lunedì 29 febbraio 2016

Le letture della centuriona: "al di là del buio", Hilary Mantel

Ma oggi è lunedì?? Lo so che ve lo state domandando! Ma io a questo spazio ci penso da parecchio. Volevo uno spazio dedicato ai lettori e anche a me dove qualcun altro consigliasse libri. Il problema è che io cercavo un tipo di libraio in particolare che avesse pareri netti, definiti. E non sempre è così facile. Natascia, che ho incontrato qualche tempo fa - più o meno a Settembre - su Facebook corrisponde perfettamente a quello che immaginavo per questo spazio. Lettrice assidua e appassionata è sempre disposta al confronto e al consiglio. Quindi chi meglio di lei? Quindi da oggi in poi, l'ultimo lunedì del mese questo spazio è solo suo e potremo finalmente sbirciare che legge la libraia della "Marassi Libri" (via Casata Centuriona 31 r- 16139 Genova) e anche di sapere che cosa ne pensa.
Buone letture!




Titolo: al di là del buio (tito orig: beyond black)
Autore: Hilary Mantel
Casa editrice: Fazi Editore, Febbraio 2016
Traduttore: Giuseppina Oneto


Innanzitutto dirò che è molto strano, per me, scegliere spontaneamente un libro come questo. Non ho mai creduto ai fantasmi o a entità ultraterrene, per cui, quando ho letto la trama di "al di là del nero" mi sono chiesta cosa mi attirasse tanto dato che, di solito, evito come la peste le storie che coinvolgono sedicenti medium e cartomanti.
È pur vero che ho un debole per tutto quanto non possa essere facilmente spiegato.
Ad ogni modo, non mi ci sono volute molte pagine per capire cosa, di questo libro, mi stava chiamando.

Non so se a voi capita, a me molto spesso, di venir attratti da un libro, senza sapere perché, e poi trovare al suo interno elementi decisamente vostri. Non capita sempre, a volte prendo delle cantonate pazzesche, ma a volte (come questa) non mi pento affatto della scelta fatta a occhi chiusi (non conoscendo l'autore, con una trama che potrebbe... ma non è detto che!).
La storia è, sì, quella di Alison, una sensitiva che si guadagna da vivere entrando in contatto con il regno dell'oltretomba ma, a mio avviso, è anche, e soprattutto, la storia di una ricerca di un passato, di un districarsi di esperienze e dolori rilegati al di là del nero (che, oso dire, in questo libro può avere due significati, ma non dico perché, altrimenti svelo troppo) che, inevitabilmente, hanno lasciato segni indelebili, dentro e fuori la protagonista.
Anche la seconda (secondaria?) protagonista, Colette, ha un ché di affascinante: più 'spigolosa' di Alison, caratterialmente e fisicamente, si è creata una corazza diversa, ma anche lei cerca, forse, di sfuggire a un passato che la tormenta.
Gli esiti del confronto con il proprio passato delle due protagoniste non potrebbero essere più diversi e in quella diversità si evince un'incompatibilità di vedute che è presente in tutto il libro e mi ha fatto continuamente rimbalzare tra il patteggiare per una o patteggiare per l'altra.
Il finale (che, voglio palesare, per me vale un buon 3/4 di un libro) è talmente inaspettato che mi ha lasciato, insieme, un gran sorriso sulla faccia (ma uno di quei sorrisi da 'ah, me l'avevi proprio fatta') e un po' di amaro in bocca.

Piccola pecca dell'edizione: le note a fine libro.
Se è vero che le note a fine pagina possono essere disturbanti durante la lettura, quando sono brevi (come in questo libro) le preferirei a dover andare tutte le volte a fine libro.

Infine una considerazione personale: nonostante nel libro la connotazione temporale sia molto precisa (tra il 1997 e il 2005, data di pubblicazione originale) ho fatto fatica a tenere a mente che fosse ambientato, più o meno, ai giorni nostri.
Sarà un mio problema con il digerire che ci siano ancora queste 'credenze', ma, se non fosse stato per la presenza di telefonini &co. molto spesso avrei continuato a considerare gli accadimenti più confacenti a un periodo intorno agli anni '70.

Citazione preferita: ''Dici una cosa assolutamente ovvia e ti guardano come se fossi pazza. Gliela ripeti, ma a quel punto sembra una pazzia a te. Perdi la fiducia in te stessa se devi continuare a ripetere sempre la stessa cosa.''

Consiglio all'autore: non che mi voglia permettere di pensare di saperne di più di scrittura di uno scrittore, ma da lettrice, se avessi potuto, avrei consigliato alla Mantel di evitare di inserire eventi di portata internazionale all'interno di quella che, a tutti gli effetti, è una storia di fantasia. Per quanto penso che il proposito fosse quello di rendere più 'credibile' la storia, trovo che gli dia invece un contesto troppo 'reale' che rende ancora meno reali le parti della storia che includono fantasmi e affini.


Natascia Mameli

domenica 28 febbraio 2016

L'ha detto... Cesare Pavese

Marilyn Monroe
Fonte: Glamour

Tutti gli anni sono stupidi. È una volta passati, che diventano interessanti. 

 Cesare Pavese

venerdì 26 febbraio 2016

"Armadale", Wilkie Collins - Il mistero bifronte...


La famiglia Dickens
(In particolare a sinistra con il pizzetto Dickens e a destra fra le due signore Wilkie Collins)
Fonte: Wikipedia



E siamo al "classico del mese". "Ma da quando c'è un classico del mese?". Lo so che ve lo state domandando. C'è dal mese scorso - e ve l'avevo pure detto!-, quando ho cercato di mettere fuori tutti quei classici, da leggere o rileggere, mentre ricerco i vari romanzi di Collins tradotti in italiano. Così, per esempio, a Marzo, nonostante mi sia finalmente arrivato ieri ( 25 Febbraio) un altro libro di Wilkie, mi rileggerò "Il circolo di Pickwick" di Dickens - poi venitemi a dire che Nick Hornby non fa danni! -, ma come detto nella recensione de "La signora in bianco" vi tocca una volta al mese soltanto. Contenti? In questo caso Armadale mi ha preso un sacco di tempo a Febbraio, non perché sia noioso ma solo perché ho solo i fine settimana per leggerlo con un minimo di continuità, e quindi ci ho messo un po' più del previsto. Ma il libro è davvero bello e anche geniale per certi versi e conferma ancora di più la visione innovativa di questo autore che non si limita ad immaginare un mistero ma riesce ad arricchirlo di particolari che rendono il suo romanzo decisamente un'esperienza unica nel suo genere.

Siamo nel 1832 in una località turistica della Germania. Sono arrivati due uomini, a villeggiare in questa località reputata come estremamente salubre, e uno di loro, in fin di vita è accompagnato dalla moglie e dal piccolo figlio. Deve finire di scrivere una lettera importantissima indirizzata al figlio stesso che, quando sarà grande, scoprirà cosa si cela dietro il suo nome e cognome: Allan Armadale. L'Armadale senior è tormentato dall'impossibilità di riuscire fisicamente a completare questa lettera che ritiene terrà lontano dalla sfortuna il figlio in futuro.
Siamo in Inghilterra circa venti anni dopo. Un giovane Allan Armadale, che non è il pargoletto di cui parlavamo, vive nel Sommerset, e dopo anni in cui non si capiva che cosa avrebbe combinato nella vita, scopre la sua vera passione: le barche. Il suo tutore, il parroco della cittadina dove vive ha un bel da fare a spiegargli e insegnargli le cose che dovrebbe conoscere, Allan non è duro di comprendonio, ha solo una mente selettiva: lui si impegna solo nelle cose che gli piacciono. E' un entusiasta della vita e un buono ed è veramente impossibile trovare qualcuno che non si faccia contagiare dalla sua allegria, può sembrare un sempliciotto e invece è solo uno che ama le cose semplici. Un giorno viene trovato in fin di vita un giovane che viene curato e rifocillato. Si chiama "Mindwater", è lui stesso a dirlo quando si riprende, scopriamo che è stato un insegnante ma oltre quel periodo, relativamente recente, non vuole svelare nulla del suo passato e la madre di Allan sente che il fatto che il figlio lo frequenti assiduamente, visto che sono anche coetanei, non è una cosa di buon auspicio. ma il nostro Allan non solo perdura nel suo intento ma elegge Mindwater anche come suo migliore amico. Quale che sia il passato di questo non gli importa, Allan pensa al presente e Mindwater è l'uomo giusto al momento giusto. Ma quale sarà il motivo di questo segreto?

La  parte interessante di tutto ciò è che, alla fine, partirete con una idea di storia e alla fine vi troverete a risolverne un'altra. L'autore non gioca solo nel parallelismo fra i personaggi presenti e quelli passati, tenendo come unico filo di collegamento fra loro una presenza che c'era ieri,e c'è ancora nel presente narrativo, ma anche sulla specularità delle situazioni che, ad un certo punto, mettono in ordine la sbavatura che si è creata nella Storia - non intesa come trama - grazie agli eventi passati. Ed è interessante che questo parallelismo non sia tutto spiegato nel prologo ma che esca in maniera completa solo nel corso dello svolgimento degli eventi narrati successivamente; è un'ulteriore conferma della visione estremamente moderna di Wilkie Collins. La struttura a catena che caratterizzava il precedente libro che ho letto di questo autore aveva una composizione fatta a catena. I vari resoconti che si susseguivano senza soluzione di continuità non si limitavano a raccontare la loro visione ma completavano la testimonianza precedente e introducevano quella successiva diventando gli anelli di un'unica catena. In questo caso la catena si raffina e anche la trama viene costruita con la stessa tecnica non solo narrativa. Le situazioni che ieri erano cattive oggi sembrano buone e così ci si aspetta dai personaggi, che si presentano ai lettori quasi fossero vittime predestinate dal destino a compiere gesti che non gli appartengono ma che servono a lavare l'onta de passato o a pagarne le conseguenze. Attenzione però, perché nulla è mai come appare secondo Collins, tutto per essere compreso e quindi diventare reale ha necessità di più punti di vista.

Qui ci sono due padri e due figli che non si conosceranno mai davvero; ma sono collegati di padre in figlio e anche tra padre e padre e tra figlio e figlio. C'è un personaggio che è ignaro di questa catena, ma a ragione, perché l'incastro perfetto non permetterebbe la dovuta libertà all'autore di svolgere la catena sovrastante ovvero la storia. La storia vecchia si innesta nella nuova non solo per la famosa lettera ma anche attraverso un unico personaggio che ha vissuto gli eventi passati e vivrà quelli futuri. È un personaggio chiave sul quale ruotano tutti e che si disvela al lettore solo centellinando la complessità del suo essere. Ma c'è una sorpresa, permettetemi una divagazione, come ho scritto su Goodreads, questo gioco del disvelamento e della copertura di segreti e personaggi alla fine produce un effetto inaspettato. Ad uno dei cattivi, viene riservata una via di uscita onorevole; non significa che in fondo fosse comunque diventato buono ma molto probabilmente che il tempo passato a seguire e delinearne vita e il carattere abbiano reso comprensibile il suo comportamento nei confronti della vita e delle persone che stanno intorno. Una concessione che Wilkie fa solo a lui, gli altri rimarranno nella dannazione eterna dell'oblio del lettore a cui rimarrà invece il ricordo ad effetto di quell'unico salvato al giudizio dell'uomo.

Per cui è vero che i veri protagonisti sono altri, ma ad un certo punto vi troverete probabilmente a rendervi conto, come è successo a me, che oltre alla trama, al mistero, alla concatenazione sopraffina e maniacalmente perfetta di questo giallo a tinte, a tratti, un po' fosche, c'è un non protagonista e la sua storia che esco prepotentemente, non per la sua cattiveria, e che diviene "principale" per la sua personalità accentuando i limiti di tutti gli altri che, in altri frangenti, non sarebbero mai stati così evidenti. Altra cosa che ho detto commentando mentre leggevo è che, questo lavoro, rispetto al precedente, è più marcatamente dickensiano; si passa infatti buona parte della prima metà del libro a leggere le vicende, personali e i precedenti di tutti i personaggi che vengono a contatto con Armadale e il suo amico e mentre ne "La donna in bianco" non mi era così chiara la suddivisione che avrebbe potuto avere nella rivista, in questo caso è più facile comprenderla e dovrebbe essere, più o meno, un capitolo a settimana. 

Questa caratteristica di deviare in continuazione fra la storia personale di un personaggio a quella successiva è molto simile a quella di Dickens anche se, e vado a memoria perché sono letture di parecchio tempo fa, i personaggi di questo autore si presentavano praticamente sul momento, ovvero c'era sempre un attacco o una situazione che permettessero quasi immediatamente all'autore o al personaggio stesso di presentarsi, mentre nel caso di Collins sono spesso incrociate: ovvero è attraverso dal confronto con una altro personaggio che vengono fuori le esperienze passate di quello che si presenta. Per cui il figlio di Mrs. Pentecost viene commentato dalla madre, che è preoccupatissima dalla salute cagionevole del figlio, dal colonnello e anche dal giovane avvocato. A dare il giusto peso alla verità arriva invece il comportamento nella situazione che li fa incontrare e che permette di distinguere e non prendere in considerazione le possibili esagerazioni. Questo succede per tutti i personaggi che, anche se non sembra, sono comunque tutti correlati fra loro a gruppi. l'interazione fra i vari gruppi e intergruppo permette solo alla fine di inquadrare totalmente le loro reali personalità.

E' un romanzo davvero complesso, ma scorrevole magari non come il precedente ma si lascia davvero leggere. Non ha stranamente parti noiose anche se di alcune divagazioni, sull'attimo, ci sembra che non ci sia bisogno, sappiate che ogni frase che scrive Collins ha sempre un senso, prima o dopo, ritornerà nei fatti. Passata la prima metà ad un certo punto la storia scorre così velocemente e con un ritmo talmente inaspettato che ad un certo punto vi ritroverete alla fine del libro senza sapere come ci siete arrivati. Io ci ho messo tre settimane (sempre il fine settimana eh! e leggevo altri libri, tenetene conto!) per arrivare alla metà e in una settimana l'ho poi finito. Questo per dire che Armadale richiede pazienza e vi assicuro che vi ripagherà anche di più di quel che vi ha fatto penare. E' complesso altresì anche perché, in fondo, la storia su cui si svolge la trama e che è di primo acchito la principale è secondaria solo a quella che viene fuori quando avrete completato tutta la lettura. E qui lo dico anche se mi prenderete per matta ma io, per Miss Gwilt, lo rileggerei pure ora questo libro.

Quindi il consiglio è: leggetelo e lasciatevi affascinare.
La premessa è: attenzione vi farà penare
La certezza è: che vi piacerà da morire e molto probabilmente vi istigherà a comprare altri Collins
La controindicazione è: crea dipendenza...
Lettori avvisati, mezzi salvati!
Corre l'obbligo di dare anche un'altra informazione per i dipendenti dai libri che se li portano in giro ovunque: questo libro è "tomico" (sono 808 pagine) ma ha girato con me nelle mie borse. è stato poggiato ovunque e mi ci sono anche addormentata sopra (ero stanchissima). Ecco è come nuovo, il dorso non si è nemmeno piegato. Ecco anche per questo, il libro in questione vale sicuramente il prezzo di acquisto. Era una cosa che non mi succedeva da anni! 
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Armadale
Wilkie Collins
Fazi Editore, ed. 2016
Traduzione di Alessandra Tubertini
Collana "Le Strade"
Prezzo 18,50€


Fonte: LettureSconclusionate




mercoledì 24 febbraio 2016

[Dal libro che sto leggendo] In cammino con Stevenson


Fonte: Si Viaggia
Si parte per questo viaggio e dovremmo essere grati a Tino di farcelo fare comodamente seduti. Come detto nel Diario Gennaio e anche in precedenza qui, su LettureSconclusionate, è la prima volta che si parla di un libro di viaggi e vi assicuro che da tentennante che ero all'inizio oggi sono veramente contenta di averlo letto. Non posso raccontarvi minuto per minuto che succede nel libro - immaginate che noia sarebbe dopo leggerlo - anche perché non son una scrittrice e non saprei rendere appieno quel grado di intimità che si instaura con i ricordi di viaggio, di questo particolare viaggio.

Come detto nella recensione che è uscita venerdì, sarebbe un peccato che vi perdeste questo libello perché è veramente suggestivo e interessante. Non è un viaggio religioso, ma un "deserto". Spaventati? "Fare deserto" è una cosa che ho imparato quando frequentavo gli scout e significa letteralmente incamminarsi da soli da un posto verso un altro da soli. E' quando si fa deserto che improvvisamente il nostro io prende il sopravvento. Quindi di cosa aver paura? Anche quando leggete un libro, o meglio leggiamo, in fondo facciamo deserto... Quindi non rimane che cominciare cogliendo due piccioni con una fava!

Buone letture,
Simona Scravaglieri

P.S. : Oggi pezzo piccino... volutamente piccino. E io so già che non vi fermerete qui!


Le Puy-en-Velay, 6 Agosto

"Tergiverso al tavolo del bar Regina di fronte a un tazzone di caffè annacquato. Nel locale semivuoto la voce di Trenet canta alla radio Que reste-t-il des nos amours? e il notiziario del mattino informa sulla morsa assassina di caldo che sta soffocando tutta la Francia. Lo zaino è appoggiato a una gamba della sedia, pronto per la partenza, ma una capricciosa riluttanza mi trattiene dal mettermi in marcia; dal fare il primo passo sulle orme di Stevenson. Sono a Le Puy-en-Velay da appena due giorni eppure mi sembra così duro lasciarla!"  

***  

«Allora l'hai trovato?».«E' una parola con tutti questi libri!».«E' un volumetto con la copertina di tela blu notte... Vuoi che venga io?».«Ahm eccolo! R.L. Stevenson, Viaggio nelle Cévennes in compagnia di un asino».Fuori sotto un cielo buio, il grecale spazzava la strada vuota, due vecchie palme ondeggiavano come bandiere. In sordina la tromba di Miles Davis suonava Don't Blame Me.«Così hai deciso. Vuoi rifare il percorso dello scrittore. Metterti sui suoi passi... Da solo. Come sempre».In un libro del 1990 intitolato Nei deserti, cronaca di un pellegrinaggio sulle orme di scrittori stregati dal deserto, uno dei più importanti autori svedesi contemporanei, Sven Lindqvist, aveva scritto una cosa che mi piaceva: «Quanti muscoli ha la vita umana? Cero è che la maggior parte li si usa automaticamente, senza averne la sensazione. la cosa migliore di una solitudine improvvisa è che rimette in allenamento: quando si è costretti a cominciare ad usare i muscoli a lungo dimenticati e atrofizzati, si riscopre la propria vita».

Questo pezzo è tratto da:

In cammino con Stevenson
viaggio nelle Cévennes
Tino Franza
Edizioni Exòrma, ed. 2015
Collana "Scritti Traversi"
Prezzo 14,50€

domenica 21 febbraio 2016

L'ha detto... Giorgio Gaber

Fonte: EFP

La felicità è una farfalla che ti si posa un attimo sulla testa e ti rende tanto più ridicolo quanto maggiore è la sua bellezza. 

 Giorgio Gaber

venerdì 19 febbraio 2016

"In viaggio con Stevenson", Tino Franza - Il cerchio...

Fonte: Full Travel
Comincia a camminare, in fondo non importa dove vai e nemmeno chi incontrerai; non immaginare il percorso completo ma vivi ogni tappa come fosse una nuova partenza da raggiungere. Non ti guardare indietro se non attraverso i ricordi perché, come succede con un libro quando si legge in tempi diversi, anche il viaggio, nonostante sia identico è sempre diverso perché tu sei diverso. E' interessante notare che questa impressione accomuna buona parte delle persone impegnate ad interagire con questo libro. Stevenson, l'ispiratore, che con il suo libro ispira Tino Franza, che quando riporta le sue impressioni per un libro di viaggio è già diverso da quando lo ha fatto. Tino, prima lettore di Stevenson e poi viaggiatore, che si mette in viaggio e che, come il suo predecessore, ne esce cambiato ed è diverso dal Franza, autore, che riporta queste righe che guarda con nostalgia a quella esperienza passata. Il lettore che, magari come me scettico sulla letteratura di viaggio, si ritrova nei mondi che scorrono sotto gli occhi e che s'innamorano delle descrizioni di luoghi e persone. E' un cerchio che nelle varie fasi si rigenera e si amplifica continuando ad alimentarsi dei ricordi sempre differenti di lettori, autori e viaggiatori.

Il libro inizia già quando la decisione è presa: Tino partirà per la Francia e ripercorrerà il cammino di Stevenson e di Modestine, l'asinella che lo accompagnò, verso e attraverso le Cévennes luogo famoso per le rivolte cruente, da entrambi i lati,contro le imposizioni della religione di stato. E' quindi un caso che per fare questo viaggio nella natura e nella storia, sia Stevenson che Franza comincino il viaggio dai luoghi che sono anche il punto di partenza di un altro famoso percorso: il cammino di Santiago. Ma tra i due cammini, a parte la tappa finale, la differenza è minima. Come avveniva nel medioevo i pellegrini che percorrevano le strade europee per spostarsi di città in città o per pellegrinaggio sono sempre stati accolti e aiutati dalle popolazioni che incontravano lungo il percorso. Da ieri ad oggi, sostanzialmente la cosa non è cambiata. Tino ci tiene a mettere a confronto le immagini più vivide del suo autore di riferimento con quelle che sono le sue impressioni e il quadro che ne esce diventa particolarmente affascinate.

Non mi aspettavo di trovare così affascinante un libro di viaggio, lo confesso. Ma quando ho incontrato Tino in fiera sono rimasta particolarmente colpita dalla serenità che emana mentre ti parla. Come tutte le persone che hanno imparato a lasciarsi segnare dalle esperienze che li hanno coinvolti, come quella di cui parliamo oggi, Franza non ha fretta sia nell'ascoltare i lettori e rispondere loro e anche nel raccontare. Teoricamente questo potrebbe far pensare che questo libro sia enorme e invece, grazie anche all'esperienza del viaggiatore, si condensa in racconti puntuali ma estremamente concentrati. Non servono descrizioni arricchite per descrivere la natura e gli uomini, ma per evitarsi la tentazione, il viaggio a piedi è un'ottimo aiuto. Nella guida per Santiago che avevo comprato qualche anno fa leggevo che ci sono delle dimensioni di zaino che non devono essere superate; non è un'imposizione ma l'esperienza di tanti camminatori ha insegnato che "più roba di porti e più fatica farai mettendoti da solo i bastoni fra le ruote". Quindi anche il taccuino, come il libro è piccolo e leggero e in più di tappa in tappa ti ritrovi stanco alla sera e impegnato di giorno.

Quindi il diario di viaggio diventa una raccolta di pensieri, di immagini e di emozioni. Le persone che Tino incontra diventano un modo per evocare quelle che incontrò il suo predecessore. Paesi, edifici, piccoli boschi e via dicendo si sublimano in immagini precise che permetto all'autore moderno di individuare ed evocare le immagini del suo precedessore. Come detto, non è che cambi il viaggio e nelle Cévennes, nonostante il passare dei decenni, non è poi cambiato molto visto l'ubicazione in una regione difficile della Francia. Quello che cambia siamo noi e la cosa più interessante è che il cerchio di cui vi parlavo poc'anzi non ha radici così lontane nei tempi andati. E' relativamente recente e inizia proprio da Stevenson stesso. Lui viaggiava per capirsi e per stabilire se un amore valeva una scelta di vita. Il viaggio gli lasciò molto di più: l'emozione di trovare accoglienza e rispetto dalle popolazioni che man mano incontrava errando da un paese all'altro. Franza viaggia ripercorrendo un percorso che ha preso il nome di Stevenson e improvvisamente si trova a non essere più il lettore ma a camminare in quei luoghi, con strani viaggiatori e contestualmente anche con Stevenson stesso e con la sua asinella. Il viaggio non gli restituirà una conoscenza maggiore di ciò che già, che è evidente, conosce a menadito. Stevenson non sarà più lo scrittore ma un compagno di viaggio. Se domani Tino ripartisse di nuovo con lui, l'esperienza sarebbe completamente diversa perché Tino stesso è diverso da ieri.

Ho iniziato questo libro come ogni altro. Solitamente leggo l'inizio e poi lo deposito lì sul comodino almeno un paio di giorni per vedere se è il momento giusto per lui. Con "In viaggio con Stevenson" - per fortuna perché avevo promesso di leggerlo insieme a Barbara di Librinvaligia!- non è successo. L'ho messo sul comodino mentre cercavo di finire in velocità il precedente e la sera che l'ho aperto non l'ho lasciato più. L'autore ha una scrittura straordinariamente scorrevole e la condensazione fra impressioni, del predecessore e le sue , gli permettono di realizzare di capitolo in capitolo dei quadri completi in cui luoghi, letteratura e viaggio si fondono. Ogni capitolo è un castone a se stante collegato con gli altri da un "fil ruoge" rappresentato dal percorso.
Potenzialmente grazie a questa sua struttura organizzativa, allo stile di scrittura e all'attrattiva di un percorso così particolare e poco conosciuto è un libro che si vende da solo solo leggendo la prima pagina, ma io, come al mio solito, ve lo segnalo come imperdibile.

Magari non mi troverete mai sulle strade di Stevenson, o forse sì chissà, ma sicuramente questo viaggio mi sembra di averlo fatto già una volta in compagnia di due validi amici. E come ultima, ma non meno importante spiegazione, se non conoscete il libro a cui si ispira questo autore non statevi a crucciare, la bibliografia, le note e i continui riferimenti, nonché i passi riportati, vi permetteranno di seguirlo lo stesso. Quindi niente scuse!

Buone letture,
Simona Scravaglieri

In viaggio con Stevenson
Viaggio nelle Cévennes
Tino Franza
Exòrma Editore, ed. 2015
Collana "Scritti Traversi"
Prezzo 14,50€




mercoledì 17 febbraio 2016

[Dal libro che sto leggendo] The 100


Fonte: Room Series
Buondì, oggi parliamo di un libro di cui, in Italia, c'era un po' di attesa. The 100 è il libro a cui si è ispirata l'omonima serie che impazza anche su Netflix e che, in America come anche in Italia, Ha avuto un discreto successo. Mettiamola così, Kass - come la Roth per Divergent - Deve ringraziare gli sceneggiatori. Ora di Young Adult ne ho letti un po', non tanti come dovrei ma un po' sì, e questo libro uscito di recente non mi ha soddisfatto nemmeno un po'. Come nel caso della Roth siamo di fronte allo scenario perfetto rovinato da un storia con qualche falla. Non ci sono errori balzani come con Divergent, ma di certo Kass si sarebbe potuta impegnare di più, magari con il prossimo, che deve essere tradotto, magari ci stupirà...

Siamo su una stazione nello spazio dove hanno trovato rifugio gli uomini dopo una guerra che ha contaminato tutta la terra. Tutti gli occupanti hanno un solo comandante, chiamato Cancelliere, che fa si che vengano applicate le leggi. Chi non rispetta la legge viene condannato per i propri errori e le punizioni possono arrivare fino alla condanna a morte; solo nel caso in cui il colpevole sia minore di 18 anni viene processato, mandato in prigione e riprocessato al raggiungimento della maggiore età. Fra i giovani condannati c'è Clarke, che non vi dirò perché è stata condannata, ma che sta scontando la sua pena in attesa di essere processata e forse condannata. Negli ultimi tempi si stanno verificando strane cose sulla stazione spaziale. Prima si era portati a perdonare i delitti fatti in giovane età, a meno che non gravissimi, ora invece chiunque venga riprocessato si ritrova condannato a morte. Tutti finché non viene messo in campo un nuovo esperimento: i ragazzi che giacciono in prigione, o meglio 100 di loro, verranno inviati sulla terra per verificare che ora, a distanza di 90 anni, la terra sia nuovamente vivibile. Se sopravviveranno e confermeranno che si può tornare a casa la loro colpa sarà perdonata altrimenti avranno comunque scontato la loro pena. Questa è la storia del viaggio dei cento e di quello che trovarono sulla terra.

Diciamo che voglio lasciar depositare quello che ho letto, pertanto il mio non è un no definitivo ma solo un "ni", però vi invito a porre l'attenzione nel momento in cui lo leggerete, non l'estratto di oggi ma il libro, sullo scenario dipinto dall'autrice. Anche in questo caso ci sono caratteristiche originali che ricordano qualcosa di Ballard e altre di Orwell. Come al solito non credo che sia una scelta oculata, pensata e voluta ma, il libro, rispetto alla serie tv, mette in evidenza fattori interessanti come successe per Divergent. Ne riparleremo in recensione e, nell'attesa, attenti a ciò che piove dal cielo... non si sa mai!
Buone letture,
Simona Scravaglieri 




CAPITOLO 1  
Clarke  
La porta scorrevole si aprì e Clarke capì che era giunta la sua ora.
Con lo sguardo inchiodato agli stivali della guardia, si fece forza in attesa dell’inevitabile ondata di panico, ma quando si alzò sui gomiti, scollando la maglietta dalla branda intrisa di sudore, provò invece uno strano sollievo.
Era stata trasferita in isolamento dopo aver aggredito una guardia, ma per Clarke non esisteva una cosa come la solitudine. Sentiva voci dappertutto. La chiamavano dagli angoli bui della sua cella. Riempivano il silenzio fra un battito del cuore e l’altro. Gridavano dai più profondi recessi della sua mente. Non desiderava la morte, ma se quello era l’unico modo per mettere a tacere le voci, allora era pronta a morire.
Era stata condannata per alto tradimento, ma la verità era peggiore di quanto si potesse immaginare. Se per miracolo l’avessero perdonata al processo d’appello, non sarebbe stata una vera consolazione. I suoi ricordi erano più opprimenti delle mura di una prigione.
La guardia si schiarì la voce e spostò il peso da un piede all’altro. «Detenuta 4098, in piedi, prego.» Era un ragazzo più giovane di quanto si fosse aspettata: l’uniforme abbondante gli cascava sul corpo smunto, segno che era stato reclutato di recente. Un paio di mesi di razioni militari non erano sufficienti ad allontanare lo spettro della malnutrizione che tormentava le navi spaziali più esterne e povere, la Walden e l’Arcadia.
Clarke trasse un profondo respiro e si alzò. «I polsi» disse il giovane prendendo un paio di manette dalla tasca dell’uniforme azzurra. Clarke rabbrividì al contatto delle dita di lui con la sua pelle. Non vedeva altre persone da quando l’avevano rinchiusa in quella nuova cella, figurarsi poi toccarle.
«Troppo strette?» le domandò lui, il tono brusco venato da una nota di compassione che le strinse il cuore. Era passato tanto tempo dall’ultima volta che qualcuno che non fosse Thalia, la sua ex compagna di cella e l’unica amica che avesse al mondo, le aveva mostrato un po’ di umanità.
Rispose di no con la testa.
«Ora siediti sulla branda. Il dottore sta per arrivare.»
«Hanno intenzione di farlo qui?» domandò Clarke con un filo di voce, come se le sue stesse parole le avessero seccato la gola. Se stava per arrivare un dottore, allora significava che non ci sarebbe stato nessun processo di appello. Tutto sommato la cosa non avrebbe dovuto sorprenderla. Secondo le leggi della Colonia, gli adulti venivano giustiziati subito dopo l’arresto, mentre i minorenni restavano confinati fino al raggiungimento dei diciotto anni, quando erano sottoposti a un nuovo processo che offriva loro l’ultima opportunità di perorare la propria causa. Tuttavia negli ultimi tempi la gente veniva giustiziata a poche ore dal processo di appello per crimini che, fino a un paio di anni prima, sarebbero stati perdonati.
A ogni modo stentava ancora a credere che lo avrebbero fatto lì, nella sua cella. In fondo, pur essendo un desiderio malsano, aveva sperato in un’ultima visita all’ospedale, dove aveva trascorso tanto tempo durante il suo tirocinio medico, un’ultima occasione di ritrovare qualcosa di familiare, fosse stato anche solo l’odore di disinfettante o il ronzio del sistema di ventilazione, prima di perdere per sempre la capacità di sentire qualcosa.
La guardia parlò senza guardarla negli occhi.
«Senti, devi sederti.»
Clarke fece qualche passo incerto e sedette con la schiena rigida sul bordo della branda. Sebbene sapesse che l’isolamento alterava la percezione del tempo, non riusciva a credere che fossero già passati sei mesi da quando l’avevano rinchiusa in quella cella. L’anno che aveva trascorso con Thalia e la terza compagna di cella, Lise, una ragazza dall’espressione arcigna che aveva sorriso per la prima volta il giorno che avevano portato via Clarke, le era parso eterno. Ma non c’era altra spiegazione. Quel giorno doveva essere il suo diciottesimo compleanno, e come unico regalo avrebbe ricevuto una iniezione che le avrebbe paralizzato i muscoli finché il suo cuore non avesse cessato di battere. A quel punto, il suo corpo senza vita sarebbe stato lanciato nello spazio, com’era consuetudine della Colonia, fluttuando per sempre alla deriva nella galassia.
Una figura si stagliò sulla soglia, poi un uomo alto e snello entrò nella cella. Malgrado la targhetta che portava sul bavero del camice da laboratorio fosse in parte coperta dai capelli grigi, lunghi fino alle spalle, Clarke non aveva bisogno di un distintivo per riconoscere il direttore sanitario, consulente medico del Consiglio. Aveva passato la maggior parte dell’anno precedente al Confinamento seguendo il dottor Bhatnagar come un’ombra, e non si contavano le ore in cui gli aveva fatto da assistente durante gli interventi chirurgici. Gli altri tirocinanti avevano invidiato l’incarico di Clarke e si erano lamentati del nepotismo quando avevano scoperto che il dottor Bhatnagar era un intimo amico di suo padre. O meglio, lo era stato prima che i genitori di Clarke fossero giustiziati.
«Salve, Clarke» la salutò l’uomo con garbo, quasi che si fossero incontrati nella sala mensa dell’ospedale invece che nella sua cella. «Come stai?»
«Meglio di come starò fra qualche minuto, immagino.»
Di solito il dottor Bhatnagar sorrideva alle battute sarcastiche di Clarke, ma stavolta fece una smorfia e si rivolse alla guardia. «Puoi toglierle le manette e lasciarci soli per un momento, per favore?»
La guardia esitò, a disagio. «Ho l’ordine di non perderla mai di vista.»
«Puoi aspettare fuori dalla porta» insistette il dottor Bhatnagar con malcelata impazienza. «È solo una ragazza di diciassette anni, disarmata. Credo di poter gestire la situazione da solo.»
La guardia evitò lo sguardo di Clarke mentre le toglieva le manette. Rivolse un cenno del capo al medico e uscì dalla cella.
«Voleva dire una ragazza di diciotto anni» osservò Clarke abbozzando un sorriso. «O si sta trasformando in uno di quegli scienziati pazzi che non sanno mai che anno è?» Suo padre era stato un tipo del genere. Dimenticava di regolare le luci circadiane nel loro appartamento e finiva per lavorare alle quattro di notte, troppo assorto nelle sue ricerche per notare che i corridoi della nave erano deserti.
«Hai ancora diciassette anni, Clarke» disse il dottor Bhatnagar con il tono calmo e rassicurante che usava con i suoi pazienti quando si svegliavano dall’anestesia. «Sei stata in isolamento per tre mesi.»
«E allora cosa è venuto a fare?» domandò lei, incapace di nascondere il panico che le incrinava la voce. «La legge stabilisce che dovete aspettare i diciotto anni.»
«C’è stato un cambiamento nei piani. È tutto quello che sono autorizzato a dire.»
«Quindi è autorizzato a giustiziarmi ma non a parlarmi?» Le tornò in mente il processo dei suoi. All’epoca aveva interpretato l’espressione accigliata del dottor Bhatnagar come una critica nei confronti del procedimento, ma adesso non ne era più tanto sicura. L’uomo non aveva detto una sola parola in loro difesa. Nessuno l’aveva fatto. Si era limitato a restare seduto in silenzio mentre il Consiglio dichiarava i suoi genitori, due degli scienziati più brillanti della Fenice, colpevoli di aver violato la Dottrina di Gaia, il sistema di regole stabilite dopo il Cataclisma per garantire la sopravvivenza del genere umano. «E i miei genitori? Ha ucciso anche loro?»
Il dottor Bhatnagar chiuse gli occhi, come se le parole di Clarke si fossero trasformate da semplici suoni in qualcosa di visibile. Di grottesco. «Non sono qui per ucciderti» disse in tono sommesso. Aprì gli occhi e indicò lo sgabello ai piedi della branda di Clarke.
«Posso?»
Vedendo che Clarke non rispondeva, l’uomo si avvicinò e sedette di fronte a lei. «Mi fai vedere il braccio, per favore?» Clarke si sentì stringere il petto in una morsa e faticò a respirare. Il medico stava mentendo. Era un metodo crudele e contorto, ma sarebbe tutto finito in meno di un minuto.
Tese il braccio. Il dottor Bhatnagar si frugò nel taschino del camice e trasse una piccola garza dall’odore pungente. Clarke non poté trattenere un brivido quando l’uomo le passò la garza imbevuta di antisettico sull’interno del braccio. «Non temere. Non ti farà male.»
Clarke chiuse gli occhi.
Rammentò lo sguardo disperato che Wells le aveva rivolto mentre le guardie la scortavano fuori dall’aula consiliare. Sebbene la rabbia che aveva minacciato di distruggerla durante il processo fosse ormai sbollita da tempo, ripensare a Wells le provocò una nuova ondata di calore che le pervase il corpo, come una stella morente che emette un ultimo lampo di luce prima di estinguersi definitivamente.
I suoi genitori erano morti, ed era stata tutta colpa di Wells.
Il dottor Bhatnagar le prese il braccio, e le sue dita le tastarono la pelle in cerca della vena.
Mamma, papà, sto arrivando. 
La stretta del medico si rafforzò. Era il momento.
Clarke trattenne il fiato nel sentirsi pungere l’interno del polso.
«Ecco fatto.»
Clarke spalancò gli occhi di colpo. Abbassò lo sguardo e vide che un bracciale metallico le cingeva il polso. Provò a rigirarlo e trasalì quando si sentì trafiggere la pelle da una dozzina di sottilissimi aghi.
«Che cos’è?» domandò terrorizzata, ritraendo il braccio.
«Rilassati» disse lui con una calma irritante. «È un transponder di parametri vitali. Serve a monitorare la respirazione e la composizione del sangue, e a raccogliere tutta una serie di altre informazioni utili.»
«Informazioni utili a chi?» ribatté Clarke, anche se avvertiva la risposta del medico prendere forma nel nodo di terrore che le attanagliava le viscere.
«Ci sono stati alcuni interessanti sviluppi» disse il dottor Bhatnagar con un tono che ricordava vagamente il padre di Wells, il Cancelliere Jaha, quando teneva uno dei suoi discorsi nel Giorno della Memoria. «Dovresti essere molto orgogliosa. È tutto merito dei tuoi genitori.»
«I miei genitori sono stati condannati a morte per alto tradimento.»
Il dottor Bhatnagar le scoccò un’occhiata di disapprovazione. Soltanto un anno prima Clarke si sarebbe fatta piccola piccola per la vergogna, ma adesso sostenne il suo sguardo con fierezza. «Non rovinare tutto, Clarke. Hai l’opportunità di fare la cosa giusta, di rimediare allo spregevole crimine dei tuoi genitori.»
Risuonò uno schianto secco quando il pugno di Clarke colpì il volto del dottor Bhatnagar, seguito da un tonfo sordo quando la testa del medico batté contro la parete. Un istante dopo comparve la guardia e in men che non si dica aveva già bloccato le mani della ragazza dietro la schiena. «Tutto bene, signore?»
Il dottor Bhatnagar si alzò a sedere adagio massaggiandosi la mascella mentre scrutava Clarke con un misto di collera e ironia. «Se non altro adesso ho la certezza che saprai cavartela in mezzo a tutti quegli altri delinquenti quando arriverete lì.»
«Lì dove?» ringhiò Clarke, tentando di divincolarsi dalla stretta tenace della guardia.
«Oggi sgomberiamo il centro di detenzione.
Cento criminali fortunati avranno l’occasione di fare la storia.» La bocca del medico si piegò in un sorrisino compiaciuto. «Andrai sulla Terra.»

Questo pezzo è tratto da:

The 100
Kass Morgan
Rizzoli Editore, ed. 2016
traduzione di M. C. Scotto di Santillo
Prezzo 16,90€

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domenica 14 febbraio 2016

L'ha detto... Oscar Wilde

Il giardino delle delizie, Bosh
Fonte: Rapporto Confdenziale

Ogni santo ha un passato, mentre ogni peccatore ha un futuro. 

 Oscar Wilde

venerdì 12 febbraio 2016

"Rock Springs", Richard Ford - C'è molto poco da dire....

Fonte: Wikipedia

Giuro che ho provato ad essere gentile con questo libro. Ho pazientemente ascoltato chi diceva al gruppo di lettura che "forse c'era un fil rouge" che univa tutti questi racconti oppure chi, da esterno e conoscitore della letteratura contemporanea, esclamava "Eh ma se dovevate iniziare con Ford non è il libro giusto, era meglio un romanzo!". Ci ho provato, gli ho dato anche tempo per depositarsi non facendo una recensione "a caldo". Eppure lo devo dire: mi sembra di aver perso tempo! Mai, negli ultimi tempi - mai mai non ci credereste anche voi!-, mi è capitato di fare tanta fatica per leggere un libro e mai e poi mai mi sono ripetuta che il cliché che vedevo scorrere sotto i miei occhi era in fondo, ma proprio in fondo, una forma di arte. L'ho ripetuto a me stessa talmente tante volte che nemmeno da sola mi do più credito!

Wyoming, zone circostanti della cittadina di Rock Springs, e del suo carcere che ricorre almeno in quattro racconti su dieci. Panorama più o meno simile a quello che vedete nell'immagine in calce a questa recensione. L'interesse dell'autore si concentra sulle vite disastrate tipiche di una provincia che vive di espedienti o che si appiattisce sull'abitudine.
Ci sono racconti che parlano di separazioni, di incomunicabilità, di gente che vive di espedienti, di un mondo che si vive completamente di passaggio. Una specie di inferno dove passi per caso e ti stabilisci per necessità; necessità non dettata da un'esigenza che ti c porta ma da un accidente che ti ci inchioda senza via di uscita. Ecco. Le vite che vengono raccontate hanno in comune solo questi uomini e donne che si lasciano, senza una spiegazione, o che l'hanno già fatto o che lo stanno per fare. L'occhio dell'autore non scende ad analizzare il perché, non è il suo interesse li racconta solo ed esclusivamente per dovere di cronaca.

Quindi ti ritrovi davanti a dei quadri in cui le figure si muovono fanno un'azione e il tutto finisce e tu rimani lì a domandarti quale recondito significato ha guidato la penna dell'autore quale esigenza/ricerca stilistica o artistica abbiano fatto decidere a Ford che Rock Springs dovesse essere pubblicata con questi racconti e non altri o con altre combinazioni. Non c'è nemmeno un crescendo, se non di pagine per racconto, che ti facciano intuire una qualsiasi possibile scelta di accostamento. Non ti rimane nulla, se non il senso di fatica di seguire questa scrittura che sembra una nenia fino alla fine del racconto e sperare che la fine della raccolta arrivi presto. Ecco, astenetevi dal ricordarmi " I diritti del lettore" di Pennac perché nel ragionamento di questo scrittore - Pennac -  c'è un grosso limite per quanto mi riguarda. Il lettore ha diritto di interrompere la lettura di un libro che non gli piace ma, non per questo, è attendibile, come parere, riguardo un libro che ha abbandonato. Non si può mai avere la percezione di come sia un lavoro se non lo guardi nella sua totalità.

A parte qualche refuso a dare una spintarella, verso il mio mal pensiero su questa raccolta, ci si è aggiunta anche Feltrinelli. Cara, carissima Feltrinelli, ti giuro che, se avessi avuto la scelta di un'altra edizione, avrei speso un pochino di più mangiandomi le mani dopo per averli spesi per qualcosa che non mi piaceva, ma li avrei cacciati volentieri. Ora, io capisco l'edizione economica, posso anche andar oltre le pagine-ostia del prete, dove leggendo pagina uno so già che c'è scritto a pagina tre, ma se a queste, anche un po' ingiallite, ci aggiungi un carattere piccolo e tutto nero allora proprio non vuoi che io ti legga! Ora è vero che l'editoria piccola e media mi ha abituato male con le sue edizioni curate, ma se mi devo mettere sotto la luce diretta e con gli occhiali per non affaticare la vista, occhiali che di solito non mi servono, allora qualche problema c'è!

È forse la seconda volta in 900 e passa post pubblicati e in sei anni di programmazione di questo spazio che non ho altro da aggiungere senonché forse in futuro potrei provare, con una edizione stampata in maniera più leggibile, a leggere Ford ma non credo che riuscirò mai ad apprezzare mai questa raccolta per i motivi citati.
Mi spiace.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Rock Springs
Richard Ford
Feltrinelli Editore, ed. 2013
Traduzione di Vincenzo Mantovani
Collana "Universale Economica Feltrinelli"
Prezzo 7,50€




Fonte: LettureSconclusionate




mercoledì 10 febbraio 2016

[Dal libro che sto leggendo] Un vampiro

L'edizione di MegaUpload scaricata
aveva questa copertina
Fonte: FeedBooks


Mi piace questo [Dal libro...] perché, oggi, parlo di un libro gratuito e anche decisamente spassoso. Non è un bel connubio? Nel diario di Gennaio, parlando di Capuana ho scritto che lo adoro per i dialoghi e un po' meno per le descrizioni. Oggi avete l'occasione di vedere quale bravura ed ironia sia riuscito a concentrare qui dentro. 

Da un lato c'è Giorgi, sposato con un figlio, e dall'altra Mongeri psicologo. Giorgi sta tentanto di spiegare perché lui e sua moglie vedono un fantasma che li sta minacciando mentre Mongeri è inizialmente scettico. La storia ha un finale a sorpresa. 
Nel secondo racconto "Un fatale influsso" Siamo sempre di fronte ad un dialogo ma in questo caso è un resoconto di qualcosa che è già accaduto. Lo scultore protagonista di questa storia si racconta, quasi in un unico monologo, illustrando al lettore la situazione. Delia, donna bellissima, non solo lo ha amato ma lo ha persino sposato. Ma lui non si sente all'altezza e dubita dell'amore di lei continuandole a chiedere "Mi ami?". Poi il magnetismo, che oggi si chiama in un altro modo; Prova una volta, prova due e via dicendo e il magnetismo da risposte ma poi... Finale anche qui decisamente a sorpresa.

Come detto, non conoscevo affatto queste due novelle, ma sono veramente felice di segnalarvele perché davvero valgono la lettura. L'incanto del dialogo e della situazione surreale che raccontano diviene un connubio perfetto in un genere, all'epoca in voga, ma che nella vita, a meno che non si cerchi appositamente, è difficile da trovare.
Buone letture,
Simona Scravaglieri



UN VAMPIRO 
«No, non ridere!», esclamò Lelio Giorgi, interrompendosi.
«Come vuoi che non rida?», rispose Mongeri.
«Io non credo agli spiriti».
«Non ci credevo... e non vorrei crederci neppur io» riprese Giorgi.
«Vengo da te appunto per avere la spiegazione di fatti che possono distruggere la mia felicità, e che già turbano straordinariamente la mia ragione».
«Fatti?... Allucinazioni vuoi dire. Significa che sei malato e che hai bisogno di curarti. L'allucinazione, sì, è un fatto anch'essa; ma quel che rappresenta non ha riscontro fuori di noi, nella realtà. È, per esprimermi alla meglio, una sensazione che va dall'interno all'esterno; una specie di proiezione del nostro organismo. E così l'occhio vede quel che realmente non vede; l'udito sente quel che realmente non sente. Sensazioni anteriori, accumulate spesso inconsapevolmente, si ridestano dentro di noi, si organizzano come avviene nei sogni. Perché? In che modo? Non lo sappiamo ancora... E sogniamo (è la giusta espressione) a occhi aperti. Bisogna distinguere. Vi sono allucinazioni momentanee, rapidissime che non implicano nessun disordine organico o psichico. Ve ne sono persistenti, e allora... Ma non è questo il tuo caso».
 «Sì; mio e di mia moglie!».
«Non hai capito bene. Noi scienziati chiamiamo persistenti le allucinazioni dei pazzi. Non occorre, credo, che io mi spieghi con qualche esempio... Il fatto poi che siete due a soffrire la stessa allucinazione, e nello stesso momento, è un semplice caso d'induzione. Probabilmente sei tu che influisci sul sistema nervoso della tua signora».
«No; prima è stata lei».
«Allora vuol dire che il tuo sistema nervoso è più debole o ha più facile ricettività... Non arricciare il naso, poeta mio, sentendo questi vocabolacci che i vostri dizionari forse non registrano. Noi li troviamo comodi e ce ne serviamo».
«Se tu mi avessi lasciato parlare...».
«Certe cose è meglio non rimescolarle. Vorresti una spiegazione dalla scienza? Ebbene, in nome di essa, io ti rispondo che, per ora, non ha spiegazioni di sorta alcuna da darti. Siamo nel campo delle ipotesi. Ne facciamo una al giorno; quella di oggi non è quella di ieri; quella di domani non sarà quella di oggi. Siete curiosi voialtri artisti! Quando vi giova, deridete la scienza, non valutate nel loro giusto valore i tentativi, gli studi, le ipotesi che pur servono a farla progredire; poi, se si dà un caso che personalmente v'interessa, pretendete che essa vi dia risposte chiare, precise, categoriche. Ci sono, pur troppo, scienziati che si prestano a questo gioco per convinzione o per vanità. Io non sono di questi. Vuoi che te la dica chiara e tonda? La scienza è la più gran prova della nostra ignoranza. Per tranquillarti, ti ho parlato di allucinazioni, di induzione, di recettività... Parole, caro mio! Più studio e più mi sento preso dalla disperazione di sapere qualcosa di certo. Sembra fatto apposta; quando gli scienziati già si rallegrano di aver constatato una legge, pàffete! ecco un fatto, una scoperta che la butta giù con un manrovescio. Bisogna rassegnarsi. E tu lascia andare, quel che accade a te e alla tua signora è accaduto a tanti altri. Passerà. Che t'importa di sapere perché e come sia avvenuto? T'inquietano forse i sogni?».
«Se tu mi permettessi di parlare...».
«Parla pure, giacché vuoi sfogarti; ma ti dico anticipatamente che fai peggio. L'unico modo di vincere certe impressioni è quello di distrarsi, di sovrapporre ad esse impressioni più forti, allontanandosi dai luoghi che probabilmente han contribuito a produrle. Un diavolo scaccia l'altro: è proverbio sapientissimo».
«Lo abbiamo fatto; è stato inutile. I primi fenomeni, le prime manifestazioni più evidenti sono avvenuti in campagna, nella nostra villa di Foscolara... Siamo scappati via. Ma la stessa sera dell'arrivo in città...».
«È naturale. Che distrazione poteva darvi la vostra casa? Dovevate viaggiare, far vita d'albergo, un giorno qua, un giorno là; andare attorno l'intera giornata per chiese, monumenti, musei, teatri; tornare all'albergo a sera tardi, stanchi morti...».
«Abbiamo fatto anche questo, ma...».
«Voi due soli, m'immagino. Dovevate cercare la compagnia di qualche amico, di una comitiva...».
«Lo abbiamo fatto; non è valso a niente».
«Chi sa che comitiva!».
«Di gente allegra...».
«Gente egoista vuol dire, e vi siete trovati isolatissimi in mezzo ad essa, capisco...».
«Prendevamo anzi molta parte alla loro allegria, sinceramente, spensieratamente. Appena però ci trovavamo soli... Non potevamo mica condurre la comitiva a dormire con noi...».
«Ma dunque dormivate? Ora non capisco più, se tu intendi parlare di allucinazioni o pure di sogni...».
«E picchia con le allucinazioni, coi sogni! Eravamo svegli, con tanto di occhi spalancati, nelle più limpide funzioni dei sensi e dello spirito, come in questo momento che vorrei ragionare con te e tu ti ostini a non volermi concedere..».
«Tutto quel che vuoi».
«Vorrei almeno esporti i fatti».
«Li so, me li figuro; i libri di scienza ne sono pieni zeppi. Potranno esservi diversità insignificanti nei minuti particolari... Non contano. L'essenziale natura del fenomeno non muta per ciò». «Non vuoi darmi neppure la soddisfazione...?».
«Cento, non una, giacché ti fa piacere. Tu sei di coloro che amano di crogiolarsi nei dolori, quasi vogliano centellinarseli... È stupido, scusa!... Ma se ti fa piacere...».
«Francamente, mi sembra che tu abbia paura».
«Paura di che? Sarebbe bella!...».
«Paura di dover mutare opinione. Hai detto: Io non credo agli spiriti. E se, dopo, fossi costretto a crederci?»

Questo pezzo è tratto da:

Un vampiro
Luigi Capuana
Raccolta di racconti
Disponibile gratuitamente in rete.

lunedì 8 febbraio 2016

Diario di un mese di libri... Gennaio 2016

Fonte: Pausa Caffè


Libri comprati:
"Un amore degli anni '20", Simona Caltabellotta 
- Ponte alle grazie (usato)
"Gli anni della leggerezza. la saga dei Cazalet", J. Elisabeth Howard - Fazi Editore (usato)
"Un anno con Sallinger", Piero Calò - Joanna Rakoff - Neri Pozza Editore (usato)
"L'odore della polvere da sparo", Attilio Coco - Spartaco Editore (usato)
"Sulla pelle", Gillian Flynn - Piemme Editore (usato)
"La Rovina di Kash", Roberto Calasso - Edizioni Adelphi
"Margherita Sarfatti. La regina nell'arte dell'Italia Fascista", Rachele Ferrario - Mondadori Editore
"I cavalieri del Nord", Matteo Strukul - Multplayer Edizioni 
"Armadale", Wilkie Collins - Fazi Editore


Libri regalati
"Neve, cane, piede", Claudio Morandini- Edizioni Exòrma

"Ventuno", Simone Delos - Edizioni La Gru
"Omofollia", Mattia Cesari - Rizzoli Editore



Libri letti
"Regina rossa", Victoria Aveyard- Mondadori Editore
"Rock Spring", Richard Ford - Feltrinelli editore
"La signora in bianco", Wilkie Collins - Fazi Editore
"Neve, cane, piede", Claudio Morandini- Edizioni Exòrma
Libro letto, Mark Twain
"In cammino con Stevenson. Viaggio nelle Cévennes", Tino Franza - Edizioni Exòrma 
"L'etica del lettore", Ezio Raimondi- Edizioni Il Mulino
"Il vampiro", Luigi Capuana- editore non pervenuto

"Armalade", Wilkie Collins - Fazi Editore (in lettura)

"Quando le chitarre facevano l'amore", Lorenzo Mazzoni - Spartaco Editore (in lettura)
"I fratelli Karamazov", Dostoevskij - Sansoni Editore (in lettura)
"A spool of blue thread", Anne Tyler - Ballantine books (in lettura)


Ma quanto ci è piaciuto Gennaio? Tantissimo! Mi sono quasi auto-licenziata - questo perché io sono al contempo il peggior capo che potessi avere e una risorsa ribelle che nessuno vorrebbe gestire - ma poi, alla fine, ho avuto ragione con me stessa e, mandando all'aria "La Lista", ho avuto l'opportunità di leggermi finalmente "La donna in bianco" e ora amo alla follia Wilkie Collins. Il problema del "La Lista" è che è molto rigida e comprende libri che ho da un sacco di tempo, le segnalazioni delle case editrici e degli autori. Io mi impegno per arrivare a leggere tutto ma ogni tanto è veramente difficile; delle volte non è il momento giusto per quel libro e delle altre ti capitano in lista tutti mattoni, che magari non lo sono in lunghezza di pagine ma come contenuti e senti il bisogno di svagarti ma "La Lista" sta lì a ricordarti che devi leggere! Per cui, la seconda settimana di Gennaio, facendo finta di nulla con me stessa, ho ravanato fra i libri urgentissimi della scrivania e nella parte bassa di una delle pile - e sono reali pile eh!! -, ho trovato questo libro di Collins che avevo comprato ad Agosto, mentre leggevo Hornby  (Una vita da lettore, Guanda Editore ). Lo dico sinceramente: io non mi aspettavo che fosse così scorrevole e intricato e nemmeno immaginavo che alla metà dell'ottocento ci fosse gente che pensasse a soluzioni che io vedo ancora adottare nei polizieschi contemporanei. Ora sono entrata in questo girone infernale per il quale voglio leggere altro di questo autore, come infatti sto facendo con l'ultima uscita di Fazi Editore "Armadale", e proseguire con la rilettura di qualche lavoro dickensiano che ho a casa. Visto che Hornby ha avuto ragione su Collins perché non rileggere anche Dickens con il suo punto di vista? Chi sono io per oppormi in ciò? Tranquilli, quest'anno non parleremo solo di questo... ma mi limiterò a rompervi le scatole solo una volta al mese, contenti?

Detto ciò, il BCK (Book Club Klamm) si è nuovamente riunito verso la fine del mese con una lauta cena e un sacco di libri da sbirciare. "Book Club e lauta cena? Ho letto bene?" Sì, avete letto bene, noi si parla di libri mangiando! Era iniziata con io e Irene di Librangolo Acuto che avevamo pensato di portare qualcosa per stuzzicare visto che l'appuntamento è alle 19:00, ma già dal secondo incontro ci siamo sbizzarrite. Poi @MariadiCuonzo ha deciso di portare qualcosina anche lei, poi si è aggiunto qualcun altro. Insomma alla fine si mangia dall'antipasto al dolce! Dopotutto non si dice che a stomaco pieno si ragiona meglio? Ecco, a Ford non è bastato che fossimo a stomaco pieno, almeno per me, che l'ho bocciato. "Rock springs" non è stata una bella esperienza di lettura perché alla fine del libro non ti rimane praticamente nulla. Sono quadri di una provincia americana dove si vivono vite disastrate e la descrizione dei vari eventi rimane estremamente superficiale. Per quanto mi riguarda solo "Figli" era meglio degli altri. Poi l'edizione Feltrinelli economica non ha aiutato, tutto scritto piccolo con i caratteri nerissimi; alla fine mi sono ritrovata a leggere questo libro con gli occhiali. A Maria invece è piaciuto come è stato promosso con riserva, perché non l'hanno ultimato, da tutti gli altri mentre Diego ha elegantemente passato la palla dicendo che non gli interessava leggerlo. Ci è stato detto, da lettori che non sono del gruppo, che se dovevamo iniziare con Ford forse, questo, non era il libro giusto. Concordo, ma per ora, io direi che la mia prossima prova con questo autore non avverrà tanto presto. Detto questo, dopo lunga e dibattuta votazione, dove per poco non ci siamo lanciati i libri (forse c'erano troppi zuccheri nelle cose da mangiare!), è stato deciso a maggioranza che il prossimo titolo da leggere sarà: "La svastica sul sole" di Philip K. Dick.
Pertanto vi confermo che il BCK si riunirà nuovamente il 28 Febbraio alle ore 19:00. Qualora voleste venire le porte sono aperte, anche se non avete letto il libro e siete curiosi di sapere come si svolge la serata.

E' anche partita la sfida di cui vi parlavo nel resoconto mensile di Dicembre: allo stato di fatto dei otto libri letti solo due sono del 2016. Stiamo faticosamente rincorrendo Pino Sabatelli  de I fiori del peggio, che è fortemente orientato al risultato e quindi tocca organizzarsi. E' vero che, comunque, la percentuale si calcola sul totale dei libri letti, ma l'ansia si fa sentire già ora!
Ora, smarcate le questioni personali del mese, passiamo a quello che è arrivato in casa - come non avessi nulla da leggere! -, e quello che invece ho letto!

Una delle grandi sconfitte del 2015 è non essere riuscita a raccapezzarmi con la lettura de "Gli anni della leggerezza. La saga dei Cazalet"; non è un libro pesante ha solo tanti protagonisti ed è un po' lungo. Quindi per poterti acclimatare ci vuole un po' e ogni tanto ti ritrovi a dover tornare indietro e, quindi, leggerlo in Pdf è veramente impraticabile per me. Pertanto dopo averlo regalato, ho deciso di regalarmene una copia, per poter finalmente finire di leggere in tranquillità in maniera tradizionale. Che poi è di Gennaio la notizia ribattuta da "La Repubblica" che i libri cartacei stanno riguadagnando posizioni sul digitale? Non è che hanno fatto una scoperta epocale, basta guardare l'andamento dei trend dei lettori americani per capire che la tendenza si sarebbe invertita anche qui! Chiaramente avevo aperto il carrello di Libraccio e che fai? Non dai un'occhiata agli ultimi arrivi all'usato? E l'occhiata gliel'ho data eccome! Alla fine mi sono accaparrata, finalmente dopo un sacco di tempo che lo cercavo, "Un anno con Sallinger" (Piero Calò -Neri Pozza Editore). Di questo libro ne hanno parlato in tanti e io ero curiosa. Devo ammettere che quando ho letto svogliatamente la sinossi, nel punto in cui fa riferimento all'agenzia che è uno stile di vita, il mio pensiero è volato a "Il diavolo veste Prada" che non ho letto  ma di cui ho visto il film. Ma la storia è interessante: la segretaria di questa agenzia che rappresenta scrittori viene incaricata di fare un lavoro con Sallinger e ne nasce una storia d'amore. Non mi chiedete troppi dettagli perché, in questo caso, il fatto che mi ricordi poco della trama, mi aiuta ad non avere ne pregiudizi e nemmeno attese. Anche perché quando mi attendo un certo risultato alla fine mi ritrovo con in mano una sòla e per cui basta attese! 

Ora, immaginatevi la scena: apro Facebook guardo in bacheca e vedo passare un post di Irene, eravamo agli inizi di Gennaio, e lì già faceva il mea culpa sugli acquisti già fatti dicendo che, siccome nessuno le aveva regalato libri, lei aveva dovuto rimediare. E' stato un attimo e ho fatto outing anche io e tra i libri di cui mi dovevo giustificare, oltre al libro di Calò, c'è anche "Sulla pelle" (Gillian Flynn - Piemme Editore). Autrice controversa la Flynn, sembra quasi una via di mezzo fra Scarlett Thomas e Dan Brown. Ma chi è Scarlett Thomas? Ecco, molti non la conoscono ma, in questo blog, ci sono le recensioni di due dei suoi libri Che fine ha fatto mister Y e L'isola dei segreti (ne ho un terzo che devo leggere da una vita che si chiama "Il nostro tragico universo" e prima o poi lo farò) : Scarlett Thomas è un'insegnante di scrittura creativa. Diciamocelo è dannatamente brava a costruire le trame intricate ma non azzecca un finale manco per sbaglio! E' più forte di lei. L'isola dei segreti, se volete iniziare a leggerla, lasciatelo perdere ma "Che fine ha fatto Mister Y" è un vero spettacolo di libro, tranne il finale, ma poco ci importa perché, per quanto insulso possa essere,  difficilmente ci rovinerà il piacere di tutto il resto. Dan Brown suppongo che lo conoscano tutti, pure i sassi, l'ho letto ma non l'ho mai recensito: per fare una recensione di Brown occorre avere un sacco di riferimenti, che all'epoca avevo ma poi dovrei aggiungere in fondo al post una bibliografia delle dimensioni di un volume della Treccani, per cui accontentatevi di non averle. Ora, la Flynn, in questo spazio è presente per l'oramai famoso "L'amore bugiardo", che per molti è prevedibilissimo e molto scontato e per me in fondo non è poi così male. L'effetto specchio non è dispiaciuto ma ha un finale pessimo uno di quelli da dire "Beh? A Gillian  (sono romana almeno questa passatemela!) che ti si scuoceva la pasta messa a bollire per il pranzo? Ma che è così che si termina tutta questa architettura?".
Ecco, si dice che pure questo sia costruito nello stesso modo, non so che dirvi almeno finché non lo leggo e una prova di lettura per 2,75€ si può ben fare!
Altro libro di cui ho dovuto dar credito è :"Un amore degli anni '20" (Simona Caltabellotta - Ponte alle grazie) La prima cosa che mi ha colpito è la copertina - anche se lei sembra essere leggermente strabica-, bella da impazzire come tutte le copertine Ponte alle Grazie. Poi c'era la sinossi che ad un certo punto riportava: "È la storia di Giulio Parise e Sibilla Aleramo e della Roma degli anni Venti, di un amore grande e strano che sfida le convenzioni e l'oblio, e di un drappello di uomini che, insieme a Giulio, crede fermamente in una antica e magica Sapienza pagana alle origini della civiltà italica e dell'intera cultura occidentale". Lei scrittrice di cui ricordo un solo titolo  "Amo dunque sono" che oggi è pubblicato da Feltrinelli credo e che, visto l'esperienza con Ford, cercherò in qualche altra edizione magari vecchia vecchissima più in là. Lui, Giulio Parise, è stato un insegnante ed esoterista italiano dice Wikipedia e questo caso dove esoterismo e letteratura si incontrano mi intriga non poco. Quindi non potevo non prenderlo!

A quel punto a Librangolo Acuto dovevo giustificare il perchè avevo comprato "L'odore della polvere da sparo" (Attilio Coco - Spartaco Editore) e quello che ho detto a lei e che dico anche a voi è che è uno Spartaco Edizioni e che dopo la rivelazione di  Maggie Gee non si può lasciare lì, oltretutto usato (che il diavolo ti porti, tu che te lo sei rivenduto e che manco lo hai aperto! Ma grazie per averlo fatto...). E' una storia contorta che inizia a Potenza e finisce a Torino; da un lato c'è un giovane studente che diventerà attore e dall'altro uno scrittore che raccoglie la sua esperienza. In mezzo il fascismo, la fame, la guerra e anche le ossessioni post belliche di chi ha vissuto la fine della guerra. Dalla descrizione sembra essere un tomo da 1500 pagine e invece ne conta solo 270.

Finito l'outing, mi è capitato di andare a Frascati per incontrare un'amica. Avevamo intenzione di fare un giro e visto che l'appuntamento era presso una libreria e io ero, guarda caso (davvero eh? non l'ho mica programmato, giuro!), in forte anticipo sono andata a vedere che aria tirava alla Libreria Cavour, che è, tra parentesi, l'unica di quelle di mia conoscenza che acquista e rivende gli Adelphi difettati. Ma posso lasciarli lì, povere anime di carta? E infatti non l'ho fatto! Un libro difettato me lo sono preso ed è "La Rovina di Kash" (Roberto Calasso - Edizioni Adelphi). Dicono di questo libro che sia il più contorto e complicato fra quelli scritti da Calasso e che, per questo, sia anche il più bello. Contorto è contorto, ne ho letto 5 pagine e poi mi sono detta:"Questo lo devo leggere seduta e con impegno altrimenti mi perdo!" però, questa introduzione in un mondo che sta già andando avanti da solo, è veramente di gran fascino. Ti sembra di aver perso qualche pagina o un capitolo e invece no, inizia mentre gli altri sono già in tutt'altre faccende affaccendati e quindi non ti rimane che sederti e gustarti il racconto.

Poi invece ho preso un libro nuovo, ovvero "Margherita Sarfatti. La regina nell'arte dell'Italia Fascista" (Rachele Ferrario - Mondadori Editore), e, qui, invece ho un signor "perché": all'inizio del libro o un uno dei commenti non ricordo - e il libro sta sotto una traballante pila -, c'è scritto una cosa del tipo "Margherita Sarfatti non era solo l'amante di Benito Mussolini", "No, infatti, ne ha creato il mito!" è stato il mio pensiero. Per chi mi segue da tempo, sa che in passato - e nello specifico in un periodo molto particolare della mia vita-, ho letto due libri "Mussolini censore"  - Giulio Bonsaver Laterza Edizioni -(ingiustamente trascurato dal pubblico perché nelle classifiche Laterza dei più venduti stava sempre in basso) e Siamo spiacenti. Controstoria della letteratura italiana attraverso i rifiuti - Giancarlo Ferretti, Bruno Mondadori Editori che si contendono il primo posto dei saggi letti solo con il Gadda di Pedullà. Ecco, della Sarfatti, Bonsaver ne parla tanto in funzione del suo rapporto con Mussolini (Ferretti ha un solo capitolo mi sembra dedicato ai rifiuti sotto il periodo fascista) e descrive così bene il suo impegno e i risultati raggiunti per il suo "uomo" che mi ha persino convinta a comprare una copia di "Dux". "Dux" è il libro che ha creato Mussolini come il duce e che, indirettamente, ancora noi oggi ne riviviamo il disegno orchestrato come fosse reale. Come dice Bonsaver, Mussolini aveva capito che la grandezza e la potenza potevano essere creati a tavolino con l'utilizzo dei media ma non era così sveglio e preparato per poterli utilizzare. Margherita era sposata con un altro uomo e già prima di conoscere il duce frequentava il mondo culturale. Quando si innamorò di lui era ancora ebrea, si convertì dieci anni prima delle leggi razziali del '38, ma questo non la salvò e nemmeno il fatto di aver scritto decine di articoli che poi lui firmava come fossero suoi e aver pubblicato in Inghilterra il libro che ha reso Mussolini il Duce coronando il suo sogno di potenza. Margherita nel '38 uscì di scena emigrando in America Latina da dove rientrerà a guerra finita e finirà di vivere la sua vita in maniera estremamente defilata. Ora vi chiedo, voi lo avreste lasciato lì? Ecco, giusto! Nemmeno io l'ho fatto! 

"I cavalieri del Nord" (Matteo Strukul - Multplayer Edizioni) invece è un acquisto che ho fatto per colpa della mia insana abitudine di guardarmi i wrap-up dei vari vlogger. Lo so che ve lo state chiedendo che cos'è un wrap-up... è la lista dei libri letti, contenti? Ora, di Matteo Strukul se ne parla "in tutti i luoghi e in tutti i laghi" all'incirca da settembre. Tutti sono entusiasti e in più l'autore, che sembra un po' - perdonami Matteo se passi di qui- una via di mezzo fra un folletto e il protagonista di una storia steampunk, è simpatico e allora mi sono detta che alla fine dovevo leggerlo. E visto che sembra che chiunque lo compri non abbia intenzione di cederlo, l'ho preso nuovo. Dopo averlo ordinato ho indagato un po' e dagli amici di FB ho scoperto che Strukul non è proprio uno degli ultimi arrivati, ha pubblicato con E/O e anche parecchi libri. Ora si è dato al fantasy, vedremo come va a finire. Lo devo a chi lo ha messo in lista desideri :D

Che per caso ve l'ho detto che sono entrata in fissa con Collins? No? Ah si! Ecco usciva "Armadale" (Wilkie Collins - Fazi Editore) e io avevo appena finito "La donna in bianco". Sono stata da Chiara Calò alla Libreria Ubik di Monterotondo e non ce l'ho fatta, me lo hanno messo lì davanti all'ingresso... sono certa di non aver avuto le traveggole se vi dico che sventolava la copertina salutandomi. Non ce l'ho fatta ad aspettare e l'ho preso e iniziato quasi subito, e ne riparleremo a Febbraio. Per i patiti della progressione storica dei libri, "La donna in bianco" non è il primo libro di Collins e, in mezzo fra questo libro e Armadale, c'è un altro romanzo che si chiama "Senza Nome" anche quello pubblicato da Fazi.

"Neve, cane, piede" (Claudio Morandini- Edizioni Exòrma) cosa dirvi di più di quello che ho già scritto? Null'altro. Bello, bello, bello. Ben scritto, con il giusto ritmo, con tanto cuore e che ti lascia il magone. Uno di quegli scrittori da cui volentieri di fai strapazzare nell'intimo perché lo fa con stile e con sentimento. Un libro veramente da leggere e anche da rileggere. 

Quindi arriviamo a "Ventuno" (Simone Delos - Edizioni La Gru) e, in questo caso, parliamo di racconti, 21. Ha una sinossi che mi ha fatto venire la pelle d'oca: "Questo libro racconta ventuno storie di persone che come le cartilagini subiscono pressioni che nessun organo sopporterebbe. Alcune di queste persone, sì. Altre no, ma in un momento della vita possono riuscirci.". Non saprei dirvi di più lo devo leggere e questo è l'esordio di Simone quindi ne riparleremo in recensione.
"Omofollia" (Mattia Cesari - Rizzoli Editore) Oh! E qui mi sono trovata una proposta che mi ha lasciato un po' così: O.O
Non è un genere che leggo solitamente ma , la storia di Mattia, ha catturato la mia attenzione . Mattia Cesari, che manco io conoscevo, è un vlogger che un giorno ha deciso di fare "outing" su Youtube. Ora, dopo aver letto la storia di Gabardini, confesso di essere interessata, anche se non in modo morboso, a quello che è successo dopo. Ecco Mattia è un "dopo" anche se, non credo, strettamente legato alla storia di Carlo che scelse di scrivere una lettera a Repubblica dopo che Simone, un giovane romano, si era buttato dalla finestra perché non riusciva a parlarne con i suoi della sua omosessualità. Mattia ha trovato in rete un'altro tipo di accoglienza e da quello che ho visto in uno dei video superstiti - sul suo canale non c'è più nulla-, ha deciso di raccontare la sua storia un bel giorno in un video. A questi sono seguiti quelli degli amici che hanno fatto outing e che hanno cominciato anche a scherzare sulle manie che contraddistinguono chi non conosce questo mondo: c'era per esempio un video sulle domande che ti fanno quando dici che sei gay. Devo ammettere che sono un po' scettica, visto che Mattia ha 17 anni, ma non mi rifiuto di leggerlo proprio perché se è riuscito a raccontarsi e a riscuotere consensi sul Tubo forse ci riesce anche in un libro. Chissà.

E veniamo alle letture di Gennaio! Eh sì, non si vive di soli acquisti librari, ma anche di letture, tra cui "Rock Spring" (Richard Ford - Feltrinelli Editore) che come vi ho detto non mi è piaciuto e "Neve, cane, piede" (Claudio Morandini- Edizioni Exòrma) che invece ho amato. Il classico del mese "La signora in bianco" (Wilkie Collins - Fazi Editore) che è veramente accattivante si deve battere con un altro classico, stavolta lo scrittore perché non avevo idea che avesse scritto questo genere diracconti, che è "Il vampiro" (Luigi Capuana- editore non pervenuto). Come editore non pervenuto? Già vi sento! Non  sono riuscita a stabilire che editore sia, la copertina che aveva corrisponde ad una edizione americana. Ho scaricato questo libro su un'app, che ho da una vita e che raramente utilizzo perché ci faccio un po' a cazzotti, che si chiama MegaUpload ed è collegata con tutte le biblioteche digitali libere del mondo. In particolare questo libro l'ho scaricato dalla sezione italiana dei libri della Project Gutemberg che vi linko perché è anche su internet.
Io Capuana lo odio e lo amo: ci sono alcuni suoi scritti che adoro per questa sua capacità di rendere i dialoghi reali, botta e risposta che ti fanno visualizzare una scena come avessi davanti due attori che stanno recitando. Per contro la parte descrittiva invece la trovo molto spesso noiosa. Però, quando ho visto questo libro, non sono riuscita a non prenderlo. Sono circa 32 pagine di dialoghi serrati suddivisi in due storie. La prima che da il titolo alla raccolta è veramente geniale. Ne riparleremo in recensione ma ,se vi capita di trovarlo o di cercarlo direttamente sull'app, credo che rimarrete piacevolmente stupiti come me.

Non c'è un errore per quanto riguarda Twain è un libro che ho letto e lo cito per il computo dei libri letti ma, per la questione del Blogger Etico della campagna "Se non paghi sei fuori" (basta cliccare sull'immagine in fondo a destra per sapere di che si tratta), non posso far altro che dire che è un libro di Twain la cui recensione uscirà quando l'editore avrà regolarizzato la sua posizione verso i suoi collaboratori. 

Proseguiamo con un altro libro bellobellobello - sembra che ho fatto l'abbonamento a Exòrma, vero?- in effetti anche questo era in lista per Febbraio poi Barbara di Librinvaligia mi ha detto che lo avrebbe iniziato e così mi sono accodata. Io non immaginavo che potesse essere così interessante anche perché di Stevenson ricordavo veramente poco e non sapevo che avesse scritto un libro sulle Cévennes, ma, il bravissimo Franza , ha ovviato nel suo libro a questa mia mancanza affiancando le sue impressioni di viaggio con quelle di Stevenson. Non è un viaggio intimistico come pensavo io, ma molto di più. Ad un certo punto Franza cita Baudelaire: 

Una foto pubblicata da @leggendolibri in data:

Qui secondo me si riassume quello che è questo libro. E' partire e basta. Se non punti all'obiettivo della fine del viaggio, ogni cosa ti sembra diversa e hai lo spirito di approfondire. In fondo Franza è un po' come Stevenson in questo viaggio. Il secondo parte per riflettere e vedere se il suo amore è davvero così grande, mentre il primo parte per riscoprire un amore letterario con cui condividere e condividere un viaggio. E' un libro molto intenso, piccolo, ma decisamente imperdibile. Il libro era "In cammino con Stevenson. Viaggio nelle Cévennes" (Tino Franza - Edizioni Exòrma)

Dopo questa profondità non poteva non arrivare un saggetto, poche pagine, ma ben costruite. Si parte dall'assunto che io condivido e che probabilmente anche Roger Chartier avrebbe apprezzato. Un libro è un insieme di forze che collaborano e tra queste c'è anche la potenzialità del lettore di interpretare lo scritto nel momento in cui lo legge. A questo si aggiungono tutta una serie di declinazioni sull'interpretazione data dall'esperienza del lettore che prende in considerazione quelle che sono le evidenze del testo le analizza e, se le condivide, le fa sue. Lettura interessante quella de "L'etica del lettore" (Ezio Raimondi- Edizioni Il Mulino) ma non dice nulla di nuovo, magari argomenta cose cui ero arrivata da sola. Diciamo che è un buon spunto su cui riflettere. 

E siamo arrivato all'ultimo libro che è stato peraltro il primo letto quest'anno ovvero "Regina rossa" ( Victoria Aveyard- Mondadori Editore). Il battage pubblicitario americano, non lasciava ben sperare, praticamente ne parlavano tutti e però pochi sapevano che c'era scritto dentro. E' uscito relativamente di recente nel 2015 e io l'avevo lì da Novembre. Non è poi così malvagio come pensavo all'inizio ma rimangono dei lati oscuri che secondo me, Victoria, ci avrebbe potuto benissimo risparmiare. Il prequel di novelle me lo lascio per dopo e invece sono in attesa del 9 Febbraio quando mi verrà inviata la copia, in inglese, di cui credo di aver letto il primo capitolo in giro; "credo" perché con i siti americani non si capisce mai che stanno anticipando, so solo che su questo treno ci stiamo da un po'...e siamo pure fermi, ma non scendiamo perché impegnati ad ascoltare quelli che vogliono fare fuori Cal (il principe non vi posso di altro altrimenti faccio spoiler) e Mare che ha le sensazioni (tutta n'a sensazione sta ragazza...). Insomma Victoria non promette nulla di buono, magari mi stupisce chissà!

Se siete arrivati fin qua, siete proprio impavidi miei cari! Lo so che mi sono dilungata tanto. Ma consolatevi questa rottura vi capita una volta al mese e avete un mese per leggerla, non è fantastico? :D No, lo so... mea culpa... vado a leggere, altrimenti il mese prossimo non avrò nulla da dirvi!
Buone letture,
Simona Scravaglieri

















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