* e' stata anche iniziale prefazione, scartata, della prima edizione della "Fattoria degli animali" scritta nel 1945 comparsa realmente solo nelle pubblicazioni del libro dal 1972 in poi
**sta parlando della difficoltà di pubblicare questo libro rifiutato da 4 editori perchè ritenuto una sconveniente polemica verso la Russia


domenica 14 novembre 2010

L'ha detto...Joan Rivers




La prima volta che vedrò sorridere una persona mentre fa jogging, prenderò in considerazione l'idea di praticarlo.

Joan Rivers

venerdì 12 novembre 2010

"Fuoco su Napoli", Ruggero Cappuccio - Madrigale Funebre


"Maddalena penintente" opera di Antonio Canova (1796)


E' il titolo di un racconto, di Gustaw Herling di cui vi ho parlato il 3 settembre u.s. e che mi e' venuto in mente leggendo questo libro dove male e bene, amore e odio e rispetto e onore si fondono e si scontrano in continuazione.
Nel racconto herlinghiano l'amore assumeva, a volte le forme del male e del disonore sia nella storia della protagonista esperta di musica che nella descrizione della vita di Carlo Gesualdo che faceva da motivo trainante del racconto stesso. Nel caso di "Fuoco su Napoli" e' nel male che si genera e si autoalimenta l'amore. E' dal disonore che cresce il "rispetto". E' dalla bassezza del vil denaro che si genera un matrimonio e l'opportunità di creare una nuova società stabilita da pochi eletti.

Tutto inizia a largo del golfo di Napoli ci sono due uomini su una barca. Un avvocato e uno studioso. Si parla dell'imminente catastrofe che raggiungerà Napoli, l'eruzione del Vesuvio e l'inondazione di lava e acqua della città che porterà distruzione. Sono stati chiamati esperti da tutto il mondo e l'avvocato, che ha -in tempi non sospetti- sempre aiutato lo studioso, ora chiede il conto: 30 giorni di tempo per sistemare "le cose". Si parla anche dell'amore dello stesso avvocato, ammaliato dalla bellezza della giovane ragazza di nobili origini di cui conserva solo il titolo e i debiti. E qui tra una descrizione e l'altra della vita della società "buona" e quella di strada si dipanano le storie dei due protagonisti. Passato e presente sono fusi in maniera magistrale a descrivere i personaggi, la loro vita e le loro passioni. Un uomo, con modi d'altri tempi, che corteggia una ragazza alla vecchia maniera, salvando la sua famiglia dalla catastrofe finanziaria e facendole conoscere e vedere cose che è certo che sapranno colpirla, servono, non solo a conquistare il cuore della protagonista, ma anche a far comprendere al lettore quanto di bello questa città abbia da offrire.
Di contro, la buona società che si nutre del lavoro dei poveri e che contestualmente ne butta dalla finestra i risultati e la netta distinzione fra ricchi e poveri, che fanno tanto pensare alla Napoli del 1860 descritta da Ernesto Serao, pongono al lettore implicitamente la domanda: e' lecito cancellare cio' che c'e' di brutto in questo micromondo per iniziare a costruirne uno che possa ambire alla perfezione o in virtu' di quel che e' stato, e che ancora si vede non solo nei palazzi e nei panorami ma anche nelle tradizioni e nei racconti e le leggende di vicolo, preservare e contrastare cio' che non va?

Ora, il "male" di cui parla Herling non e' una entità definita. Racchiude una serie di sfaccettature infinite del dolore e della tentazione umana. Qui quel male si presenta nella vita di un bimbo di dieci anni che sorprende la madre a tradire il padre e per vendetta uccide l'amante di lei, perchè, come sostiene un suo amico, "l'onore si lava col sangue". Il male si ripresenta nella nostalgia di casa - perchè il giovane fugge in Sicilia lavorando e studiando, mai pentendosi di quel che aveva commesso ma consapevole di aver distrutto la vita familiare- e prosegue nella vita di un giovane avvocato che continua a menar di mano per " lavare l'onore" del fratello minore e nel proporsi quale difensore acuto dei boss della camorra di cui, visto la formazione siciliana all'ombra della mafia silente ma presente, diventa anch'esso parte integrante.
Come in "Madrigale funebre" a intorno questa storia principale di "amore deviato" da "onore" e "rispetto" si fondono e si incrociano varie altre storie di vita vissuta che ne rappresentano l'amore presente per la giovane che ama e per i soldi di cui sente un viscerale bisogno di accumulo e il passato dell'amore che definirei carnale che condivide con tutti i suoi concittadini per la Napoli. Di testi che dichiarano amore per la propria città ne ho letti abbastanza da dire che forse questa e' la prima volta che tale incondizionato rispetto per le proprie origini sia espresso in maniera cosi' tangibile e infatti non a caso l'ho definita "carnale". Avendo avuto la possibilità di avere segnalati piu' testi napoletani mi sono resa conto che il rapporto di questa città con i suoi abitanti va ben oltre ogni attestazione di affetto e di amore che mi sia capitato di leggere. Tanto che si fatica a capire cosa amino di piu' i personaggi di questo libro.
Sembra quasi che molti scritti, quelli di Herling del periodo napoletano compresi, siano la derivazione di un amore malato - ora in senso buono e ora nel senso cattivo - per una città che si pone come rappresentazione teatrale di tutti i vizi e le virtu' umane terrene e che per questo ne ricavi il rispetto incondizionato di colui che la vive in ragione della lezione che ne trae e della amplificata sensibilità che ne viene fuori derivata dall'animo umano messo continuamente alla prova dal proprio vissuto.
A Napoli non ci si ama, ma si vive l'amore e lo si assorbe e ci si impossessa del proprio amante a 360° perchè il vincolo del possesso dia a chi ama la possibilità di sentirsi come l'unione di due anime e di due corpi in ogni minuto della vita. La definizione piu' corretta sarebbe perchè entrambi "Possano toccarsi l'anima" e farla propria. Due partner, non sono amanti, ma si possiedono con un travolgente e insaziabile bisogno di esserci e sentirsi. Ci si ama e al contempo ci si odia per questo amore invasivo che si respinge non meno di quanto lo si cerca e cosi', per questo amore, tutto quel che nel gergo comune viene rigettato e marchiato come "assurdo" diventa "accettabile". Uccidere per l'infamia di un tradimento non e' piu' sindacabile con le motivazioni del civile sentire ma si rende necessario perche' il tradimento interrompe questo ordine che regola il micromondo di una coppia che si vive. Micromondo che all'atto del tradimento e sopratutto della scoperta dello stesso scoppia come una bolla di sapone.
Identico amore e' vissuto per la città per quello che e' nel presente e per quello che ha rappresentato in passato e che va a rappresentare in futuro. E quindi la domanda, sopra posta, se e' meglio ricominciare daccapo, con una nuova Napoli, oppure e' meglio preservare quel che questa città è stata, cercando di modificare in bene i mali che fanno parte del suo presente e del suo futuro, assume un nuovo significato e un diverso valore.

Mi sento in dovere di sfatare un mito. Quando comprai questo libro, questo autore veniva spesso commentato come "L'alternativa a Saviano". Niente di piu' sbagliato. Saviano e Cappuccio non hanno nulla in comune se non un profondo amore per la questa città. Il primo descrive Napoli con il fascino e il ritmo della contemporaneità - fatto di immagini che scorrono con i ritmi quasi soffocanti moderni - il secondo con la lirica dell'esperienza e della saggezza e qui, nonostante non manchino le situazioni rocambolesche i ritmi sono e rimangono teatrali (pensando a quel che ho letto mi viene in mente solo questo termine: elegiaci). E nonostante il protagonista di "Fuoco su Napoli" sia un colluso con la camorra prima e camorrista sottobanco dopo, quel che vi apprestate a leggere, se poi lo comprerete, non e' un romanzo di camorra ma d'amore, di onore e rispetto, e di storia.
Non è un romanzo scorrevole nella misura in cui, chi si appresta a leggerlo, non sia disposto a scendere a patti con la lirica che lo pervade, ma non per questo, so che possa sembrare una antitesi, non e' difficile da leggere.
E' uno spaccato di vita che non ha inizio e che non finisce. Quasi come nei racconti di Herling lascia uno spiraglio alla fine che permette al lettore di darsi una propria spiegazione su quel che ha letto.

Se oggi dovessi dirvi perche' leggerlo vi direi che e' una esperienza travolgente e se vi dovessi dire perchè non leggerlo vi risponderei che, se non siete disposti ad accettare che male e bene possano sussistere indipendentemente uno dall'altro e che contestualmente siano la ragione dell'esistenza uno dell'altro, potreste trovare difficile apprezzare un testo simile. Non serve conoscere di camorra e nemmeno delle tradizioni napoletane e in fondo nemmeno Herling per poter accedere a questo libro, perche' l'autore da tutte le informazioni man mano che si dipana la storia, ma sicuramente non vedrete piu' Napoli con gli stessi occhi. Ed e' una esperienza altamente consigliata.

Termino con una descrizione , a mio avviso spettacolare, presa direttamente dalle tante che ho sottolineato leggendo e che credo mi portero' dietro per molto.
Luce, la giovane amata dell'avvocato, ha improvvisamente realizzato che sua nonna e' rimasta nella Napoli invasa dall'acqua e dalla lava e corre a salvarla. La trova nel suo attico nel centro storico.
-"Perché sei rimasta qui nonna?"
-"Perché anche se fossi andata da un'altra parte sei rimasta qui. Ci sono posti dove uno sta sempre, da prima di nascere. E in questi posti si rimane, dovunque si vada. Si rimane anche dopo morti, anche se nessuno se ne accorge. Luce mia, c'e' stato un momento in cui Napoli aveva confidenza con la vita. Una grande confidenza. Era una specie di soavità, una leggerezza sfottuta di vivere e allo stesso tempo desiderosa di vivere. Si capiva da un fazzolettino colorato che sbuffava dal taschino di una giacca, si capiva dalla sorveglianza ironica e meccanica di un ventaglio, oppure si capiva dal tremito di un bastone di canna impuntato dai signori che passeggiavano tra i passi perduti di Toledo a fare i rabdomanti dell'inquietudine."
"Vedi, era un mondo capace di curarsi dei piccoli rituali dell'esistere, perche' non aveva fiducia in quelli grandi, quelli storici, quelli definitivi insomma. Napoli non ha mai creduto ai finali e quando lo ha fatto è stato per saggezza, diciamo per una finzione superiore. Questo sfizio greco di campare dipendeva dal fatto che la città aveva una frequentazione privilegiata con la morte, con la morte e tutti i suoi simili"
"Sai l'unica cosa che ti consente di distinguere fra le conoscenze e le amicizie e' indiscrezione. E Napoli con la morte e' sempre stata indiscreta, perchè Napoli con la morte, aveva fatto un'amicizia antica. La maggior parte delle indiscrezioni arrivava dai fantasmi e questi fantasmi venivano da tutte le categorie sociali."[..]
[..]" Platone dice che quando dopo una morte violenta l'anima e' costretta a separarsi dal corpo, allora torna sul luogo della fine, torna a corteggiare il ricordo della propria fine con un'ostinazione speciale."[..]
[..]" il piacere di assistere all'apparizione è sempre accompagnato dalla paura di assistere all'apparizione stessa. Ed e' qui, in questo corto circuito del desiderio e del timore, che nascono le forme piu' alte dell'emozione. Qualche volta i fantasmi possono essere morti, ma altre volte possono essere vivi. Fantasma puo' essere un'intera storia che torna, in cui le voci reclamano un diritto, un verità[..]"

E dopo questo non credo vi sia altro da aggiungere se non il buona lettura!

N.B.: il fatto che l'url del blog sia "Letture sconclusionate" non e' un caso, perche' veramente, al di la dell'ordine con cui posto le mie recensioni, il mio modo di vivere i libri cambia a seconda dell'umore e della predilezione del momento. Per questo testo in particolare devo ringraziare una cara e dolcissima amica e fatina delle letture che, sopportando questa mia curiosità, ogni tanto con estrema nonchalanche (perchè, da brava fatina, sa sempre come prendermi per il verso giusto!) butta li un link o un nome o qualche volta una parola chiave carpendo sempre la mia attenzione. In questo caso e' stato una vera e graditissima scoperta! GRAZIE!

Aggiornamento:In effetti non ci avevo pensato ma cliccando sul titolo che segue trovate il libro cui faccio riferimento Don Ildebrando e altri racconti


Fuoco su Napoli
Ruggero Cappuccio
Feltrinelli Editore, ed 2010
Collana "I narratori"
Prezzo 16,00€


mercoledì 10 novembre 2010

"Three doors" La vita secondo Sam Bolton. Monica Lombardi - E' stata una bellissima sorpresa :)





Monica Lombardi e' stato il mio primo contatto tangibile con il mondo anobiiano. In quell'occasione ero in catena di lettura per un giallo "Scatole cinesi". Ma visto che io solitamente mi rifiuto di avere qualsiasi anticipazione su un libro che mi appresto a leggere per gustarlo secondo il mio modo di vedere invece che quello altrui e stavolta mi sono accodata, senza nemmeno quasi guardare il titolo.
Quindi mi sono avvicinata pensando di avere in mano un thriller e invece mi sono trovata a leggere uno stupendo romanzo, a ridere delle battute e a seguire la storia che si dipanava tra lo scorrere delle righe con una curiosita' che pochi romanzi mi avevano dato. Non e' una storia sdolcinata ed e' molto attuale...si trattano anche argomenti quali le famiglie allargate...e anche di questioni di cuore...ma sempre con una vena di ironia che rende il tutto piu' leggero e scorrevole.
Non delude la descrizione dei personaggi e, come gia' avevo detto per il precedente testo, mi colpisce sempre l'attenzione al dettaglio... al tocco piu' che alla scena d'impatto che fanno dei racconti di Monica sempre dei testi che non si puo' non desiderare di rileggere per quanto sono belli.
Non si puo' non leggerlo!
Grazie Monica :)

Il libro precedente di cui accenno e' Scatole Cinesi e la recensione la trovate qui:
E su questo blog lo trovate qui:

I riferimenti invece di questo sono:

Three doors. La vita secondo Sam Bolton.
Monica Lombardi
Domino Edizioni, Ed 2009
Collana "Le carte veline"
Prezzo 12,00€


domenica 7 novembre 2010

Sette piccoli sospetti. Christian Frascella- Presentazione da Feltrinelli

Il libro è in circolazione da un pò e la presentazione e' datata. E' l'autore anche di "Mia sorella è una foca monaca", e questo libro risiede nei miei desiderata da un pò ma come per altri libri non s'e' ancora presentata l'occasione.
E' una bella presentazione, anche se un po' lunga, come tutte le presentazioni Feltrinelli ma vale veramente la pena. Chi lo intervista, per chi non lo conoscesse è Gian Paolo Serino.
Cià.




I dati del libro:
Sette piccoli sospetti
Christian Frascella
Fazi Editore, ed. 2010
Collana "Le Vele"
Prezzo 17,50€

venerdì 5 novembre 2010

Scene dalla vita di un villaggio. Amos Oz-Recensione di Elèna Italiano




“Scene dalla vita di un villaggio” è l’ultimo romanzo edito da Feltrinelli scritto da Amos Oz. Il titolo è emblematico: scene, affreschi, scorci di vita quotidiana appunto. Ma il testo non è solo un rullo di descrizioni, come potrebbe trarre in inganno il titolo. Nulla è come appare, nulla è come sembra in questo romanzo che comprende otto racconti, di cui uno scritto in prima persona.

La capacità descrittiva di Amoz Oz è in grado di materializzare davanti agli occhi del lettore un paesaggio, una strada, una stanza, una cantina, un viale consentendo ad esso di ritrovarsi, così, inavvertitamente, dentro la pellicola del film, nella sequela di immagini in cui tuttavia non sembra agevole sentirsi protagonisti, ma solo spettatori.

I personaggi di Oz non sono quasi mai descritti dettagliatamente, la loro caratterizzazione fisica o sociale è solo abbozzata, eppure sembra di conoscerli così intimamente questi uomini soli, tristi, titubanti, impauriti, rassegnati, infelici, perché è nel tratteggio psicologico che Oz affonda l’inchiostro. E qui risiede la sua ineccepibile bravura. L’interiorità dei personaggi di Oz è ritratta in cammino, un cammino lento, stanco, faticoso, fiacco che improvvisamente si blocca, fermandosi. E’ qui, in questa fase di stallo, che il lettore diventa protagonista. Entra nelle pagine del romanzo proprio lì dove l’originario personaggio è incapace di proseguire, si sostituisce ad esso mutuando il gravoso compito di rispondere alla domanda madre di ogni quesito: perché?
Un perché spesso destinato a non avere risposta, perchè forse, la risposta è dentro ognuno di noi. D’altronde come scrive Haarez in quarta di copertina“ le cose più importanti sono quelle che rimangono non dette, ma che nella notte, nel silenzio possono essere udite”. Se si ha la fortuna di terminare la lettura del romanzo, di notte, magari prima di addormentarsi senza dover continuare il tram tram giornaliero che poco tempo lascia alla risoluzione degli innumerevoli perché, si riesce a sentire dentro la risposta. “E’ la disperazione”.
L’empasse delle storia non conclusa, è la metafora di una vita faticosa, sempre più faticosa, dove ogni risoluzione positiva non riesce ad affiorare, dove ogni epilogo sembra affogare nella palude della tristezza, nel fango e nel puzzo stantio della rassegnazione. Speranza è un sentimento che queste pagine mai suscitano nel lettore; c’è solo, forse, un ardore di essa, quando vari personaggi volgono lo sguardo alla luna. E sappiamo che in poesia, come in prosa, quando l’uomo si rivolge alla luna, cerca in essa quel confidente notturno, quella compagnia silenziosa, misteriosa, da cui ne è calamitamente attratto e di cui, nella contingenza, avverte tristemente l’assenza.

Un “senza fine” anima le pagine di questi otto racconti che si svolgono nel villaggio immaginario di Tel Ilan, in Israele, inizialmente immerso in una quiete bucolica. Inizialmente, perché, nulla è come appare e ogni impressione positiva sembra essere destinata alla dimostrazione del suo opposto. Così Isreale diventa molto più di un luogo fisico, geografico. E la sua tradizionale particolarità si sparcellizza di fronte alla sofferenza umana, alla disperazione, al senso di impotenza, all’impossibilità di realizzazione. E così il dolore unisce tutti, universalmente, quale ne sia la storia individuale. Il vuoto e l’impotenza consegnato al lettore dalla stasi dei personaggi fanno desiderare quel languore di dolcezza, tanto agognata da uno dei personaggi, forse il più burbero e il più antipatico di tutti, ma che alla fine, risulterà essere il più familiare. E’ lui che, irandosi contro la figlia perché gli nasconde la cioccolata, afferma “Ogni tanto ho bisogno di un pezzetto di cioccolato, per addolcire un poco questa vita così buia, invece lei me lo tiene nascosto, come fossi un ladro. Non capisce niente. Pensa che io voglia il cioccolato per vizio. Macchè! Ne ho bisogno perché l’ organismo ormai ha smesso di produrre dolcezza. Non ho abbastanza zucchero nel sangue e nei tessuti. Non capisce niente, quella lì! E’ così crudele!Crudelissima!” In fondo il vecchio ama sua figlia Rachel; la cioccolata altro non è che il desiderio della normalità, desiderio negato constantemente dalla “crudelissima” contemporaneità, da “ questi brutti tempi in cui al mondo non c’è più ombra di bontà fra la gente, né pietà, compassione, gentilezza”. Insomma, dove impera solo il calcolo e, con esso, il profitto, punto.

Recensione di Elèna Italiano gentilmente concessa per questo blog!

Scene dalla vita di un villaggio.
Amos Oz
Feltrinelli Editore, ed. 2010
Collana "I narratori"
Prezzo 16,00€




mercoledì 3 novembre 2010

[Dal libro che sto leggendo] L'amante



[..]

Mai buongiorno e buonasera, buon anno. Mai grazie. Mai una parola, mai il bisogno di dire una parola. Muti, lontani. Una famiglia di sasso, pietrificata, chiusa in uno spessore inaccessibile. Tentiamo ogni giorno di ucciderci, di uccidere. Non parliamo tra di noi, non ci guardiamo neppure. Dal momento che siamo visti, non possiamo guardare. guardare significa avere curiosità verso, nei riguardi di, significa abbassarsi. E' sempre disonorevole, non c'è nessuno che valga uno sguardo. Ogni conversazione è bandita, questo sopratutto rivela la nostra vergogna e il nostro orgoglio, odiamo ogni comunanza, familiare o di altro tipo, la consideriamo degradante. Ci unisce la vergogna essenziale di dover vivere la vita, vergogna dovuta alla parte più profonda della nostra storia, all'essere tutti e tre figli di quell'onesta creatura che la società ha assassinato. Facciamo parte della società che ha ridotto mia madre alla disperazione. Per quel che è stato fatto a lei, così dolce, così fiduciosa, odiamo la vita e ci odiamo.[..]

L'amante
Marguerite Duras
Feltrinelli Editore, ed. 2005
Collana "Vintage"
prezzo 10,00€




Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...