domenica 29 marzo 2015

L'ha detto... Helen Keller

Fonte: Meteoweb

Alla fin fine, la via più semplice per essere felici è fare il bene. 
 Helen Keller



venerdì 27 marzo 2015

"Un amore sbagliato", Giulia Alberico - Mare maroso...



Fonte: Il tuo sorriso mi brucia dentro

L'ho scritto anche in giro sui social mentre lo stavo leggendo che, se avessi dovuto dare una descrizione in poche parole questo libro, la definizione più semplice sarebbe stata "Mare maroso" e, come avevo già accennato la scorsa settimana, qui si tratta di un bel libro, appassionato, colto e scorrevole e molto sentito. Mentre lo leggevo mi è venuto in mente un altro libro che mi aveva dato simili sensazioni per il tono, definito come "gentile", che aveva accompagnato la storia ed è "Cupo tempo gentile". Anche in questo caso, per la scorrevole e appassionata scrittura di Giulia Alberico si può dire che, natura e spirito gentile, vanno a braccetto per accompagnarci nei meandri controversi che caratterizzano le sfaccettature della parola "Amore".

L'amore può essere stanco, ma anche vivace, può essere deluso e a volte ritrovato. L'amore può essere appassionato, ma anche gentile, discreto. Può essere quello fra due persone dello stesso sesso oppure no, può essere amore parentale oppure quello di una famiglia e nel più piccolo, seppure grande, nucleo può essere amore genitoriale. Nella storia di Giulia questi amori ci sono tutti, rappresentati senza la morbosità del dettaglio scabroso ma con la perizia della donna d'altri tempi capace di far vedere le emozioni senza doverle per forza etichettare. E' un romanzo costituito e costruito sulle contrapposizioni felicità e tristezza, gioia e solitudine, amicizia e amore, città e paese, donne libere e donne che, a volte, pensano solo di esserlo ma non lo sono.

Questa è la vita che vive Lea, e che in fondo viviamo tutti. Chi più e chi meno, quando si cresce l'abitudine, il rapporto fisso o il matrimonio possono costituire un limite o una continua rinascita. Ma a volerlo bisogna essere consapevoli, e quando si vive un rapporto di coppia bisogna volere tenere in piedi un rapporto in due, invece, in un momento di crisi fra Lea e Stefano, compare Marco che è così diverso dall'uomo che la nostra protagonista vive ogni giorno. L'occasione è un convegno, la scusa è una sigaretta, lo scambio di un numero e la nuova avventura è servita! Un'amicizia che si trasforma in altro, la riscoperta del trasporto, del corteggiamento, delle frasi che gli innamorati si scambiano e che solo loro sanno a che ricordo sono legate. Un linguaggio diverso che li mette al riparo dal mondo che potrebbe rompere l'incantesimo.

Ma Giulia è anche un'insegnante e una studiosa e ama la lingua che ha a disposizione per raccontare questa storia e la usa in maniera naturale. E non è naturale solo perché affine alla personalità e alla cultura dell'autrice ma anche perché la percezione del lettore non avverte il disagio di un termine inconsueto scoprendone, non solo il significato, ma anche la musicalità nell'accoppiamento con altre parole, come avviene per i due termini che danno il titolo a questa recensione "mare maroso". Alla musicalità e alla poesia nascosta in alcuni accoppiamenti virtuosi si possono accostare le dissonanze date dai caratteri dei personaggi di questa storia. Ognuno con la sua presenza ben stabilita che non lo fa sbiadire al confronto con gli altri ma che da questo rapporto trae la sua forza. 

Non c'è giudizio e né condanna in questa storia, perché ogni posizione è comprensibile e non condannabile; non c'è colpa se c'è l'amore di mezzo, anche se è stato solo un affetto, nessuno dovrebbe puntare il dito sulle scelte che vengono fatte in conseguenza alle nostre azioni. Una visione della vita completamente diversa che ci viene presentata man mano che l'intreccio si svolge e ci si svela, in tutta la sua architettura, a conclusione di tutta la vicenda. Che sia Stefano, Marco o qualcun altro, Lea ad un certo punto si ritrova nelle scelte che ha fatto nel corso di un lungo anno; il suo problema improvvisamente non è sapere con chi vivere ma che tipo di vita vivere e sopratutto qual è la vita che le appartiene. Ma come tutti i percorsi evolutivi la strada è accidentata e non sempre è facile individuare quella giusta.

Un lavoro completo e disarmante nella sua profondità espressa in maniera semplice, che rendono questo libro un vero Romanzo, con tanto di maiuscola, come non mi capitava di vederne da tempo. Un libro veramente bello da leggere e da ricordare e magari anche da rileggere.
Zia Sofia? Il personaggio che mi è piaciuto di più di cui vi avevo parlato mercoledì scorso? Ecco, mica posso divi tutto! Leggetelo e scoprirete chi è!

Buone letture,
Simon Scravaglieri


Un amore sbagliato
Giulia Alberico
Sonzogno Editore, Ed. 2015
Collana "Romanzi"
Prezzo 15,00€







Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 25 marzo 2015

[Dal libro che sto leggendo] Il tuo meraviglioso silenzio


Fonte: Paul C. Brunson


Questa è la storia di una mancata sòla. Lo scorso anno ho preso un buon numero di fregature, inconsapevolmente, ma le ho prese. Ma ho scoperto che fra sòla e libro brutto la differenza c'è, eccome. Il libro brutto è quello che ti lascia l'amaro in bocca, che ti fa pensare a tutti quei libri che avresti potuto comprarti e invece non l'hai fatto. Magari fra quei libri si nascondeva il quello che avresti adorato e invece no, tu hai comprato il libro brutto che non regaleresti nemmeno al tuo peggior nemico. La sòla invece è di solito il libello che voleva essere, ma proprioproprio tantotanto, un signor libro - tant'è che ci butta tutto dentro, poesia, epica, amore, dolore (a volte anche sofferenza indicibile) -, ma proprio non gli riesce bene. E il lettore se la ride.

Questa sembrava una sòla e invece, nonostante qualche sbavatura, è un buon libro. Attenzione è un tipo di libro destinato ad una ben definita categoria di lettori, ovvero per adolescenti. Ma si lascia leggere anche velocemente nonostante le sue 465 pagine. Lei Naskja non parla più, un giorno ha smesso e tutti aspettano il momento in cui ritornerà a farlo, lui Josh è un tipo introverso che ha un amico pasticcione e fighetto e che ha guadagnato il rispetto di un altro compagno, gay, quando lo ha difeso. Inizia l'anno scolastico e si ritrovano tutti nella stessa scuola, nelle stesse classi e infine a vivere anche nel raggio di pochi chilometri.

Ne riparleremo nella recensione ma già da ora posso dire che ha guadagnato un'abbondante sufficienza.
Buone letture,
Simona Scravaglieri



Odio la mia mano sinistra. Odio guardarla. Odio quando si blocca e trema, a ricordarmi che ho perso la mia identità. Ma la guardo comunque, perché mi ricorda anche che riuscirò a trovare chi mi ha portato via tutto. Ucciderò il ragazzo che mi ha uccisa, e lo farò con la mano sinistra.

1

Nastya Morire non è poi così male dopo la prima volta.
 
Lo so per esperienza.
La morte non mi spaventa più.
È tutto il resto a spaventarmi.

Agosto in Florida significa tre cose: caldo, umidità opprimente e scuola. Scuola. Sono più di due anni che non ci torno. A meno che uno non consideri scuola starsene seduti al tavolo della cucina a studiare da privatisti con la propria madre, e per me non lo è di certo. È venerdì. Il mio ultimo anno di liceo inizia lunedì, ma non mi sono ancora iscritta. Se non mi presento oggi, non avrò un orario lunedì mattina, e mi toccherà aspettare in ufficio finché non me lo daranno. Mi sa che preferisco evitare la pessima scena da film anni Ottanta in cui il primo giorno arrivo già in ritardo e tutti smettono di fare quello che stanno facendo per fissarmi. Anche se esiste di peggio nella vita, sarebbe comunque una seccatura.
Mia zia svolta nel parcheggio della Mill Creek Community High School con me al rimorchio. È una scuola come tutte le altre. Se non si considera il colore putrido delle pareti e il nome sulla targa, è uguale identica a quella dove andavo prima. Margot – mi ha fatto rinunciare a “zia” perché la fa sentire vecchia – abbassa il volume della radio che ha tenuto a palla per l’intera durata del viaggio. Per fortuna il tragitto è breve, perché i rumori forti mi danno fastidio. Non è il suono in sé, ma il volume alto. I suoni forti finiscono per inghiottire quelli deboli, e i suoni deboli sono quelli che fanno più paura. Ora posso farcela perché sono in macchina, e di solito in macchina mi sento al sicuro. Fuori è un altro discorso. Non mi sento mai al sicuro, fuori.
«Tua madre si aspetta una telefonata quando hai fatto qui» mi dice Margot. Mia madre si aspetta un sacco di cose che non otterrà mai. Nell’economia del tutto, una telefonata non è una pretesa esagerata, ma questo non significa che debba averla vinta per forza. «Cerca almeno di mandarle un messaggio. Quattro parole. Registrazione fatta. Tutto bene. Se poi ti senti particolarmente generosa, alla fine puoi anche aggiungerci una faccina sorridente.»
La osservo di traverso dal posto del passeggero. Margot è la sorella minore di mamma, una decina d’anni in meno. È l’opposto di lei quasi in tutto. Non le somiglia per niente, il che vuol dire che non somiglia neanche a me, visto che io sono la copia sputata di mia madre. Margot ha i capelli biondo sporco, gli occhi azzurri e un’abbronzatura costante che mantiene con facilità lavorando di notte e sonnecchiando di giorno a bordo piscina, anche se è infermiera e dovrebbe sapere che non fa bene alla pelle. Io ho un incarnato pallido, occhi castano scuro e capelli lunghi, mossi, quasi neri ma non proprio. Lei sembra uscita da una pubblicità della Coppertone. Io da una bara. Solo uno stupido potrebbe pensare che siamo parenti, anche se è una delle poche certezze che mi rimangono.
Ha ancora quel sorriso furbetto stampato in faccia, consapevole del fatto che, pur non avendomi convinta a tranquillizzare mia madre, è riuscita comunque a instillarmi un po’ di senso di colpa. Impossibile provare antipatia per Margot, anche mettendosi d’impegno, il che me la fa odiare un po’, perché io non sarò mai come lei. Mi ha accolto in casa sua non perché io non abbia altri posti dove andare, ma perché non resisterei da nessun’altra parte. Per sua fortuna, le tocca vedermi solo di sfuggita, perché una volta iniziata la scuola non saremo quasi mai a casa negli stessi orari.
Ma anche così, dubito che accollarsi una teenager cupa e musona sia il massimo dell’aspirazione per una single poco più che trentenne. Io non lo farei, ma d’altronde non sono un tipo generoso. Forse è per questo che scappo a gambe levate da tutti quelli che mi vogliono bene. Se potessi starmene da sola, lo farei. Ben volentieri. Lo preferirei, piuttosto che dover far finta di stare bene. Ma non ne ho la possibilità. Perciò mi accontento di stare con qualcuno che, almeno, non mi vuole così tanto bene. Sono grata a Margot, anche se non glielo dico. In verità, non le dico mai nulla. No, decisamente no.

Questo pezzo è tratto da:

Il tuo meraviglioso silenzio
Katja Millay
Mondadori Editore, ed. 2014
Traduttore L. Borgotallo
Collana "Chrysalide"
Prezzo 14,90€

- Posted using BlogPress from my iPad

domenica 22 marzo 2015

L'ha detto... Kahlil Gibran


Fonte: ArteEssenza



Solamente chi è puro di cuore perdona la sete che conduce alle acque morte. E soltanto chi si regge ben saldo sulle proprie gambe sa porgere la mano a chi inciampa. 

Kahlil Gibran


venerdì 20 marzo 2015

"La verità e altre bugie", Sasha Arango - Scelte, a volte, premianti...



Fonte: Flickr


Come vi avevo anticipato nel [Dal libro che sto leggendo] questo lavoro mi ha entusiasmato da quando ho potuto leggere l'anteprima fra Dicembre e gli inizi di Gennaio di quest'anno. Ma cos'ha di tanto particolare, vi starete chiedendo. E, come avviene per tutti i libri che mi sono piaciuti da morire, mentre inizio questa recensione, l'unica cosa che mi viene in mente è "è bellissimo!!! Non potete non leggerlo!!!". Ma come ben sappiamo non è molto professionale da parte mia saltellare per questo spazio per dire solo questo, pertanto partiamo dall'inizio e vediamo di capire di cosa si tratta.

È un romanzo, che al contempo è un giallo e un noir. Come anticipato il protagonista attorno al quale gira tutta la storia è uno scrittore che nasconde qualcosa che va oltre la sua relazione con la sua editor Betty  - che pensa di aver sufficientemente nascosto alla moglie Martha, e che, dopo il successo dei suoi libri, si è ritirato a vivere sulla costa, a ridosso di un paese di pescatori. Un giorno un omicidio rischia di mettere in luce il suo passato oscuro e contestualmente di vederlo coinvolto in quello che succede.

E se vi dicessi che ufficialmente succede tutto eppure nulla, ci credereste? In effetti è, perdonatemi il gioco delle parole, quel che succede. Per farvi capire questa frase dovrei spiegarvi quel che avviene, cosa che ben sapete non farò. Henry, il protagonista, narra in prima persona la storia, un po' come un resoconto e i luoghi oscuri si nascondono quando i tratti della storia sfumano fra il possibile e il convincente finché viene quasi sviato il lettore.

Ma l'aspetto più interessante di questo romanzo-giallo forse sta proprio in questa formula di intrecciamento, eh sì, della trama; la treccia è forse l'unica immagine che possa rendere l'idea di questa storia. Un po' come si partisse da un'uica coda, divisa in più ciocche che, man mano che scorrono gli avvenimenti si sovrappongono senza mai mischiarsi fra loro. Quindi alla fine si capisce fin troppo bene chi ha fatto cosa e in quale parte è implicato nella vicenda iniziale.
E la cosa bella è che tutte le "ciocche" reggono benissimo e sono anche verosimili. Il tutto costruito in uno spazio limitato di pagine che garantisce che la tensione sia sempre costante e senza distrazioni di sorta.

Duecentosessantasette pagine perfette, ben scritte, senza architetture possibile, con un finale che non ci si aspetta e che mi mettono in attesa di un nuovo, speriamo, lavoro magari l'anno prossimo, come è già successo in passato per l'altra serie capolavoro di Amed Mourad. Se in Svezia, Danimarca, Norvegia e persino a Ginevra (con Dicker) nevica e a quanto pare non escono e hanno bisogno di scrivere mattoni thriller, si può dire che, in Germania, nonostante la neve, si esce lo stesso! Meno male!

Che dire, per gli amanti del genere, è imperdibile. Io che l'ho in formato ebook lo comprerò per metterlo fra i letti accanto a quelli di Mourad, perché questi sono il genere di libri che voglio conservare e magari, più in là rileggere.
Buone letture,
Simona Scravaglieri 


La verità e altre bugie
Sascha Arango
Marsilio Editore, ed. 2015
Collana "Farfalle"
Prezzo 17,00€



Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 18 marzo 2015

[Dal libro che sto leggendo] Un amore sbagliato




Fonte: Pinterest

Ci ho messo un po' a lasciare a questo libro la possibilità di finire. Confesso, non lo volevo proprio lasciare andare, e chi vede gli avanzamenti delle mie letture ne è testimone, perché la scrittura aggraziata e gentile, quasi di altri tempi ma svecchiata di ogni inutile ampollosità, rendeva questa storia affascinante e in alcuni punti, più per la scrittura che per la trama vera e propria.

Lea conduce una vita normale da maestra elementare è da dieci anni compagna di Stefano e sente il peso della routine che porta, lei e il suo compagno, a stare per lungo tempo separati causa impegni di lavoro di lui presso un'università emiliana. Lei vive a Roma e la sua vita è fatta di lavoro, letture, incontri periodici con le amiche, "il quadrilatero" le chiama. Poi un giorno, un viaggio per un congresso, un relatore che affascina per quel che presenta, un incontro fortuito con lui nello stesso ristorante e subito dopo un complimento e un contatto con una scusa scatta qualcosa che nemmeno Lea sa cosa sia. E di qui parte questa storia tenera e a tratti complicata.

Questo è un vero romanzo, uno di quelli in cui si sogna, ci si innamora e a volte ci si commuove anche. Di tutti i personaggi che si avvicendano quelli che a me sono particolarmente piaciuto sono Zia Sofia e Immacolata, donne dal sapore dei tempi andati così opposte nelle scelte individuali e così identiche nella testardaggine con la quale vanno avanti.
Un bel libro dove amore e natura si fondono in un linguaggio altrettanto semplice e poetico ma mai smielato. E' piaciuto anche a me che sono romantica come una lapide funeraria, difficilmente potrà non piacervi. Comunque ne riparleremo nella recensione,
buone letture,
Simona Scravaglieri


Da due settimane non riusciva più a fare un sonno filato. Si svegliava di colpo, più volte. Alle due, alle tre, alle cinque. Qualcosa di potente aveva ragione del buio e della dimenticanza che le concedeva il sonno. Se erano già le quattro o le cinque restava sveglia, non provava a chiudere di nuovo gli occhi, a spegnere la luce dell’abat-jour. Dalle fessure delle tapparelle arrivava già un chiarore di alba, un accenno di cielo di latte e, allora, preferiva aspettare, sveglia, che il nuovo giorno arrivasse pieno, intero. Gli si consegnava così, accesa, gravida di questo pensiero di lui che ormai le teneva compagnia come in una presa diretta continua, involontaria, inarginabile. Non si chiedeva mai – se non di sfuggita, ma così, tanto per – dove fosse e con chi fosse. Non la riguardava, non la toccava, non era una cosa importante.Sapeva di consistere in lui, così come lui in lei. Forse non gli toglieva il sonno, questo sì, ma era lei che era troppo eccitabile, sempre stata con reazioni amplificate, eccessive, glielo avevano detto fin da bambina. Però, pensava che, anche se non gli toglieva il sonno, aveva messo timidi villi dentro la pancia di lui. Ed era grande e luminosa la sensazione di averlo fecondato e di essere stata fecondata. Poter vivere a centinaia di chilometri di distanza con la consapevolezza d’essere gravidi, insieme. E felici di esserlo.Accecante e rapido come una folgore il nome di lui la trapassava fin dal risveglio. Sapere che c’era – da qualche parte nel vasto mondo – che si soffiava il naso, leggeva il giornale, appendeva il cappotto in un ristorante, si allacciava le scarpe, tutte queste minute cose che lui, da un’altra parte, faceva, la riempivano di stupefatta fierezza, di un sentimento verticale, solido, concreto, buono. Come il pane, come il gattò di patate che, da quando il nome di Marco era entrato tra i nomi amati, le veniva più morbido. Anche Stefano se n’era accorto. Un giorno le aveva detto: «Ma questo gattò ti viene meglio da un po’ di tempo in qua.»«Ho cambiato tipo di patate» aveva risposto lei.
Marco era arrivato a lei, con delle parole gentili, in un momento della sua vita in cui le pareva che dal mondo che abitava fossero scomparse la gentilezza e la grazia.Forse era lei che era inquieta, scontenta, nervosa: da tempo anche a scuola le parevano sgraziate le bidelle con certo fare brusco, certa aria di degnazione appena chiedeva loro un piacere. E Stefano era diventato un istrice. Il lavoro cui si stava dedicando ormai da tre anni, un manuale di Letteratura italiana per le scuole, lo assorbiva in modo totale, era sempre al telefono con l’editore, con il suo coautore che viveva a Torino, smadonnava, si capiva che non vedeva l’ora di licenziare un’opera che all’inizio l’aveva entusiasmato ma che, col tempo, per le mini censure che doveva porsi, i tagli da fare, era altra da quella che aveva in mente.

Questo pezzo è tratto da:

Un amore sbagliato
Giulia Alberico
Sonzogno Editore, Ed. 2015
Collana "Romanzi"
Prezzo 15,00€


domenica 15 marzo 2015

L'ha detto...Oscar Wilde




Fonte: Unbound


Nell'anima di chi è ignorante vi è sempre posto per una grande idea.
Oscar Wilde



venerdì 13 marzo 2015

"Serpenti", Daniel Krupa - Dei viaggi e di altre storie...

Fonte: Nuove soluzioni
Sebbene molte descrizioni di questo libro parlino di un viaggio nelle paure, io, nella lettura ho visto prettamente un viaggio con paure, ricordato attraverso uno spavento, che però nicchia ad un passaggio personale del protagonista, Fanta, dall'età adolescenziale a quella adulta. L'elencazione dei tipi di serpenti e delle possibili implicazioni dei loro morsi, per quanto mi compete sono utilizzate per scandire i tempi della narrazione. Alla fine è un libro che mi è piaciuto veramente tanto proprio perché questo passaggio non è completamente delineato bensì accennato e fornito ai lettori di tutti quegli indizi per potersi fare un'idea di come sarà il Fanta adulto.

Nel [Dal libro che sto leggendo] riguardo alla trama vi avevo scritto:
"Cerchiamo di contestualizzare: siamo a La Plata e il nostro giovane protagonista ha deciso di fare un giro allo zoo accompagnato dalla sua ragazza. L'esperienza, come dice anche lui - nella parte di libro trascritta qui sotto -, Risveglia i ricordi di una vacanza fatta a Misiones nella casa natale di un amico, Polonio, e con un altro che si chiama Seco. E' una vacanza fatta da ragazzi, appena diciottenni forse, che sperano di fare così la grande avventura. Invece... Invece ve lo dovete leggere ecco."
L'idea di questa struttura un po' anomala, che non è nuova ma che viene comunque applicata in maniera inconsueta tanto da spiazzare un po' il lettore, non è affatto malvagia. La fobia è un qualcosa che appartiene ad ognuno di noi, che sia un leggero moto di repulsione o che sia vero e proprio terrore per qualcosa, in fondo ha sempre un'origine. Per alcuni è chiara, per altri no. In questo caso per Fanta è chiara e ricorda non solo il viaggio in sé, ma anche tutte quelle contrastanti emozioni che sono date da una serie di fattori scatenanti.

Che sia l'abbandono della casa che li ospiti, il luogo così diverso dai panorami e dalla gente che è abituato a vedere, gli animali e gli insetti che li circondano, il caldo, la mancanza di altre distrazioni il rapporto con ciò che gli è sconosciuto è sinonimo di prova da superare e al contempo di necessità di rifugiarsi nelle proprie certezze rappresentate dalla nostalgia di casa. Fattore che accentua l'ingenuo approccio che muove i protagonisti che, volta per volta, reagiscono fra loro o da soli in maniere differenti.

E' una bella storia da conoscere, leggere e tenere da parte per poterla riguardare ogni tanto. Ha il sapore del tempo andato per le descrizioni del luogo dove sono in vacanza i ragazzi ma al contempo è stato tradotto e pubblicato con la solita cura maniacale di Caravan Edizioni; ne esce non solo una bella storia ma anche un linguaggio scorrevole che sicuramente rende partecipe il lettore della storia e del periodo della vita dei protagonisti.

Inutile ribadire che l'ho adorato e che lo consiglio veramente a tutti,
buone letture, 
Simona Scravaglieri


Serpenti
Daniel Krupa
Caravan Edizioni, Ed. 2009
Traduttore Vincenzo Barca
Collana "Bagaglio a mano"
Prezzo 9,50€



Fonte: LettureSconclsuionate


mercoledì 11 marzo 2015

[Dal libro che sto leggendo] Chiudi gli occhi e guarda


Fonte: Hotel Delfino


Il libro in cui vi faccio sbirciare oggi è quello che ho recensito venerdì, inutile ripetere tutte le motivazioni per le quali mi sia piaciuto. L'unica cosa di cui mi dispiaccio è il non aver potuto mettere altri pezzi che per me sono veramente esplicativi del talento di questo autore ed il motivo risiede nel fatto che vi dovrei svelare più del necessario.

Intendiamoci non che tutte le parti significative derivino da una sola situazione, ma svelarne anche una sola mette il lettore, che per la prima volta si avvicina ad un lavoro di Pezzoli, nella condizione di ricercare questo o quel pezzo perdendosi le sfumature degli altri.

Pertanto l'unico consiglio da amica che posso dare a chi deciderà di vivere le avventure di Corradino è di lasciarsi trasportare dall'autore nei meandri della storia che partono quasi prima che inizi il libro e non rimarrà deluso.

Buone letture, 
Simona Scravaglieri


1

voyage voyage

Il gatto reputa di cagarsi addosso quando è troppo tardi per tornare indietro, e tragicamente presto per arrivare a destinazione.
Trauma da automobile, piccola Ciopy, ma quanto a trasporti felini su gomma è la prima volta anche per noi, e a lasciarti digiuna non ci abbiamo pensato. Dall’espressione del casellante è chiaro che all’abbassarsi del finestrino ha usmato l’afrore ma non ne individua la fonte. Con quella faccia da piciorla ammaestrato sarà dura intuirla. Sarebbe il caso di indicargli la gabbietta con la micia imboscata giù al buio fra il sedile anteriore e il cruscotto, di modo che quello, mentre conta le lire di resto da porgere alla mamma, la smetta di fissare con disgusto il sedile di dietro della 127, la smetta di guardare me.
Andar via da Cuviago è come spezzare un assedio invisibile. Vorrei fosse per sempre. Sarà per tre settimane. Speriamo che non corrano via, che stiano ferme per un po’. Con meno puzza, però.
I preparativi per andare al Mare sono più belli dell’essere al Mare. La prima volta a Marina Ligure con la mamma, in quel luglio del ’79, è stata indimenticabile: da allora “Mare” lo scrivo sempre maiuscolo, e i professori precisini ci s’incazzino pure. Ma il meglio è prima: sognare, immaginare, contare i giorni, fare i bagagli. La dolcezza del radunare tutte quelle cose leggere e colorate sul letto, mentre fuori la pioggerella estiva accarezza le foglie dei ciliegi, il crogiolarsi nell’incanto di tutte le vigilie, trattenere le gocce dei momenti, non lasciarle evaporare via.

Anche le mattine di Natale per me sono sempre state così. Prolungare nel dormiveglia l’attesa della scoperta, malgrado sapessi che sotto l’albero avrei trovato ben poco: una macchinina, un cane di pezza o un libro, soldatini di plastica o animaletti di legno, qualche torrone, e l’odiosa “roba utile” da parte di nonna Corinna e zia Trude o della De Ropp, compensata negli anni migliori da giocattoli inaspettati spediti dal Piemon- te. Da piccolo a Lavinia mi dissero che c’era di mezzo una violazione di domicilio da parte di un Gesubambino invisibile, e io ci credevo, e di conseguenza pensavo che se mi fossi alzato a spiare nelle profondità della notte avrei visto i doni volarsene a mezz’aria per tutto il corridoio. Ma non osai mai, avevo una fifa troia di quelle effrazioni, anche se erano fatte a fin di bene.
Adesso so che ce li mette lei la sera tardi. Potrei scoprirli dopo che è andata a dormire, eppure la mattina aspetto e aspetto, invece di precipitarmi a spezzare l’incantesimo come tutti gli altri fessi.
E la mamma viene a chiamarmi, confusa e stupita, quasi delusa: «Corradino, non ci vai a guardare i doni?»
Ma l’anno scorso erano morti tutti, da ’ste parti, allora io e la mamma abbiamo affidato la Ciopy alla Marilù del bosco e siamo andati a passare il Natale in Piemonte, per dimenticare i fantasmi sotto la coltre nevosa di un paesotto chiamato Ceva, dove sono venuti anche gli zii di Pinerolo e Mondovì. C’era lo zio Renzo, quello delle barzellette e delle poesie dialettali, che come prima cosa ha detto «Sapete cos’ha portato, di bello e di buono, lo zio Renzo, per tutti voi bravi pronipoti? Una... bel- la... merda!» Però poi si è riscattato con una poesia seria intitolata “Temp”, che a me è piaciuta perché non era noiosa e verso la fine diceva: Temp, bastàrd! E in ogni caso scherzava, e i regali ce li aveva portati.

Mi sono sempre andati a genio, questi parenti piemontesi della mamma sull’anzianotto andante. Mi piacevano molto anche quelli tedeschi di Videla, mio padre, a dir la verità. Soprattutto la Clarissa di Wolfsburg, che per Pasqua mandava coniglietti di cioccolato, buonissimi e pieni, non come le sottili uova italiane del put con dentro la sorpresina sghimbescia. Qualcuno maligno potrebbe insinuare: sono i tuoi preferiti perché stanno lontani, un parente che è sempre fra i piedi non è mai preferito, e io non saprei cosa rispondere.
L’unica cosa che mi convince poco, di questi piemontesi, è che quando parlano, oltre a Bastalà e Boia fàus, ripetono sempre “Fatti furbo”. I furbi a me mi stan sul culo. Secondo me la furbizia è il contrario dell’intelligenza, è il lato disonesto della stupidità. I bambini più idioti stanno sempre a cercar di fregare gli altri, invece di fare amicizia. Ma forse i prozii non intendevano proprio quel tipo di furbizia.

Questo pezzo è tratto da:

Chiudi gli occhi e guarda
Nicola Pezzoli
Neo Edizioni, ed. 2015
Collana "Dry"
Prezzo 12,00€ 

venerdì 6 marzo 2015

"Chiudi gli occhi e guarda", Nicola Pezzoli - Pezzoli e il bue....



Fonte: Swif Uniba


Se dovessi presentare alla mia vicina di casa Nicola Pezzoli, l'unica cosa che potrei dire è che "è una faccia da schiaffi cui però non si può non affezionarsi" e anche il suo lavoro è identico al suo creatore. Il libro di cui vi parlo oggi è il proseguio di "Quattro soli a motore", anche se non serve che leggiate il primo per apprezzare il secondo - ma se poi non vi date la possibilità di darci uno sguardo secondo me perdete un altro bel lavoro-. Il protagonista è sempre Corradino e la sua mamma, il luogo è il mare ligure, il tempo l'ennesima estate che, però, è anche la prima al mare.

Ci sono un sacco di personaggi diversi in questa storia che, rispetto alla precedente e asservita al periodo estivo in cui si svolge, è estremamente solare. C'è questo bimbo di dodici anni, gli anziani zii, la biscugina e gli amici di spiaggia, la focaccia ligure con le cipolle e i gelati. Ci sono i primi baci e gli affetti familiari che sbocciano, c'è anche un camposanto ma il perché ci sia lo dovete scoprire voi, però sappiate che c'è. Nell'economia domestica mortificata dalla crisi dei posti di lavoro, non era mai capitata l'occasione di andare dal paese - Corradino vive a Cuviago  in montagna - fino al mare per le vacanze. Invece un giorno arriva l'inaspettato invito, poi c'è la preparazione e infine la partenza, ed è così che inizia l'ennesima avventura.

Già vi vedo a storcere il naso occhieggiando qualche classicone o qualche libro raccomandato in un improbabile trafiletto di giornale; ebbene vi state sbagliando, e anche di grosso! Perché Pezzoli è una faccia da schiaffi e anche un po' fetuso? Perchè Corradino è sì un dodicenne ma è anche un ragazzino molto più sveglio della sua età e, attraverso questo espediente, l'autore, narrando il racconto in prima persona riesce a restituire una fotografia del nostro mondo come se effettivamente fosse stata scattata nel '79. Ricordate quelle foto a tinte forti, con i genitori con quegli abiti con improbabili fantasie di moda all'epoca? I capelli ricci che avrebbero lasciato poi lo spazio alle immense cotonature degli anni '80? Sì, proprio quelle foto lì. E quel tipo di foto servono non solo ad enfatizzare i colori delle citate fantasie "del put", come avrebbe detto il nostro protagonista, ma per evidenziare, come fossero auree, le caratteristiche di questo o quel personaggio che asserve ai momenti di forte emozione disseminati qui e lì per la storia.

Eh sì, perché alla fine a Pezzoli e al suo personaggio non si può che affezionarcisi perché i momenti delle emozioni semplici che spesso nemmeno ci accorgiamo di provare arrivano quando meno ce lo aspettiamo e ci rendono per un attimo migliori. Tutto questo non ha bisogno di artifici, di situazioni pericolose o pericolanti, roboanti o artefatte. Questi momenti di partecipazione fra lettore e personaggi vengono fuori naturalmente dallo scorrere del vite e dal loro intrecciarsi l'una con l'altra. Il realismo caratteristico di questa scrittura, asciutta, forse a volte anche poco arricchita diventa come un disegno picassiano, quello del bue. La storia racconta che Picasso cercava quella sintesi estrema che rendesse l'immagine e l'emozione in pochi segni, un po' come un ideogramma cinese o giapponese. Quando per la prima volta disegnò quel bue che tutti conosciamo, qualcuno protestò dicendo che il grande artista alla fine metteva mano ad un disegno che pure un bambino di cinque anni poteva fare, e Picasso rispose "Magari potessi!". Ecco, Picasso per arrivare a quella sintesi estrema e simbolica ci aveva messo l'anima e milioni di prove e di studi, ma la sua non era pittura o disegno, ma un racconto; Gertrude Stein che forse lo conosceva più di tutti disse di lui che "si accompagnava con scrittori e poeti perché anche lui, con la sua arte, lo era". Pezzoli non so quanto abbia scritto, ma con i suoi personaggi e situazioni, scevri da ogni imbellettamento, riesce a creare un quadro realisticamente perfetto di chi siamo, chi eravamo e chi saremo, senza per questo doversi appellare a qualcosa che non sia tangibile per ognuno di noi. 

Siamo nell'epoca di #ioleggoperché in cui si chiede ai lettori di donare un libro ai non lettori per convincerli che leggere è una bella avventura. Ecco se io fossi uno dei messaggeri io donerei, certa che non potranno non apprezzarli, i libri di Nicola perché non hanno limiti se non quello di aspettare che ne scriva un altro per poter riaccendere la magia di Corradino.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Chiudi gli occhi e guarda
Nicola Pezzoli
Neo Edizioni, Ed. 2015
Collana "Dry"
Prezzo 12,00€




Fonte: LettureSconclusionate



giovedì 5 marzo 2015

Premio Strega, regolamento nuovo verso una vera bibliodiversità, oppure no?

Fonte: Luca Fadda

E' notizia recente che al premio possano accedere, per favorire la bibliodiversità, anche le piccole case editrici. Il regolamento del premio però impone che per la partecipazione vengano fornite 500 copie del libro che si vuole presentare ed è chiaro che, per una piccola casa editrice, l'impegno di fornirle è questione poco praticabile. Ma quindi la bibliodiversità e l'apertura verso le piccole realtà editoriali dove sta? E' invece notizia dell'ultima ora che, Luca Fadda, autore di " Kairòs" , abbia deciso di candidare la propria opera, sottoponendola alla segreteria dello Strega.
La mail inviata è questa:



Spett.le segreteria del Premio Strega,  
ho letto con estrema attenzione le novità relative a quest'anno e sono lieto di poter presentare la mia candidatura alla cinquina finalista con il mio romanzo di fantascienza Kairòs, edito da Ciesse Edizioni. Come ben sapete però la congiuntura sfavorevole (bassa congiuntura) economica che stiamo attraversando non può permettere né a me, né al mio editore di regalare l'intera tiratura del libro per coltivare una speranza che rasenta il sogno.  
Per questo motivo ho deciso di venire incontro al mio editore presentando per conto mio il mio libro. Parto dal presupposto che l'AIE si è fatta promotrice della campagna #unlibroèunlibro, campagna che puntava all'abbassamento dell'IVA sugli ebook in quanto un libro, in qualsiasi formato, è sempre un libro, è cultura. Io sono d'accordo e vorrei sottolinearlo per l'ennesima volta con questa mia proposta. Tra le parole che rappresentano lo Strega c'è la parola "bibliodiversità", inoltre segnalate come quest'anno si punti alla salvaguardia dei piccoli e medi editori. Converrete con me che la campagna da me citata puntava a parificare i diritti del cartaceo a quelli dell'ebook, in una sorta di allargamento del concetto di "quote rosa" (in questo caso "quote tecnologiche") nella formazione della cinquina finalista.  
Forte di questa convinzione e nel rispetto delle vostre linee che vogliono salvaguardare la piccola e media editoria, allego copia in formato e-pub e mobi del mio libro Kairòs, edito a luglio 2014 da Ciesse Edizioni. Lo potrete distribuire tra i 500 lettori facendo ctrl+c una volta e ctrl+v 499 volte. Se dovesse servire, nel caso i lettori non avessero un ebook reader, indico i link ai quali scaricare alcune app di lettura gratuite per computer, tablet, iPad, smartphone e iPhone.
(app Kindle, app Tolino, app Kobo, Calibre)  
Sono fiducioso nella Vostra serietà quando preciso che, ovviamente, sarebbe meglio evitare di duplicare l'ebook oltre le 500 copie da distribuire ai lettori, perché altrimenti si entrerebbe nel campo della pirateria e l'AIE non ne sarebbe troppo felice. Ringrazio per l'attenzione e attendo conferma della candidatura di Kairòs al Vostro prestigioso concorso.  
Cordialmente
Luca Fadda

Cosa fare quindi? Che tu sia un blogger o un semplice lettore, visto che Luca propone un modo semplice per la distribuzione e che sta proponendo alla valutazione del salotto più famoso d'Italia un libro scritto e venduto da un editore che corrisponde ai criteri individuati dal regolamento, leggi il pezzo di questo autore e riproponi la sua richiesta sul tuo spazio o attraverso Facebook per far sì che la notizia giri, non solo fra i lettori. Il post lo trovi su:



Nello stesso spazio troverai anche la copia della mail spedita alla segreteria oltre alle informazioni sull'autore.
Aiuta anche tu la vera e tangibile bibliodiversità e fai sentire la tua voce!

Aggiornamento: C'è anche un nuovo post sulla questione #stregadigitale sempre sullo stesso blog "Gli e-book al Premio Strega: #StregaDigitale #PremioStrega #unlibroèunlibro #aie "

Buone letture,
Simona Scravaglieri


mercoledì 4 marzo 2015

[Dal libro che sto leggendo] La verità e altre bugie

Fonte: Blog Letteratura e Cultura


Ho scoperto ora, mentre cercavo i riferimenti del libro, che quello che penso di questo libro è in linea con le impressioni di D'Orrico. Ecco, nonostante io non sia mai d'accordo con lui, posso ritenere, questo, un caso veramente eccezionale. Sì è vero anche secondo me quello che è scritto nella fascetta: "Il romanzo più bello che leggerete nel 2015". In effetti sarebbe più un giallo, se non fosse che il racconto dell'intricata storia è affidato al protagonista.

Herny è uno scrittore, almeno sulla carta. Betty il suo editor, Martha sua moglie. Un triangolo che si dichiara dal primo capitolo. Betty è rimasta incinta e proprio non ci voleva. È una donna dalle molteplici virtù ma l'unica che gli manca è quello di non essere affatto portata per la famiglia e tanto meno per i figli. In più una scappatella si sta trasformando in altro mettendo a repentaglio quello che Henry ha faticosamente e letteralmente costruito in questi anni.

In sintesi si parte da qui. Il libro l'ho iniziato venerdì notte e finito domenica mattina e non solo perché sono solo 267 pagine ma, anche, perché è scritto e tradotto in maniera fluida e scorrevole con un grado di intensità in costante ascesa verso il finale difficilmente immaginabile. All'epoca de "L'amore bugiardo" ho spesso detto che giusto una donna poteva arrivare al grado di "bastardaggine letteraria" tale da sviluppare una così semplice e altresì contorta trama. Ecco, oggi posso tranquillamente dire che anche un uomo può, e nel caso di Arango si può anche fare di più.

Ne riparleremo nella recensione,
ma vi consiglio di non perderlo!
Buone letture,
Simona Scravaglieri



1. 


 Fatale. Bastò una breve occhiata all'immagine per dare forma all'oscuro presentimento dei mesi precedenti. L’embrione era ricurvo come un anfibio, un occhio rivolto verso di lui. E quello sopra la coda da drago era una gamba o un tentacolo? 
Nella vita sono pochi i momenti di grande certezza. Ma in quest’istante Henry vide nel futuro. Quell'anfibio sarebbe cresciuto, sarebbe diventato una persona. Avrebbe avuto dei diritti, delle pretese, avrebbe fatto domande e a un certo punto avrebbe saputo tutto ciò che occorre per diventare un uomo. 
Sull'immagine dell’ecografia, grande più o meno come una cartolina, si riconosceva a destra dell’embrione una scala di grigio, a sinistra delle lettere, in alto la data, il nome della madre e quello della dottoressa. Henry non dubitò neppure per un istante della sua autenticità. Betty fumava seduta accanto a lui al volante dell’auto e vide le sue lacrime. Gli posò la mano sulla guancia. Credeva che fossero lacrime di gioia. Lui invece stava pensando a sua moglie, Martha. Perché non poteva avere un figlio da lui? Perché si ritrovava seduto in macchina con quest’altra donna? 
Provava disprezzo per se stesso, si vergognava, gli spiaceva tantissimo. La vita ti dà tutto, era sempre stato il suo motto, ma mai in una volta sola. 
Era pomeriggio. Le onde si infrangevano monotone contro la scogliera, il vento piegava l’erba e premeva contro i finestrini della Subaru verde. Sarebbe bastato accendere il motore, schiacciare l’acceleratore, la macchina avrebbe superato il ciglio dello strapiombo precipitando di sotto tra i flutti. In cinque secondi sarebbe finito tutto, lo schianto avrebbe ucciso tutti e tre. Prima però avrebbe dovuto alzarsi dal sedile del passeggero per cambiarsi di posto con Betty. Troppo complicato. 
«Non dici niente?» 
Che cosa doveva dire? La situazione era già abbastanza pesante, quell'affare nell'utero di Betty sicuramente già si muoveva, e se c’era una cosa che Henry aveva imparato, era di non dare mai voce a ciò che era meglio rimanesse taciuto. 
Negli anni passati Betty lo aveva visto piangere una volta soltanto, quando gli era stata conferita la laurea ad honorem dello Smith College nel Massachusetts. Fino ad allora aveva pensato che Henry non piangesse mai. Seduto immobile in prima fila, Henry aveva pensato a sua moglie. 
Betty si sporse oltre la leva del cambio e lo abbracciò. Rimasero in silenzio ad ascoltare il reciproco respiro, poi Henry aprì la portiera del passeggero e vomitò nell'erba. Vide le lasagne che aveva preparato a Martha per pranzo. Somigliavano a un composto embrionale di grumi di pasta color carne. A questa vista la saliva gli andò di traverso e cominciò a tossire violentemente. 
Lei si tolse le scarpe, con un balzo uscì dalla macchina, strappò Henry dal suo sedile, gli cinse la cassa toracica con entrambe le braccia e premette con forza, finché le lasagne gli fuoriuscirono dal naso. Era fenomenale come Betty sapesse fare la cosa giusta senza riflettere. Rimasero entrambi in piedi nell'erba accanto alla Subaru, il vento che faceva nevicare batuffoli di schiuma di mare. 
«Su, dillo. Che cosa dobbiamo fare?» 
La risposta giusta sarebbe stata: tesoro, le cose si mettono male. Ma una risposta del genere porta delle conseguenze. Cambia le cose o le fa scomparire del tutto. E a quel punto non servono più nemmeno i rimorsi. E chi vorrebbe cambiare qualcosa che fila liscio e comodo?
«Tornerò a casa e racconterò tutto a mia moglie.» 
«Davvero?» 
Henry vide lo stupore sul viso di Betty, lui stesso era sorpreso. Perché lo aveva detto? Henry non aveva la tendenza a esagerare, raccontare tutto non sarebbe stato necessario.
«Che cosa intendi con tutto?» 
«Tutto. Le dirò tutto. Basta bugie.» 
«E se lei ti perdonasse?» 
«Come potrebbe?» 
«E il bambino?» 
«Spero che sia una femmina.» 
Betty lo abbracciò e lo baciò sulla bocca. «Henry, sai essere fantastico.» 
Già, sapeva essere fantastico. Adesso sarebbe tornato a casa e avrebbe sostituito le bugie con la verità, finalmente avrebbe raccontato ogni cosa, senza riguardi, compresi tutti i dettagli scabrosi, be’, magari non proprio tutti, ma quantomeno i fatti essenziali. Doveva essere impietoso. Ci sarebbero state lacrime, una sofferenza atroce, anche per lui. La fine della fiducia e dell’armonia tra lui e Martha, ma anche un atto liberatorio. Non sarebbe più stato un disgraziato mascalzone e niente più motivi di vergognarsi. Era giusto così. La verità avanti alla bellezza, tutto il resto sarebbe venuto da sé. Abbracciò la vita sottile di Betty. Nell’erba c’era un sasso, abbastanza grande e pesante da provocare un colpo mortale. Gli sarebbe bastato chinarsi a raccoglierlo. 
«Forza, sali.» 
Lui si mise al volante e accese il motore. Invece di partire in avanti e lanciarsi oltre la scogliera, ingranò la retromarcia e fece muovere la Subaru lentamente all’indietro. Un grave errore, come avrebbe constatato in seguito.

Questo pezzo è tratto da:

La verità e altre bugie
Sascha Arango
Marsilio Editore, ed. 2015
Collana "Farfalle"
Prezzo 17,00€

domenica 1 marzo 2015

L'ha detto... Helen Keller


Fonte: Roba da donne

Una vita è felice non quando mancano, ma quando si conoscono le difficoltà. 
 Helen Keller

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...