venerdì 29 settembre 2017

"Le sorelle misericordia", Marco Ciriello - Si ferma prima...

"Meditation and Mystery"
JERRY UELSMANN
Fonte:Peter Fetterman Gallery


Il libro di oggi è una storia che "si ferma prima". Prima di cosa Simò? Si ferma un pelo prima della fine naturale. Il lavoro di oggi si costruisce con la stessa materia impalpabile e inspiegabile che costituisce la vita: non c'è istruzione per l'uso e nemmeno un'indicazione di quale strada seguire o che di che pericoli arriveranno. Ciriello racconta quasi in presa diretta un momento particolare in cui un paio di vite, che fino a quel momento erano lontane anni luce fisicamente e spiritualmente, si riuniscono, per un certo verso, solo fisicamente. Sono due sorelle che torneranno a vivere insieme; completamente diverse l'una dall'altra si ritrovano in un spazio compresso a dichiararsi amore e guerra, come succede sempre fra due persone che si vogliono bene, perché si conoscevano e perché parenti e quindi è quasi un'affezione dovuta. E' un gioco delle le parti fra due anime che, dopo aver vissuto così a lungo lontane, devono imparare nuovamente a conoscersi e a capirsi, nonché amarsi, non più per convenzione ma per reciproca comprensione.

Sono diversissime, fisicamente e caratterialmente: una bionda e l'altra mora. La prima bella, alta, solare, sportiva e vincente, sceglie di lasciare tutto un giorno, durante una partita: visualizza in un attimo che, quello che sta facendo, non è più quello che vuole per sé stessa. L'altra mora, studiosa e schiva, non così d'impatto come la sorella; ha dovuto costruire, mattone per mattone, quello che è, oggi, il mondo in cui vive da adulta. Eppure, l'immagine che restituiscono, nel confronto una davanti all'altra, è completamente diversa. E poi c'è la malattia che è la scusa e anche il motivo per cui, la casa romana le vede riunirsi, diventa il palcoscenico su cui osservare le schermaglie e le emozioni che regolano le umane relazioni.

La strategia vincente di Ciriello, nel realizzare un lavoro che non rientra nei canoni classici, che è un po' più di un racconto e un po' meno di un romanzo è data dal fatto che prenda, dalle due tipologie, le caratteristiche migliori. Ogni momento, ogni parola, ogni immagine non è un unico ma un insieme come se appartenesse ad un romanzo. E' una storia grande, ingombrante perché gronda di molteplici significati e significanti. Così non esiste solo il confronto fra le due donne, ma quello fra sorelle nella vita e alla ricerca dell'attenzione della madre. C'è anche il pensiero che l'altra abbia avuto quello che invece si voleva per sé stessi. C'è la solitudine del sapere come si è che si acuisce nel momento in cui la tua immagine privata è diversa da quella percepita dagli altri e la profonda frustrazione del non riuscire a spiegarsi con gli altri. C'è l'egoismo di un affetto familiare e il dolore di una perdita, dell'altro e personale, e c'è anche l'accettazione dell'inevitabile. Tutto questo? Ebbene sì e, ironia della sorte, tutto questo non richiede pompose descrizioni, tristi e abbrutite sensazioni da "prossimo al dirupo". Non c'è buio qui, c'è sempre luce. Come avverrebbe per un romanzo, non c'è spazio all'autocompiacimento è necessario non perdere il filo per non distogliere l'attenzione da quel limite naturale della storia, che alla fine "non sarà" anche se arriva.

Ed è questa la cosa che io ho più apprezzato di questo autore: questa storia è viva perché si svolge come si svolgerebbe quella di ognuno di noi. Non ci sono scatti, se non quelli che occorrono nelle questioni di tutti i giorni, la vita qui raccontata è in balia del fato, oggi ci sei, domani anche oppure no. Il problema non diventa più, come succede in molti libri, "cosa sarà dopo di me" ma è cruldemente e semplicemente "cosa rimane di me". Il distacco dalla vita diventa terribile quando pensi di essere dimenticato, ma, quando la morte pensi che sia lontana, la domanda che affiora quando diventi adulto è completamente diversa: riguarda quello che non vedrai, che non sarai, che non proverai. Poi un giorno le tue priorità cambiano, per un qualsiasi motivo e vieni presa da una improvvisa mancanza d'aria. Tutto quello che ti circonda ti è estraneo, tutti coloro che tendono una mano sono fuori luogo, fuori tempo, sconosciuti e lontani. Avviene quando scopri che stai percorrendo una strada che non ti appartiene più e succede altrettanto quando ti comunicano che qualcosa come una malattia ti impedirà di arrivare al prossimo incrocio o a quello successivo. Non c'è deroga, non c'è alternativa: devi adattarti nonostante il mondo vada con un'altra velocità e voglia mantenere lo status quo.

Non vi racconterò altro di questo libro magistralmente scritto, perché non serve. Alla prima riga avevo già detto abbastanza. Come nella vita qui non c'è la speranza che qualcuno possa cambiare il finale ma c'è, comunque, una rassicurante certezza: nessuno può farci nulla, è tutto scritto o lasciato al caso per i più fatalisti. L'ombra che lasci quando non ci sei più non sarà eterna, ma l'intensità delle emozioni che trasmette parla di te ma tu non ci sarai a sentirla e a viverla. Quell'accettazione che alla vista delle emozioni egoistiche di chi non ti vuol perdere è la forma più grande di ribellione che ti permette di vivere intensamente nella tua ombra prima che sia troppo tardi o, almeno, nella speranza di riuscirci. Un concetto profondamente antitetico al sentire del cuore, eppure perfettamente comprensibile.
Ottanta pagine di bellezza senza fine. Leggetelo e basta.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


Le sorelle misericordia
Marco Ciriello
Edizioni Spartaco, ed. 2017
Collana "Dissensi"
Prezzo 8,00€



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