Buone letture e buona settimana,
Simona
Lei, bellissima gatta, è Mia trovatella salvata da mio fratello e dalla sua ragazza da un cassonetto e adottata da mia madre. Fonte: LattureSconclusionate |
Lei, bellissima gatta, è Mia trovatella salvata da mio fratello e dalla sua ragazza da un cassonetto e adottata da mia madre. Fonte: LattureSconclusionate |
Fonte: Cinque.it |
Fonte: LattureSconclusionate |
Fonte: Gum Design |
La più semplice definizione che si possa dare di un' opera narrativa è forse quella proposta da Scholes e Kellogg: "Perché una composizione sia narrativa non occorre niente di più e niente di meno che una voce narrante e una narrazione". Ma non appena questi due elementi ci vengono dati, ecco che subito ne appare un altro: il destinatario della narrazione, l'ascoltatore; è il suo desiderio che evoca la storia. Senza la curiosità del re, non avremmo le mille e una storia di Shahrazad. Fra la voce narrante e il desiderio di ascoltare si stabilisce unna tensione, una distanza, in cui germina la storia.Questa tensione, questa distanza è la prima struttura spaziale - anche se si tratta di uno spazio puramente virtuale - dell'opera narrativa. Ma spesso questo spazio virtuale ha una sua rappresentazione narrativa: è la stanza in cui si trovano Shahrazad e il re, o è la villa nella campagna fiorentina dove si raccoglie, per sfuggire alla peste, la brigata del Decamerone. Solo quando e finché voce narrante e desiderio di ascoltare si trovano insieme in quella stanza o in quella villa le storie vengono narrate. Le storie però si svolgono in uno spazio che è esterno al luogo chiuso - letto, stanza o castello che sia - dove avviene la narrazione: esse ricostituiscono anzi quel mondo che è stato chiuso fuori. Così il mondo precluso dalla peste ricompare nelle novelle.Il re e Shahrazad (come la brigata fiorentina) sono il centro di due spazi diversi: la stanza in cui si narra e il mondo narrato che la circonda con i propri confini magici e reali; in questo modo le storie disegnano l'orizzonte a cui la stanza ha chiuso ogni altro accesso. La narrazione si articola e si svolge proprio nella separazione e nella relazione fra questi due spazi.La figura di un luogo chiuso dove si narra nasce dall'origine orale della narrazione: è l'immagine di quello spazio che stringe insieme la voce narrante e il suo ascoltatore. Come se, una volta compiuto il passaggio dalla cultura orale alla letteratura, la narrazione scritta si sentisse in dovere di raccontare non solo la storia, ma anche la narrazione della storia e di perpetuarne dentro di sé il luogo originario.Man mano che l'origine orale della narrazione si allontana e si perde, e la scrittura diventa la forma naturale in cui si cala la storia, come come avviene nel romanzo, le sue figure nella stanza cominciano a muoversi più liberamente e a dissiparsi: il loro spazio si dilata fino a coincidere con lo spazio in cui le storie si svolgono (è il caso del castello di Sade, dove avvengono insieme storie e narrazione, e il mondo esterno è abolito), o fino a oltrepassarlo, così che il rapporto si rovescia e il gioco in cui la storia si svolge è a sua volta contenuto e racchiuso dentro allo spazio in cui si muovono narratore e ascoltatore.Ma, quale che sia la configurazione, il gioco fra spazi distinti continua ad essere una dette strutture nascoste della narrazione.Un esempio singolare di questo rapporto è, fra quelli studiati in questo libro, il romanzo di Emily Bronte.In Wuthering Heights, 1a voce narrante, si distingue dalla voce dell'autore (diversamente dai romanzi di Jane Austen), fino a contraddirne lo stile, il pensiero e la comprensione degli eventi. Per di più, nel corso del romanzo, questa voce cambia, e nel momento in cui cambia (quando cioè passa dal primo narratore al secondo) produce dentro al romanzo il proprio ascoltatore, che, oltre al primo narratore è anche il trascrittore finale della storia; o meglio, come sempre avviene, è il desiderio del primo narratore di conoscere veramente (e trascrivere) la storia, che spinge il secondo a raccontare.A questo punto, lo spazio in cui si svolgono gli eventi e quello in cui vengono narrati, sembrano coincidere: di fatto, ci accorgiamo che questo spazio è diviso in due luoghi, e che solo in uno di questi la storia viene raccontata, per la maggior parte del tempo. In tal modo vengono di nuovo distinti il luogo in cui la storia si svolge dal luogo in cui la storia si narra.Queste riflessioni preliminari ai tre studi che qui si propongono, vogliono indicare qual è stata l'intenzione che li ha raccolti. Ho voluto cercare, per ciascuna delle tre opere, quale fosse il rapporto che unisce lo spazio narrativo alla narrazione, intendendo per spazio narrativo non solo il luogo in cui avvengono i fatti narrati, ma il luogo d'incontro fra voce narrante e desiderio di ascoltare; e il complesso gioco che s'instaura fra di essi.Due preziose indicazioni per questo studio sono state le opere di Jurij Lotman e di Ludwig Binswanger. Il primo ha tradotto lo spazio narrativo in termini che permettono di liberarne la sottile struttura dalla figura del paesaggio in cui i personaggi si muovono. L'altro mi ha spinta a cercare per ognuna delle tre scrittrici esaminate, quel "progetto di mondo" che prende forma nello spazio narrativo della sua opera. Solo a questa luce, infatti, lo spazio narrativo acquista tutto il suo significato, ed è proprio l'affinità fra lo spazio narrativo e il "mondo" dell'autore che spiega la solidarietà fra la struttura del luogo in cui la narrazione si svolge e la struttura della narrazione stessa. Ed è ciò che pone lo spazio fra le voci narranti della storia.Ginevra Bompiani, Roma 1978
Fonte: Le pagine della mia vita |
Fonte: LettureSconclusionate |
Fonte: Occhi sull'eterno |
Gustaw Herling Fonte: WIZJA LOKALNA |
LE SETTE MORTI DI MASSIMO GORKI
Alcuni mesi or sono è apparso sul « Mondo», un articolo di Aldo Garosci sul libro dell'Hernandez, nel quale il Garosci cita il giudizio di un giornalista francese che «l'histoire, décidement, ressemble de plus en plus à un roman policier ». Da questo, e dalla notizia pubblicata sulla « Literaturnaia Gazeta» del dicembre 1953, che « nell'Unione Sovietica mancano i, romanzi polizieschi tipo Conan Doyle» è nata l'idea del seguente racconto sulle sette morti di Massimo Gorki.
CAPITOLO I
Morte numero uno. Gorki è morto nel 1936. La sua morte fu descritta come morte naturale, e la cerimonia funebre sfruttata al massimo come manifestazione del comunismo internazionale. Basti ricordare che Gide fu invitato a Mosca proprio in occasione di quél funerale e subito dopo iniziò il suo famoso Retour de l'URSS. La « Pravda» pubblicò allora il seguente comunicato: «Il Comitato Centrale del Partito e il Consiglio dei Commissari del Popolo annunciano con profondo dolore la morte del grande scrittore russo, geniale artista del linguaggio, amico devoto delle masse operaie, combattente per la vittoria del comunismo - compagno Alexey Maximovitch Gorki - che ha avuto luogo a Gorki presso Mosca il giorno 18 giugno 1936 ». Il «Bollettino medico sulla morte di A. M. Gorki », pubblicato il 20 giugno, informava che Gorki si ammalò ancora il primo giugno «di grippe, la quale si complicò in seguito a catarro delle vie respiratorie superiori, e della congestione catarrale dei polmoni. Il decorso della malattia era grave a causa" del cronico disturbo del cuore e delle vie sanguigne nei polmoni, in connessione col vecchio processo di TBC", e la morte avvenne" in seguito a paralisi del cuore e delle vie respiratorie " ». Il bollettino fu firmato dal ministro della sanità del Cremlino Chodorov, dai professori Pletnev, Lang, Konchalovski e Speranski, dal dottor Levin e dal professor Davidovski, che fece l'autopsia.
Morte numero due. Due anni dopo, nel marzo 1938, cominciò l'ultimo processo di Mosca contro Bucharin e il suo blocco destro-trotzkista. Durante gli interrogatori pubblici l'ex capo della NKVD, Jagoda, fece la confessione sensazionale di aver assassinato Gorki. Dichiarò di averlo fatto in un modo veramente ingegnoso ed originale, ordinando cioè al segretario di Gorki, Kriutckov, di procurare a Gorki Un raffreddore, e a due dottori del Cremlino, Levin e Pletnev, di usare, nell'assistere il grande scrittore sovietico, un sistema sbagliato di cura. In seguito a questo piano Gorki avrebbe preso una polmonite e sarebbe morto. Il segretario di Jagoda, Bulanov, durante il processo fece una confessione molto importante: «Il professore Pletnev,il dottor Levin e il segretario di Gorki, Kriutckov, presero parte diretta nell'assassinio di A. M. Gorki. Io, ad esempio, testimoniai personalmente come Jagoda chiamasse di frequente Kriutckov ordinandogli di procurare a Gorki un raffreddore, di farlo ammalare in un modo o in un altro. Jagoda insisteva sul punto che lo stato dei polmoni di Gorki era tale che ogni malattia presa in seguito a un raffreddore avrebbe aumentato le possibilità della sua morte. Il resto sarebbe stato fatto da Pletnev e da Levin che avevano istruzioni in proposito ».Morte numero tre. Durante la guerra fu pubblicata a Voronezh, nel 1940, una raccolta di articoli e di memorie in onore di Stalin. Il segretario privato di Stalin, Poskrebyscev, contribuì a questa mirabile antologia, insieme a B. Dvinsky, con un saggio intitolato Il maestro e l'amico dell'Umanità, nel quale egli ritornava, almeno in modo semi-ufficiale, alla versione della morte naturale di Gorki. Diciamo «almeno semi-ufficiale », perché è estremamente importante per la nostra indagine ricordare chi fosse il compagno Poskrebyscev. Nella scala di poteri del Cremlino egli non era soltanto un modesto segretario privato come i suoi uguali in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. Egli era l'eminenza grigia dell'apparato politico sovietico, il capo dell'onnipotente segreteria privata di Stalin, l'anonimo ma nondimeno il vero alter ego di Stalin. E non è dunque da meravigliarsi se dopo la morte del «maestro ed amico dell'umanità» i suoi successori Malenkov, Beria e Molotov abbiano seguito per il suo servo fedele l'antico rito della concremazione, almeno politica.
Morte numero quattro. Per la quarta versione della morte di Gorki dobbiamo esser grati a Herbert Morrison. Nel 1951 egli fu invitato, nella sua qualità di ministro degli affari esteri britannico, a scrivere un articolo sulla « Pravda », per dimostrare in tal modo l'assoluta libertà della stampa nella Russia, sovietica. L'articolo fu scritto, spedito e pubblicato; ma il suo autore compì una lieve scorrettezza verso le buone ,usanze giornalistiche: invitato a dimostrare dinanzi a tutto il mondo l'assoluta libertà di stampa nell'Unione Sovietica, egli adoperò invece le colonne della «Pravda» per condannarne l'assoluta mancanza di libertà. La direzione della «Pravda» aggiunse all'articolo una nota piena di indignazione nella quale leggiamo: «La libertà di parola non esiste in Russia per gli incorreggibili criminali, per gli agenti sovversivi, i terroristi e gli assassini inviati nel nostro paese dallo spionaggio straniero, dai gangsters che tentarono di uccidere Lenin, che uccisero Volodarsky, Uritsky e Kirov, che avvelenarono Gorki e Kuibyscev ».Val la pena di notare che, malgrado la somiglianza sostanziale tra la morte n. 2 e la morte n. 4, c'è tra di loro una differenza abbastanza significativa: nel 1938 Gorki è stato assassinato con un espediente medico, nel 1951 invece è stato semplicemente avvelenato. Quanto agli esecutori, la differenza tra le due versioni non ci sembra essenziale: dopo tutto l'intero blocco bucharinista era secondo la classica formula di Vyscinski un semplice strumento nelle mani dello spionaggio straniero.
Morte numero cinque. L'anno in cui, grazie all'articolo di Morrison, abbiamo appreso la notizia dell'avvelenamento di Gorki fu anche l'anno nel quale venne celebrato il quindicesimo anniversario della sua morte. Neppure uno dei numerosi elogi commemorativi nella stampa sovietica accenna alle circostanze misteriose della morte dello scrittore. Che è un tacito ritorno alle morti numero 1 e 3.
Morte numero 6. La più recente edizione della Grande Enciclopedia Sovietica, la seconda edizione del 1952, in un lungo articolo su Gorki fa un breve accenno alla sua morte: «Il 18 giugno 1936 Gorki ci lasciò. Fu assassinato dai nemici del popolo dell'organizzazione destro-trotzkista, dagli agenti imperialisti contro i quali egli combatté con tanto coraggio. Poco prima, nel 1934, questi stessi avevano ucciso il figlio di Gorki, Maksim Peskov». Da un altro passo dello stesso articolo apprendiamo che durante la sua «ultima malattia» Gorki fu ancora in grado di leggere il progetto della nuova costituzione staliniana pubblicato nella « Pravda ».La morte numero sei, riprende essenzialmente entrambi le versioni delle morti n. 2 e n. 4, con la sola differenza che non definisce più con esattezza se il colpo mortale gli fu inferto per mezzo di un raffreddore con complicazioni polmonari, o per mezzo dell'arsenico senza alcuna complicazione. Tuttavia, l'accenno all'ultima malattia di Gorki può essere o un delicato ritorno alla morte medica numero due, o un incauto lapsus di linguaggio sorto sotto l'influenza della concorrente linea delle morti n. 1, 3 e 5. La prima di queste possibilità sembra più plausibile, perché convalidata da quel che nello stesso anno, 1952, scrive la Russkaia Sovietskaia, Literatura di L.L Timofeiev, un manuale per l'ultima classe dei licei sovietici, autorizzato dal Ministero della Pubblica istruzione della RSFSR: «I sicari!I quali sono riusciti ad infiltrarsi nell'ambiente di Gorki, hanno gradualmente indotto Gorki ad una malattia mortale, che troncò la sua vita il 18 giugno 1936 ».
Questo è tutto il materiale ufficiale di cui noi disponiamo nella nostra indagine poliziesca. È evidente che con un materiale cosÌ scarso, invece di porci la domanda: Chi ha ucciso Gorki? o: Fu Gorki ucciso?, è molto più prudente cercare di risolvere il problema: perché durante i 18 anni che sono trascorsi dalla morte di Gorki due versioni, completamente diverse, sulle circostanze della sua morte siano statè offerte al pubblico per ben sei volte. [...]
Immagine segnalatami da una carissima amica Maria Angela e scaricata dalla pagina fan su Facebook "Il nostro sussidiario illustrato dell'Italia" |
Uno degli scaffali dei libri da leggere con alcuni libri di questo mese e di quello precedente. Immagine di LettureSconclusionate |
Fonte: Il libro delle ombre del signore oscuro |