mercoledì 21 ottobre 2015

[Dal libro che sto leggendo] Chi ha paura di Pulcinella?


Fonte: Locali d'autore



Questo è il libro che mi ha fregato venerdì, la recensione c'era, ma secondo me, non era all'altezza e quindi aggiusta qui e aggiusta lì... Insomma vi è mai capitato di scrivere qualcosa e di non riuscire a sistemarla se non sconvolgi tutto l'assetto su cui il testo si poggia altrimenti, sarà pure bello, ma non è niente di speciale? Ecco, a me è successo giovedì sera nel momento in cui la volevo programmare e invece sta ancora lì, tra le bozze.

Siamo a Napoli e in particolare al rione Sanità in cui domina indisturbato il clan degli Sparaco oramai da anni. Due novità si presentano nel presente della storia: l'arrivo di uno strano uomo, molto schivo e defilato che di mestiere dice di fare il tuttaio e l'arrivo poco dopo di uno strano personaggio burlone e provocatore che si professa come "affamato di giustizia" e che comincia a mettere alla berlina gli uomini del clan e il clan stesso.

Non vi racconterò molto altro se non che questo libro è così gustoso e divertente che non mancherete di sorridere qui e lì. Ma attenzione, fra le situazioni che si susseguono, c'è anche un po' di realtà vera quella che, i resoconti giornalistici e non, non sempre riescono a descriverci. Massimo Torre invece riesce a rendere veramente bene l'idea e io lo consiglio caldamente perché è stato una rivelazione.
Questo è il primo di quattro libri, il secondo è uscito recentemente, quindi mi tocca anche sbrigarmi per stare al paso con lo scrittore!
Buone letture,
Simona Scravaglieri


PROLOGO 


Il mare non bagna la Sanità e nemmeno s’intravede lontanamente.
La Sanità si estende sotto un lunghissimo ponte. Lo costruirono i francesi all’inizio dell’Ottocento per collegare il resto di Napoli alla reggia di Capodimonte, situata sull’omonima collina, perché ad attraversare l’antico rione ci si impiegava troppo tempo. Il percorso era tortuoso. Fu il fratello maggiore di Napoleone, Giuseppe Bonaparte, a cominciare la costruzione della grandiosa opera, ardimentoso frutto dell’ingegneria francese, e Gioacchino Murat, re di Napoli finché non lo fucilarono i borbonici, la terminò. Tutto in appena tre anni…
Da quel momento la Sanità è stata di fatto esiliata dal resto della città.
Le strade di Napoli sono tutte strette ma trafficatissime vie di passaggio che è obbligatorio attraversare per andare da un rione all’altro. L’unico posto da cui non è necessario passare per dirigersi verso gli altri luoghi della città è la Sanità. Lì bisogna andarci apposta, per qualche motivo particolare. E di motivi in realtà non ce ne sono tanti, a parte il rifornimento di droga. Il rione è uno dei più poveri e in una città già assai povera è quanto dire. Le poche attività che reggevano l’economia del posto, come l’artigianato della pelle che produceva guanti, borse, eccetera, sono state spazzate via dalla concorrenza dei cinesi. E quello che resta del commercio locale subisce l’asfissia delle famiglie camorriste che si alternano in virtù delle guerre di successione. Il posto, infatti, si presta proprio perché isolato. Le rare vie d’accesso sono facilmente controllabili. Una pacchia per le varie bande, che possono agire in modo quasi indisturbato. E quel “quasi” molto spesso si riduce a niente.

Il tempo di cui si racconta in questa storia è quello degli Sparaco, che ormai agivano indisturbati già da parecchi anni. Il capo, Clemente Sparaco, era detto ’o fravecatore, ossia “il muratore”, non tanto perché in gioventù avesse fatto per pochi mesi quel mestiere, quanto piuttosto perché amava murare vivi i suoi malcapitati nemici. Si narra addirittura che si eccitasse nell’osservare le vittime attraverso i monitor del suo salottino privato mentre morivano a poco a poco di fame. Una sorta di mortuario “reality” tutto suo. Si narra anche che avesse, di tali murati vivi, una videoteca accuratamente catalogata, da cui di tanto in tanto, quando non aveva un murato fresco di giornata, sceglieva i filmati preferiti per guardarli e riguardarli. In quell’epoca nessuno osava mettere in discussione il dominio degli Sparaco sulla Sanità. Le altre bande camorriste piuttosto dovevano guardarsi dalle mire espansioniste del fravecatore, i cui affari andavano a gonfie vele e la cui straordinaria ricchezza, in quel misero luogo di stenti, ridondava brutalmente.
Ma si sa, e Clemente Sparaco lo sapeva bene, che tutto ha un inizio e una fine. Per questo era molto attento a procrastinare quest’ultima. Possibilmente oltre i limiti dell’eternità. «Mai abbassare la guardia!» diceva, un giorno sì e un giorno no, al suo amato rampollo Ciro, destinato nei suoi progetti a succedergli di lì a qualche centinaio di anni. E magari ad ampliare i confini dell’impero fin dove il sole non tramonta mai. Come quello di Carlo V.
Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E a Napoli questo vale più che in qualunque altro posto.
Questo pezzo è tratto da:

Chi ha paura di Pulcinella
Massimo Torre
E/O Edizioni, Ed. 2014
Collana "Originals"
Prezzo 15,00€


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