lunedì 28 febbraio 2011

[Da non perdere in rete] Raccontare la storia non scritta. Emiliano Di Marco



Era un po' che pensavo di scrivere in merito a quel che leggo e almeno nel caso di qualcuno l'ho già fatto. Solo che in quel caso si trattava di un racconto a se stante, in questo invece vi segnalo un pezzo giornalistico su AgoraVox. Quindi inauguriamo un nuovo tag quello dei "Da non perdere in rete" e nel caso di questo "Da non perdere" cominciamo con un pezzo sulla camorra e nello specifico sulla figura di Antonio Bardellino.

Con questo famoso, per alcuni e per altri no, personaggio siamo nel periodo di incubazione precedente la nascita dei casalesi, famosi ormai per tutto lo scibile della letteratura commerciale che attorno vi si e' sviluppata. "Commerciale" perché, a mio avviso si leggono i nomi famosi, a volte se ne conosce uno solo o due non di più. Invece di narratori che pazientemente si sono messi, penna alla mano, a scrivere della storia dei luoghi cui appartengono o che conoscono bene perché li hanno frequentati sono veramente tanti e alcuni dimostrano di avere anche molto talento.

Altro problema e' come le cose vengono raccontate. Nel caso di Bardellino, almeno per quel che ho letto fino ad oggi, ci sono Balestrini e Di Fiore con un'unica attenzione che nel primo caso si tratta di un racconto romanzato di una biografia con particolare attenzione alla struttura organizzativa che si viene a creare quando Bardellino è già al potere e, nel caso di Di Fiore invece, è trattato con l'attenzione di uno storico che racconta minuto per minuto "La storia".

Ci sono anche modi differenti di raccontare una storia o un pezzo da essa stralciato per porre attenzione su un personaggio o su una situazione e in questo caso, quel che e' stata un'ardua lettura ne "L'impero" di Di Fiore (non che sia complicato, ma solo perché come i tutti i libri dettagliati lo si deve seguire con l'organizzazione che ha dato lui al libro altrimenti ci si perde facilmente fra nomi, cognomi, soprannomi o fatti), viene racchiuso in un unico pezzo che comprende tutto, prima dopo e durante e anche un pizzico di tradizioni con il "non si dice ma si deve sapere" che aiuta a calarsi nell'ambiente e nei vari momenti.
L'autore del pezzo è Emiliano Di Marco, che con pazienza ci spiega chi è, da dove è venuto e sopratutto che cosa è stato Bardellino per "Terra di lavoro" la sua ascesa al potere e la sua caduta, tutta in un unico articolo. Cosa quantomai rara da trovare in circolazione.

Non si parlerà sempre di camorra in questi appuntamenti perché, come sa bene chi mi segue, io veramente leggo di tutto; però sono felice di iniziare questo appuntamento proprio con lui che arriva sempre in punta di piedi silenzioso come un gatto giusto per portarti nel suo mondo sempre con la delicatezza di un piccolo lord, che non e' sinonimo di snob, ma solo di quelle persone che parlano solo quando hanno qualcosa da dire e quando lo fanno il risultato è pertinente e ben confezionato. Per chi vuole affrontare seriamente questo argomento, questo pezzo, è decisamente un ottimo inizio! Buona lettura!



I riferimenti dei libri citati li trovate qui:

domenica 27 febbraio 2011

"Io casalese", Antonio Trillicoso a Radio Botte

Dal minuto 29:05 a 38:12. Il libro e' uscito poco prima di Natale ed è un libro che vale la pena di avere.
Io lo sto aspettando, l'ho ordinato e ve lo consiglio. L'autore ha anche un gruppo su FB qui:







Il libro di cui si parla è:
Io casalese. La terra dei clan raccontata da un giovane di Casal di Principe
Antonino Trillicoso
Diana Edizioni, ed 2010
Prezzo 9,00€

sabato 26 febbraio 2011

Aggiornamento di un post... "L'ultimo" di Giuseppe Foderaro




Ho aggiornato il post, ma giustamente chi non ci va appositamente non lo trova! Si lo so che sono un genio della scienza e della tecnica...:)
Pertanto, vi informo, che per il racconto "L'ultimo" di Giuseppe Foderaro e' stato realizzato un audiolibro gratuito, come peraltro lo era anche il racconto, disponibile nel link che trovate in fondo al relativo post che trovate qua: 


Buona lettura!

venerdì 25 febbraio 2011

"Mia suocera beve", Diego De Silva - Pare brutto...




[..]
La caratteristica peculiare del pare brutto è che si manifesta all'improvviso sotto forma di dubbio, per cui una cosa ( gesto, un'affermazione, una domanda) anche se non pare ancora brutta ma c'e' una minima possibilità che lo diventi, ti fa astenere automaticamente dal farla.
E' un canone estetico estremamente mobile, il Pare Brutto. Non si sa in cosa esattamente consista, ma accidenti se funziona. [..]

Eh sì, Pare Brutto dire che questa e' la 4° volta che provo a recensire questo libro che per me e' il migliore del 2010. Pare Brutto dire che, nonostante io abbia riso dall'inizio alla fine, ho anche sentito la frustrazione di un uomo il cui semplice svolgere con competenza il suo lavoro, Pare Brutto sottolinearlo, non basta a farlo sentire un buon avvocato. Pare proprio Brutto. Ma tanto tanto.

Intanto diciamo che questo libro è spettacolare sia nell'organizzazione della trama che nella distribuzione dei personaggi, ognuno dei quali trova la sua definizione e il suo momento di celebrità grazie ad una scelta sapientemente dosata di scrittura che passa attraverso il tergiversare dei pensieri di un uomo che potrebbe essere ognuno di noi. Se in fondo ci sentissimo pensare ognuno di noi potrebbe, nel suo piccolo essere l'avvocato Malinconico. Ed e' qui che c'e' la genialità dello scrittore, quello di affidare al cervello del suo protagonista i pensieri semplici di tutti i giorni, forse trascrivendoli così come ci risalgono in testa, senza ne capo e ne coda e magari senza alcuna ragione esteriore. Ci sono e si manifestano nei momenti meno impensati, loro arrivano e al momento sembrano enormi punti di domanda che ci costringono a declinare a dovere il problema incipiente che ci propongono.

La trama e' abbastanza semplice. Malinconico avvocato campano, ha una ex famiglia composta da ex moglie, figli ed ex suocera. Un coinquilino di ufficio che e' un improbabile quarantenne commercialista infoiato. Una attuale storia con una donna che per lui e' troppo bella per amarlo.
Le figure che spiccano nel racconto come protagoniste sono l'avvocato e la sua ex suocera, che apprezza l'ironia di un regalo, e che diviene la confidente privilegiata di colui che ritiene degno della sua attenzione. Così, se da un lato c'e' un uomo conteso fra vecchio (la ex moglie) e nuovo (attuale compagna) e che non si rassegna al passare del tempo ponendosi i classici dubbi del passaggio d'età, dall'altro c'e' una donna forte e volitiva che nella sua vita non ha avuto troppo tempo da perdere in smancerie dovendo crescere una figlia tutta da sola.
Ma, a turbare questo idillio di normalità quasi perfetta in una giornata che doveva presentarsi del tutto normale, in un momento delicato come e' quello della spesa, quando tenti di ricordare quello che ti serve a casa e che immancabilmente non comprerai, Malinconico si ritrova coinvolto in un sequestro di persona. Polizia, il rapitore deluso dalla giustizia, il rapito che dovrebbe essere in carcere e grazie alle maglie della giustizia e' invece a piede libero, giornalisti incapaci di fare il proprio lavoro, vecchiette preoccupate e salumieri spaventati compongono un mix infernale che gli darà un'improvvisa notorietà, difficile da gestire se non ti senti eroe ma ti ci fanno sentire gli altri.

E cosi' fra il serio e il faceto si affrontano temi abbastanza seri. La giustizia, la mancanza di serietà di una categoria, come quella giornalistica che sempre piu' sta seduta in redazione e si gloria di tuttologia, invece che specializzarsi e affrontare i temi che propone con competenza e non alla carlona, i difficili rapporti fra persone che si conoscono o che si amano. Si dice che per un attore e' piu' difficile far piangere che fare ridere. Nella scrittura forse e' l'opposto e' difficilissimo far riflettere su tematiche importanti, tralasciando la pomposità dei saggi e proponendo l'immagine della nostra quotidianità con una buona dose di ironia. In questo, Diego De Silva, e' un vero maestro a quanto pare!

Quest'anno di questo libro ho regalato 4 copie di questo libro, a testimonianza di quanto mi sia piaciuto ;)

Vi segnalo per informazione che questo libro e' il seguito, ma non e' importante averlo letto prima, di "Non avevo capito niente". Il libro "Mia suocera beve" e' costruito in maniera tale che possa sussistere indipendentemente al precedente.

Mia suocera beve.
Vita, affetti e cause perse di Vincenzo Malinconico, filosofo involontario.
Diego De Silva
Einaudi Editore, ed. 2010
Collana "I coralli"
Prezzo 18,00€






mercoledì 23 febbraio 2011

[Dal libro che sto leggendo] "Ho Magalli in testa ma non riesco a dirlo"




E' un frammento di una parte di questo libro che racchiude bel po' di belle immagini. Dal racconto "Come gli pareva a lui".

"[..]
Tu avevi ragione Roby. Avevi davvero ragione.
Non si puo' conoscere qualcosa se non ci sei dentro per intero. Non si puo' giudicare per presa visione, per sentito dire, Non si puo' comprendere la vita di qualcuno se non ne sei parte, ma solo spettatore. Questo me lo hai insegnato tu.
Con le tue magliette sdrucite e le lunghe gonne nere, i sabati notte passati pasati a bere birra in piazza fino alle ore iu' assurde , con le tue canzoni che non sapevo che nemmeno che esistessero. Janis Joplin, Bob Dyland, i Doors.
Le poesie di Baudelaire e il ciclo del dibattito di Nietzsche il giovedì sera a Piazza San Domenico Maggiore.
Tutto questo me lo hai insegnato tu, volente o nolente.
Quello che, ad ora, tu non sei più.
Allora, Roberta, mi chiedo:
Ma qual è a verità? Qual è la libertà di cui mi parlavi?
Era una valvola di sfogo per liberarti della tensione prima di immergerti nel mondo che tanto odiavi?
[..]"
La recensione di questo libro la trovate qui: Ho Magalli in testa ma non riesco a dirlo

Ho  Magalli in  testa ma non riesco a dirlo
Marco Marsullo
Edizioni Noubs, ed. 2009
Collana Babele - Narrativa e poesia
Prezzo 15,00€

domenica 20 febbraio 2011

L'ha detto... Ennio Flaiano




"L'evo moderno è finito. Comincia il Medio-Evo degli specialisti. Oggi anche il cretino e' specializzato"
Ennio Flaiano

venerdì 18 febbraio 2011

"Storie del terrore da un minuto", AA.VV.





Sono 62 autori che hanno messo su carta 62 miniopere tra racconti e disegni. Non e' un libro esaltante per gli adulti, qualche racconto non e' nemmeno tanto del terrore. Quel che manca e' forse che, nella necessità di creare un prodotto con una finalità ben precisa (terrore+ tutto in un minuto), si sono persi la cosa piu' bella che le storie hanno, ovvero la piccola morale. Forse perche' in un minuto c'era poco tempo.
Probabilmente i ragazzi lo apprezzeranno, non sotto la scuola media mi raccomando, e magari sarà una buona opportunità per farsi anche una risata davanti ad un falò la sera di Hallowen, che e' il periodo in cui ho acquistato.
Senza infamia e senza lode, direi.


Storie del terrore da un minuto
AA. VV.
Mondadori Editore, ed 2010
Collana "I grandi"
Prezzo 15,00€


mercoledì 16 febbraio 2011

"Tutti i nomi", Josè Saramago.- Una scoperta....


Questa è una vecchia recensione che avevo fatto l'anno scorso per questo libro cui sono molto affezionata. Buona lettura..


Storia surreale della ricerca spasmodica di una donna sconosciuta fatta da un archivista dell’anagrafe generale di una citta’.

Come avviene per tutte le storie ben orchestrate, non serve dare un nome alla citta’, ma solo attraversarla e viverla nei pensieri dell’attore principale della vicenda, il signor Josè. E’ un racconto dove armonicamente si fondono, ironia, malinconia, dolori, solitudini e una gran serie di massime che non sono assolutamente da perdere. La migliore riguarda la decisione...ma ce n’e’ anche una sulla teoria del matrimonio e del tradimento...e un’interessante descrizione dell’odore dei fogli.... proprio all'inizio del libro...

Nella scrittura, Saramago, ricorda molto lo stile Joyce, quindi dopo un primo impatto di difficoltà per le interminabili frasi intervallate da tante, tantissime virgole.. il romanzo diventa improvvisamente scorrevole.....e' un libro che ho amato dall'inizio alla fine (grazie Massimo! :) )


Tutti i nomi
Josè Saramago
Einaudi Editore, Ed. 2006
Collana "Tascabili Scrittori"
Prezzo 12,00€


lunedì 14 febbraio 2011

[Film]L'attimo fuggente di Peter Weir

Filma del 1989 e che in itaiano ha un titlo differente rispetto l'orginale che e':Dead Poets Society (La setta dei poeti estinti).
Anche questo come molti altri film che ho segnalato o che segnalero' non prende spunto da un libro ma dalla vita reale. Trae ispirazione da professori reali. E' un momento magico che rappresenta tutto l'amore che si puo' avere per il mondo della letteratura ove la lettura non e' una sequenza di vocaboli ma di immagini, sensazioni suoni e odori al cui fascino alcun essere umano si dovrebbe mai sottrarre.
Buona visione.




domenica 13 febbraio 2011

"Camorra&Cocaina", inchiesta documentario. Davide Scalenghe e Sergio Nazzaro per Vanguard

Questo e' un documentario cui sono particolarmente affezionata (è stato il primo link condiviso nella mia bacheca Fb!). Non solo per l'interessante inchiesta ma per l'aura di voglia di cambiare che mi lascia che ogni volta che lo vedo. E' un lungo, accurato viaggio verso un mondo dove tutti hanno da dire la loro, ma pochi ne sanno veramente. Per me è stato lo stimolo per approfondire alcuni argomenti. E voi? Guardatelo con attenzione. Davide Scalenghe ha una grande virtu', lo puoi mettere in qualsiasi situazione, ma farà sempre le domande che faremmo noi, guarderà e probabilmente cercherà quel che noi cercheremmo con gli occhi.


Il sito di Vanguard: http://vanguard.current.com

venerdì 11 febbraio 2011

"Io, per fortuna c'ho la camorra", Sergio Nazzaro - Una questione di punti di vista...




Nome: Sergio
Cognome: Nazzaro
Eta': 37 anni (credo)
Nato: in svizzera e poi come dice lui..emigrato al contrario arrivando a Mondragone.
Professione (secondo quel che dice lui): Lavoratore, scrittore e giornalista
Professione (secondo me): Scassapalle per giustizia

Adesso mi denuncia, pero' e' l'immagine piu' realitstica che mi sono fatta di lui. "Scassapalle per giustizia" perche' e' uno di coloro che non si sanno stare zitti, cui non garba affatto vedere cio' che non va e girarsi dall'altro lato. No, proprio non ci sta. Ma non è come faceva l'ormai famoso presidente della repubblica, dei tempi passati, che in televisione ci guardava e diceva "Io non ci sto!" riempiendoci di paroloni vacui. Sergio Nazzaro, nonostante il suo mestiere dovrebbero essere solo le parole, mette in atto questo suo moto di ribellione usando tutti i mezzi di comunicazione a disposizione del web.
Quando ho cominciato a seguirlo era un pullulare di partecipazioni, al blog contro gli editori che non rispettano le regole, ad Agoravox, al blog di Strozzateci Tutti e l'aggiornamento del suo personale blog piu' quello del gruppo su FB. E devo ammettere che nell'attimo in cui ho visto tutto quel che faceva ho pensato "o non ha un cavolo da fare o è un maniaco dell'organizzazione". Oggi, dopo circa sei mesi di osservazione posso dirvi che e' un ingegnere svizzero dell'organizzazione e un occhio molto attento sia verso canali di comunicazione ma anche nei rapporti con il suo pubblico.

Altra cosa che vi posso dire e' che ci sono due stadi differenti del Nazzaro parlare: quello arrabbiato e quello apparentemente tranquillo. Del primo te ne accorgi dal fatto che il ritmo della sua scrittura diventa come un fiume di parole che scorrono e si rincorrono vorticosamente come l'acqua a ridosso di una cascata. Quando e' arrabbiato non c'e' nulla da fare che seguire la corrente e aspettare di vedere dove ti vuole portare.
Lo stadio piu' insidioso e' quando è "apparentemente tranquillo" perchè con una ironia abbastanza caustica e con la precisione chirugica ti porta per mano nella sua realtà indicandoti con le parole, come si farebbe con un cieco, quello davanti a cui ti trovi. E quando ti e' capitato di sentirlo parlare, il tono della sua voce ti accompagna nella testa mentre leggi e, come avviene per "Mafiafrica", con tutta tranquillità ti descrive il corpo di un bimbo che galleggia nel Tamigi senza gambe e braccia e senza testa, come fosse una cosa che hai sempre avuto davanti agli occhi e non avessi mai realmente guardato. Te la indica e rimane li pronto a ricordarti tutto quello che fin'ora non hai voluto guardare ma che sta li davanti a te. Questo non avviene solo nei libri ma anche in alcuni pezzi visibili sia su Agoravox e sia sul suo blog.

In "Io, per fortuna c'ho la camorra" lo stile e' il secondo ovvero l'apparente tranquillità scandita dalle ore di una giornata. Solo che a Mondragone e alla provincia di Caserta 24 ore non bastano gliene servono 25 e secondo me sarebbe potuto andare tranquillamente avanti fino a 48.
Però l'immagine restituita di questo microcosmo è disarmante e conferma ancor di piu' che ogni forma di camorra e' uguale solo al luogo ove e' nata e dove gestisce gli affari criminali. Ogni forma di camorra ha delle sue regole legate al vissuto di chi comanda in quel luogo e regole comuni alle altre; regole comuni che organizzano i rapporti fra un gruppo criminale e l'altro. Tutto questo viene raccontato, non parlando sempre e specificatamente di "camorra" ma con la "normalità deviata" che essa genera e che vive chi ci deve stare per forza o solo per semplice affezione.
Viene descritto un mondo di persone che dorme poco, perché svegliato da spari e da bombe, che lavora in nero e sotto il suolo della strada, perché la normalità e' questa (e non il lavoro regolare che appartiene agli altri) e che nonostante tutto ciò guarda oltre la mole di soprusi e ingiustizie ed è una cosa che devono fare e non perché vogliono. In fondo tutto il problema sta qui. Quando ti capita di leggere libri o articoli su queste situazioni o di vedere documentari (se non hai vissuto qui) spesso ti domandi: ma perche' non denunciano? Perche' non mettono in atto rivolte? Perchè permettono tutto cio'? Allora sono conniventi!

In effetti non e' così facile sviscerare questo tema e sarà sempre particolarmente difficile individuare chi e' connivente da chi non lo e'. Per coloro che ci vivono non c'e' molta alternativa se io denuncio, fanno gli arresti e il giorno dopo me li ritrovo liberi sotto casa; se questo succedesse anche a noi giornalmente sarebbe un po' difficile confidare nella giustizia. E questa diffidenza c'e', a maggior ragione, quando a carico ho una famiglia figli compresi. Quindi o mi metto a fare , appunto, lo "scassapalle" in barba a chi oggi non mi condivide e mi toglie il saluto (ma se cambia qualcosa domani mi sarà grato) oppure penso alla mia famiglia e a fargli avere almeno un piatto di pasta alla sera e dei vestiti, nonchè i libri, e cerco di dare alla mia vita una parvenza di normalità cercando di guardare non allo schifo che ho di fronte ma al di là ad un mondo cui tanto mi piacerebbe appartenere. Non so se ho reso l'idea, ma in fondo il concetto mi sembra questo.

Grazie a questo libro abbiamo un punto di vista privilegiato; e' un po' come se ci permettesse di sbirciare dal buco della serratura un mondo che non ci appartiene il cui "Status quo" si modifica a seconda della situazione. Se arriva la TV o i giornali diventa una vetrina "Gomorriana" raccontata da gente che viene da fuori e che molto spesso non sa nemmeno di cosa sta parlando e quando tutti vanno via cadono i sipari e si ricomincia daccapo. La difficoltà di portare a casa la giornata, le telefonate di ricatto sotto forma di "protezione" o la richiesta di aiuto a "chi può" che ti mettono in condizione di contrarre debiti da strozzinaggio verso il "sistema" regnante, sono una realtà e non un film.

Questo si, e' un libro necessario, che non dovrebbe mancare all'appello delle nostre letture. Non importa se il nostro interesse e' sulla camorra o, la lettura, e' un semplice passatempo. Queste sono cose che non guardiamo magari fuori dalla nostra finestra, ma che dobbiamo avere presenti, per non essere più succubi di una moda, come quella imperante, e non sia piu' una cosa che si fa perche' c'e' questo o quello in tv che ci indica su cosa indignarci. Non deve esserci uno votato a dirci quel che dobbiamo guardare perche', oggi, potrebbe essere arso dal fuoco sacro della verità e, domani, cedere alle lusinghe del business o del marketing o anche, in virtu' del ruolo appioppatogli dal comune sentire, potrebbe non essere piu' in grado di restituirvi una immagine reale di quello che avviene in quel preciso momento. Bisogna imparare ad avere una coscienza selettiva, che confidi di meno nel sentimentalismo spicciolo o di compassione o anche all'indignazione dell'ultimo minuto, e per far cio' bisogna cercare punti di vista privilegiati che ci descrivano le dinamiche anche se esse sono in continua evoluzione e che ci spieghino come imparare a guardare.

Questo libro non è Gomorra. E' molto di piu'.

Io, per fortuna c'ho la camorra
Sergio Nazzaro
Fazi editore, ed 2007
Collana "I tascabili"
Prezzo 9,50€

Dimenticavo, se vi ho incuriosito anche un pò il blog di Sergio Nazzaro si trova qui: www.sergionazzaro.com


mercoledì 9 febbraio 2011

[Dal libro che sto leggendo] "Il negozio dei suicidi"

Non c'e' un punto di questo libro che non sia piu' significativo della sua fine. Pertanto, non volendovi rovinare una futuribile lettura, vi metto solo l'inizio, che gia' promette bene;)
"Nel negozietto non entra mai un raggio di sole. L'unica finestra esistente, a sinistra della porta d'ingresso, e' oscurata da scatole di cartone e coni di carta impilati. Dalla maniglia penzola una lavagna.
Appese al soffitto, le luci al neon illuminano una vecchia signora che si avvicina a un neonato dentro un carrozzino grigio:
"Oh, sta sorridendo!".
Un'altra donna piu' giovane, la commerciante, seduta vicino alla finestra, alle prese con i conti davanti al registratore di cassa, si ribella:
"Questa e' buona, mio figlio sorride? Ma no, non sta sorridendo. Dev'essere solo una piega della bocca. E perche' mai dovrebbe sorridere?"
Poi riprende a fare i conti, mentre la cliente anziana gira intorno al carrozzino con la capote alzata. Il bastone sul quale si appoggia le dà un'andatura e un passo incerti. Con occhi mortali, oscuri e lamentosi, attraverso il velo delle cataratte, insiste:
"Tuttavia, direi proprio che stia sorridendo".
"Mi stupirebbe, nessuno ha mai sorriso nella famiglia Tivache!" rivendica la madre del bimbo appena nato, curvandosi al di sopra del bancone per controllare.
Solleva la testa, tende il collo da giraffa e chiama:
"Mishima! Vieni a vedere!".
Una botola dal pavimento si apre come una bocca. Ne fuoriesce un cranio lucido che sembra una lingua.
"Che c'e'? Che succede?"
Mishima Tuvache esce dalla cantina con un sacco di cemento fra le braccia e lo deposita sul pavimento mentre sua moglie gli racconta:
"La cliente insiste nel sostenere che Alan sorrida"
"Ma cosa dici Lucrèce?..."
Scrollandosi un po' la polvere di cemente dalle maniche, si avvicina a sua volta al poppante e lo contempla a lungo con aria interrogativa prima di pronunciare la sua diagnosi:
"Sicuramente ha una colica. Ecco perche' le labbra sono piegate a quel modo..."
La mia recensione di questo libro, se vi interessa, la trovate qui:

Il negozio dei suicidi
Jean Teulè
Vertigo Editore, ed 2008
Collana "Approdi"
Prezzo 14,00€

domenica 6 febbraio 2011

L'ha detto...John Boynton Priestley



"Far l'amore è un atto psicologico non solo materiale"
John Boynton Priestley

venerdì 4 febbraio 2011

"Ho Magalli in testa ma non riesco a dirlo", Marco Masullo - Cortometraggi d'autore...



Detta alla romana "Mo' il Magalli in testa ce l'ho anche io!". In effetti, non è facile raccontare cio' che ho finito di leggere qualche minuto fa e che mi ha accompagnato tutta la settimana. Iniziamo con il dire che e' una raccolta all'apparenza decisamente disomogenea di racconti e aggiungiamoci che l'autore, Marco Marsullo, e' anche decisamente giovane ma già in grado di districarsi con disinvoltura con le parole talmente tanto da restituirci la visione della società contemporanea con una serie di immagini decisamente realistiche. Potremmo definirlo un moderno cantastorie.
Certamente non entrerà in punta di piedi nel mondo delle vostre letture. La prima storia vi rimarrà negli occhi per parecchio - come è successo a me - se siete poco avvezzi al suo stile fatto di ritmi incalzanti che restituiscono l'impressione dello scorrere di immagini simili ai fotogrammi di un cortometraggio d'autore. E, come in ogni cortometraggio d'autore che si rispetti, non ci saranno sconti perché i tempi di uno stile così congegnato sono strettissimi e l'autore non ha tempo per abbellire le sue storie che escono una dietro l'altra forse perché, faccio appello alla citazione un libro a me caro*, le stesse "non gli stanno più dentro" e quindi hanno necessità di uscire allo scoperto. In questa raccolta c'e' tutto: odio, amore, abbandono, morte, tradimento, ironia e anche il classico tocco al cuore che non guasta mai. 

Se dovessi commentare storia per storia, staremmo qui per una intera giornata pertanto scelgo di darvi una panoramica di quelle che rileggero' facilmente e quelle che fatichero' a riguardare (che non significa assolutamente che siano brutte ma solo che mi hanno lasciato senza fiato perché sono un po' troppo forti).
Tra quelle che rileggero' ci sono:

"Come gli pareva a lui" una toccante lettera in cui, a dir la verità, mi sono un tantinello riconosciuta non nelle vesti di lei ma in quelle di lui. A dirla tutta non e' nemmeno una storia, ma una lettera, una di quelle che scrivi quando finalmente accetti di aver perso una persona e ti rendi conto che questa persona non ha mai mai fatto parte della tua vita, se non per la tua volontà di non lasciarla andare.
"Il primo (e ultimo) 30 della mia vita" di cui ancora mi devo capacitare che si possa comprimere una storia tanto bella in cosi' poche righe e stessa cosa avviene per "Maradona", "Meglio morire in macchina" e "Mentre camminavo per Posillipo". Sono tutte storie brevissime come dei piccoli flash e una, se non vado errata, si puo' leggere anche sul blog dell'autore che vi inserirò in coda al post. Ma se il racconto e' "l'ingrandimento di un frammento di storia", come ho letto da qualche parte su un manuale di scrittura creativa che sbirciavo in libreria in cerca di qualcosa da leggere, nel caso di Marsullo lo sviluppo del frammento si svolge in uno scatto fotografico o nel lasso di tempo di un cortometraggio; e questo fa capire che non servono tanti fronzoli per raccontare una sensazione o una situazione. Menzione speciale per "Voglio morire a rate" racconto di cui ho riso e poi, confesso, non ho scelto uno dei due possibili finali, ma li ho letti entrambi e ho preferito il secondo.

Tra quelli che avro' difficoltà a rileggere ci sono "Hotel Gomorra" "La sagra di Pezzan" e "Sei stato al Tokai?". Il primo per ragioni differenti dagli altri due. Non sarà facile rileggere "Hotel Gomorra" perche' nella descrizione di questo racconto Marco ha avuto una precisione da cecchino nella descrizione di qualsiasi particolare. Cosi' ogni colpo sparato, ogni frase sussurrata o fruscio ti rimbomba nell'orecchio e ogni rivolo di sudore o di sangue, a causa della sequenza di situazioni che caracollano fino ad un finale quasi certo, li vedi scorrere perche' il ritmo e' incalzante e ti trascina inesorabilmente fino all'ultima parola scritta con una palpabile ansia. E' uno di quei racconti che si sviluppano in un continuo crescendo fermandosi nell'attimo piu' alto e cristallizzandolo. Non necessitano della parola fine, ti lasciano li a decidere quale finale sperare per il protagonista che ti hanno abilmente fatto conoscere e per il quale empaticamente speri il meglio.
E' un racconto estremamente di pregio per queste sue particolari caratteristiche, a volte ricordano le sequenze televisive di qualche giallo, ma riescono, senza doversi proporre diversamente da come sono, a coinvolgerti in situazioni che svolte in altro modo, forse sarebbero state un passaggio nella tua vita di lettore e non sarebbero rimaste negli occhi, come e' successo a me!
Succede anche negli altri due di sentire lo scandire del ritmo delle situazioni che si avvicendano velocemente, ma il linguaggio cosi' diretto e la descrizione di contesti cosi' realistici (badate bene non ho scritto verosimili) mi hanno lasciato una sensazione di vuoto. Le situazioni descritte in questi due racconti, sono realistiche perché appartenenti ad una categoria di cronaca che purtroppo non sempre balza alla nostra attenzione. Ma l'interesse dell'autore non sembra stare nella descrizione dell'atto fine a stesso bensì nel far entrare il lettore nei panni di chi e' coinvolto nelle vicende vittima o no. Adrenalina, dolore, paura e noia, sono sentimenti che ogni essere umano può provare, ma difficilmente può portare queste emozioni al punto massimo quello che per i materiali di costruzione e' "il punto di rottura". Il punto di rottura si raggiunge all'apice delle situazioni nel bene e nel male e nel caso di Marsullo in tutti e tre i racconti di questa sezione avviene nel male. E il fatto che io dica appunto che avrò difficoltà a rileggerli è dovuto proprio alla capacità di farti immedesimare in chi compie o subisce l'atto fino al punto di rottura. Questo mondo è descritto con un piglio, come già detto televisivo o cinematografico, che pero' non prende spunto dal genere telefilm o affini ma proprio dalla realtà e dalla cronaca presentando una società deviata che, nell'indifferenza più totale, ha perso i suoi valori fondanti uno ad uno senza essere in grado di produrne di nuovi.

Nonostante vi sia una storia intitolata "Hotel Gomorra" anche questa non e' una raccolta di racconti (direi meno male!) di camorra. Quindi, avvicinandovi a questo libro e anche al blog a dirla tutta, lasciate i preconcetti fuori dalla porta e preparatevi ad entrare nel rutilante mondo di Marco Marsullo che potremmo paragonare ad un ottovolante. Un circo delle umane virtu' e dei vizi.
Non e' uno dei libri che potremmo definire "necessari" ma forse e' una di quelle raccolte che, almeno una volta nella vita, ci piacerebbe leggere giusto per sapere che cosa succede, di bello, fuori dal mondo dei nomi famosi. Anche in questo caso, questo, e' un incontro fortunato pilotato dalla fatina dei libri;)

Marco Marsullo, come vi dicevo sopra, ha un blog qui:http://marco-marsullo.blogspot.com

* Il libro cui faccio riferimento è "Inchiostro vivo" di Michel Franzoso. Al suo protagonista viene chiesto perché fa lo scrittore ed egli risponde "Perche' le storie non mi stanno piu' dentro!"

Ho Magalli in testa ma non riesco a dirlo
Marco Marsullo
Edizioni Noubs, ed. 2009
Collana Babele - Narrativa e poesia
Prezzo 15,00€



mercoledì 2 febbraio 2011

"Il giovane Holden", Jerome David Salinger - "Prendere le misure"



"[..] Sai cosa mi piacerebbe fare?- dissi- Sai cosa mi piacerebbe fare? Se potessi fare quell'accidente che mi gira, voglio dire.
- Cosa? Smettila di bestemmiare!
- Sai quella canzone che fa "Se scendi tra i campi di segale e ti prende al volo qualcuno? Io vorrei..
- Dice "Se scendi tra i campi di segale, e ti viene incontro qualcuno" - disse la vecchia Phoebe. - E' una poesia. di Robert Burns.
- Lo so che e' una poesia di Robert Burns.
Però aveva ragione lei. Dice proprio "Se scendi tra i campi di segale, e ti viene incontro qualcuno" . Ma allora non lo sapevo.
- Credevo che dicesse "E ti prende al volo qualcuno" - dissi - Ad ogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzi che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intorno non c'e' nessun altro, nessun grande voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei l'acchiappatore nella segale e via dicendo.So che e' una pazzia, ma e' l'unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. [..]"

Si puo' dire che la sintesi "Il giovane Holden" è in queste frasi. Non vi sto a spiegare le corrispondenze fra la canzone reale che si canta, la poesia e i confronti; vi basta digitare quella frase e troverete lo scibile in materia.
Posso dirvi che per il mio personale punto di vista, questo "racconto lungo" (perchè non lo definirei un "romanzo" e nemmeno altro) che si svolge nell'arco di un weekend, cristallizza in circa 250 pagine quello che ogni adolescente passa nella sua evoluzione verso l'età adulta.
Non e' detto che "L'acchiappatore" che Holden vorrebbe fare non debba essere egli stesso salvato, ma questo non lo sa adesso nel momento in cui da sedicenne riflette. L'età rappresentata è descritta nella pienezza delle sue caratteristiche: si e' troppo grandi per alcune cose e troppo piccoli per altre, sei nell'età in cui pensi di poter vincere il mondo e non comprendi perche' "perdi tempo nello studio" e sei anche colui che vive in grandi contraddizioni. Vorresti essere deciso, prendere una posizione netta ma non sempre sai in che posizione ti trovi o quale ti aggrada definitivamente. Quello che fai per la maggior parte del tempo è: prendere le misure. Come fanno i piccoli del merlo che non appena sono in grado vengono portati dalla madre in un punto dove possano fare i primi lanci senza rischio.


Poco importa se Holden tornerà a casa o deciderà di scappare di casa per l'ennesima espulsione. Il nocciolo del libro non e' questo. Quel che si rappresenta e' un momento di crescita. Si vorrebbe "essere", ma non si sa ne come e ne cosa. Ci sono alcuni che sedicenni rimangono tutta una vita, altri che non lo sono mai stati. Ma quelli che lo hanno passato in questo libro, onestamente non possono non riconoscerne il sapore e la sensazione, l'adrenalina delle grandi decisioni prese in un secondo e abbandonate il secondo successivo. In fondo l'affacciarsi alla vita e' proprio questo, un "prendere le misure" e comprendere quale salto sia il migliore per buttarsi nel grande mondo della vita adulta, non sapendo che questa ansia di crescere la rimpiangerai un po' quando la vita non ti sembrerà piu' scorrere cosi' lentamente come ti sembra... A poco sembreranno servire i discorsi come quelli del professor Antolini, che ci preannunciano una vita razionale. Perche' questa e' una fase da cui ognuno non esce con le medesime ferite che andranno poi a formare le cicatrici che ci porteremo da adulti e che chiameremo "esperienze".
Non e' un libro triste e nemmeno pesante, scorre dolcemente verso una fine non certa e nemmeno preannunciata. E' un libro di sentimenti e come tale va avvicinato con la voglia di sconnettersi qualche ora dalla realtà e tornare indietro sui nostri passi.

Un libro decisamente bello, che ho letto su suggerimento di un caro amico e come al solito non me ne sono pentita. Grazie Giu';)

Il giovane Holden
J.D. Salinger
Einaudi Editore, Ed. 2008
Collana "Super ET"
Prezzo 12,00€


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